PREMI NOBEL ED ASPIRANTI TALI

di Monello

Gli uomini si sa sono invidiosi e gli Italiani non fanno eccezione a questa constatazione. Quando gli svedesi hanno pensato, per motivi di diplomazia, di dover assegnare un Nobel all'Italia, che da anni non ne riceveva uno, si son trovati in grande imbarazzo.

Alle grandi nazioni in genere vengono assegnati dei Nobel per il contributo di queste al progresso medico o tecnico-scientifico in generale. Per chi a questi contributi non partecipa si tenta di ovviare con dei Nobel per la Pace o per la letteratura; non perche' queste attivita' siano meno degnitose, anzi in principio vi e' da discutere sulla scala di valori, ma essendo meno "scientifica" e piu' "arbitraria" la selezione, e' piu' facile accontentare chi diplomaticamente deve essere accontentato.

Ora quando si tratto' di decidere per l'Italia, pur essendo questa una grande nazione, per quanto ci si sforzo' non si riusci' a trovare alcuna attivita'tecnico'scientifica in cui il nostro Paese brillasse, ne' tantomeno nel campo medico.

Negativo parimenti per la pace, anche se trattasi di Paese talmente pacifico che qualche emigrato clandestino talvolta decide di sbarcare alla marines ovvero sparando, sicuro d'incontrare scarsa resistenza o al massimo qualche parroco della Caritas.

Nemmeno un Nobel per la solidarieta', nonostante si sia tanto solidali da giustificare, quasi, stupri, violenze e anche assassinii, purche' commessi da giovani immigrati clandestini indifesi in cerca di cibo e di calore umano.
Nemmeno un Nobel per la letteratura. Invero mai nella sua storia secolare il paese ha prodotto cosi' poca cultura come nei cinquant'anni e piu', dalla fine della guerra ad oggi, di dittatura "culturale" clerico- marxista. D'altro canto 25 milioni di semianalfabeti, ovvero che non hanno finito la scuola dell'obbligo, vorrano pur significare qualcosa.

Alla fine gli accademici svedesi hanno trovato qualcuno che poteva rappresentare il Paese, quasi ne fosse il suo simbolo, ed il premio se l'e' cuccato il Dario nazionale. E qui sono cominciati i problemi. Soprattutto nel campo politico sembra esser in atto una gara per chi si prendera' il prossimo Nobel.

I nostri Massimi Reggitori, ad esempio, incuranti del senso del ridicolo o forse, in linea con quanto abbiamo scritto, cercando di suscitarlo, non si vergognano di affermare che senza l'Euro per l'Italia sarebbe una catastrofe, e con l'Euro finalmente l'Italia risolvera' i suoi problemi. Noi ce lo auguriamo naturalmente, solo che vien da chiederci: ma se l'Euro e' cosi' importante per noi, non e' criminale che questo governo si sia deciso a muoversi solo dopo gli schiaffi pubblici che ci ha ammollato il presidente spagnolo?

Con l'Euro, qualcuno dei participanti alla gara ha detto che finira' il teatrino della politica, ovvero si comincera' a fare politica seria sulle cose pratiche. Ma signori! l'Euro e' solo un po' peggiore dello SME, in quanto ha una maggiore rigidita', ma se tutto il problema sono i cambi fissi, son vent'anni che lo SME e' in funzione, eppure di serieta o di vero sviluppo socio-economico se n'e' visto pochino.

A Milano scendono in piazza i lavoratori per le 35 ore. E se non fosse per i disoccupati che e' un argomento che non fa ridere affatto nonostante i tentativi sovrumani del governo, ci sarebbe davvero da farsi delle grasse risate, se non fosse altro perche' a guidare la protesta c'e' il faceto Bertinotti, a cui un Nobel magari piccolo non si dovrebbe proprio negare.

Infatti, come non manca di annunciare il Televideo Rai, altro candidato al Nobel in pole position, la manifestazione di Milano vedra' schierati tutti i rappresentanti della maggioranza. Ma allora contro chi protestano gli operai nordisti? Ma chi gliele deve dare ste benedette 35 ore? Perche', visto che comandano loro, non gliele hanno ancora date? E' la nuova schizofrenia ulivista di lotta e di governo.

C'e' ancora la speranza, per noi, che in un attacco di fanatismo politico i nostri comincino a prendersi furiosamente a schiaffi da soli, magari fra un autoincensamento ed un altro, nella migliore tradizione di "oggi le comiche". Interrogato sull'argomento sembra, ma forse e' solo una malignita', che un celebre editorialista del Corriere, abbia risposto che la colpa era tutta da addebbitare al Cavaliere. Alla fine dell'intervista, onde dare piu' consistenza alle accuse, sembra sia risuonato implacabile l'urlo del giusto: "Cavaliere, lei dov'era mentre il governo scendeva in piazza per una giusta manifestazione contro se stesso? ".

Il Cavaliere infatti, in quel momento e incurante delle necessita' strategiche della nazione, stava cercando subdolamente di vendere allo Straniero un patrimonio nazionale quale Mediaset. Ma come! ora Mediaset e' diventata strategica per la nazione?

Ma non e' una costola di quella Fininvest sull'orlo della bancarotta, piena di debiti e di inquisiti, connessa con la Mafia, grande riciclatrice di denaro sporco e soprattutto causa del rimbambimento televisivo delle innocenti masse italiche? Ed ora questa specie d'organizzazione a delinquere e' nientepopodimeno che un patrimonio nazionale? Ma come! hanno cercato di oscurarla per legge; hanno accusato Craxi di averla riaccesa di prepotenza e per amicizia personale con Berlusconi; sempre per legge tentano di togliergli un canale; "La Repubblica", benemerito quotidiano di lotta e di governo, si era fatta promotrice di una campagna di stampa nel malcelato tentativo di agevolarne la fine economica; poco prima di essere accettata in borsa, nel momento piu' cruciale di una assolutamente vitale trattativa finanziaria, i suoi dirigenti ricevavano tutti un avviso di garanzia.

Ed ora i nostri clerico- industrial-televisiv-quercisti gridano che Mediaset non si puo' vendere, che e' un patrimonio nazionale? Mi arrendo, meritano un bel Nobel collettivo, offriamogli anche un biglietto per la Svezia. (Solo andata, possibilmente).

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