LA PROIEZIONE

di Tito Livio

Con la vittoria nella battaglia di Pavia (1525), il Re di Spagna Carlo V si era di fatto assicurato mano libera sulla penisola italiana, rimandando ad un secondo momento la conquista effettiva del territorio.

Fu così che le truppe tedesche mercenarie di tale Von Frundsberg, che lo avevano aiutato a Pavia, rimasero a stazionare in Lombardia nell'attesa degli eventi. Per provvedere al proprio sostentamento, saccheggiarono e distrussero la campagna padana, facendone "la più devastata contrada della Cristianità".

Due anni dopo, per minacciare il Potere Romano (il Papa) non troppo fedele, Carlo gli lanciò contro queste truppe, pensando di poterle controllare una volta raggiunto lo scopo.

Sappiamo come è andata a finire. Assatanati dal lungo periodo di inedia e dalla formazione ideologica luterana, che vedeva nel Papa e nella "cultura romana" la personificazione del Male, e rimasti privi nel frattempo di un capo che avesse una qualche "leadership" su di essi, questa soldataglia mise "a sacco" Roma, in un'orgia di massacri e distruzioni, tanto che lo stesso Erasmo disse poi: "Questa non è la rovina di una città, ma della civiltà".

Per chi non lo ricordasse, questi soldati passarono alla Storia col nome di Lanzichenecchi.

Quattro secoli dopo, con la vittoria elettorale del 1948, l'oligarchia capitalista italiana riprese il controllo effettivo del Paese dopo la parentesi fascista e della guerra, lasciando il potere spicciolo nelle mani dei ricostituiti partiti democratici che comunque da essa dipendevano. I Comunisti del Fronte Popolare rimasero a bocca asciutta (in "stand-by" saremmo tentati di dire oggi), sognando di poter un giorno seguire i loro compagni dell'Europa dell'Est nella conquista del Potere.

Passati i primi anni di slancio produttivo, legati essenzialmente alla ricostruzione postbellica, l'oligarchia suddetta ha piegato il potere politico al proprio tornaconto, imponendo scelte strategiche di base che spesso poco avevano a che fare col benessere ed il progresso del Paese, anzi. Si è assistito così in campo tecnologico al blocco del programma energetico nucleare nel 1964 (in favore dei petrolieri), al blocco della ricerca nell'elettronica di punta poco dopo, all'abbandono dell'attività aerospaziale, alla distruzione dell'industria chimica, lanciata ai massimi livelli con la scoperta della "plastica" da parte del nostro Natta, per finire ai giorni nostri con l'uscita ignominiosa dal settore dei personal computer.

Si è assistito parimenti in campo più strettamente economico e finanziario, alle lotte di potere per il controllo azionario da parte della solita oligarchia di banche e colossi industriali, lotte giocate normalmente (ma non solo) sulla pelle dei piccoli azionisti risparmiatori (non per nulla sbeffeggiati in Italia come "il parco buoi") e su quella delle stesse aziende, rese non competitive dalla gestione o dalle scelte imposte da incapaci.

Come se non bastasse, per ripianare le cattive gestioni o le scalate fallite, questa oligarchia imponeva allo Stato un'economia protetta, con casse integrazioni, commesse pubbliche inutili o truccate, blocco della concorrenza straniera, finanziamenti pubblici alle proprie cattedrali nel deserto, incentivi alla rottamazione, ..., distruggendo le basi stesse di una sana economia industriale.

Nel frattempo i Comunisti in "stand-by" si dedicavano a tutto il retroterra industriale grazie alla Triplice Sindacale, imponendo perle quali il salario "variabile indipendente", l'inamovibilità dal proprio reparto di lavoro, lo sciopero selvaggio, gli scioperi di solidarietà, i sindacalisti a vita, ecc., cosa che avrebbe condotto alla deindustrializzazione del Paese, alla disoccupazione ed in definitiva ad una crescente miseria soprattutto delle classi che in un primo momento volevano difendere.

Finalmente nel 1996, allo scopo di sconfiggere un nuovo schieramento, che pareva davvero intenzionato a sovvertire questa annosa "entente cordiale" ai danni della collettività, l'oligarchia finanziaria, con l'appoggio dei necessari e immancabili "utili idioti", dà il via libera alle truppe in "stand-by" per la conquista di Roma.

Al grido di "Erano 50 anni che aspettavamo questo momento", i conquistatori si lanciano assatanati all'occupazione di tutto ciò che vi è di disponibile, RAI, Telecom, Stet, Banche, Organi di informazione, scuola, ecc., imponendo al popolo inerme, sempre secondo prassi, balzelli e tasse e cercando di soffocare l'iniziativa privata e ovviamente il dissenso.

Col risultato di distruggere la produzione industriale, di allontanarci dall'Europa, di creare disoccupazione, di indurre in definitiva una miseria progressiva (anzi progressista).

Lanzichenecchi, appunto.

In queste condizioni, sembrerebbe incomprensibile come uno di questi "conquistatori", buon referente sia dell'oligarchia finanziaria che dei suoi alleati, parlando del neo-Sindaco di Milano, simbolo di quel ceto medio produttivo che è la vittima attualmente designata dei nuovi lanzichenecchi, lanci urbi et orbi il proclama: "Non possiamo lasciare Milano in mano ai Lanzichenecchi!".

Incomprensibile dicevamo. A meno che non si vada a consultare un dizionario di psicologia (La Psicologia Moderna, ed. Sansoni) che, alla voce "PROIEZIONE" recita:

"Meccanismo che permette di attribuire ad oggetti o all'ambiente esterno ciò che appartiene alla personalità del soggetto. Questo meccanismo si ritrova nei bambini o in alcuni malati colpiti da nevrosi o da psicosi. (...) Nell'adulto la proiezione diventa un meccanismo di difesa della personalità che (...) consiste nell'attribuire agli altri, sentimenti penosi o proibiti che non si possono confessare. (...) Un soggetto che ha qualche cosa da rimproverarsi, accuserà l'ambiente in cui vive di perseguitarlo, cercherà un capro espiatorio responsabile di tutto ciò che gli succede di sgradevole oppure, più semplicemente, attribuirà a tutti le proprie inclinazioni".

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