LE UNDICI CHIESE
DI CAMPIGLIA D'ORCIA


Edifici sacri scomparsi, trasformati e conservati nella parrocchia di Campiglia
tra la fine del sec. XVIII e gli inizi del sec. XX

Campiglia d'Orcia - Bagni San Filippo
 

Chi volesse conoscere attorno a quali edifici sacri si svolga oggi la vita religiosa di Campiglia d’Orcia ne individuerebbe sostanzialmente tre: la bella chiesa parrocchiale di S. Biagio, la chiesa di S. Filippo Apostolo ai Bagni e l’Eremo di S. Filippo Benizi, meta della tradizionale processione del 22 agosto.

Rimarrebbe forse stupito, dunque, nel sapere che a metà del ‘700 la parrocchia di Campiglia contava undici tra chiese e cappelle, più o meno grandi, più o meno accuratamente tenute o ricche di suppellettili e arredi, ma tutte officiate o almeno aperte al culto.

La causa che determinò la progressiva sparizione di gran parte di queste chiese fu l’abolizione delle compagnie laicali - che ne possedevano e mantenevano un buon numero - da parte del granduca di Toscana  Pietro Leopoldo, nel 1785 : alcuni edifici mutarono destinazione, altri furono abbandonati e col tempo caddero in rovina per l’impossibilità da parte della popolazione di far fronte alle esigenze di manutenzione e restauro. La memoria di alcune di queste chiese e cappelle oggi è perduta o confusa, anche tra gli stessi studiosi ; di altre resta traccia in alcuni toponimi o denominazioni popolari.

Il nostro studio è un tentativo di ricostruire quante fossero, dove si trovassero, e, ove possibile, quale aspetto e struttura interna presentassero le chiese scomparse e quelle ancor oggi esistenti tra l’ultimo quarto del sec. XVIII (alla vigilia, quindi, del decreto granducale) e i primi anni del sec. XX, soffermandoci particolarmente sul tormentato periodo che va dal 1785, data d’inizio del declino, al 1834, anno in cui la visita pastorale del vescovo Giovanni Sergardi Bindi registra un assetto della parrocchia molto simile all’attuale.

Il materiale documentario è stato reperito nell’Archivio di Stato di Siena, in quello Diocesano di Montalcino, nell’Archivio Parrocchiale di Campiglia ; ci siamo basati su memorie storiche locali, come quella settecentesca di Leonardo De Vegni o quella, inedita, di E. Crociani della seconda metà dello scorso secolo. Le sorprese non sono state poche.

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