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FILOSOFIA E SCIENZA NEL SEICENTO   [F302]

 

LA CONOSCENZA DELLA NATURA DAL RINASCIMENTO AL SEICENTO

La scienza del SEICENTO si differenzia da quella aristotelica per il suo  carattere quantitativo e meccanicistico, mentre la filosofia precedente (quella medioevale),era dominata dal tomismo (filosofia di S.Tommaso), cioè dall’ interpretazione scolastica dell’aristotelismo, secondo la quale l’analisi della natura (=fisica) doveva basarsi sugli aspetti QUALITATIVI della materia: per esempio la tendenza naturale del fuoco era di collocarsi al suo “posto” (in alto), la tendenza dell’acqua era di muoversi verso il suo “luogo naturale” (il basso). La scienza aristotelica era di tipo FINALISTICO, cercava cioè il “fine” di ogni oggetto (il fine dell’acqua è di arrivare in basso),la sua “essenza”, mentre nella scienza del seicento si ignora l’aspetto qualitativo e finalistico per puntare su quello quantitativo (=misurabile)e CAUSALE (di ogni materia e di ogni azione si cerca la CAUSA, non il fine).

Un po’ alla volta, grazie alla ricerca scientifica e alle nuove filosofie della natura (Bacone – Galileo – Keplero - Newton) vengono messi da parte i tentativi precedenti (specie rinascimentali) di dominare la natura tramite l’astrologia e la magia. Anche i filosofi rinascimentali Telesio Bruno e Campanella avevano cercato di porre sia l’uomo che Dio in un rapporto di identità con la natura, tuttavia si trattava di tentativi senza base scientifica, cioè senza basi sperimentali e matematiche. Al posto di questi rinascimentali tentativi di padroneggiare la natura subentrano la TECNICA e l' ESPERIMENTO.

 

BACONE

Francis BACON(1561-1626) sostiene nel NOVUM ORGANUM che lo scopo del sapere è il fare: è necessario superare la LOGICA (organum) aristotelica attraverso un nuovo metodo (novum organum) di determinazione della verità: l’osservazione ripetuta dei fatti attraverso i sensi, secondo precise tabelle di rilevazione del fenomeno. Il nuovo metodo scientifico baconiano consiste nell'induzione graduale dal particolare al generale. Per lui SI PUO' COSTRUIRE una nuova conoscenza solamente dopo avere DISTRUTTO la conoscenza vecchia (aristotelica): prima di arrivare alla “pars congtruens” dell’attività razionale, l’uomo deve attuare la “pars destruens”, che consiste nel vincere gli “idòla”(fantasmi), cioè gli ostacoli presenti nell'attività mentale. La mente umana deve guardarsi in particolare dai pregiudizi della vita in società, da quelli dell'individualismo, dai pericoli derivanti dal mezzo di comunicazione usato, e infine dai pericoli degli argomenti filosofici, belli ma inconsistenti (come nella metafisica).

Nella 'pars construens” del metodo induttivo graduale pone l'analisi dei  fenomeni attraverso le “tabulae”. Un fenomeno va studiato attraverso l'osservazione usando sia la “tabula praesentiae” che la “tabula absentiae”.

Per questo filosofo inglese il numero delle CAUSE (forme) presenti in natura è FINITO, e la scienza moderna – una volta conosciute attraverso l’esperimento le cuase di un fenomeno - PUO' intervenire per modificare il decorso della natura. Tutti i fenomeni naturali si riducono a movimenti di corpi nello spazio, e la scienza basilare per il dominio dell’universo è la fisica MECCANICA. Nell'utopia della 'Nuova Atlantide'(postuma 1627) Bacone sostiene che la città deve essere governata da scienziati e da tecnici, i quali devono essere pagati dalla comunità.

 

LA MATEMATIZZAZIONE DELLA SCIENZA DA GALILEI E KEPLERO A NEWTON

Nel ‘600 la rivoluzione SCIENTIFICA si realizza in un’area limitata del mondo: precisamente nell’ambiente in cui si è sviluppata la borghesia commerciale (spinta a intensificare i commerci sulle rotte oceaniche verso le Indie orientali e verso le Indie occidentali cioè le Americhe): Inghilterra, Olanda, Francia.

GALILEI E POI NEWTON inquadrano filosoficamente le nuove esigenze scientifiche: la verità di un fatto è documentabile solo attraverso l’esperimento (azione ripetibile e misurabile): è dunque la matematica il sistema di riferimento per la verità oggettiva. MATEMATIZZARE un fenomeno significa non tanto cercane i principi o le qualità o l’essenza, quanto piuttosto spiegarlo solo in termini di necessità matematica.

KEPLERO (1571-1630) ha per primo matematizzato l' ASTRONOMIA, GALILEI (1564-1642) ha per primo matematizzato la FISICA, e la matematizzazione dell'UNIVERSO fu operata da Newton.

Per Keplero Dio è essenzialmente l' ENTE matematico. Egli stabilì le prime leggi dell’astronomia.

Secondo GALILEO nella scienza matematica l'uomo eguaglia in intensità       l'intelligenza divina (anche se naturalmente l’intelligenza divina è insuperabile per la sua ESTENSIONE). Egli stabilì in particolare le prime leggi della fisica, leggi riguardanti i corpi (chiamati “gravi”) in movimento (=dinamica). Con il principio di inerzia concepi' l'idea di un movimento che non  aveva bisogno di alcuna forza (mentre il movimento aristotelico aveva sempre    bisogno di una causa).Stabilì per primo che cielo e terra sono governati dalle stesse leggi del movimento. Per lui la Bibbia era valida solo come opera di fede in quanto per conoscere le leggi della natura bastava attenersi ad ogni “sensata esperienza”, cioè all’esperimento.

 

NEWTON : FILOSOFIA e SCIENZA PROCEDONO CON LO STESSO METODO

Newton  (1642-1728) semplifica le leggi della natura, sostenendo che le cause fisiche (=del movimento) sono tutte riducibili alla FORZA DI GRAVITA’. Le leggi fisiche generali si ricavano con induzione da molti casi tramite esperimento. Per lui il compito di DIO nel regolare la natura è limitato al solo istante dell'avvio del movimento (cioè al momento della creazione): dopo quel momento tutto è regolato dalle leggi matematiche della fisica e dell’astronomia. Per questo grande filosofo della scienza SPAZIO e TEMPO sono termini assoluti per tutto l'universo, sono misurabili e quindi dominabili dall’uomo attraverso la conoscenza scientifica. Mentre Cartesio escludeva come proprietà fondamentale dei corpi il VUOTO sostenendo che  - per la trasmissione del movimento- ogni corpo deve essere in contatto con un altro corpo (può essere anche l’aria), Newton  teorizza la necessità del Vuoto.

 

CARTESIO: IL DUBBIO, LA MATEMATICA, IL DUALISMO METAFISICO

Il meccanicismo che CARTESIO (1596-1650) attribuisce alla NATURA è di tipo matematico (per Bacone per esempio era ancora solo di tipo logico – osservativo). IL METODO conoscitivo cartesiano prevede - l'evidenza  -l'analisi e la sintesi -l'enumerazione. La traduzione della geometria in espressioni algebriche, attuata da lui per primo, fu chiamata “analitica”.

Nel 'Discorso sul Metodo' (1637) sostiene che la cultura umanistica e la teologia NON sono INDISPENSABILI per l'agire nel mondo e la salvezza dell'anima. Non è cioè iniziando con la metafisica, la logica o  la fisica che si conosce la VERITA’. Bisogna prima procedere ad un DUBBIO METODICO, dal quale si esce solo attraverso l’intuizione di IDEE CHIARE E DISTINTE. Solo attraverso chiarezza e distinzione si può arrivare all’evidenza necessaria per conoscere la verità. Chiarezza e distinzione sono i caratteri dell’INTUIZIONE. DISTINTA è l'idea che per essere concepita non ha bisogno di altre idee. CHIARA è l'idea che viene concepita in modo completo dettagliato ed esauriente.

La Scienza Universale (mathesis) coincide con la filosofia. La conoscenza assoluta della realtà fisica è data dalla matematica.

Egli prevede una morale PROVVISORIA parallelamente alla applicazione del    dubbio metodico. la morale provvisoria consiste nel rimanere all'interno della religione acquisita nell'infanzia.

Il DUBBIO cartesiano NON si identifica con il dubbio scettico (perenne).

Si deve dubitare dei sensi, dell'autorità, dell'esistenza del mondo (dubbio iperbolico), ma di una cosa non si può dubitare: del pensiero. Infatti ognuno di noi pensa. “Cogito ergo sum” è un’intuizione immediata, dunque non dipende da altre fonti se non quella del pensiero stesso. Il PENSIERO E’ un’idea chiara e distinta. Il 'Cogito ergo sum' è il primo passo del soggetto/uomo (ego) verso  una conoscenza non più provvisoria, bensì assolutamente vera. Viene esclusa esclude dal dubbio metodico la matematica. Le fonti della conoscenza sono per lui l'intuizione e il metodo matematico. La certezza interiore (autocoscienza) era stata analizzata prima del Seicento da S.Agostino (“si fallor sum”. L'anima (res cogitans) deve essere vera ed immortale in quanto COMPLETAMENTE  diversa dalla res extensa la quale è sottoposta alle leggi della natura; deve essere VERA (sostanziale) in quanto ogni idea chiara e distinta deve essere vera. Il mondo una volta creato non ha più bisogno dell'intervento di Dio. Le idee della matematica per Cartesio sono chiare e distinte, innate e create da Dio. IDEE INNATE per il filosofo francese NON significa che l’uomo le ha con sé fin dalla nascita, bensì che l’uomo è potenzialmente in grado di concepirle.

Egli rivaluta la prova ontologica dell'esistenza di Dio (il pensiero dell’essere supremo comprende anche l’esistenza, cioè la massima qualità dell’essere), mentre svaluta la prova COSMOLOGICA (se esiste un cosmo finito, vuol dire che esiste un essere infinito che l’ha causato). Cartesio arriva alla metafisica (esistenza di Dio) attraverso il dubbio metodico. Attraverso il dubbio metodico arriva a dimostrare l'immortalità dell’anima e l’esistenza di Dio: la certezza che esista un mondo esterno ci è data solo da Dio.

Oltre alle idee innate (le sole vere) esistono anche le idee fittizie e avventizie.

Proprietà del mondo esterno sono l’estensione e il movimento,  mentre caratteristica del PENSIERO è l’autocoscienza. Il mondo esterno NON comprende il VUOTO: solo il PIENO può giustificare la trasmissione del movimento.

 L'uomo è l'unico essere in cui si trovano res cogitans e res extensa. Nell'etica cartesiana l'uomo ha il compito di dominare la natura.

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