OSSERVATORIO POLITICO

di Massimo Galanti

Venerdi’ 13 settembre il Teleulivo delle 20 apriva con titoli di questo tenore:
1) L’ ampolla di Bossi ( ovvero L’ Umberto sul Monviso)
2) Il Cardinale Ruini : "Leghisti siate responsabili"
3) Prodi : " L’ Italia a Maastricht nel gruppo dei primi"
4) Germania : "Il Parlamento approva il programma di austerita’ di Kohl"

All’ annuncio del quarto titolo ho smesso di ridere. Ancora una volta le notizie dall’estero rispetto a quelle nostrane mi facevano passare crudelmente dalla commedia alla tragica realta’ in cui e’ immerso oggi il nostro Paese. Per quel che riguarda le pulcinellate transpadane rimando ad altri articoli. Sulle candide speranze di un buon prete e’ meglio stendere un velo di pietoso silenzio.

Vorrei invece parlare dell’ argomento del terzo e quarto titolo. E per non perdermi in discorsi fumosi meglio far parlare i numeri, cominciando dal mettere a confronto la situazione di Germania e Italia in relazione a quelli che sono i parametri di Maastricht. Inflazione: in Italia le fonti serie prevedono per il 96 una crescita media dei prezzi intorno al 4%, ben al di sopra delle ottimistiche previsioni del nostro governo, e per il 97 intorno al 3,5%; per la Germania i numeri sono rispettivamente 1,6% e 1,9%.Per quel che riguarda il rapporto deficit/pil l’ Italia e’ intorno al 6,7%, mentre in Germania siamo al 4,5%. Ma ancora piu’ evidente appare l’ abisso che ci separa dal nostro partner quando andiamo a confrontare il rapporto debito/pil, dove contro il 60% della Germania abbiamo il nostro 124% !, mentre per i tassi bancari siamo a 5,5% per la Germania, contro 10,75% per noi.

In questa situazione la Germania, che e’ vicinissima ai parametri da rispettare per aderire alla moneta unica, approva una manovra di circa 70.000 miliardi fatta quasi tutta di tagli strutturali allo Stato Sociale, mentre da noi il governo al motto di: "chi tocca Sanita’ e Pensioni avra’ del piombo" si accinge a presentare la solita manovretta tappa buchi, in buona parte basata su nuovi aumenti di tasse. E con questo tipo di manovra, il nostro Prodi pretende di farci entrare in Europa. Questo vuol dire che Prodi e’ un genio (italico), e Kohl il solito straniero che non capisce niente,... oppure il contrario. Giudicate voi.

La triste realta’ e’ che gia’ nel 96 ci sara’ un deficit aggiuntivo di circa 20.000 miliardi, nonostante la famosa "manovrina" di quest’ estate, e quindi visto cio’ e quanto e’ accaduto in passato, prima di Natale o all’ inizio dell’ anno prossimo ci sara’ molto probabilmente un’ altra manovra, nonostante le promesse incredibili di Prodi del tipo : questa e’ l’ultima finanziaria di sacrifici. Quello che viene taciuto inoltre e’ che sacrifici ben piu’ pesanti ce l’ imporranno, al momento opportuno, i nostri partners. E’ inverosimile pensare infatti che Germania, Francia e Inghilterra, (le quali, onde rispettare gli accordi, e anche perche’ l’ attuale situazione porta solo a stagnazione e disoccupazione) si accingono a cambiare la struttura dello stato sociale, e dell’ economia in generale, anche a rischio di qualche tensione sociale, possano poi avere un occhio di riguardo per un Paese che pretende di continuare a comportarsi come prima. Ad esempio, come si puo’ pensare che una Germania che vuole portare entro il duemila l’eta’ pensionabile a 65 anni, possa poi accettare che in Italia questo avvenga, eventualmente, solo nel 2020!

L’ Europa di cui tanto parla Prodi ha scoperto che senza un’ economia piu’ snella non e’ piu’ possibile creare ricchezza e quindi nuovi posti di lavoro. Da noi cambiare rotta non e’ possibile. Purtroppo la nostra burocrazia sindacale non ha nessuna intenzione di perdere quel potere che la rende , unica nel mondo occidentale, parte integrante del processo legislativo senza dover rispondere al corpo elettorale. Quella stessa burocrazia sindacale che negli anni settanta ha preteso, con successo, di guidare la trasformazione dell’ economia italiana sulla base della teoria balzana del salario variabile indipendente del sistema.

C’e’ un’ altra cosa, che poi alla questione sindacale e’ collegata, che ci rende definitivamente diversi da qualsiasi altro paese del mondo occidentale, la presenza di un fortissimo partito ex-comunista, quello stesso partito che per anni ha cercato di convincerci della bonta’ del sistema sovietico, che per anni ci ha cantato le lodi del Paradiso dei lavoratori, quello stesso partito che solo mesi dopo la caduta del Muro, ha avuto il coraggio di cambiare nome, ma nella continuita’. Ora questo partito, grazie anche all’aiuto dei nostri grandi borghesi, e’ saldamente al potere in un governo di coalizione della cui maggioranza fa parte a pieno titolo un partito che addirittura il comunismo lo vuole rifondare.

Questo alla faccia delle promesse dello stesso Prodi che in campagna elettorale ha sempre negato che RC potesse mai far parte della maggioranza di governo. Quando racconto ai miei amici europei che in Italia i comunisti fanno parte integrante della maggioranza di governo, questi ridono e non ci credono, dicono che racconto barzellette.

Purtroppo la barzelletta la stiamo vivendo.

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