Premesse e direzioni generali delle ricerche

 Metafore e circonlocuzioni  sul corpo per parlare della « sua presenza » 

Da circa 3 anni si è aperto un polo di riflessione sull’uso linguistico di metafore, di similitudini e altre figure retoriche inerenti il corpo in differenti contesti : opere di letteratura poetica italiana, trattati di psichiatria, di psicanalisi (Santarpia; Venturini; Cavallo, 2002), filmati di lezioni di danza classica (Santarpia; Blanchet, 2002), sedute di rilassamento, vocabolari di lingua francese e italiana. Dalla cattedre di psicofisiologia clinica (Prof. Riccardo Venturini), di psicologia e psicoterapia teatrale della Sapienza di Roma (Prof. Michele Cavallo), di psicologia della comunicazione dell’Università di Bari (Prof. Giuseppe Mininni), fino all’ Università Paris8  nella figura del prof. Alain Blanchet, prof. di psicologia clinica, si svolgono ricerche sull’uso linguistico di metafore,  di similitudini  e circonlocuzioni del corpo.

Il campo di studi abbraccia nello specifico:

 

Il campo di studi abbraccia nello specifico:

a)      ricerche categoriali, aventi come scopo la creazione di specifiche categorie metaforiche e di similitudini del corpo, attraverso cui raggruppare i diversi significati attribuiti alle figure retoriche incontrate secondo il modello Metafigurale (Bottiroli, 1993). Quest’ultime rappresentano linguisticamente il corpo nei suoi aspetti visibili e anatomici. Esempi tratti da alcuni trattati di psichiatria riferiti al polo anoressia/bulimia: il corpo viene pertanto percepito come se fosse abitato da un cattivo introietto materno (Gabbard, 1995). Qui si parla di una categoria Corpo-Contenitore e di una sottocategoria Similitudini Corpo-Architettonico, nello specifico di una casa abitata. Ancora qualche esempio: nel rapporto perverso il corpo diventa un feticcio sacrale offerto all’altro per negare le leggi sulla natura. (Trattato Italiano di Psichiatria, 1992, volume 3).  Qui il corpo diviene un oggetto, un feticcio,  si introduce  allora la categoria Corpo-Oggettuale alla sottocategoria Metafore Corpo-oggettuale manufatto di valore sacro. Si rimanda il lettore ad un’altra pubblicazione (Santarpia, Venturini, Cavallo 2002) per una  spiegazione accurata dei modelli teorici, delle metodologie e dell’intera sequenza delle categorie metaforiche.

 

b)      ricerche sperimentali, aventi come scopo di misurare l’influenza di un linguaggio figurativo sul corpo rispetto ad un linguaggio letterale in sedute di rilassamento. Le categorie trovate quindi, sono divenute lo strumento per costruire ricerche quantitative sull’impatto di protocolli sperimentali su differenti variabili psicofisiologiche (Santarpia; Blanchet, 2003). In questa maniera si tenta di tracciare una possibile relazione tra uso linguistico e  vissuto psicofisiologico (Venturini, 1998); vedere per esempio se una similitudine tipo il braccio come un raggio di fuoco possa avere in un momento di ipnosi o di rilassamento un potere d’influenza su qualche variabile psicofisiologica quale la vasodilatazione periferica.

 

c)      Un altro orientamento della riflessione sono le ricerche antropologiche, meno controllate sotto l’aspetto delle variabili in gioco, derivate da dizionari, dal linguaggio quotidiano, da interviste di pazienti, da lezioni d’insegnanti di danza aventi come scopo di raggruppare espressioni linguistiche figurative abituali (metafore semplici, complesse, similitudini, metonimie, ecc…) e meno abituali sul corpo di cui sono maestri i poeti e gli scrittori.  Parliamo del cuore, seguendo qualche esempio linguistico dai dizionari o dal parlato quotidiano tra italiano e francese: hai il cuore indurito, hai il cuore duro come un sasso, aprire il cuore, chiudere il cuore, dare il cuore, donare il cuore, rubare il cuore, prendere il cuore di qualcuno, sentirsi stringere il cuore, sentirsi allargare il  cuore, ridere di cuore, a cuore aperto, sentire un tuffo al cuore, struggersi il cuore, mangiarsi il cuore, rodersi il cuore, mettersi il cuore in pace, mettersi una mano sul cuore, prendersi a cuore qualcuno, mi hai toccato il cuore, spezzare il cuore, cuore solitario, di poco cuore, non gli basta il cuore, avere il cuore sulle labbra, avere il cuore di leone, di tigre, di ferro, di pietra, avere una spina nel cuore, avere in cuore di fare, persona di buon cuore, di cuore, di tutto cuore, in cuor suo, amico del cuore ecc… dai dizionari francesi: cœur bien né (cuore nato bene), épancher son cœur (espandere il suo cuore), dans le secret de son cœur (nel segreto del suo cuore), apprendre par cœur (imparare a memoria), réciter par cœur(recitare a memoria), un sans-cœur (un uomo insensibile). avoir une pierre à la place du cœur (avere una pietra al posto del cuore), un cœur  de marbre (un cuore di marmo), serrement de cœur (chiusura di cuore, tristezza), un chagrin qui arrache, brise, créve, fend, gonfle, perce le cœur (un dolore che estirpa, crepa, gonfia, buca il cuore), le cœur en fête (il cuore in festa), le cri du cœur (il grido del cuore), mon petit cœur (mio piccolo cuore, riferito a una persona molto cara), l' intelligence du cœur (l’intelligenza del cuore).

    (Santarpia, sito multimediale, 2003)

 

Allora il cuore non è solo un organo del sistema cardio-circolatorio, esso è una fonte psicofisiologica di espressioni abituali attraverso cui comunicare qualcosa del nostro esperire  e attraverso cui ascoltare qualcosa dell’altrui vissuto: l’amore, la progettualità, il dolore, la generosità,  l’amicizia, la perdita, la chiusura affettiva, la solitudine, ecc…ci si trova di fronte a una varietà di contenuti affettivo/rappresentativi che probabilmente declinano meglio le infinite sfumature del sentire umano in rapporto alle schematiche rappresentazioni delle emozioni descritte da illustri ricercatori in scienze sociali.  Secondo questi ultimi esisterebbero un certo numero di emozioni: sei emozioni fondamentali per Woodworth (1949), 8 emozioni fondamentali per Tomkins (1962), poi 10 emozioni per Ekman e Friesen (1968) e Izard (1971).

 Ma di che emozione si tratta se si seguono le metafore poetiche sul cuore del poeta Ungaretti (1997) parlando della desolazione del suo paese natio nei seguenti versi della famosa San Martino del Carso?

 

Di queste case/ non è rimasto/ che qualche/ brandello di muro

Di tanti/che mi corrispondevano/non è rimasto/neppure tanto

Ma nel cuore/nessuna croce manca

È il mio cuore/ il paese più straziato

 

E ancora, riferendoci alla poesia francese e alla passione amorosa

La Malattia e la Morte fanno cenere/di tutto il fuoco che per noi fiammeggió

Di quei grandi occhi cosí fervidi e teneri/di quella bocca dove il mio cuore annegó,

Il Ritratto da I Fiori del Male di Charles Baudelaire (trad. Luciana Frezza, 1993)

 

Qui la bocca dell’amata diventa un mare, un lago, un liquido naturale: una parte del corpo si liquefa nel “rappresentato linguistico poetico”, il grande poeta francese usa una metafora acquatica per raccontarci la deriva del suo cuore nella passione. Il suo cuore è un battello maledetto.

Allora i poeti, negli esempi citati, osano costruire inabituali  rappresentazioni linguistiche dei propri vissuti, libere dalle metafore comuni, alla ricerca di un’esprimibilità nuova, nel contempo offrono al lettore nuove mappe cerebrali (Damasio, 1999) per cui  l’inesprimibilità del corpo  (Venturini, 2002) si informa di circonlocuzioni che si avvicinano alla sua presenza.

Ma quale utilità  clinica porta questa riflessione multifocale per lo psicologo contemporaneo?

Categorizzare l’uso linguistico di figure retoriche del corpo significa costruire un impianto razionale a cui attingere infinite rappresentazioni/vissuti del corpo, quindi un nuovo modo di collocare l’emozione e il vissuto associato.

Sul versante della comunicazione interpersonale il ruolo del linguaggio figurativo sul corpo è testimoniato dalle centinaia di metafore, similitudini, metonimie, ecc…che riempiono i dizionari comuni, i programmi televisivi, le sceneggiature filmiche, teatrali, etc…Ma se si segue la fenomenologia di Merleau Ponty nella sua teoria dei chiasmi sensoriali per cui il mondo dell’esperienza soggettiva si fonda a partire da una organizzazione plurisensoriale (Merleau-Ponty, 1945) o le dimostrazioni psicolinguistiche di interi sistemi di metafore concettuali che permettono di produrre metafore linguistiche (Lakoff ; Johnson, 1985) cosí da ipotizzare la nostra stessa esistenza cognitiva come frutto anche di metafore sociali; o  ancora i più recenti risultati delle neuroscienze indicanti l’esistenza di vere mappe cerebrali coinvolgenti più sensorialità, tanto da iniziare a parlare di film cerebrale (Damasio, 1999), ebbene a questa condizione lo sguardo  sul linguaggio figurativo sul corpo puó diventare di fondamentale importanza per lo psicologo. Si puó addirittura iporizzare una generazione infinita di nuove mappe cerebrali ogni qualvolta si produce una metafora d’invenzione (Bottiroli, 1993) o ipotizzare delle mappe multisensoriali statiche quando si usano metafore idiomatiche costruite socialmente per raccontare i propri disordini psichici e fisici (Skott, 2002).  Con queste considerazioni tra la plasticità e la staticità dell’elaborazione esperienziale, lo psicologo puó reperire dai piú disparati contesti figure retoriche che attivano nuove configurazioni cerebrali e altre che possono avere originato disagi, in particolare l’archeologia poetica rivela spesso versi letterari, la cui interpretazione letterale, puó fungere da stimolo e supporto al personale processo di empatia, alla personale costruzione della relazione d’aiuto e alla consequenziale strategia d’azione terapeutica che il paziente evoca. Quindi la poesia entra di tutto diritto tra gli strumenti di lavoro terapeutici. Riguardo alla psicoterapia, questo reperimento di usi linguistici figurativi del corpo ci avvicina a un modello psicoterapeutico trascurato dalla storia della psicologia, quello di André Virel, Jean-François Lambert e Odile Dorkel (1997), fondato sulla liberazione della funziona biologica dell’immaginario attraverso una stato d’attenzione denominato « decentrazione » (1997). La Dorkel spiega « si tratta di mettere il soggetto,…in uno stato di attesa eliminando ogni focalizzazione dell’attenzione, in un vissuto di disponibilità…noi precisiamo al soggetto di lasciar venire quello che viene dal vostro corpo e non quello che viene dalla testa, da un punto di vista fisiologico, questa induzione a per scopo di permettere al soggetto di abbandonare il filtro imposto alle nostre percezioni nella vita relazionale di ogni giorno. È allora che il soggetto percepisce, per esempio, la pulsazione sanguigna al livello delle dita… » . La consegna del terapeuta è fondata sul linguaggio figurativo del corpo « immagina di essere una piccola bolla e a partire dalle dita del piede, sali lentamente all’interno del corpo. » Le testimonianza dei pazienti indicano delle vere metafore incarnate « le mie mani si mettono a gonfiare, esse decollano dal divano…io sento i miei piedi pesanti come la pietra…le mie braccia si piegano nel dorso come delle ali di un uccello…io sono come una mummia…io sono percorso da delle onde » .Questo approccio terapeutico si fonda su una moltitudine di espressioni figurative intorno al corpo che si costruiscono a partire dalla periferia del corpo per divenire linguaggio, un caratteristica in piú del linguaggio che diviene « incarnato». Altra importanza del polo di riflessione proposto deriva dal fatto che la nascita e il consolidamento di un grande archivio linguistico figurativo corporeo, permette  allo psicologo,  la possibilità di uscire dall’ambiguità del  concetto di « linguaggio non verbale »  del corpo, che veicola l’idea di  un testo leggibile secondo un modello semplicistico di lettura d’ipotetici vissuti corporei, a tal proposito risulta chiarificatrice la posizione di Venturini (2002)

 Il corpo viene dunque a configurarsi come un « costrutto », espressione della diversità delle pratiche culturali, le quali gli assegnano un particolare statuto in cui potremo rintracciare gli schemi culturali interiorizzati nel processo di socializzazione, la rappresentazione che ne risulta, l’uso che di esso si è fatto e proposto. Non devono trarci in inganno il gran parlare che si fa oggi del corpo e l’uso della ambigua nozione del « linguaggio del corpo », per cui si intende dire che il corpo si esprime con un suo elementare linguaggio non-verbale che, come tale, viene poi fatto oggetto di una possibile descrizione e interpretazione da parte di un linguaggio « superiore », col risultato che, cosi’ facendo, il linguaggio corporeo non puo’ che risultarne denaturato e violentato. Il corpo sembra, invece, costruire proprio « l’oltre del linguaggio », l’operatore capace di far saltare tutti i codici linguistici, non avendo come – la vita stessa ! - nulla da comunicare e da chiedere, « essendoci già ».

 Alfonso Santarpia

psicologo

professore a contratto per l’insegnamento “Relation face à face” Università Paris 8

dottorando in psicologia clinica e psicopatologia all’Université Paris8

 ARTICOLO ESTRATTO E SINTETIZZATO DA

Santarpia A. (2003). Il corpo come metafora, le metafore del corpo. Anthropos & Iatria. Anno VII. Numero 3.

Altri articoli   

 

 

 

Bibliografia

Baudelaire C. (1993). I Fiori del Male. Trad. Luciana Frezza. Bur: Milano.

Bottiroli G. (1993). L’intelligenza figurale nell’arte e nella filosofia. Bollati Boringhieri: Torino.

Cavallo M.; Santarpia A. (2000). Il corpo nel linguaggio, le metafore del corpo. (in corso di pubblicazione)

 Damasio A. (1999). Le sentiment même de soi. Editions Odile Jacob: France.

Ekman P.; Friesen W. (1968).Nonverbal behavior in psychotherapy research. In: Shlien J. (Ed.), Research in Psychotherapy, vol.3, Washington American Psychological Association..

Gabbard G.O. (1995). Psichiatria Psicodinamica. Raffaele Cortina Editore, Seconda Edizione: Milano.

Izard C. E. (1971). The Face of Emotion. Appleton Century  Crofts: New York.

Lakoff G.; Johnson M. (1985). Les métaphores de la vie quotidienne. Les édition de minuit: Paris. 

Le Nouveau Petit Robert. Dictionnaire de la langue française. (1993). LEROBERT: Paris.

Piccioni, L. (1997). Giuseppe Ungaretti VITA D' UN UOMO . Tutte le poesie. Milano: Arnoldo Mondadori Editore.

Santarpia A.; Venturini R.; Cavallo M . (2002). Vers la construction du Multifocal Exploration of the Rhetorical Body : un outil pour analyser l'usage rhétorique-linguistique du corps en psychothérapie. Université Paris8: Paris.

Santarpia A.; Blanchet A. (2002). Les possibilités du corps en psychothérapie : les métaphores et les similitudes du corps en danse classique. Poster au Colloque National de psychologie clinique 2002: Bordeaux.

Santarpia A.; Blanchet A. (2003). Thèse de Doctorat en psychologie clinique et psychopathologie: l’incidence des métaphores et similitudes linguistiques du corps sur la relaxation. (in corso) Université Paris8: Paris.

Skott C. (2002). Espressive Metaphors in Cancer Narratives. Cancer Nursing, 25 (3): 230-235.

Tomkins S. S.(1962). Affect, Imagery and Consciousness.Vol.I: The Positive Affects. Vol.2.The Negative Affects. Tavistock-Springer: New York and London.

Trattato Italiano di Psichiatria (1992). Volume 3. Masson Milano-Parigi-Barcellona-Bonn : Milano.                      

Venturini R. (1998). Coscienza e Cambiamento. Assisi: Cittadella Editore.

Venturini R. (2002). Armonia tra corpo e mente? In corso di pubblicazione.

Vincent L. M. (1982). Competere con la silfide. Di Giacomo Editore: Roma.

 Virel A. (2000). Les Univers de l’Imaginaire. Editions de l’Arbre Vert: Daillancourt.

 Virel A. (1965). Histoire de notre image. Mont-Blanc: Genève

 Virel A. ; Dorkel O. ; Lambert J. F. (1987).La décentration. Technique de détente psycho-sensorielle pour favoriser le surgissement spontané des images mentales oniriques. L’Arbre Vert: Paris.

 Waller J. V. ; Kaufman M. R.; Deutsch F. (1940). Anorexia nervosa : A psychosomatic entity. Psychosomatic Medicine, 2, 3-16.

Woodworth R. S. (1949). Psychologie expérimentale. Trad. français. Puf:Paris.

 

Bibliografia multimediale

Letteratura Italiana Zanichelli in CD ROM (1999) Numéro 1 Il Duecento e Dante. Numéro 2 Da Petrarca all’Umanesimo. Numéro 3 Il Rinascimento . Numéro 4 Barocco, Arcadia, Illuminismo. Numéro 5 Neoclassicismo e Romanticismo. Numéro 6 Verismo e Decadentismo. A cura di Pasquale Stoppelli ed Eugenio Picchi. Bologna: Zanichelli.

Santarpia A. (2003). Le metafore e le similitudini del corpo. http://it.geocities.com/asantarpia/

Web site: Paris. (Versione italiana)

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