UNA SOCIETA' MULTICULTURALE

di Tito Livio

"Abbiamo bisogno di loro, per costruire una societ� multiculturale". Cos� ha affermato nei giorni scorsi il ministro per gli Affari Sociali, on Livia Turco, a proposito degli albanesi che sbarcano sulle coste pugliesi.

Il fatto che sia auspicabile tendere a costruire una societ� multiculturale, ci trova d'accordo. Che il modo migliore per farlo sia assistere inermi all'invasione e dispersione sul territorio di gente che pretende, cellulare in una mano e kalashnikov nell'altra, di entrare, non ci trova invece affatto d'accordo.

Chi ha l'opportunit� (per non dire la fortuna, in questo momento) di vivere ed operare fuori d'Italia, ha modo di verificare cosa significhi davvero una societ� multiculturale, e non pu� non rabbrividire difronte alla superficialit�, per non usare termini pi� pesanti, con cui oscuri funzionari di partito imbevuti di ideologia, e vertici dello stato campioni di sola retorica, stanno cercando di contrabbandare questa invasione come "costruzione di una societ� mlticulturale".

Alcuni Paesi europei, negli anni '50 e '60, sono stati teatro di un massiccio fenomeno immigratorio, costituito in parte (su base individuale) anche da italiani, ma soprattutto da etnie provenienti in buona parte dalle loro ex colonie. In questi paesi sottopopolati, la presenza di manodopera straniera si rivelava necessaria, anche se mal tollerata, per rimettere in moto i processi industriali dopo i disastri della guerra.

Con il passare degli anni, anche a prezzo di sacrifici ed incomprensioni, queste comunit� di immigrati si sono inserite nel tessuto sociale dei paesi ospitanti, pur mantenendo uno spiccato senso della propria appartenenza d'origine. Negli anni '80 e '90, grazie anche alle politiche comunitarie in favore dei lavoratori migranti, queste comunit� sono riuscite ad ottenere classi scolastiche ad hoc all'interno delle scuole nazionali, programmi televisivi dei propri paesi distribuiti via cavo allo stesso modo dei programmi nazionali (o via satellite in assenza di cavo), manifestazioni culturali e ricreative non limitate all'ambito del quartiere.
In ogni caso, e sin dal loro primo arrivo, hanno avuto la possibilit� di alloggiare, lavorare e mangiare.

Negli ultimi vent'anni poi, a questi flussi migratori si � aggiunta una nuova leva di funzionari di organizzazioni internazionali e societ� multinazionali che in talune citt� europee ne hanno addirittura modificato radicalmente il volto tradizionale (Bruxelles, Lussemburgo, L'Aia, tanto per citare le principali).

E' straordinario come questa presenza di stranieri abbia creato un carattere "multiculturale" in queste citt� e nel territorio circostante, con l'introduzione di usi, lingue, abitudini, modi di vivere e mode pressoch� sconosciuti in precedenza.

Del valore di questo tipo di societ� "multiculturale", i paesi summenzionati sembrano essere ben consci, tanto � vero che litigano spesso a livello comunitario per ottenere la sede di ogni nuova istituzione ed offrono vantaggi fiscali ed economici alle compagnie che li scelgono per impiantarvi sedi e succursali (consci peraltro della notevole ricaduta economica della presenza di tanti funzionari dal tenore di vita certamente superiore alla media).

E cos� finalmente anche gli illuminati funzionari di partito ed i retori delle Istituzioni scoprono quanto sarebbe bello ed opportuno creare anche in Italia una societ� multiculturale!

Purtroppo, forse consci che il loro peso politico in seno ai consessi internazionali � pressoch� nullo, i nostri politici non cercano nemmeno di lottare per ottenere uffici internazionali, appannaggio di altre �lites del continente, non designano nemmeno candidati per concorrere alla guida di organismi internazionali, n� offrono attrattive alle compagnie multinazionali, anzi questo Governo sta facendo di tutto per far emigrare anche quelle nazionali.

No, non � questo il tipo di societ� multiculturale che interessa il Governo dell'Ulivo.

Parafrasando la battuta di Berlusconi, questo Governo � talmente solidale ed ama tanto i poveri, che vuol vederne sempre di pi�.
Cos�, oltre ad impoverire gli Italiani, guarda estasiato all'arrivo incontrollato di extracomunitari, profughi e disperati (veri o presunti), anche se la Retorica Ufficiale � costretta ad ammettere che tra di loro ci sono anche "persone non dabbene"!

Non ha importanza se immigrati nordafricani (a proposito, non sono pi� di moda?) dovevano dormire nei loculi vuoti del cimitero di Villa Literno, non ha importanza se occorre inventarsi nuovi incroci stradali con tanti semafori per dare uno spazio di lavoro a tutti gli aspiranti lavavetri, non ha importanza se ormai le finestre degli appartamenti dovranno essere munite di inferriate (come in Giamaica) per tentare di ridurre i furti con scasso, non ha importanza se occorrerr� favorire il turismo sessuale dall'estero per compensare il surplus di offerta di prostituzione, non ha importanza se per mantenersi, i disperati alimenteranno il mercato della droga e della delinquenza organizzata...

No, l'importante � riempirsi la bocca di solidariet� e di multiculturalit�, pensando magari a quanto ricco lavoro si prospetta per i professionisti del volontariato e dell'assistenza, e magari a quanti voti potenziali si potrebbero raccogliere...

L'Italia ha subito nei secoli invasioni di tutti i tipi, praticamente senza mai opporre resistenza. Spesso un invasore arrivava (invitato o meno) per cacciare e prendere il posto dell'invasore precedente: ci auguriamo che questa "invasione" stimoli l'istinto di sopravvivenza degli italiani, spingendoli a reagire con fermezza e a cacciare i veri invasori e demolitori del Paese.
Che non sono gli Albanesi.

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