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Soren Kierkegaard |
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Copenhagen 5 maggio 1813 - 11 novembre 1855 |
Alcuni suoi libri sono scritti con pseudonimi, il massimo filosofo
danese concepisce Dio come assoluto singolare, cioè NON IMPERSONALE (NON il dio
delle Leggi), sostiene che l'uomo si rapporta a Dio liberamente. In 'Aut-aut' si
pone l'alternativa esistenziale tra vita estetica e vita etica. L'ESISTENZA non
è superabile-risolvibile (come invece sosteneva Hegel) nell'ESSENZA. Per Lui la
REALTÀ' coincide con l'esistenza. Ogni esistenza è una SINGOLARITÀ’,
irripetibile. Per lui il simbolo della vita estetica è Don Giovanni, della vita
etica è l'assessore Guglielmo (eticità hegeliana che valorizza il singolo
nelle istituzioni), simbolo della vita religiosa è Abramo, disposto anche
all’obbedienza cieca, fino alla comandata uccisione del figlio, se questo
dispone Dio. La FEDE non è dogma, né fede in Dio, bensì fede in Cristo, cioè
nella condizione dolorosa dell’uomo singolo, che però può scegliere. Cristo
rappresenta per Kierkegaard una possibilità di
scelta. Egli rinuncia all'amore di Regina Olsen in ossequio ad una scelta
religiosa e paradossale insieme, esattamente come Abramo rinuncia all’amore
per il figlio proprio perché lo ama in Dio e quindi si dispone ad uccidere il
figlio se Dio lo vuole sottoporre a questa angosciante prova paradossale. Mentre
la DISPERAZIONE è segno di peccato-nulla-malattia mortale, L'ANGOSCIA è segno
di libertà-possibilità-fede, e dunque del paradosso possibile. Gli stadi della vita sono volta per volta scelte univoche, non sono scelte necessariamente sequenziali dall’estetica alla religiosa. |
stadi della vita umana |
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estetico | culto dell'istante, ricerca del piacere ---> | fuga dalla noia ---> | minaccia della noia ---> |
etico | --->aut/aut: scelta di scegliere ---> | inevitabile scelta del bene ---> | Realizzazione dell'uomo come singolo ---> |
religioso | --->percezione della propria finitudine | rapporto con l'infinito, con Dio ---> | presa di coscienza di sé come peccatore |
metafisica
del "singolo" (elaborazione da DEBARTOLOMEO-MAGNI
1998)
Quella
di K. è una filosofia dell'esistenza,
del Singolo, che si iscrive in una
prospettiva religiosa e per la quale l'unica via d'uscita dall'angoscia di
vivere e dalla disperazione è la scelta di Dio.
Al
centro del pensiero di Kierkegaard è il Singolo, contrapposto alla prospettiva
dell’infinito hegeliano (che ingloba in sé tutto, anche il singolo, credendo
di poter risolvere all'interno di una prospettiva dialettica tutte le
contraddizioni della realtà).
In
nome della concretezza dell'esistenza, viene condotta una critica di fondo alla
filosofia speculativa di Hegel, che riduce la realtà a universalità del
pensiero. La coincidenza hegeliana di pensiero ed essere è come un sesto e
sconosciuto continente in cui il pensiero emigra abbandonando l'esistenza e
chiudendosi nella autosufficienza, come se davvero potesse bastare a se stesso.
La dialettica con la sua pretesa di superare le contraddizioni della realtà
grazie all’attività mediatrice del pensiero, non ha alcunché di valido. La
realtà, vista nella prospettiva dei singolo, è costituita, invece, da
contraddizioni radicali e, come tali, insuperabili. Gli opposti non sono affatto
un et .. et. Essi sono del tutto
inconciliabili e la dialettica è un aut
... aut, un'alternativa radicale, uno scegliere fra l'uno e l’altro
opposto. Tale scelta è decisione libera, ma in essa il singolo gioca tutto se
stesso, l'intera sua esistenza, in quanto scegliendo egli diviene ciò che
sceglie e decide su di sé.
Il
singolo è la categoria fondamentale per
la comprensione della realtà, insieme a quella di possibilità. E’ infatti la possibilità, non la necessità, a
costituire il modo d essere fondamentale dei singolo, il suo concreto esistere.
La necessità implica una dimensione dei reale che è fuori dei tempo, perché
è già ciò che deve essere e non conosce cambiamenti. La possibilità è
invece temporalità, un divenire continuo,
incessante, ma senza mete prefissate. Implica quindi una perenne instabilità
dei vivere. Pone l'individuo di fronte ad alternative drastiche (possibilità
"di sì", possibilità "di no") che lo paralizzano e lo
gettano nell'angoscia.
E’
l’irruzione della trascendenza ad aprire la possibilità, per il singolo, di
non cadere nella disperazione di non poter essere se stesso e di non trovare
risposta alla propria angoscia. Ma il Dio di Kierkegaard non ha a che fare né
con lo Spirito immanente di Hegel, né con la divinità trascendente della
"vecchia" metafisica. L'irruzione della trascendenza nel finito
suscita paradosso e scandalo: essa si
pone fuori dei quadri della razionalità, fa appello al singolo a rischiare nel
rapporto con l'assoluto.
Opere
Soren Kierkegaard, Diario, a c. C. Fabro, 12 voll., BS, 1980-83
FONTI
DEBARTOLOMEO-MAGNI 1998 De Bartolomeo-Magni, Filosofia, tomo 0, BG:Atlas, 1998
Film
Linkografia
http://home.pacbel.net/newcov/sk.html il sito più completo
www.webcom.com/kierke rimandi biobibliografici e link.
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