RICORSI DELLA STORIA E SORCI VERDI

di Ruggero Nazareno

Verso la fine del sesto secolo d.c. l' Italia venne invasa dai Lombardi. Le circostanze di questa invasione, quasi per nulla contrastata, non sono del tutto chiare.

In quel tempo volgeva a termine uno dei conflitti piu' devastanti mai svoltosi sul suolo italiano: la guerra fra i Romani ed i Goti. In questa guerra i Lombardi erano alleati con i Romani, mentre i Romani erano alleati con i Lombardi nella guerra che questi conducevano contro i Gepidi nei Balcani. I Lombardi non erano quel popolo sconosciuto, abominevole e selvaggio come in genere viene descritto nei documenti papali dell'epoca, ma quando scesero in Italia erano gia' per la maggior parte cristiani, e relativamente romanizzati, avendo appreso da questi, come tutti gli altri popoli " barbari ", almeno gli usi e i costumi militari.

Gli Imperiali, dopo una prima fase di relativa inazione, contrastarono come poterono, ma con scarso successo, l'ulteriore conquista dell' Italia da parte dei Lombardi. Il risultato piu' rimarcabile di questi eventi e' che l' Italia per la prima volta dal tempo della catastrofe gallica, quarto secolo a.c., perdeva la sua unita' politica.
L' impronta di questa antica divisione si puo' ancora ritrovare nel nome delle due regioni della Lombardia e della Romagna.

L' altro fatto rimarcabile e' che per raggiungere di nuovo l' unita' politica del paese son dovuti trascorrere 1300 anni (570-1870). I Lombardi non riuscirono ad essere per l' Italia quello che i Franchi furono per la Francia.

La causa principale di questo fallimento furono i legami che univano ancora parte dell' Italia all' Impero, ma soprattutto la presenza della Chiesa di Roma che sempre piu' si andava delineando come potere temporale, assegnando a se stessa il ruolo di leggittimo erede dell' Impero.
La Chiesa cerco' in tutti i modi di scongiurare il pericolo che i Lombardi impadronendosi di Roma, dove gia' era forte una fazione filolombarda, potessero riunificare l' Italia che ormai consideravano come loro patria.

La conscia determinazione della Chiesa di consolidarsi come potere temporale trova la sua evidenza nell' imbroglio della Donazione di Constantino, un falso clamoroso che, data l'ignoranza e la superstizione che ormai erano dominanti nelle popolazioni e nei regnanti di allora fu scoperto solo dopo 700 anni. Con tale falso la Chiesa proclamava la sua volonta' di considerare Roma e l' Italia come cosa propria. Per raggiungere comunque questo obbiettivo occorreva liberarsi degli ultimi legami che ancora univano Roma all'antico Impero, ma soprattutto della presenza sempre piu' pericolosa dei Lombardi, e ridurre all'impotenza quei Romani che pur accettando il Papa come capo spirituale, mal sopportavano il suo sempre piu' invadente potere politico.

Il sogno della Chiesa fu realizzato al momento opportuno chiamando in Italia i barbari stranieri ed investendoli quindi dell' autorita' imperiale. Le conseguenze furono la divisione secolare dell'Italia e la sua sudditanza all' Europa germanica.

La Chiesa di Roma inoltre non poteva immaginare se stessa come erede della sola parte occidentale dell'Impero: incoronando Carlo Imperatore, di fatto tentava di deligittimare l' Impero di Bisanzio, e condannava quindi la parte piu' civilizzata e ricca dell' Impero alla separazione dal resto d'Europa, contribuendo cosi' a spostare il baricentro del mondo dal Mediterraneo al Nord Europa.

Per chi pensa che 12 secoli son tanti da quel Natale dell' 800 d.c., basta riflettere sugli avvenimenti Italiani di oggi. Il vecchio vizio di cercare un aiuto, una legittimita', nella benevolenza dei nostri potenti amici del Nordeuropa, e' ancora qui, forte e presente a ricordarci di una dignita' allora persa e non ancora ritrovata.

Retoricamente potremmo chiederci quale Stato si abbasserebbe a cercare l' approvazione al proprio operato interno nell' atteggiamento condiscendente di un altro Stato, anche se alleato? Eppure questo e' quanto fatto da Prodi e Ciampi, che prima ancora che presso l'opinione pubblica hanno cercato un sostegno alla finanziaria presso il Gruppo dei 7, o in Francia, Spagna o Germania.
Con il risultato tra l'altro di ricevere sonori schiaffi anche da chi non avrebbe nessun motivo per atteggiarsi a dispensatore di meriti e promozioni. Ne' le risposte offese e stizzose servono a ridare dignita' se di questa manca anche il concetto. Oggi come allora si cerca il consolidamento del potere interno nel rendere gli Italiani dipendenti da uno esterno.

I nostri padri di tanti secoli fa mancando d' informazione forse non si accorsero di quel che stava accadendo, oppure come i Lombardi non erano tanto forti da potersi opporre ad eventi in cui anche l'ignoranza e la superstizione avevano il loro peso. Oggi, in principio, dovremmo avere tutte le informazioni per non rifare errori che forse nemmeno innumerevoli secoli servirebbero a correggere.

Ed invece la situazione non e' cosi' diversa da allora.
L' informazione e' annebbiata dalla propaganda di regime, i grandi sacerdoti sono sostituiti dagli esperti economici di parte, le minacce dell' inferno sostituite dalle minacce di emarginazione e di condanna ad una poverta' senza rimedio. Le timide critiche vengono bollate arrogantemente come frutto d' incompetenza, antieuropeismo e bieco nazionalismo.
Di fatto ci prospettano l' ineluttabile. Di fatto non c'e' scelta. I principi democratici vengono sostituiti dalle verita' degli esperti.
Ma di nuovo come allora il cammino sembra essere quello che porta all' annullamento dell' Italia.

Ancora una volta, per motivi non del tutto chiari, i nostri signori e padroni vogliono rendere il nostro paese servo del patto egemonico delle nazioni del Nord. Quando anche la Germania avra' un seggio al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, cosa contera' il nostro Paese in una Europa dominata da tre Paesi membri di questo Consiglio? Tutto questo, mentre oggi come allora viene minacciata l' unita' nazionale.

Se riuscissimo a rientrare in possesso della nostra sovranita' popolare, forse potremmo cominciare a discutere su quelli che sono i nostri veri interessi, che non sono certo quelli dei signori d' oltralpe e dei loro proconsoli nazionali.

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