24 MAGGIO

di E. Capostagno

Pensando alla data di oggi, 24 maggio, mi sono ricordato della famosa "canzone del Piave", quella che celebrava lo slancio dei fanti italiani verso le linee nemiche in quella prima notte di guerra , il 24 maggio 1915 appunto.

L'andamento della guerra è noto: dopo l'entusiasmo per i successi iniziali e la liberazione di parte delle terre "irredente", ci fu alla fine del 1917 la disfatta di Caporetto, dovuta alla determinazione degli Imperi Centrali di sfondare il fronte alleato nella zona, quella italiana, resasi nel frattempo più debole a causa, fra l'altro, della perdita di morale delle truppe e delle divergenze interne dello Stato Maggiore italiano, incapace di gestire adeguatamente la situazione.

Mutatis mutandis, mi è sembrato che la condizione del Polo delle Libertà all'indomani delle ultime elezioni, fosse per certi versi analoga.

Dopo l'entusiasmante vittoria di due anni fa, che ci fece finalmente intravvedere la possibilità di "liberare" il Paese dagli occupanti della Prima Repubblica, ci ritroviamo oggi con questi stessi invasori che, numericamente inferiori, hanno sfondato le linee e rioccupato, alla grande, le posizioni. Non solo: oggi come ottanta anni fa, la battaglia perduta da l'estro a colonnelli e caporali per accusare gerarchie, commilitoni ed alleati, pensando di risolvere i problemi con fucilazioni sommarie.

Ebbene, noi, elettori del Polo, diciamo: NO! Se abbiamo perso una battaglia, non abbiamo alcuna intenzione di perdere la guerra. Sappiamo di essere la maggioranza del Paese e sappiamo di avere le potenzialità per riprendere in mano la situazione: vogliamo pertanto che si stabiliscano immediatamente le linee di resistenza, per creare le condizioni di una nuova Vittorio Veneto, a compimento dell'opera per la quale siamo scesi in campo due anni fa.

Lo schieramento che ha preso il potere il 21 aprile è particolarmente temibile, costituito come è da quella grande finanza che controlla da sempre l'economia italiana, e dai propugnatori del totalitarismo statale. Nulla di nuovo. Queste due forze già governavano l'Italia prima dell'avvento di Berlusconi. La prima per interposta persona, attraverso lo scambio clientelare e "tangentizio"; la seconda, il cui silenzio e complicità ( vedi in particolare le Leggi di spesa) erano stati comprati con la concessione della mano libera nell'occupazione delle strutture di base della società (Università, stampa, spettacolo, Magistratura...). Oggi, dopo aver inutilmente tentato di demolire Berlusconi, considerato la figura chiave dell'attacco al loro sistema di potere reale, queste forze sono state costrette ad esporsi in prima persona, non disponendo più di intermediari all'altezza della situazione.

E allora coraggio: sarebbe sciocco lasciarsi sbandare e disorientare proprio nel momento in cui l'avversario è stato obbligato a presentarsi direttamente nel fulcro della battaglia. E' essenziale riprendere immediatamente l'iniziativa politica, curando in particolare due aspetti.

Primo: noi, elettori del Polo, vogliamo una guida coerente, unitaria, che parli ad una sola voce. Se i nostri leaders ritengono di avere tradizioni, filosofie, approcci differenti, ebbene, che gestiscano le situazioni come capi-corrente di un medesimo partito, non come quasi-concorrenti che tengono ad evidenziare le "sostanziali" differenze. Che formino un direttorio, che si incontrino una, due, tre volte la settimana, facciano quello che riterranno più opportuno ma, per favore, che parlino con un solo comunicato, che non diano adito a tutta la stampa avversa di guazzare tra le presunte divergenze nella miriade di dichiarazioni e commenti. E ancora, per carità, che colonnelli e caporali ci risparmino i loro scambi di insulti a mezzo stampa (avversa).

Noi, elettori del Polo, che proviamo un senso di colpa quando siamo costretti a dare il voto per la quota proporzionale ad uno solo dei movimenti della coalizione, noi, elettori non del tutto sprovveduti del Polo, quindi consci delle differenti sfaccettature interne, non riusciamo a credere, e soprattutto non riusciamo ad accettare che l'obiettivo comune, liberare il Paese dall'occupante, venga perso di vista da uno Stato Maggiore distratto da "querelles" interne di falchi, colombe e "yes-men". Non dimentichiamo che i personalismi dei leaders della coalizione UDF/RPR in Francia (Giscard d'Estaing, Barre, Chirac...), pur nell'assenza di differenze vere tra i loro movimenti, hanno consegnato per ben 14 anni Presidenze della Repubblica e Governi allo schieramento di sinistra.

Secondo: noi, elettori del Polo, vogliamo una guida ferma, senza tentennamenti. Se oggi siamo sul Piave, lo dobbiamo anche all'aver ceduto troppe volte per mancanza di determinazione: il decreto Biondi, la Finanziaria 95 con la riforma delle pensioni, le astensioni che hanno permesso in varie occasioni al Governo Dini di sopravvivere, e così via.

E gli accordi con gli occupanti non si facciano sul Piave, ma a Vittorio Veneto!

-) Sommario

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