OSSERVATORIO POLITICO

di Massimo Galanti

La guerra del Kosovo ha relegato in secondo piano le gravi difficolta' economiche in cui continua a dibattersi il Paese. Difficolta' che son dovute a 7 anni di governi che possiamo chiamare dell'Ulivo, anche se questo e' nato ufficialmente solo nel 1995, fino all'attuale governo Mastella- D'Alema, obbiettivamente fra i peggiori e piu' inconcludenti del dopo guerra.

E di tutto questo il Presidente Cossiga, dispiace dirlo, porta una grave responsabilita'. Purtroppo l'incapacita' che questo governo dimostra in campo economico, si sta evidenziando anche in campo internazionale di fronte ad una crisi gravissima che investe gli interessi nazionali.

L'Economia

Pure la Confindustria ha dovuto ammettere l'errore, gravissimo, di non aver sostenuto la riforma previdenziale elaborata dal Governo Berlusconi. E' sempre piu' evidente, dagli inviti del Fondo Monetario Internazionale a quelli della Comunita' Europea, che una delle condizioni necessarie, anche se non sufficiente, per far uscire l'Italia da una stagnazione economica che non trova riscontri negli altri paesi industriali, e' quella di mettere mano seriamente ad una riforma delle Pensioni. Le altre condizioni sono quelle gia' delineate nel programma economico del Polo, ovvero una diminuzione delle tasse ma soprattutto la creazione di un clima di fiducia per il rilancio degli investimenti produttivi.

Questo presuppone un sottofondo culturale di tipo liberista favorevole all'iniziativa privata. In termini pratici si tratta anche di mettere in atto una vera riforma burocratica che porti ad una forte semplificazione delle procedure, ovvero un programma di modernizzazione del paese che va esteso naturalmente al campo delle infrastrutture. Il bello e' che ormai su un tale programma, almeno a parole, sono tutti d'accordo.

Purtroppo le maggiori forze politiche che compongono questa maggioranza eterogenea, che va spregiudicatamente dal centrodestra atlantista di Scognamiglio, eletto nelle liste del Polo, fino all'estrema sinistra antiamericana di Cossutta, rappresantano interessi che nulla hanno a che vedere con il tipo di iniziative e riforme cui abbiamo accennato.

Abbiamo parlato di grave crisi economica, vale la pena di ricordare alcuni numeri di questa crisi. L'Italia e' l'unico paese sviluppato che ha visto aumentare nell'ultimo anno la sua disoccupazione, che ora raggiunge la cifra del 12,3%, la piu' alta di tutto il mondo industriale dopo quella della Spagna, la cui disoccupazione e' comunque diminuita passando da 20 al 18%. L'Italia mantiene invece il primato assoluto per la disoccupazione giovanile con un disoccupato ogni tre giovani.

L'aumento del prodotto nazionale lordo per il 1998 e' risultato alla fine inferiore alle piu' catastrofiche previsioni, attestandosi ad un misero +0,9% di fronte ad una crescita media dei paesi dell'Euro del 2,4%. Ormai cresciamo ad una media intorno ad un terzo di quella degli altri paesi. Vogliamo ancora una volta ricordare che il prodotto nazionale lordo degli USA, paese tanto vituperato dai nostri bravi economisti, e' cresciuto l'anno scorso di ben 4,3 punti percentuali. Il nostro paese inoltre ha sofferto nell'ultimo trimestre dell'anno scorso una crescita NEGATIVA dell'1,1%: e' questa un' indicazione che siamo in piena recessione.

Tutto questo quando le industrie italiane continuano ad investire all'estero, mentre l'Italia e' il fanalino di coda per gli investimenti dall'estero. La ricchezza lascia il paese senza farvi ritorno. Non e' possibile inoltre che un tale andamento dell'economia non si ripercuota negativamente sui conti pubblici. E' ragionevole pensare che quando la propaganda non potra' piu' nascondere la realta', ci verrano proposti ed imposti, con la scusa di una supposta recessione internazionale, nuovi pesanti sacrifici.

La politica internazionale

Di fronte alle trasformazioni epocali, conseguenti alla globalizzazione ed al crollo dei sistemi comunisti, trasformazioni che, come stiamo vedendo in questi giorni, possono dar luogo a temibili conflitti armati, il nostro governo e la nostra maggioranza, pur di non perdere il potere, stanno mettendo l'Italia in una difficilissima e pericolosa situazione. Si rischia, considerando anche la gravissima crisi economica, di uscire definitivamente dal gruppo delle grandi Democrazie Avanzate.

Mi riferisco alla posizione assunta dal nostro governo di fronte alla campagna di bombardamenti aerei intrapresa dalla NATO per costringere Milosevich a rivedere la sua politica di pulizia etnica praticata nel Kossovo. Una campagna aerea che, anche se i nostri media subdolamente cercano di attribuire alla sola responsabilita' americana, e' partita anche per espressa volonta' ed iniziativa del governo Italiano, che vi sta contribuendo con uomini, mezzi e supporto logistico. Nonostante questa posizione ufficiale, troviamo vasti settori del governo e della maggioranza che si oppongono vivacemente a quella che chiamano un'altra guerra "Amerikana".

Questo conflitto offre una grande opportunita' per quella componente culturale del Paese, che possiamo, generalizzando, chiamare terzomondista, per spingere il Paese fuori dell'Alleanza Atlantica, e fuori dal gruppo delle grandi Democrazie Occidentali ad economia liberista. Molti membri della maggioranza appartengono a quest'area politico-culturale, che comprende sia comunisti recidivi, sia vasti settori del mondo cattolico militante.

L'Armata Brancaleone che sostiene il Governo Mastella-D'Alema, si sta rendendo responsabile, di fronte alla Storia ed agli Italiani, di portare il Paese verso una situazione di grave instabilita' politico- economica e di isolamento nei confronti delle grandi Democrazie Occidentali. I seguaci della cultura terzomondista, pacifista a senso unico, ed essenzialmente anti-occidentale, perseverano inesorabilmente nell' opera di demolizione del Paese.

L'Italia e' ancora una grande democrazia, nonostante i tentativi di una maggioranza proterva di controllare ogni aspetto della vita politica e sociale della nazione. Che nel Paese si levino voci contrarie a questa guerra, contrarie alla posizione internazionale dell'Italia, favorevoli all'uscita dalla NATO e dall'EUROPA, non deve scandalizzare, anzi e' piu' che giusto che tali posizioni trovino la propria arena, ma che queste posizioni siano espresse e perseguite all'interno di un governo ufficialmente in guerra a fianco dei suoi alleati, e' demenziale.

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