Marisa Facchinetti
/Antonio Pandolfelli
Spesso mi capita di
sentire essenzialmente definirle, in particolare dalle ultime generazioni,
obsolete, surclassate. Ma checchè se ne dica, è sbagliato ritenere oggi non
più moderne la pittura e la scultura d'ambito astratto (d'altronde penso che il
linguaggio di per sé non possa, ora più che mai, determinare la effettiva
attualità di un'espressione, cioè in sostanza non è una questione di arte
astratta o figurativa, o concettuale, di pittura o fotografia, o installazione,
di tecnica, materiale). E credo che la presente serie di mostre alla Galleria
Arte e Pensieri - la quale da un lustro porta avanti un'intensa e lodevole
attività espositiva pressochè esclusivamente di taglio aniconico - ne sia una
valida conferma.
Sei personalità. Tre "duetti" di amici artisti, tutti operanti a Roma, che
presentano perlopiù lavori recentissimi. Ricerche quindi messe in ampio
dialogo, dai cui abbinamenti emergono argute assonanze e dissonanze, esortando
all'affascinante confronto poetico. Il primo appuntamento è con la Facchinetti e
Pandolfelli: lei pittrice più dionisiaca, lui pittore più apollineo. Marisa
costruisce, servendosi in primo luogo di colori vivaci, caldi e vibranti
"tessuti" segnici ora più ora meno fitti, strizzando l'occhio in qualche modo ai
maestri impressionisti. Ma sebbene i suoi dipinti risultino alquanto passionali,
essi hanno a che fare alla base con una ponderata costruttività di natura
modulare. Mentre Pandolfelli ama molto ricercare, direi sperimentare, è un
artista che continuamente si rimette in gioco. Agisce perciò con coraggio, con
un forte piglio conoscitivo che a volte lo porta a riscandagliare certa arte del
passato (esemplare in tal senso è il ciclo delle Ninfee di qualche anno fa,
dove è palese il riferimento a Monet). A seguire espongono Bertolini e
Contreras, entrambi impegnati a condurre un discorso incentrato sulla città.
L'immagine urbana che Aldo mostra è puramente simbolica, è un luogo indefinito
di cui offre, quando non proprio estese visioni topografiche, opache porzioni,
frammenti, incerte forme dalla squisita materia pittorica. Un lavoro, il suo,
che non solo rompe il muro che confina l'immanenza, ma ne riutilizza i resti in
modo davvero evocativo, memoriale. Il mondo di Contreras è più sofisticato. La
città per lui non è semplicemente il soggetto del suo operato, è innanzitutto lo
spazio atto a contenere le sculture. Viene affermato tra l'altro nel suo
interessante video del 2006, roma roma roma: «la scultura è un prodotto dello
stesso spazio urbano»; ed ancora: «è la città che reclama le sue sculture».
Chiudono questa iniziativa appunto a tappe Aller e Sorgi, complici nel concepire
la geometria in maniera poetica. Gli strumenti di Bruno, avrebbe detto Argan,
non sono solo la tela, il colore, il segno, bensì anche e soprattutto Mondrian,
Malevic, Kandinskij. Egli si nutre incessantemente dell'astrattismo storico, ne
è, a gran voce, tutelare testimone e interprete in termini attuali. Assai acuta,
la sua pittura è nel contempo rigorosa e inquieta, spesso sembra in procinto
di mutarsi. Sorgi invece realizza delle solide strutture in ferro, trattate in
modo corsivo, nelle quali cripticamente convergono e si affrontano storia
individuale e storia collettiva. Per dirla con l'autore stesso, «amo pensarle e
vederle come piedi armati che, saltando sulla barbarie di quest'epoca
mercantilizia e ipocrita, annullano il divario tra realtà e finzione» (aprile
2005).
Antonello Rubini
Galleria Arte e
Pensieri
Via Ostilia, 3/A 00184 Roma
tei./fax 06 7002404
e-mail: [email protected]
FACCHINETTI
A Marisa
Il SOL di MarisSpinoza
Mentre Matisse nota
dall'invisibile
l'invisibile nota xy
il vento/colore s'apre all'altro
segno/umore
e Si giallo rincorre Vincent
come La veloce ritorna Do
in testa
quale festa il verde/corpo blu, ride
Cezanne
al tocco di cromocampane
intona il coro commosso
del prato-rosso
e fluido in un mare oltre
caldo rosa riposa Dufy R.
la notte Fa è scesa all'orizzonte Sonia D.
un iridato/azzurro spettro presbite
s'aggira vitale
accarezza il figlio Piero Dor. (sul vello)
oscilla tra lucidi neri
tra solidi viola, lilla, amaranto e
cobalto
rin-tocca il pennellotondo "barocco", gira
miscela in Re
e dice:
"La vita ha senso se lo colore Mi (cantino)
acutissimo squilla lo sguardo"!
"il colore medio alla gogna"!
risponde il coro (commosso)
Basta imbrattare la vista con tinta zozza GIOIA/ARANCIO-ALLEGRIA E LUCE/ORO
questo è il limpido Sol
della pittura di MarisSpinoza.
Bruno Aller
PANDOLFELLI
Può avere senso
testimoniare dell'attività di un artista quando l'arte, tra le attività umane,è forse quella che meglio testimonia se stessa? Sì, direi, se può servire a
mettere in rilievo quello che un addetto ai lavori è portato, magari
inconsciamente, a rimuovere perché "criticamente scorretto", cioè la
sostanziale "inattualità" del percorso di Antonio Pandolfelli. Una "inattualità"
lucidamente cosciente e però tutt'altro che ricercata e meno che mai utilizzata
come sigla alternativa alla prassi corrente della militanza all'interno di
poetiche rigidamente delimitate, quando non costruite unicamente e
dichiaratamente contro altre opzioni anche esse scientemente unilaterali.
Il percorso di Pandolfelli è invece "inattuale" in quanto tutto - tranne forse
il momento dell'avvio - all'interno della pittura, cioè delle multiformi
modalità in cui nel corso dei secoli si è concretizzata l'intenzione e
l'attitudine a tradurre sul piano aspetti più o meno noti della realtà, esterna
o interna che essa sia.
Con strumenti propri, che la rendono inimitabile rispetto ad altre forme
espressive messe a punto dall'uomo nel corso della sua lunga storia e che però le conferiscono una ricchezza di potenzialità ancora inesplorate che ha dello
sbalorditivo, soprattutto se si considera l'estrema povertà dei mezzi messi in
campo - grafiti, pigmenti, leganti, vernici - attraverso i quali sono stati
ottenuti, grazie allo sforzo ed alla inventività di generazioni di artisti,
variazioni pressochè illimitate sotto l'aspetto linearistico, cromatico,
plastico-volumetrico, luminoso.
Indagare nelle pieghe nascoste di questo universo sterminato per evidenziarne,
utilizzando gli stessi strumenti, esiti o aspetti finora non adeguatamente
percepiti , fino al punto di provarsi a "ricreare" (nell'ambito di una ricerca
ormai dichiarata chiusa dallo stesso autore) capisaldi notissimi della pittura
italiana ed europea, costituisce l'obiettivo (e la sfida) di Pandolfelli: nella
profonda convinzione che tale operazione serva a rendere la nostra vita più degna di essere vissuta.
Giuseppe Basile
Galleria Arte e
Pensieri
Via Ostilia, 3/A
00184 Roma
tei./fax 06 7002404
e-mail: [email protected]