SFIDE GLOBALI E SFIDE PROVINCIALI DI ITALIANI ALL'OLIO D'ULIVO

di Monello

Mi par di ricordare una celebre frase, fra le tante, di quel buon "Curato di Campagna"(*) che, per nostra disgrazia, si mise in testa un bel giorno di cimentarsi nel ruolo, ahime' ben piu' difficile, di Presidente del Consiglio. Mi ricordo che, come colto da quelle sorte di crisi mistiche cui va sovente soggetto, attenuando il tono delle voce che improvvisamente diventa soffice e suadente, con il volto serio, quasi crucciato che pero' improvvisamnte si apre al suo famoso sorriso, affermo' qualcosa simile a questa:"Il Mercato e' Verita'!" Questo avveniva quando la Borsa tirava ed il Governo voleva spacciare il fatto come indicazione della bonta' del proprio operato.

In realta', quindi, da buon curato, dietro il tono e l'atteggiamento da profeta, il nostro non faceva altro che esercitarsi nella solita opera di propaganda atta a nascondere da una parte la poverta' delle iniziative governative, dall'altra ad esaltare il suo ruolo di salvatore della patria e grande economista. Invero mi domando se il famigerato duo Prodi-Ciampi non abbia mai pensato seriamente a ricostituire il Ministero della Propaganda.

Era quello, dicevamo , il periodo in cui la Borsa tirava forte ed i nostri Ulivisti ne approfittavano per dimostrare, attraverso i successi della Borsa, i miracoli della politica economica del governo, certificati da un'entit� cosi' vera ed oggettiva quale il Mercato! Ora che la Borsa va male la colpa e' invece delle ex Tigri asiatiche, della crisi Russa, e delle performances erotiche del Presidente americano.

Vien da pensare che il governo pensi che gli Italiani siano tutti del tipo "all'olio d'ulivo" e quindi pronti a bere qualsiasi spiegazione. Ecco quindi che la Borsa, nonostante le mirabilie economiche e finanziare del nostro governo, va male perche' il rublo, che per l'economia mondiale ed anche italiana conta quanto il due di briscola, e' crollato.

Ma il rublo sono 80 anni che e' in caduta libera come lo e' stata sempre tutta l'economia sovietica, oggi russa, e come a rigor di logica, purtroppo, sara' quella italiana che, grazie ai nostri grandi sponsors economico-finanziari, e' l'unica, fra quelle occidentali, ad aver affidato le proprie sorti a chi, fino a ieri, esaltava il modello economico sovietico, sicuro che, prima o poi, questi avrebbe seppellito il capitalismo americano (sic!). La crisi russa cade anche a bomba per giustificare la revisione al ribasso della crescita economica del nostro paese. La verita' e' che il governo, sempre per propaganda, l'aveva sparata proprio grossa quando preconizz� una crescita del 2,5% cui nessuno ha mai creduto.

Ma si sa che in materia di economia ognuno la puo' sparare grossa quanto vuole: c'e' sempre una spiegazione pronta sia per il successo che per l'insuccesso. Ieri ho letto che le Borsa americana ha recuperato grazie ad un'altra confessione di Clinton. Son sicuro al cento per cento che se la Borsa americana fosse crollata, invece di recuperare, i grandi esperti del Globalismo casareccio ne avrebbero attribuito la colpa, naturalmente, sempre alla medesima confessione di Clinton. Insomma c'e' sempre un motivo per cui la Borsa sale o scende ed ognuno, a posteriori, lo ricerca in quello che piu' gli conviene.

Una cosa sembra certa: i mercati non solo non sono la verita', ma non si sa neanche quanto siano liberi o quanto dipendano da grandi speculatori sempre ben informati. In un'epoca in cui la globalizzazione del mercato finanziario ha raggiunto, grazie allo sviluppo delle telecomunicazioni, una capacita' d'intervento in tempo reale, maggiore dovrebbe essere la certezza delle regole e maggiore dovrebbe essere la presenza dello Stato Nazionale.

Come abbiamo ripetuto varie volte, a dispetto delle speranze dei soliti utopisti al servizio, piu' o meno consapevole, dei forti poteri economico-finanziari internazionali, la globalizzazione non deve significare l'annullamento dello Stato Nazionale, ma semmai richiede un suo rafforzamento. Uno Stato Democratico Nazionale rimane l'unica istituzione in grado di proteggere l'economia nazionale, e quindi i cittadini, dalle speculazione dei pochi e ben informati addetti ai lavori.

(*)Definizione di un famoso giornalistia.

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