TRAMONTO DI UN REGIME

di Massimo Galanti

La Rivoluzione fallita del 1994

Nella primavera del 1994, man mano che i sondaggi davano sempre piu' probabile la vittoria del Polo aumentava la fibrillazione dell'establishment del Paese. Grandi commis, politici, industriali, giornalisti, tutti coloro che dovevano i loro privilegi e fortune alla contiguita' con un certo potere politico cominciarono a sperimentare il panico. Bisognava correre ai ripari.

I giornali, cinghia di trasmissione delle grandi imprese, nel tentativo di bloccare l'avanzata di Berlusconi, accentuarono i loro attacchi contro lo stato di salute della Fininvest, dipinta come un'industria decotta, piena di debiti, sull'orlo del collasso finanziario, ed il cui eventuale salvataggio era l'unico vero motivo dell'entrata in campo di Berlusconi, politico dilettante e probabilmente pasticcione.

Infine, regnando il panico, fu messo in moto lo stesso meccanismo perverso costruito su indagini giudiziare e fuga di notizie, insomma quel connubbio di fatto fra grandi giornali e procure, che cosi' bene aveva funzionato contro Craxi & Co.

Nel disperato tentativo di fermare Berlusconi, cominciarono a muoversi anche i grossi calibri, quali il Presidente dell'Antimafia, attuale Presidente della Camera, che racconto' l'incredibile favola che da fonti confidenziali aveva saputo che Forza Italia era in odor di Mafia.

Nei mesi precedenti alle elezioni l'atteggiamento dei giornali, dei grandi e piccoli burocrati, dei responsabili delle grandi imprese e di molti esponenti politici, era stato ben diverso. Si affermava continuamente che data la particolare situazione finanziaria italiana, non era cosi' importante l'esito delle elezioni, poiche', chiunque le avesse vinte, il cammino del risanamento era segnato dall'incombere dell'enorme debito pubblico.

Era questo un modo subdolo per rassicurare l'elettorato di centro o tendenzialmente di centro destra, sulla eventualita' di una vittoria degli ex-comunisti, vittoria su cui le l'establishment aveva giocato le sue carte. Quando i sondaggi cominciarono a dare per vincente la coalizione di Berlusconi, questo atteggiamento "moderato" e da vera "democrazia dell'alternanza" spari' improvvisamente ed inizio' una vergognosa campagna di disinformazione e di vere e proprie bugie.

Nonostante cio', tanto era grande il desiderio di cambiamento degli Italiani che il Polo delle Liberta' vinse la competizione elettorale. Il Regime reagi' in maniera scomposta. Berlusconi non doveva governare.

La strategia anti-Polo venne messa a punto in riunioni riservate cui parteciparono grandi "commis", banchieri ed industriali. Anche le massime istituzioni fecero la loro parte dichiarando la loro "vigilanza" su un governo liberamente scelto dagli italiani mediante libere elezioni.

Quello che accadde in seguito e' arcinoto. Berlusconi riusci' a governare di fatto per soli quattro o cinque mesi, per venire alla fine affossato da intrighi di Palazzo ancora oggi poco chiari. La rivoluzione falli' ed il Regime riprese a funzionare a pieno ritmo. Ci attendevano altri 7 anni di governi cattosinistrorsi, questa volta con l'appoggio determinante di comunisti ed ex-comunisti, ma senza che cambiasse la sostanza.

L'Italia dell'inefficienza, della prepotenza, dell'ipocrisia ed insensibilita' sociale aveva ripreso il sopravvento.

Il Regime

C'e' da domandarsi per quale motivo quello che doveva essere un semplice cambio di direzione politica, cosa che avviene continuamente in tutte le democrazie occidentali, da noi scateno' invece la reazione scomposta di tutto l'establishment. Solo nei regimi autoritari si tenta in tutti i modi d'impedire l'avvento al potere della fazione avversaria. Quando un sistema politico-sociale-economico tende a mantenere ed a difendere con ogni mezzo, come abbiamo descritto nel paragrafo precedente, il suo potere, manifestando la tendenza ad eliminare qualunque avversario che volesse modificare lo statu quo, noi pensiamo che, con ragione, si possa parlare di Regime nel senso negativo del termine.

Le radici dell'odio di parte, del prevalere della contrapposizione viscerale sul normale meccanismo dell'alternanza, affondano nella tradizione storica italiana.

E' un fatto storico che l'Italia divenne uno Stato Unitario moderno sotto la spinta d'interessi e ideali nazional-borghesi, nell'indifferenza delle masse cattoliche se non addirittura con la loro aperta ostilita'. Non possiamo dimenticare che l'Unita' d'Italia fu condannata dalla Chiesa che si oppose in armi all'annessione di Roma.

L' Azione Cattolica venne creata, in un primo momento, con lo scopo di rimediare all'offesa della Presa di Roma, e quindi come organizzazione mirata a contrastare lo Stato Sabaudo, ed a ristabilire la situazione precedente. Su questo terreno fertile s'innesto' l'ideologia socialista e poterono prosperare forti sentimenti antinazionali. Il suffragio universale porto' al potere queste componenti della societa', piu' interessate al trionfo della propria ideologia che non a sviluppare la Democrazia ed il Benessere del Paese.

Questa dicotomia frutto dello Stato Unitario, ideali nazionali e liberal-democratici borghesi da una parte ed un'ideologia cattosocialista essenzialmente antinazionale e fortemente radicata nelle masse organizzate dall'altra, e' alla base dei disastri italiani del secolo scorso, dal fascismo alla guerra perduta, agli ultimi 50 anni di democrazia incompiuta. I vincitori della seconda guerra mondiale collocarono l'Italia all'interno del cosiddetto mondo libero e le fecero scegliere un regime democratico di tipo occidentale avversato fortemente dai partiti che si ispiravano ad ideologie socialisteggianti o cristiano-sociali.

Il problema venne risolto nel tempo con un compromesso, per cui l'appartenenza al mondo occidentale, al suo sistema capitalistico, alle sue alleanze militari, ed ai suoi valori era resa possibile dall'appoggio dei partiti e delle correnti di centro e di centro-destra non disdegnando anche l'appoggio della destra estrema, mentre la politica socio-economica si spostava sempre piu' a sinistra sotto la spinta dei democristiani di sinistra e con l'appoggio del piu' forte partito filosovietico del mondo occidentale.

In Italia si fini' cosi' per accettare, controvoglia, un sistema economico basato sul libero mercato, che era rifiutato a livello ideologico dai partiti della sinistra e da gran parte della DC. Il risultato fu uno sviluppo del Paese lasciato a meta'. La borghesia italiana schierata in genere su posizioni centriste o di centrodestra, seguendo i consigli dei vari Pifferai Magici, si turava il naso e votava DC, considerandola il minor pericolo rispetto all'eventualita' di una vittoria dei "rossi". La DC dopo aver sollecitato l'appoggio degli elettori anticomunisti, si spostava, nell'azione di governo, sempre piu' a sinistra, sotto la spinte delle sue correnti piu' ideologizzate.

Allo scopo di mantenere saldamente il potere nelle sue mani, La DC finiva per inglobare nella sua politica il partito socialista. Infine, con la scusa di avvicinare alla democrazia occidentale anche le masse lavoratrici egemonizzate dal PCI, fini' per coinvolgere sempre piu' gli stessi comunisti nella gestione del potere, non solo a livello locale ma anche a livello delle grandi decisioni nazionali, come in occasione delle leggi finanziarie, o delle riforme come quelle della scuola, sanita' o previdenza sociale.

L'inciucio con i comunisti ebbe come prima conseguenza la lievitazione del debito pubblico. Il coinvolgimento nel sistema di potere dei potenziali avversari impediva la formazione di un forte partito socialdemocratico alternativo al potere della DC. Il "compromesso storico" avrebbe sancito definitivamente il Potere delle masse cattocomuniste, e fatto dell'Italia il primo Stato Socialista ad economia mista del mondo capitalista e con una democrazia di fatto bloccata.

In questo modo veniva garantita la continuita' di potere dell'establishment. La politica della DC, con la complicita' di socialisti e comunisti, diventava quindi sempre piu' una politica mirata al solo mantenimento del potere. Questa politica aveva, ed ha, grandi costi per i cittadini e vantaggi enormi per quelle componenti della societa' compartecipi del sistema di potere.

Le conseguenze della politica del regime

Dopo le finanze del paese, un'altra illustre vittima del regime e' la competitivita'. Questa e' essenziale sia per lo sviluppo democratico di un paese sia per il suo sviluppo industriale e tecnologico. La DC ed il PCI, di comune accordo avevano creato un sistema bloccato, dove la DC ed i suoi alleati governavano, mentre il PCI godeva i vantaggi di una sempre piu' falsa opposizione. La paura del PCI manteneva la DC al potere, mentre l'opposizione alla crescita di un grosso partito socialdemocratico alternativo assicurava al PCI la sua parte di potere.

Da questa situazione traeva vantaggio anche la Grande Industria e Finanza che, vivendo in un sistema protetto sia dalla concorrenza esterna che da quella interna, poteva rimanere saldamente nelle mani di pochissimi intimi piu' interessati al potere ed al benessere economico dei loro nuclei familiari, che non allo sviluppo delle loro imprese nell'interesse di tutti. Solo cosi' si spiega come, dopo ben mezzo secolo, l'Italia non sia stata capace di sviluppare grandi industrie alimentari, elettroniche, chimiche e financo meccaniche.

Anche l'unica grossa industria automobilistica che abbiamo, corre il rischio di finire in mani straniere. Non abbiamo un'industria in grado di reggere la concorrenza straniera ed il nostro destino sembra sia quello di dover subire una colonizzazione a livello industriale e finanziario. In questo modo cediamo un po' alla volta la nostra sovranita' nazionale, nell'indifferenza o forse con la coscienza complice di tutti coloro che, come abbiamo visto, si richiamano ad ideologie antinazionali.

La stessa politica di potere e di salvaguardia del potere e del privilegio e' stata seguita dai sindacati, anche loro coinvolti nella gestione economica del sistema. La cura del potere e la difesa dei propri privilegi ha coinvolto altre componenti della societa' e ne ha consumato tutte l'energie altrimenti spendibili nello sviluppo della societa' stessa. Il disinteresse per lo Stato e per il suo corretto funzionamento, favorito appunto da ideologie antinazionali, ha portato inevitabilmente a disorganizzazione ed inefficienza, privilegiando le spinte verso un egualitarismo ideologicamente aprioristico ed alla fine, come oggi possiamo constatare, massimamente deleterio.

Oggi l'Italia, per quanto i nostri massimi reggitori lo possano, comprensibilmente, negare, e' un Paese in gravissima crisi materiale e morale. Cultura, sicurezza, grado d'istruzione, tecnologia, competitivita', efficienza, giustizia sociale, strutture, benessere economico, sono tutti parametri, che nonostante 50 anni di pace e di potenziale sviluppo, ci mettono agli ultimissimi posti fra le nazioni del mondo occidentale. La ricerca del potere e del privilegio, non attraverso la competizione, ma attraverso i favoritismi, ha portato anche ad una gravissima crisi morale, per cui oggi molti fanno fatica a distiguere il lecito dall'illecito.

Continuita' del regime

Il caso Amato e' emblematico per riconoscere la continuita' del Regime. A questo caso potremmo poi aggiungere i casi di Prodi, Scalfaro e Dini, fino allo stesso Ciampi, oggi Presidente della Republica, cooptato alle piu' alte cariche dello Stato senza essersi mai sottoposto al giudizio dei cittadini.

Cosa hanno in comune i personaggi summenzionati? Quello di essere stati propagandati come i salvatori della Patria ed i padrini della Nuova Repubblica cercando di farci dimenticare che per anni sono stati fra i commis ed i politici piu' influenti della cosiddetta Prima Repubblica. Tornando ad Amato non possiamo non ricordare che egli fu sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel primo e nel secondo Governo Craxi.

In quegli anni nacque la leggenda del "Dottor Sottile", Gran Consigliere di Craxi. Amato in seguito fu varie volte ministro, con De Mita e poi con Goria, fino alla sua prima Presidenza del Consiglio, su mandato di Craxi-Scalfaro, nel 1992. Poi fu ancora ministro ed oggi e' chiamato a raccogliere i cocci di una sinistra allo sbando. Ma soprattutto e' chiamato a difendere un Regime di cui e' stato fedele servitore per 20 anni. Se questa non e' continuita', chiamiamola pure Restaurazione.

La crisi del regime

Inaspettatamente, dopo gli pseudotrionfi della partecipazione alla moneta unica, il Regime e' entrato in crisi. Negli ultimi mesi, in un crescendo wagneriano, il Regime ha subito un colpo dietro l'altro. Nell'ordine, se la memoria non ci fa cilecca:
- La sconfitta nelle elezioni europee
- La doppia assoluzione di Andreotti
- L'alleanza Lega-Polo delle liberta'.
- La sconfitta nelle elezioni amministrative
- Le dimissioni di D'Alema
- Le assoluzioni di Berlusconi
-Non meno importante: l'assoluzione del giudice Carnevale.

Non possiamo poi dimenticare le critiche alla politica economico-finanziaria italiana che, oltre che da Fazio, considerato un possibile candidato anti Berlusconi, sono arrivate anche da organi stranieri ed internazionali.

In pratica, come andiamo dicendo da quattro anni, il famoso risanamento italiano e' solo frutto della propaganda del Regime. Risanare il Paese vuol dire tagliare alla base i privilegi di cui gode l'attuale classe dirigente politico-sindacale-industriale- finanziaria. Pensare che un vero risanamento possa essere gestito da coloro che ne sarebbero le maggiori vittime e' soltanto una pia illusione.

I fatti dicono che il Paese e' peggiorato sul piano della sicurezza, dell'occupazione, dell'economia in genere, dell'istruzione, della ricerca (uno studio recente ci ha relegato all'ultimo posto nella richiesta di brevetti), e naturalmente delle strutture sempre piu' vecchie ed inefficienti. In altre parole si sono persi altri 5 anni.

Anche pensando all'Euro, unico fiore all'occhiello, se poi lo e' veramente, di questa sinistra, vien da ridere pensando ai motivi che venivano addotti per giustificare la necessita' vitale per l'Italia di una pronta partecipazione.

Si diceva che un Euro forte avrebbe fatto si' che l'industria Italiana non potendo piu' contare sulle "svalutazioni competitive", si sarebbe finalmente rimodernata. Gli ultimi studi parlano di un invecchiamento del potenziale industriale italiano che si salva solo grazie alle esportazioni frutto della "svalutazione competitiva" di un Euro che ha perso piu' del 20% del suo valore nei confronti del dollaro.

Si diceva poi che un Euro forte e stabile avrebbe impedito i rischi d'inflazione. La realta' ci parla di una crescita dell'inflazione dovuta al forte deprezzamento dell'Euro. In un mondo dove, grazie al mercato globale, e non al governo della sinistra, l'inflazione sembra essere stata sconfitta, quella italiana trova ancora il modo di crescere.

Si diceva che, grazie all'Euro ed ai bassi tassi d'interesse, l'Italia avrebbe potuto diminuire il deficit dovendo pagare meno interessi ai creditori. Oggi i tassi d'interesse ufficiali sono al 4,25%, da un 3% iniziale, e l'Italia si trova, non per sua volonta', ma per decisione della Banca Centrale Europea, a dover trovare circa 20.000 miliardi in piu' per poter mantenere il deficit nei parametri stabiliti. E molto probabilmente la corsa al rialzo dei tassi non si e' ancora conclusa.

Anche la Grecia, pur non potendo contare su dei geni della finanza quali quelli messi in campo dalla sinistra, e' riuscita ad entrare nel club dell'Euro. L'Inghilterra, senza drammi, ne e' rimasta felicemente fuori.

1994-2000: Ritorno al passato

Il Regime e' in crisi e rinserra le fila. Ed affina le armi. La carta giustizialista sembra aver perso molto del suo valore. Cosi' pure la carta di un Berlusconi pieno di debiti e politico dilettante, una volta scoperto il bluff non serve piu' a nulla.

Si e' parlato molto in questi anni, ed ipocritamente, di democrazia dell'alternanza, ma oggi che tale possibilita' sta per diventare realta', si torna a parlare, come nel 1994, di equivalenza, nell'incapacita', di destra e sinistra. Non potendo esaltare la sinistra, si disprezza anche il centrodestra, dando la colpa della crisi agli Italiani in genere ed alle riforme non fatte. Riforme non fatte, a sentire i vari commentatori politici, per colpa della classe politica in generale sia di destra che di centro che di sinistra.

Lo scopo, di nuovo, e' quello di generare un disinteresse per la politica, inculcando nella mente dei cittadini la certezza che mai nulla cambiera'. Lo scopo e' poter lasciare, in definitiva, le cose cosi' come stanno, ovvero lasciare potere e privilegi a coloro che gia' li hanno. Si dimentica, volutamente, che il governo ed il parlamento, a maggioranza di centrosinistra, quando lo ha trovato utile, le riforme le ha fatte e come, nonostante la determinata opposizione del Polo.

Parliamo naturalmente della Par Condicio. In quel caso si trattava di una riforma che faceva comodo al sistema e quindi e' stata fatta in tempi estremamente brevi. Come e' stata fatta la legge sulla Par Condicio, cosi' si sarebbero potuto fare tutte le riforme possibili, anche con l'opposizione del Polo. Ne' si dica che le riforme delle regole vanno fatte con il concorso di tutti, perche' anche quella della Par condicio e' una riforma delle regole. Vista la scarsa efficacia di certa propaganda, si prova a puntare, cosa ben strana per quanto scritto nei precedenti paragrafi, sulla riscoperta dei valori nazionali e financo dei simboli, quali la Bandiera e le Forze Armate.

Tanto e' scoperta la riscoperta strumentale di tali valori e simboli da parte di coloro che hanno manifestato sempre sentimenti anti nazionali, che l'unica spiegazione possibile e' da rintracciare nel tentativo di attaccare l'alleanza Lega-Polo delle Liberta'. E' interessante comunque questo ritorno al 1994 quando, allora come oggi, l'establishment inizio' una concertata campagna propagandistica di disinformazione per evitare la vittoria del Polo.

Oggi come ieri si ventila anche l'ipotesi che il nuovo Governo Italiano non sarebbe gradito dalla comunita' dei nostri alleati. Oggi come ieri grandi e piccoli si mobilitano, non per la vittoria della propria parte ma per la sconfitta di Berlusconi. In un paese normale l'alternanza sarebbe un'opportunita' per il Paese, in Italia sarebbe una iattura per tutti coloro che dell'inefficienza e dell'immobilismo hanno fatto uno stile di vita.

Si chiamano progressisti ma e' difficile trovarne di piu' immobilisti di cosi'. Si riempono la bocca quotidianamente di riforme, ma evitano occuratamente di farne qualcuna seriamente per paura di mettere in pericolo le posizione acquisite. Certo la vittoria del Polo non sarebbe una semplice alternanza ma sarebbe una vera e propria rivoluzione che dovrebbe spazzare via per sempre una cultura incapace di far progredire il paese.

C'e' un grande pericolo ed una grande opportunita', dipende dai punti di vista, che il Polo vinca e governi bene. Sarebbe la fine di un regime e del privilegio di una classe dirigente politico-sociale-economica totalmente fallimentare, capace solo di portare il Paese verso un lento e continuo declino. Questo il regime lo sa e quest'eventualita' va evitata ad ogni costo. I prossimi mesi potrebbero riservarci delle sorprese, forse non sempre piacevoli.

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