LETTERA DALL'EUROPA

di Massimo Galanti

Dal maggio 1996 e' in atto la ripresa economica nei paesi dell'OECD. La crescita' e' stimata al 2% per il 1996 ed il 1997, per poi salire quasi al 3% nel 1998. Questo avviene mediamente in tutti i paesi dell'OECD con l'eccezione dell'Italia.

Anche per l'Italia, fino al maggio dello scorso anno, si prevedeva una ripresa dell'economia reale in linea con quella degli altri paesi. Ma l'avvento del governo Prodi ha cambiato radicalmente le prospettive. Ora il nostro paese, unico fra i paesi industrializzati e' in piena recessione, con una crescita negativa del PIL su base annua intorno al -0.5%.

Per quel che riguarda l'occupazione, se e' vero che Francia e Germania non stanno meglio di noi, e' pur vero che la media dei paesi industrializzati ha una disoccupazione inferiore all'8%, addirittura inferiore al 5% in Giappone e negli Stati Uniti, paesi che hanno la fortuna di non doversi confrontare con la sublime follia del Trattato di Maastricht.

Mettendo quindi a confronto l'Italia con il resto del mondo e' evidente l'eccezionalita' della nostra situazione. Questa eccezionalita' richiama subito un altro evento anch'esso unico nel contesto dei paesi cosiddetti sviluppati, ovvero l'arrivo al potere di quelle forze che sempre si sono opposte all'integrazione politica-economica-militare dell'Italia con i paesi occidentali.

E qui chiaramente non mi riferisco solo alle forze comuniste o ex-comuniste, ma anche ad altre importanti componenti della compagine dell'Ulivo, come quelle che si richiamano idealmente agli insegnamenti di Dossetti.

Evidentemente c'e' un parallelo fra la cultura economico-politica del governo e la catastrofe economica, sociale, e nazionale, cui sta andando incontro il nostro paese nella completa indifferenza, anzi con la complicita' dell'establishment.

Anche in passato queste forze, o attraverso i sindacati o attraverso la sinistra DC, o con il supporto di alcuni ambienti della Chiesa Cattolica, hanno sempre avuto un' influenza notevole nel paese, potendo anche contare sull'appoggio del piu' forte partito comunista d'Occidente. La disastrosa condizione finanziaria del paese e' anche dovuta a questa cultura, che ha sempre considerato la buona finanza e l'efficienza economica una fissazione fascio-borghese, e lo stato sociale, al pari dei salari, una variabile indipendente del sistema.

La cosa tragica, come ho gia' avuto occasione di rimarcare, e' che ora, riconosciuta finalmente la malattia, la cura viene affidata a quegli stessi medici incapaci che di quella malattia sono stati la causa principale.

Fatto ancora piu' tragico e' che l'elite burocratica-economica- finanziaria ha deciso che pur di salvarsi e poter continuare ad occupare il paese, e' anche accettabile di rischiare che l'Italia vada in rovina. Ovvero essendo difficile per un'elite sopravvivere alla catastrofe del proprio paese, si pensa di attenuare questa facendo affidamento sull'Europa. Un'Europa che invece nutre sempre piu' dubbi sulla opportunita' di imbarcare un paese come l'Italia.

La speranza di poter raddrizzare con sistemi cosiddetti "normali" una tale situazione e' quasi nulla. I motivi di questo pessimismo vanno ricercati nel comportamento delle istituzioni, completamente schierate sulle posizioni dell'Ulivo, e della grande stampa d'informazione (si fa per dire), portavoce, mediante la neolingua, della neoeconomia del governo.

Per non lasciare simili affermazioni senza dei riscontri oggettivi, vorrei invitare a riflettere sul comportamento della stampa e degli analisti economici-politici quando si parla, in termini sempre positivi, o almeno non negativi, delle iniziative del governo in materia economica-finanziaria. Prendiamo ad esempio i 10.000 miliardi di nuove "entrate" della prossima manovra economica. Viene accettata senza discutere la tesi che cio' non comportera' un aumento della pressione fiscale, trattandosi semplicemente di un riaggiustamento di varie imposte in linea con le direttive Europee. Come un "riaggiustamento" possa portare 10.000 miliardi nelle casse dello Stato senza che in qualche modo questi non vengano sborsati dai cittadini, rimane un mistero.

Questo modo ipocrita di parlare, che parafrasando Orwell, ho chiamato neolingua, fa il paio con l'affermazione che l'Eurotassa a detta di Prodi e dei suoi ministri non avrebbe intaccato la tredicesima. Insomma per il governo e la stampa che lo sostiene, i soldi che i cittadini devono far uscire dalle loro tasche non sono piu' tasse se non incidono sulla tredicesima, se si riferiscono a riaggiustamenti, e se vengono chiamati contributi di solidarieta'.

Puo' sembrare una barzelletta, ma di fatto con la complicita' della stampa si vuol far credere che una politica finanziaria basata solo su nuove "entrate", secondo le direttive di una triplice sindacale perlomeno irresponsabile, poco ci manca che abbia portato ad una diminuzione della pressione fiscale.

Di fatto questa politica delle tasse ha inceppato il processo produttivo del paese. Se Berlusconi avesse adottato la stessa politica come minimo i nostri giornali avrebbero chiesto la sua destituzione per manifesti segni di demenza senile.

Per quel che riguarda le istituzioni basti pensare a come e' stato usato e sostenuto il fenomeno secessionista purche' facesse danno alla parte politica avversa, trascurando il danno incalcolabile che avrebbe fatto e sta facendo alla nazione. Ultimamente il capo della Lega parlando degli Italiani, che lui dovrebbe rappresentare tutti secondo il dettame Costituzionale, li ha definiti "imbroglioni", contrapponendoli agli "onesti" padani.

Quando si fa un tal uso disinvolto dell'ipocrisia, e si permette che gli eletti dal popolo italiano parlino con tale disprezzo di questo, e' difficile nutrire una pur pallida speranza in questa classe dirigente. Lo stesso pessimismo nasce dalla lettura della stampa italiana.

Qui "in Europa", dove io abito e lavoro, la stampa e' soprattutto al servizio del cittadino per proteggerlo e metterlo in guardia dalle prepotenze e furbizie dei governi. Ci eravamo illusi, in Italia, quando al tempo del Governo Berlusconi sembrava finalmente di avere a che fare con una stampa libera e coraggiosa, sempre pronta a riprendere il Governo anche le poche volte che ne azzeccava una buona.

Evidentemente ci sbagliavamo: allora come oggi sempre di "Voce del Padrone" si trattava.

Pagina successiva

Sommario Pagina di copertina Commenti alla Redazione

Hosted by www.Geocities.ws

1