LE ALLEGRE BRIGATE

di Tito Livio

Da un libro di storia patria di recente pubblicazione

Verso la fine degli anni 70, sotto la spinta ideologica di un Comunismo che sembrava affermarsi nel mondo, si erano venuti formando in Italia dei giovani "intellettuali" che ritenevano fosse ormai giunta la fine dell'era capitalista e che un ultimo minuscolo diaframma separasse "le masse" dal trionfo marx-leninista.

Sull'onda dell'entusiasmo per la progressiva occupazione del Vietnam del Sud da parte dei Vietcong (liberatori e portatori di civilt� marx-leninista) e della masochistica progressiva sconfitta degli americani, simbolo dell'odiata societ� capitalista, ed eccitati da quanto la follia di un Mao Tze Tung provocava in Cina con le Guardie Rosse, non fu difficile per questi intellettuali radunare gruppi di giovani cosiddetti "proletari", e creare quei gruppi che avrebbero costituito le avanguardie dell'imminente rivoluzione. Grosso modo, la stessa strategia che condusse i bolschevichi al potere nel 1917 in Russia.

Coperti ideologicamente dal PCI che, formalmente all'opposizione, faceva parte del sistema consociativo di Potere, questi "gruppettari" si resero ben presto conto dell'evanescenza dello Stato e dell'assoluta tranquillit� e impunit� con cui potevano agire, nell'occupazione delle scuole come nel picchettaggio, nel sabotaggio delle fabbriche come nelle rapine (espropri proletari) e poi negli attentati.

Oltre alla copertura ideologica del PCI, essi godettero anche della simpatia dell'establishment democristiano di allora, visto che il Ministro degli Interni, Paolo Emilio Taviani, resistenziario, antifascista ecc. ecc., solennemente affermava l'inesistenza di un terrorismo di sinistra, a differenza di quello "di destra".

Di fronte a queste ennesime "prove" che lo Stato borghese aveva esaurito il suo ciclo storico, questi bravi ragazzi dovettero convincersi di essere stati unti dalla Storia a portare il decisivo, e apparentemente banale, attacco allo Stato.

Preso alla sprovvista da queste schegge impazzite, il PCI non ebbe il coraggio di schierarsi subito contro di esse disconoscendone la paternit�. Nacquero cos� le Brigate Rosse, e l'Italia visse degli "anni di piombo" prima che i capi storici e la manovalanza del movimento venissero neutralizzati e la gente comune ritrovasse un po' di sicurezza...

Da un libro di storia patria di futura pubblicazione

Agli inizi degli anni 90, con il crollo generalizzato del Comunismo (ad eccezione di Cina, Cuba, Nord Corea e Vietnam), venne meno il ruolo che aveva consentito alla DC italiana di governare per cinquant'anni. Accoppiata all'usura del tempo ed al conseguente sbracamento morale, la perdita di questo ruolo rese la Dc estremamente vulnerabile.

Ancora una volta si prospettava dunque l'eventualit� che restasse solo un ultimo fragilissimo diaframma, costituito dalla DC e dal PSI, per poter finalmente "andare oltre" questo tipo di Stato.

Finita la grande illusione marx-leninista, il PCI pens� bene di approfittare della situazione per dare l'ultima spallata allo stato liberale, non pi� ovviamente in nome di un'ideologia ormai improponibile, ma in nome della conquista del Potere tout court. Tutto pi� facile in fondo, senza dover per forza giustificare ideologicamente le proprie azioni!

Fu cos� che il PCI, ora ribattezzatosi PDS, organizz� la spallata finale servendosi di volonterosi magistrati che, allevati nelle Facolt� di Legge degli anni 70, erano sufficientemente ideologizzati per essere docilmente guidati all'assalto della sempre odiata societ� borghese, rappresentata in quel momento dai suddetti partiti di Governo.

Abilmente indirizzati, sostenuti da mass-media resi complici, ed eccitati dalla facilit� con cui la classe politica si lasciava martoriare, questi magistrati acquistarono sempre pi� coscienza di s�, della propria forza e della totale impunit� di cui potevano godere. Mutatis mutandis, lo stesso scenario cio� dei giovanotti di vent'anni prima che, eccitati dai Vietcong, dai mass-media antiamericani, dalla fragilit� dello Stato, si spingevano sempre pi� in l�.

A differenza di vent'anni prima, questa volta le cose andarono bene al PDS che per ironia della sorte riusc� a conquistare il potere dopo la fine del Comunismo, quel potere che gli fu (fortunatamente) negato quando il Comunismo "tirava" al massimo.

Qui cominciarono i problemi. Le avanguardie giustizialiste che avevano spianato al PDS la strada del Potere, diventavano sempre pi� ingombranti. Anzi, pericolose. Non pi� disponibili infatti a rientrare nei ranghi e a smobilitare alla fine della campagna per la conquista del Potere, queste avanguardie cominciarono a minacciare lo stesso PDS di cui erano state emanazione.

Credendosi ormai sufficientemente forti ed organizzate, queste avanguardie cominciarono ad alzare il tiro e ad immaginare di rovesciare le Istituzioni che la classe politica, nel suo insieme, cercava in qualche modo di rimettere in sesto. Preso un po' alla sprovvista da queste schegge impazzite, il PDS tardo' a schierarsi apertamente contro di esse, disconoscendone la paternit�.

Fu cos� che l'Italia dovette attraversare degli "anni di merda" prima che capi storici e manovalanza del movimento rivoluzionario fossero in qualche modo resi inoffensivi e la gente comune ritrovasse un po' di sicurezza...

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