UN GOVERNO DI PACE E DI GUERRA

di Monello

Better Red than Dead. Meglio Rossi che Morti. Era questo lo slogan dei pacifisti contrari al posizionamento in Europa dei cosiddetti missili di teatro. Un tale slogan la diceva lunga sul pacifismo a senso unico, considerando anche che con l'installazione di quei missili e' iniziato il declino inesorabile dell'Impero Sovietico. C'era anche, ad onor del vero, chi metteva alle finestre delle case dei poster con la scritta (tradotta):" Meglio un missile in giardino che un Rosso in cucina".

Chiss� se i pacifisti, di cui i comunisti erano i grandi sponsorizzatori ed alleati, avrebbero mai scritto: "Meglio nazisti che morti". Insomma bisogna sempre stare attenti alle buone intenzioni dei pacifisti. La chiesa e' pacifista al massimo, ma quando si tratta di difendere i propri interessi, puo' arrivare a giustificare la guerra, se non a parteciparvi come e' accaduto in passato. In ogni caso e' assurda la pretesa dei pacifisti di considerarsi gli unici portatori di grandi valori etici. Come e' assurdo pensare che chi preferisce i missili ai Rossi e' semplicemente uno sporco guerrafondaio.

Per alcuni la Liberta' puo' essere un valore piu' alto di una vita di schiavitu'. La Pace e' un bene troppo importante per lasciarla solo nelle mani dei pacifisti. La militanza pacifista, peraltro lodevole quando in piena buona fede, e' ritornata di moda in questi ultimi tempi, ricevendo nuovo impeto dagli avvenimenti tragici del Kosovo e dai bombardamenti della NATO.

Il nostro governo di cui fan parte tanti figli della cultura pacifista cattocomunista anti-occidentale, di fronte ad una azione della famigerata NATO, artefice non ultima del crollo dell'amata Unione Sovietica, non poteva non trovarsi esposto ai ricatti degli ultimi inguaribili utopisti.

Purtroppo a dar man forte a costoro troviamo anche personaggi insospettabili, quali il ministro degli Esteri Lamberto Dini, il quale, anche di fronte all'unanimita' dei ministri dell'Unione Europea sul sostegno assoluto, senza remore, all'azione della NATO, sente la necessita' di dichiarare che l'Italia su tutta la faccenda ha una posizione diversa, soprattutto non vuole la capitolazione di Milosevich, ma auspica anzi una fine, a breve, dei bombardamenti, come se quest'ultimo punto non fosse poi l'auspicio di tutti. Non solo, ma il nostro ineffabile ministro, ex-berlusconiano, ha lasciato intendere che gli accordi di Rambouillet imponevano a Milosevich una specie di diktat. Logico quindi che Milosevich si sia rifiutato di firmare.

Ora considerando che la Nato e' intervenuta, con l'accordo del Governo Italiano, e quindi di Dini, proprio perche' Milosevich si era rifiutato di firmare quegli accordi, c'e' da domandarsi se questa confessione tardiva di Monsignor Dini, non sia un colpo basso agli alleati, ma in fondo anche all'Italia, che a quest'intervento militare partecipa attivamente.

C'e' anche da chiedersi cosa ci facesse Dini, o chi per lui, a Rambouillet, forse dormiva mentre gli alleati preparavano il diabolico diktat per il povero Milosevich? A questo punto risulta anche difficile credere che Dini abbia detto queste cose. In ogni caso, al di la' di quello che abbia voluto dire effettivamente Dini, rimane lo scandalo di una posizione originale che l'Italia ha voluto assumere publicamnte rispetto agli altri partners Europei e d'oltre Atlantico. In genere in una alleanza le divergenze non escono dalle stanze chiuse, proprio per non dare all'avversario dei segnali di debolezza.

Le televisioni straniere non hanno mancato di far notare questa posizione del Ministro Dini. Ed alcuni osservatori occidentali, pur non rifacendosi direttamente alle affermazioni di Dini, hanno bollato l'attivismo diplomatico di alcuni membri del governo italiano, o della sua maggioranza, in favore di una soluzione negoziata consequenziale ad una fine dei bombardamenti, come "sleale".

Fatto e' che D'Alema in serata, sollecitato dal Governo statunitense ha dovuto ribadire la determinazione dell'Italia di rimanere a fianco degli Alleati. Il Presidente Cossiga parla di clima da 8 Settembre. Di fatto sembra di essere tornati al famoso " La guerra continua " di badogliana memoria, quando il Capo di governo di allora mentre trattava l'armistizio con gli Americani, rassicurava l'alleato Tedesco sull'assoluta fedelta' dell'Italia.

Si grida da molte parti e con grande ipocrisia: dov'e' l'Europa, come se l'Europa fosse schiacciata sulle posizioni dei cattivi Americani, incapace di dire una parola sua. Ma l'Europa, non quella tremebonda di Prodi, incapace di spendere una parola chiara sul conflitto Kosovaro, nonostante sia il Presidente designato, l'Europa, dicevamo, di Blair, di Jospin, di Scroeder e' li' compatta e unita, decisa a continuare in un'azione di cui ha il coraggio di assumersi tutta la responsabilita'. Dov'e' il governo Italiano bisognerebbe chiedersi, l'unico che non parla dei nostri militari, l'unico che solo una volta e' venuto a parlarci della guerra.

L'Europa c'�, � l'Italia che, tanto per cambiare, tentenna. Sarebbe ingiusto prendersela comunque con il solo Dini, quando Cossutta, autorevole membro della maggioranza, si reca a Belgrado per trattare con Milosevich, dopo aver dichiarato che l'azione della NATO e' illegale, e che e' pronto a lasciare il governo (si f� per dire, perche' al potere questi non ci rinunciano) se l'Italia non chiede la fine dei bombardamenti. Forse Dini voleva accontentarlo.

Malignamente si potrebbe pensare, che di fronte ad una tale crisi, i nostri non rinunciano a pensare alla prossima elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

Per finire su questo governo di Pace e di Guerra, che e' sempre un bel salto qualitativo rispetto ai partiti di Lotta e di Governo, vogliamo parlare del giovane Veltroni, segretario del partito che esprime il Presidente del Consiglio, che si sta preparando ad una grande giornata, il 24 Aprile, di Lotta per la Pace. Sarebbe interessante sapere a chi questi appelli per la pace verranno indirizzati.

Probabilmente verranno indirizzati al Governo di cui Veltroni e' un sostenitore, o agli alleati della Nato, di cui il nostro governo ha messo a disposizione:
1) un enorme apparato logistico, senza il quale i bombardamenti sarebbero stati molto difficili, se non impossibili,
2) 42 aerei da caccia e da bombardamento, piu' aerei cisterna, il piu' alto contributo alla guerra aerea, dopo quello degli USA,
3) navi da guerra, ed un numero imprecisato di soldati professionisti, di cui un migliaio gia' schierato in Macedonia.
Per inciso queste misure vennero prese dal governo del pacifista Prodi.

Alcuni autorevoli esponenti politici Americani ed Europei gia' attribuiscono all'Italia, in privato, una qualche colpa per l'ostinazione di Milosevich nel suo voler proseguire la guerra nella speranza che le divisioni in campo NATO, rappresentate soprattutto dall'Italia, costringano gli Alleati a fermare l'azione militare, senza bisogno, per lui, di concedere alcunche'.

Tutto questo accade mentre i nostri militari, in silenzio ed ignorati dal Governo e dai media, rischiano tutti i giorni la vita per ordine dello stesso Governo.

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