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Primarosa Cesarmi Sforza Lea Contestabile



SGUARDI RIFLESSI



a cura di Antonello Rubini



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Galleria Arte e Pensieri

via Ostilia 3a, 00184 Roma
tel. 3396100856, e-mail: [email protected]



14 marzo - 5 aprile 2008
dal mercoledí al sabato ore 16-20
altri giorni su appuntamento


Primarosa Cesarmi Sforza
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Primarosa Cesarini Sforza vive e lavora a Roma.
Dal 1969 svolge un'interrotta attività espositiva. Ha esposto le pro-
prie opere in numerose mostre personali sia in ftalia che all'estero:
tra l'altro, a Roma, New York, Parigi, Tangeri, Madrid. Ha parteci-
pato a varie manifestazioni italiane e internazionali, come ARCO,
Arte Fiera di Bologna, Basii Art Fair, Parigi Beaubourg, Stockolm
Art Fair, Découverte Parigi, Firenze Fiera, RipArte e molte altre,
e-mail: [email protected]



Opera Primarosa Cesarmi Sforza
Primarosa Cesarini Sforza, Intrecci, 2007


Opera Primarosa Cesarmi Sforza
Primarosa Cesarini Sforza, Intrecci, 2007


Opera Primarosa Cesarmi Sforza
Primarosa Cesarini Sforza, Dimensione ambiente, 2007-2008

Opera Primarosa Cesarmi Sforza
Primarosa Cesarmi Sforza, Vulcano, 2005


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Amorevolmente
Sono convinto che si rivelerá davvero felice l'idea di Bruno
Aller e Marisa Facchinetti di tenere nella loro galleria un
incontro espositivo tra Primarosa Cesarini Sforza e Lea
Contestabile. D'altronde si tratterá di un incontro tra artiste
contigue, non soltanto dal punto di vista della ricerca
(comunque non é affatto scontato che per questo motivo altri
confronti del genere risultino positivi). Che fino a qualche
mese fa non solo non si conoscevano personalmente, ma
l'ima ignorava persino il lavoro dell'altra: erano in un certo
senso "sorelle gemelle" senza saperlo. Ma essere "sorelle
gemelle" non vuol dire necessariamente essere uguali e
tanto meno vuol dire in arte fare le stesse cose. Anche per-
ché in questo caso sono sí piú che due facce della stessa
medaglia, direi a volte quasi al limite da confondersi nell'i-
potetico raffronto delle opere, peró non sono assenti aspetti
di incongruenza, o meglio di distacco, o se non altro diffe-
renze, che dipendono in primo luogo dalla diversa percezio-
ne di certe cose.

Immaginandomi nei suoi panni, credo che almeno due dei
punti che le accomuna balzeranno subito agli occhi del visi-
tatore della mostra: il frequente ricorso alla sagoma e quello
al polimaterismo
.
Ritengo che da sempre la sagoma sia un mezzo per elevare
decisamente ad emblema le immagini, per concettualizzare la
realtá, in quanto spersonalizzante nella schematizzazione e
perció tesa all'assoluto. Sia nel fare di Primarosa che in quel-
lo di Lea di solito agisce da protagonista, la medesima spes-
so reiterata (come a voler favorire una maggiore penetrazio-
ne psicologica), in un dialogo associativo tra piú componen-

ti, aprendo varchi su un territorio lirico che affonda le proprie
radici nell'elementaritá infantile, slittando con arguzia in
mordenti stereotipi. E non a caso entrambe incentrano il dis-
corso sulla rievocazione dell'infanzia, in termini affettivi. Ma
se Primarosa fa appello alla memoria senza precisi riferimen-
ti alla vicenda di qualcuno (anche se poi in fondo penso vi sia
in qualche modo quella vissuta sulla propria pelle), quindi
con l'intenzione di richiamare una sorta di memoria colletti-
va, Lea racconta consapevolmente la sua storia, la sua identi-
tá; ella, per dirla con Teresa Macrí (2005), "in realtá non fa
che esporre se stessa, non opere, non fa che spogliarsi dei
propri ricordi, struggenti e/o felici e relazionarli all'inquieto
sguardo altrui". Nonostante questo peró pervenendo lo stes-
so, l'artista aquilana, pure per la ragione accennata intrinseca
alla silhouette, a dare vita ad una dimensione in cui facilmen-
te il fruitore puó ritrovarsi.

Dunque Cesarini Sforza e Contestabile pur giungendo appun-
to a risultati prossimi, sostanzialmente alla base si muovono
in maniera inversa: mentre il lavoro di Primarosa scaturisce
da un processo di fdtrazione dell'esperienza diretta nel
mondo, dal contatto con l'esistente e il sociale, anche con l'e-
sotico, fino a sentire ora piú ora meno in reazione il bisogno
nella produzione artistica di risalire e scoprire quasi per
incanto i nervi dell'innata ingenuitá, attraverso determinate
intense immagini, quello di Lea al contrario scaturisce da un
processo di riscoperta e sublimazione delle proprie origini, é
un'autobiografia parafrasata per suggestivi episodi figurati,
venendo alla fine ad aprire tuttavia una finestra alla colletti-
vitá, raggiungendo acuti esiti di sintesi tra il personale e il
comune. Insomma, Primarosa parte dal condiviso, Lea inve-
ce dal privato.

E probabilmente non poteva che essere il polimaterismo la
strada migliore per concretizzare i loro profondi pensieri. Il
fatto di cucire, di implicare oggetti (cornici, fiori, ecc.), di
dipingere, di disegnare, di ritagliare, di modellare la carta, la
stoffa, il piombo, la ceramica, di adoperare dunque materie e
tecniche diverse, spesso nella stessa opera, è per entrambe
pressoché una necessità. Perché è pure un modo per riallac-
ciarsi fisicamente, semplicemente, a ciò che da bambini si
creava in privato o a scuola, nell'alquanto libero utilizzo di
numerosi materiali (tra l'altro, è bene saperlo, sia Primarosa
che Lea di tanto in tanto tengono o operano in laboratori
didattici d'arte per bambini). Poi naturalmente c'è una que-
stione di rigenerazione di un filo rosso con la tradizione in
senso lato, e quindi con l'antropologia, con la cultura in par-
ticolar modo domestica e pertanto con la simbologia di un
utensile, di un contenitore o di un ornamento, quasi volendo
offrire attraverso forme realizzate con varie materie una sorta
di campionario che per frammenti combinati rigenera le
atmosfere di un tempo trascorso, o meglio intemo, composte
da elementi di disparata natura, se si vuole talvolta finanche
con intenzioni di risarcimento archeologico, che nella mente
riaffiorano e viaggiano sulle frequenze della favola. O
comunque dà spazio all'eco di qualcosa che passata la fan-
ciullezza è finito in fondo alla coscienza e che ad un certo
punto ha cominciato a desiderare di riottenere luce, manife-
stata da Primarosa tramite una poetica con accenti maggior-
mente cittadini e cosmopoliti (espressa in termini più pittori-
ci), e da Lea mediante un poetica con accenti in maggior
misura bucolici e popolari (espressa in termini più grafici).
Immaginari raffinati che non di rado, soprattutto nelle instal-
lazioni, non escludono un vago imparentamento con scenari
da ex-
voto, sebbene siano librati nello spazio segni tangibili
ancorati ad una dedizione non religiosa, tuttavia che ha che
fare con lo spirituale, con quel fuoco sacro che arde dentro
ogni opera d'arte tesa autenticamente verso il giusto, in cui si
aspira a toccare la verità delle cose.

Tali mondi (dico al plurale perché tanto che due personalità
siano somiglianti, ogni individuo ha il suo mondo) che
Cesarini Sforza e Contestabile nel tempo hanno maturato, cia-
scuna definendo via via un alfabeto in continua evoluzione,
sono anche luoghi dove rifugiarsi, anzitutto per le artiste stes-
se, isole felici in cui approdare per sfuggire, almeno per un
attimo, le inquietudini che insidiano il vivere quotidiano.
Primarosa ci porta a relazionarci ad esempio con i vibranti
contorni ripetuti di una bambina, la quale da qualche anno è
un po' il suo soggetto rappresentativo (che deriva da una vec-
chia foto in bianco e nero che l'artista mi ha detto di aver
acquistato in un mercatino), oppure con una casetta giustappo-
sta ad una conchiglia, dai diversi rimandi, mentre Lea ci pone
ad esempio di fronte ad una personalissima aia, costruita da
più o meno galleggianti esseri viventi e non, altrimenti di fron-
te ad una specie di raccolta parcellizzata in percorsi di molte-
plici elementi perlopiù tirati fuori dal baule dei ricordi.
Di questi tempi parlare di ascolto può sembrare a molti un po'
anacronistico, se non addirittura retorico, ma fondamental-
mente ciò che dà fiato all'operare di queste due pazienti e sin-
golari "ricamatrici" di amorevoli mappe emotive, è la loro
effettiva predisposizione all'ascolto della propria interiorità:
il grande Eduardo le chiamerebbe "le voci di dentro", riadat-
tando il significato del titolo della sua omonima commedia.
Antonello Rubini



Lea Contestabilelogo



opera di Lea Contestabile


opera di Lea Contestabile
Lea Contestabile, Sacro cuore..., 2007 (part.)


opera di Lea Contestabile
Lea Contestabile, Sacro cuore..., 2007


opera di Lea Contestabile
Lea Contestabile, Sacro cuore..., 2007 (part.)


opera di Lea Contestabile
Lea Contestabile, Sacro cuore.2007 (part.)


Lea Contestabile é nata ad Ortucchio (Aq), vive e lavora a
L'Aquila.
Dopo l'Accademia ha operato presso la Calcografia Nazionale di
Roma grazie ad una borsa di studio dell'Accademia di San Luca.
Dal 1976 é titolare della la Cattedra di Anatomia Artistica
all'Accademia di Belle Arti de L'Aquila. Artista versatile, realizza
libri d'arte, video e spettacoli, sperimentando ogni tipo di commi-
stione di linguaggi insieme a scrittori e musicisti. Ha tenuto nume-
rose esposizioni personali e collettive in Italia e all'estero: tra l'al-
tro, a Neuchatel, Hamilton, Toronto, Craiova, Mosca, Milano.
Roma, Spoleto, Istanbul,
e-mail: [email protected]

 
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