LA TRADIZIONE MUSICALE A BERTIOLO

IL MANDOLINO A BERTIOLO E A CODROIPO DALLA FINE DEL XIX SECOLO AI NOSTRI GIORNI

Episodi musicali

            Alcune musiche inedite per mandolino sono ricomparse in un granaio di Bertiolo (Udine) grazie ai fratelli Lidia e Ugo F. che le avevano depositate in una valigia quasi a suggellarne un viaggio incredibile e appassionato.
            Queste pagine di musica raccontano di un gruppo di giovanotti del paese che, negli anni della Bella Epoquè, per allietare i coetanei, suonavano il mandolino, la mandola e la chitarra o il violino in un affiatato insieme d’orchestrina. I giovani dilettanti con la musica nel cuore, compositori e suonatori autodidatti, sono Giacomo Ciani, Antonio Fabris e Luigi Marchetti.
            Nel riascoltare i pezzi per questo trio pare di sentire la sera d’estate dai portoni le donne che cantano nei cortili e nell’aria il diffondersi di mille serenate d’amore.
            I titoli sono: Cosino Innamorato, Fantasmagorie, Evelina, Sulle rive del Niemen solo per citarne alcuni.
            Bertiolo, come molti paesi del Friuli, annovera tanti appassionati dilettanti e musicisti negli anni di fine ottocento e primi del novecento. Tutti hanno in casa uno strumento che sanno suonare e nascono la banda e le orchestrine da ballo. Già nel 1860 e fino al 1893 c’era l’organista Giuseppe Lotti che copiava con tanto amore e intensità centinaia e centinaia di pagine di partiture per organo e coro di voci maschili, accompagnando tenori e bassi della corale parrocchiale, durante le funzioni religiose. Egli aveva studiato a Udine dal Verza e si era perfezionato, istruendo anche i propri figli Carlo e don Giobatta. Il primo gli era succeduto per sessant’anni con competenza e amore nell’ufficio di organista della chiesa, l’altro, GioBatta, aveva costituito la Schola Canthorum di  Mortegliano.
            Tuttavia poiché la passione incita gli animi ecco moltiplicarsi le occasioni musicali in paese.
“La Banda è forse una delle prime del Friuli, come attestato dal documento più antico del 1845, ma forse il complesso risale a venti o trenta anni prima. Infatti si suonavano strumenti ad arco o a fiato  sempre in chiesa per l’accompagnamento delle messe e nelle funzioni. Nel 1812 fu inaugurato il primo organo, uno splendido Nacchini, che oggi è presso il Santuario di Screncis, e fu eseguita allora una messa con accompagnamento di organo e orchestra ad archi e a fiato. Non sappiamo chi fu a insegnare la musica a questi suonatori e neppure dove studiò Valentino della Savia, nato a Bertiolo nel 1799 e che nel 1828 inquadrò e diresse la banda come primo maestro. Gli successe Mantovani dal 1866 al 1927, scrivendo un “vagone di musica”. Lo si potrebbe chiamare il Verdi di Bertiolo poiché formò e diresse le bande di Pantianicco, Flambro e Varmo. Dopo arrivò il dott. Pietro Borsatti che guidò fino al 1958 e che cedette a Olivo Grossutti, cultore dell’arte musicale”.

          
            In particolare il complesso bandistico è presente anche in chiesa per le celebrazioni più importanti. Tra esse annota il parroco nel libro storico della parrocchia si sa che: “nel 1874 anche la Banda del luogo, accoglie il vescovo e lo accompagna in Chiesa. Nel 1878, 10 gennaio ricorre la morte di Vittorio Emanuele II Re d’Italia, con Messa solenne de Requiem, cantata coralmente nelle sedie coperte a bruno, inframmezzata dal suono dell’organo e dalla banda musicale collocata nella navata che fu pagata dal Municipio come pagò cantori, organista, banda, sagrestano.
            Altre celebrazioni funebri riguardano la morte di Umberto I il 29 luglio 1900 seguita in Monza per mano di sicario, banda cattolica del luogo che non avrebbe suonato in chiesa parata a lutto cantò in orchestra accompagnato dall’organo che non suonò mai solo”.
            Nel 1911 fu ricevuto A. Rossi il vescovo in visita pastorale e per quella occasione il sacerdote: “aveva preparato archi e musica, preceduti dalla banda”.
            Contemporaneamente a Codroipo, correva l’anno 1898, presso la Sala della Società Filarmonica, si tenne un “trattenimento musicale a beneficenza della filarmonica con il gentile concorso delle signorine Zanelli: al canto Giuseppina la quale riscosse vivi  e prolungati applausi, Maria e Luisa e il maestro Pregreffi si sedettero al piano, alternandosi con il mandolinista A . Menegazzi”.
            Si  festeggiò in occasione della mostra bovina il 2, 3 e 4  settembre 1900 con la banda cittadina. Gli amanti del ballo “si preparino – riporta il giornale La Patria- a menar le gambe in ordine perché per il pubblico, giusto al prezzo di 10 centesimi, avrà luogo un grande Festival. Una compagnia di mandolinisti allieterà i convenuti e si incaricheranno di vuotare loro le tasche a scopo di beneficenza”.
            Il 30 agosto 1906 al teatro Estivo dell’albergo Roma grande serata, marcia per pianoforte violino o mandolino.

            Sulle partiture ritrovate a Bertiolo è affisso un timbro “Circolo mandolinistico codroipese”. Si è persa ogni traccia di questo, ma è probabile si riferisca ai citati suonatori. A conferma il fatto che il Trio di Bertiolo, forma un’orchestra da ballo denominata “La Sociale” con metà dei componenti di Codroipo. Essi sono al flauto Domenico Tubaro, padre del grande pittore Renzo, al clarino Pietro Borsatti, lo stesso che dirigerà la Banda di Bertiolo con il fratello Riccardo, violinista, che aveva qui un negozio di stoffe e Ferruccio Fabris che vendeva biciclette. Per l’orchestrina compone armonie anche Galdino Turco di Flambro, dimostrando una discreta vena musicale.

            Un passo indietro è d’obbligo perché di mezzo c’è il 24 maggio 1915. “Essendo stata intimata la guerra dell’Italia all’Austria – annota il parroco di Bertiolo - la mattina si incominciarono a sentire gli spari dei cannoni sul fronte dell’Isonzo. Da allora in poi il paese di Bertiolo venne sempre occupato da truppe di passaggio o da truppe che venivano a riposo dal fronte. Quindi tutte le case piene di soldati ai quali la popolazione di Bertiolo usò ogni cortesia. Scoppiata la guerra vennero richiamati tutti gli abili alla medesima fino all’età di oltre 40 anni”.
            Cala il silenzio, ma uno dei mandolinisti Antonio Fabris invia ai familiari la foto dalla prigionia e si fa ritrarre in compagnia di altri sfortunati con in braccio il suo strumento.
            Arriva la vittoria e anche il parroco fa una solenne funzione al Santuario. La Messa e i vesperi vennero accompagnati da 16 archi e 16 giovinetti istruiti dal parroco medesimo, suonarono con ammirazione generale la messa del Perosi e i Salmi di Placereani.
            Le truppe italiane liberatrici entravano in Bertiolo. Impossibile descrivere l’entusiasmo nostro. Il parroco in quella mattina s’era recato a Flambro alla sera tutta la popolazione festante cantava in chiesa il Te Deum!

            E’ proprio il mandolino che sembra cantare e a volte respirare quasi fosse un essere vivente, inseguendo le nostalgie del passato, e a coltivare ancora i sentimenti dei giovani. Così l’orchestra “La Sociale” con nuovo slancio suona ai battesimi, ai matrimoni  e nelle occasioni festose. E´ l’epoca fascista, Antonio Fabris, primo mandolino, diviene il podestà di Bertiolo, Giacomo Ciani compositore e copiatore raffinato del trio si trasferisce a Monfalcone e pubblica presso la locale casa editrice i suoi lavori. Giuseppe Toso compositore codroipese segue i giovani e alla memoria dell’adorato figlio Teofilo, gloriosamente immolatosi per la Patria, nel 1936 al Passo di Uarieù, nella campagna d’Africa orientale, dedica la marcia funebre omonima. Di questo avvenimento tragico è d’obbligo ricordare la Cantata dei Legionari che recita: “I morti che lasciammo a Passo Uarieù sono i pilastri del Romano Impero. Grida di sangue il gagliardetto nero che contro l’amba il barbaro inchiodò. Sui morti che lasciammo a passo Uarieù la croce di Giuliani sfolgorò”.

            Sempre su questi musicisti si aprono altre pagine dolorose come per Elci Tolazzi, il contrabbassista dell’orchestra, che negli anni immediatamente successivi alla grande guerra era emigrato, per segnalazione della sorella, violinista raffinata, in Sardegna a Macomer ad insegnare matematica e là aveva fondato la Banda. Rientrato, in qualità di segretario comunale, il 2 dicembre 1944, “veniva invitato da uno sconosciuto – scrive il parroco- a portarsi con lui e non faceva più ritorno a casa. La sua Salma fu rinvenuta sepolta in località detta Ghebo, circa la quale Elio Bartolini compone  l‘omonimo romanzo, in territorio di Lonca il 31 maggio 1945 e fu sepolta nel cimitero parrocchiale di Bertiolo”. Prima di lui altri cinque hanno trovato la morte nelle campagne vicine a Bertiolo.
            In seguito alla musica portata dalle truppe americane, anche la musica d´uso in Friuli crebbe in qualità dal 1945 in poi. Ci fu una certa metamorfosi nell`uso degli strumenti: molti violinisti di prima si convertirono al saxofono, alla tromba, alla batteria.
            E’ così che Ugo Fabris, figlio del mandolinista, segue le orme del padre, suonando il pianoforte con gli amici, Antonio Nigris, Dante Paroni alla batteria e Peter Bosa al sax, coinvolgendo il maestro Nilo Presacco con la fisarmonica e il sax. In casa Fabris i cinque giovani, in un´intesa ammantata di magia, fondano l’orchestra “Punda” e suonano i motivi dei genitori. Dante era fratello del musicista Ottavio Paroni, Peter Bosa, emigrato in Canada, divenne Senatore alla cultura dello stato americano.
           
            “Piter Bosa rimase a Percoto i primi anni della guerra. Intanto arrivarono in Italia le truppe tedesche ed iniziarono a cementare le piste di atterraggio degli aerei al campo di aviazione di Rivolto. Piter fu chiamato a lavorare al campo dove aiutava un geometra nelle misurazioni. Poi raggiunse Nilo e gli altri a preparare i camminamenti” (Trincee), seguendo l´argine del Tagliamento. Nilo ricorda che faceva freddo da morire! C`erano dei carri trainati da cavalli o da muli che avrebbero dovuto servire come mezzo di trasporto per tutti questi giovani, ma faceva tanto freddo che per riscaldarsi, seguivano i carri a piedi in fila indiana (per oltre otto km).
            Portavano da  mangiare  il minestrone preparato dalla famiglia che scaldavano sul posto. In piü giungeva, ogni tanto un aereo che mitragliava qua e lä. E loro giü nei fossi stesi a terra per cercare di ripararsi, o sfuggire a possibili schegge o altro.
            Per il lavoro svolto, ricevevano 50 lire al giorno. Al ritorno finivano la giornata nel forno di Fabris dove ci si riscaldava e si mangiava (suonando e ballando) nonostante la guerra. Perché c’era una ragazza che possedeva i dischi in voga in quel momento); spesso le tre sorelle Fabris preparavano una specie di budino giallo con ingredienti di fortuna”.

            Il signor Presacco è cresciuto tra gli strumenti in una famiglia di musicisti che in casa aveva organizzato la Banda e l’orchestra da ballo di un paese vicino, Rivignano. Il padre di Nilo,  Guglielmo (Elmo) Pressacco, suonatore di tromba e di contrabbasso che nel 1928 si trasferi’ a Bertiolo per condurre il centralissimo “Caffè Commercio”, continuando la direzione dell`Orchestra da ballo nella natia Rivignano e venendo coinvolto anche dai componenti della Sociale.            

            Il padre di Nilo, per i sempre maggiori impegni del Caffè di Bertiolo, lascio` dunque al fratello la Banda e però la sua passione per le note si manifestava anche con gli avventori per cui suonava il contrabbasso insieme al quintetto d’archi diretto dal maestro Mario de Marco di Lonca e composto dagli udinesi Serafini al Viloncello e Cuttini al violino con   Riccardo Borsatti.             .
            Così il padre aveva comprato d´occasione una fisarmonica, posizionandola sopra l`armadio della sua camera. Nilo all’epoca, aveva sei anni, e attirato da quello strumento lo prese interpretando un motivetto che aveva ascoltato piü volte alla Radio e anche dall’orchestra dei suoi parenti: il “Valzer dell´organino”.  Il padre si accorse immediatamente che aveva orecchio e con l`aiuto di un giovane musicista che abitava vicino, Ottavio Paroni, cominciö subito a studiare musica.
            Nilo si iscrisse al Conservatorio di Musica “J. Tomadini” di Udine per studiare clarinetto. Era il 1940, primo anno di guerra

 

Le città italiane nei primi mesi del 1943

            La radio italiana è anche Angelini, Barzizza, meravigliose orchestrine che hanno il compito di tenere alto il vacillante morale degli ascoltatori. Le canzoni spesso tristi sono di autori italiani o di paesi alleati o neutrali. Il repertorio anglo-americano, nonché francese è scomparso dal 10 giugno del 1940, giorno di inizio della guerra. Anche la lirica va a gonfie vele, si pensi al teatro alla Scala.

La passione del nostro lo porta a conoscere il duo dei cantanti Gori-Orlando. Giacinto Gori (seconda voce e accompagnamento)e Mario Orlando (prima voce), erano duo famoso nel 1939. Essi avevano cominciato a cantare per diletto e passatempo e siccome andavano piuttosto bene, decisero di iscriversi a una trasmissione radiofonica organizzata dall´Eiar.  Nel 1945 crearono l`orchestra Nelly, con Gori al pianoforte, orlando alla chitarra e voce, Mario Catena alla tromba e Nilo Presacco al clarino e sassofono, Ermanno Longo alla batteria e Giulio Panichi alla fisarmonica. In seguito si aggiunse Alfredo Milocco (trombone).

            Si aprirono nuovi locali che si aggiunsero a quelli che avevano resistito agli eventi bellici. Cosi` accanto al “Manin” e al “Contarena” a Udine troviamo il “Giardino della Birreria Moretti, “La Capannina”, “Il Mocambo Club”, “La Sala Margherita” di Tarcento, “La Conca D`oro” di Gonars, “Lo sbarco dei Pirati” a Lignano. Sono gli anni eroici dell`orchestra di professionisti e di dilettanti. Con il passare degli anni anche in Friuli iniziarono i festival della Canzone,  Il Grillo D' Oro a Monfalcone per i piccoli, la Cetra dei piccoli a Cividale, Il Festival di Pradamano.

            Dal maggio del 1967 Nilo Presacco e` componente della Grande Orchestra Jazz di Udine la cui prima esibizione avviene il 31 maggio dello stesso anno a Codroipo presso il Cinema Vittoria, sotto la direzione del M° Virginio Feruglio e la partecipazione straordinaria della cantante Helga Nary Chiussi.
            I quindici elementi sono divisi tra trombe, tromboni, saxofoni Nilo con De Bortoli e Fassetta, pianoforte, basso e batteria.
L`orchestra si esibirä in tutto il Friuli passando da Udine, per Maiano, Cividale, Pordenone, Lignano Sabbiadoro nel 1970, Torviscosa , Monfalcone, La tisana, San Donä di Piave e Padova. Sicuramente una stagione che verrà ricordata.
            La tradizione musicale di Bertiolo continua con Ottavio Paroni, insegnante al conservatorio musicale di Udine, con mons. Albino Perosa.
            Il primo nel 1946, raccogliendo il sogno di un gruppo di giovani appassionati fonda il Coro misto di Bertiolo che riscuote in breve numerosi consensi in arie località del Friuli e del Veneto, registrando due trasmissioni per la Rai. Si apre così un nuovo capitolo.

Fotografia de “La Sociale”, da sinistra a destra: prima fila in piedi: Domenico Tubaro (Flauto), ?, Giobatta Marchetti (Tromba), Luigi Marchetti (Clarino), Patrizio Paroni (Basso); seconda fila in piedi: Elci Tolazzi  (Contrabbasso), Pietro Borsatti (Clarino); terza fila, seduti, Antonio Fabris viola, ? , Ferruccio Fabris (Batteria), Domenico Ciani (Violino), Ugo Opradolce (Violino), Riccardo Borsatti (violino).

banda
trio

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