BRIOCHES

di Tito Livio

Tutti i governanti si prendono cura dei loro popoli, o quantomeno pretendono di farlo. Ciascuno a modo suo, naturalmente.

Ci sono quelli ad esempio che pensano soprattutto al benessere spirituale dei cittadini, e si preoccupano di preservarne l'integrità morale da possibili contaminazioni. Il ventesimo secolo ce ne offre esempi abbondanti, come gli ayatollah iraniani ed i talebani afghani, che si ergono a custodi della virtù femminile, imponendo alle donne veli e divieti, e mettendo a morte le adultere mediante lapidazione.

Oppure quelli che si preoccupano di evitare alla loro gente le contaminazioni morali provenienti dal decadimento dei costumi capitalistico-borghesi, impedendo di avere contatti col mondo esterno. Ricordiamo i gerarchi della "Cortina di Ferro" e del Muro di Berlino, o quel sinistro personaggio di Hoxha, che tenne isolata l'Albania dal mondo esterno per cinquant'anni (e mai tanto rimpianto come adesso...).

Poi ci sono quelli che badano essenzialmente al benessere materiale, in tutte le sue varie componenti. Tra di essi possiamo citare quelli che, dovendo badare a moltitudini di popoli diversi, sono a volte costretti a sacrificarne alcuni per permettere ad altri di star meglio, come il buon padre Stalin che dovette deportare milioni di ucraini e georgiani verso la Siberia, o l'etiope Menghitsu alcune etnie verso inospitali zone interne, certamente più calde della Siberia ma altrettanto decisive per la loro definitiva "sistemazione".

E ci sono anche quei governanti che, particolarmente attenti ai bisogni materiali dei propri elettori, sono costretti a sacrificare il bene comune ed il bilancio dello Stato, con l'elargizione di pubblico denaro alle proprie clientele: uno straordinario esempio è costituito dai partiti italiani dell'era del consociativismo (DC, PSI, PCI, PRI, PSDI) e, temiamo, dall'attuale governo pre-elettorale di Giuliano Amato.

Ci sono poi quei governanti più modestamente attenti ai bisogni nutrizionali dei loro popoli, come i tanti satrapi che reclamano continui aiuti dai Paesi "ricchi", visto che le risorse economiche interne o provenienti dall'estero servono essenzialmente per finanziare i loro apparati militari ed i loro fabbisogni personali.

Fortunatamente, tra questi ce ne sono (stati) anche di molto delicati, che risolvono brillantemente il problema della fame senza aiuti esterni, come la celebre Maria Antonietta che, alla vigilia della Rivoluzione Francese, a chi le prospettava che "il popolo ha fame e non c'è pane..., che facciamo?", infastidita rispondeva: "...e dategli delle brioches!".

Ai giorni nostri ed alle nostre latitudini, i governanti di molti Paesi sono confrontati con un problema relativamente nuovo, almeno nelle sue dimensioni, quello della disoccupazione, e tutti si sforzano di trovare delle soluzioni adeguate e possibilmente "globali".

In verità, qualche anno fa, c'erano stati dei personaggi che delle soluzioni le avevano trovate, consentendo ai rispettivi Paesi di risollevarsi in pochissimi anni da situazioni anche tragiche, fino a diventare leaders della crescita economica e della piena occupazione. Queste soluzioni sono note come reaganismo e tatcherismo ma, non ostante il loro successo, devono essere apparse troppo rozze ad alcuni governanti europei, caratterizzati da un nasino schizzinoso sempre girato all'insù e magari anche verso sinistra. Ciò è tantopiù vero per quelli italiani, alle prese con la loro perenne ambivalenza di voler fare "gli americani a Roma" e contemporaneamente di mostrare disprezzo per le "amerikanate".

Così, mentre Stati Uniti e Regno Unito crescevano a ritmi del 6% e riducevano la disoccupazione al limite minimo fisiologico, i "progressisti" europei cercavano soluzioni nuove per i loro disoccupati, che ormai rappresentavano il 12% delle rispettive popolazioni.

Tra questi, i più attivi e sagaci si mostravano gli italiani, forti della loro proverbiale superiorità ideologica, nonché del loro 32% di disoccupazione cronica al Sud. Questi pensarono di esportare nel mondo una certa aria fritta chiamata "Ulivo Planetario" (un po' come quelle scatolette di latta che vengono vendute con l'etichetta "aria di Napoli") o anche "Terza Via", terza tra le due obsolete del socialismo e del capitalismo.

Paladini e mascottes dell'Ulivo Mondiale erano tali Prodi e Veltroni, mentre teorico della Terza Via, detta anche "Modello Italiano", era tal Massimo D'Alema.

Il successo delle proposte italiane fu enorme, ed i suddetti paladini potevano gonfiare il petto orgogliosi. Infatti, di ritorno da un vertice dei Paesi UE a Vienna, D'Alema ci fece sapere di aver illustrato ai colleghi europei il "modello italiano" riscuotendo l'enorme interesse di tutti, mentre Prodi e Veltroni poterono mostrare all'incredulo popolo televisivo la considerazione di Clinton che li accoglieva con una pacca sulle spalle durante una cena con italo-americani: "Hi, Walter!", "Hi, Bill!", nell'attesa che Roberto Benigni gli saltasse addirittura in braccio.

A completare il modello italiano, che per la verità produceva sì effetti mirabolanti agli occhi di D'Alema ma produceva contemporaneamente un aumento della povertà e della disoccupazione tra gli italiani, specie al Sud, nonché un aumento del differenziale di crescita tra gli altri Paesi europei e l'Italia, D'Alema aggiunse poi un tocco di classe, informandoci, poco prima di sparire dalla circolazione, che sarebbe stato "Internet" l'asso nella manica del Governo, e che sarebbe stato con la diffusione di Internet e magari con Internet gratis a tutti che la povertà e la disoccupazione al Sud sarebbero state debellate!

Mentre D'Alema e Veltroni "implementavano" il loro modello italiano, Gran Bretagna e Stati Uniti continuavano tranquillamente le loro rozze politiche reaganiane e tatcheriane, aumentando la loro superiorità sull'economia europea e schiacciando l'Euro.

D'Alema e Veltroni sono ora in via di estinzione e, poveretti, la settimana scorsa hanno ricevuto anche l'ultimo dispiacere: al termine del vertice di Berlino dei leaders "progressisti" mondiali, Bill Clinton ha definitivamente chiuso un capitolo mai aperto, sentenziando che "la Terza Via sarebbe bella, peccato che non esiste". Purtroppo per noi esistono invece, e sono ben pesanti, le conseguenze sull'economia e sullo stato del Paese, provocate in Italia da tante farneticazioni.

Ma non bisogna comunque disperare, e oltretutto D'Alema può essere contento di averne azzeccata almeno una: tra le conclusioni del suddetto vertice di Berlino, i leaders progressisti hanno ribadito che sarà "grazie allo sviluppo generalizzato di Internet, che la povertà del mondo sarà debellata". Sì, proprio così!

Coraggio dunque, amici lettori. La prossima volta che vi chiederanno del pane per un affamato del Terzo Mondo, rispondete tranquilli: "...e dategli Internet!"

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