LA POESIA E IL CORPO

 

IL GUARDIANO DI GREGGI

 

IX

 

Sono un guardiano di greggi.

Il gregge è i miei pensieri.

E i miei pensieri sono tutti sensazioni.

Penso con gli occhi e con gli orecchi

e con le mani e i piedi

e con il naso e la bocca.

 

Pensare un fiore è vederlo e odorarlo

e mangiare un frutto è saperne il senso.

Perciò quando in un giorno di calura

sento la tristezza di goderlo tanto,

e mi corico tra l'erba

chiudendo gli occhi accaldati,

sento tutto il mio corpo immerso nella realtà,

so la verità e sono felice.

 

XXI

Se potessi mordere la terra intera

e sentirne il sapore,

sarei per un momento più felice.

Ogni tanto è necessario essere infelici

per poter essere naturali.

 

XXX

Se si vuole che abbia un misticismo, ebbene, ce l'ho.

Sono mistico, però solo col corpo.

La mia anima è semplice e non pensa.

 

Il mio misticismo è non voler sapere.

E' vivere e non pensarci.

Non so cosa sia la Natura: la canto.

Vivo in cima ad un colle 

in una casa imbiancata e solitaria, 

e questa è la mia definizione.

 

F. Pessoa (poeta portoghese) nelle vesti di uno sei suoi eteronimi Alberto Caeiro da l'opera Il Guardiano di greggi

 

Ti peli un primo strato di pelle

Memorie del me più adolescente

della mano destra ricostruiscono 
e t'aspetti la trasformazione di colore. corpo, pelle, saliva 
Poi ti peli il secondo strato di pelle, è la tensione del me più recente possibile.
quello che dal rosa diventa rosso

E quando domando se ho vissuto

e infine arrivi agli strati dell'ossame. te, piccola farfalla 
Ti guardi l'osso gocciolare e dondolare,  ti posi sulla mia anima erosa
sacrificio inutile di una splendida sabotatrice.

a succhiarle l'ultimo nettare sanguigno, 

ma io molto sono lontano, già.

Stefano Marinucci da Malinconia nel Cyberspazio

[email protected] 

Alfonso Santarpia 

[email protected] 

 

Quaggiù nell'ultima luce della vita

il tuo corpo fiata ancora un poco

P.Pasolini

Piccoli canti  
Se tutto un infinito  
ha potuto raccogliersi in un Corpo,  
come da un corpo  
disprigionare non si può l'immenso?

Alda Merini da La Presenza di Orfeo (1953)

 

IO TI HO OFFERTO IL MIO CORPO

 
Io ti ho offerto il mio corpo come un moto
di gioconda tristezza
come un'acqua serena per andare:
tu mi hai creduto una rupe divina
ma non atta a ancorare la radice...
 
Io ti ho offerto i miei tralci, la mia voce,
la mia vita feconda
ho domandato che tu mi capissi...
 
    Ma neppure hai cercato di baciarmi
    e mi credi una venere delusa.
 
Alda Merini
 
La poesia è inserita nella raccolta TU SEI PIETRO, questa raccolta si trova nell'antologia poetica  su Alda Merini, La PRESENZA DI ORFEO, 1993, Vanni Scheiwiller Editore, Seconda Edizione, Milano.  
 
 

 Ritratto dell'amata
 

Chiome d'argento fine, irte, ed attorte
       Senz'arte intorno ad un bel viso d'oro;
       Fronte crespa, u' mirando, io mi scoloro,
       Dove spunta i suoi strali Amore e Morte;
Occhi di perle vaghi, luci torte
       Da ogni obbietto disuguale a loro;
       Ciglia di neve; e quelle ond'io m'accoro,
       Dita e man dolcemente grosse e corte;
Labbra di latte; bocca ampia, celeste;
       Denti d'ebano, rari e pellegrini;
       Inaudita, ineffabile armonia;
Costumi alteri e gravi; a voi, divini
       Servi d'Amor, palese fo che queste
       Son le bellezze de la donna mia.
 
Francesco Berni - Crestomazia italiana.
La poesia, a cura di Giacomo Leopardi
Francesco Berni
1497-1535 http://www.la-poesia.it/italiani/fine-1700/berni.htm

 

 

Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano -
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano -
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte -
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.
 
Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
Dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell'aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.
 
21 marzo 1950
 

Cesare Pavese, dalla raccolta "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi", fatta di 10 poesie tra l'11 marzo e ll'11 aprile, 1950. Probabilmente tutte scritte a Torino. Questa raccolta si trova nell'antologia VERRA LA MORTE E AVRA I TUOI OCCHI (1999) Giulio Einaudi Editore, Torino.

 

 

 

 

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