C'ERA UNA VOLTA...

di Tito Livio

C'erano una volta gli Enzi Biagi e gli Indri Montanelli. Dicono che fossero Maestri di Giornalismo, in particolare di quello "indipendente". Pare che cantassero spesso "Nessuno mi può giudicare..." visto che, con l'età, ritenevano di aver oltrepassato la soglia del giudizio. Forse avevano anche perduto i denti del giudizio, da quando si erano ridotti a far da spalla a guitti e saggisti brechtiani (opere da tre soldi). Di sicuro avevano ancora un dente avvelenato. Fino al 13 maggio.
Dal 14 infatti i denti ce li hanno tutti avvelenati.

C'erano una volta gli Umberti Eco e i Giorgi Bocca. Dicono che scrivessero libri. Scrivevano tanto, ma talmente tanto, che spesso non ricordavano nemmeno quello che avevano scritto. Inseriti in circuiti protetti, giravano sempre in tondo, come i ciclisti su pista, ma vendevano bene (e chissenefrega se dopo il primo capitolo lo spettatore, pardon il lettore radicalchic, saltava direttamente all'ultimo). La loro specialità però erano i manifesti ed i proclami, con raccolta di firme, autorevoli naturalmente, con i quali difendevano la democrazia nata dalla Resistenza ed i valori dell'antifascismo. Fino al 13 maggio.
Dal 14 infatti i loro manifesti se li appiccano nel salotto di casa.

C'erano una volta i Roberti Benigni ed i Danieli Luttazzi. Dicono (anzi, Veltroni diceva) che fossero "per forza autorevoli", essendo Premi Oscar. Pare che parlassero e sproloquiassero in maniera autorevole, senza possibilità di critica. Un po' come i Biagi, ma non per l'età: per loro l'insindacabilità derivava dalla libertà d'espressione e dalla libertà di satira. Pare che non fossero proprio in linea con quanti, tali D'Alema, la libertà di satira la facevano pagare a caro prezzo, tipo tre miliardi a vignetta. Ciò nonostante li volevano mantenere al Potere perché continuassero a difendere la libertà di satira (quella loro). Fino al 13 maggio.
Dal 14 infatti la satira l'andranno a fare all'Ambra Jovinelli.

C'erano una volta i Roberti Zaccaria, i Carli Freccero e i Micheli Santoro. Dicono fossero grandi uomini di televisione, quella indipendente naturalmente, non manovrata dai burattinai del Potere. Rivendicavano grandi meriti, in quanto rendevano un "servizio pubblico". Non sbagliavano mai, casomai erano gli oscurantisti, nostalgici della censura, che non capivano la nobiltà dei loro intenti. E poi, diamine, offrivano anche le puntate di riparazione...! Fino al 13 maggio.
Dal 14 infatti si aggirano per Saxa Rubra con una mano davanti ed una di dietro.

C'erano una volta i corrispondenti della stampa estera a Roma. Dicono che facessero una bella vita, tutta bucatini, amatriciane e Frascati. Della politica italiana infatti non poteva fregargliene di meno, ai loro lettori poi, figurarsi: quindi non dovevano nemmeno scrivere articoli impegnativi, bastava tradurre le veline che La Repubblica passava loro. Bella vita insomma. Fino al 13 maggio.
Dal 14 infatti.... continua ad essere uguale, sempre che tra un Frascati e l'altro si sveglino un giorno e scoprano un'altra Italia. Che li prende a pernacchie.

C'erano una volta i Valters Veltroni. Dicono che fossero apprezzati, oltre che a Cinecittà, anche all'orto botanico. Avevano scoperto una nuova pianta, l'Ulivo Mondiale. Dicono che l'avessero scoperta insieme con l'équipe dei Clinton, portando come prova la concessione di una pacca sulle spalle da parte di Bill, l'onore di un salto in braccio a Bill da parte di un autorevole saltimbanco, e non si sa quali altre esperienze ovali. Fino al 20 gennaio. Dal 21 infatti, il loro corrispondente americano si è perso per via (la Terza, probabilmente) e loro, poveretti, hanno resistito fino al 13 maggio.
Dal 14 infatti non resta loro che portare corone d'alloro, alla memoria, sotto l'ulivo casareccio che hanno piantato a Piazzale Venezia.

C'erano una volta i Gianni Mattioli e i (Giuseppi?) Verdi. Dicono che fossero davvero indispensabili per la sopravvivenza del mondo. Costruivano le loro fortune politiche basandosi sugli "anti": erano infatti anti-tutto. Non facevano fatica a contare i voti che ricevevano, tanto erano risicati, ma riuscivano a contare più del dovuto in seno ai Governi. Erano sempre in guerra tra di loro e si "segavano" a turno. Fino al 13 maggio.
Dal 14 infatti il popolo italiano li ha segati tutti.

C'erano una volta i senatori del Mugello. Dicono che fossero dei fini politici, fiutavano l'aria e si conquistavano i voti sul campo. Dovunque andavano, lasciavano un'impronta. E bisognava pure sorbirseli, visto che avevano le mani sempre pulite. Fino al 13 maggio.
Dal 14 infatti, forse perché hanno le mani troppo pulite, di impronte non ne lasciano più.

A tutti costoro va il nostro sentito ringraziamento per aver finalmente terminato la rappresentazione.

Senza rimpianti, sipario!

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