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PAOLO ASSENZA
MARCELLO BRIZZI
In/conciliazioni

Testi di
Carlo Frabrizio Carli e Antonello Rubini
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Paolo Assenza
Primavera romana acrilica e turiste a passeggio, 2008
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Marcello Brizzi
Senza titolo, 2008
Paolo Assenza

Paolo Assenza è un investigatore di ombre. Le ombre che lo interessano - è bene precisarlo in presenza di inquietanti metafore - sono quelle che la figura umana, grazie ad un'illuminazione retrostante, proietta sulla tela o, in genere, su di una superficie pittorica; quest'ultima può essere anche la parete, perchè Paolo si è misurato in varie occasioni (a cominciare da quel singolarissimo museo vivo di arte contemporanea in cui Sandro Tulli ha voluto trasformare l'Hotel Albornoz di Spoleto) con il fare grande della pittura murale. Ernst H. Gombrich dedicò anni addietro un saggio davvero coinvolgente all'ombra in pittura; presenza effimera e sfuggente, questa, ma, al tempo stesso, carica di echi e suggestioni che provengono dal retaggio delle leggende e del mito. Paolo Assenza, da parte sua, sottrae le ombre ai soggetti più diversi: agli amici e al suo stesso viso; ad alcuni operai intenti a movimentare delle casse davanti al suo studio di via degli Ausoni, poniamo; o a bambini che giocano con pistole di plastica nel cortile; ma anche a personaggi assurti agli onori della cronaca nera (il pittore preferisce servirsi di immagini di quotidianità); ma non manca perfino qualche presenza mitologica recepita e trasfigurata nel Museo, come la Cleopatra dipinta da Artemisia Gentileschi (e in questi casi si rende necessario il ricorso al supporto fotografico). Questi lavori, in cui le ombre si trasformano in altrettante sagome color indaco chiaro, con la palese aspirazione a comprimere e sintetizzare una storia nel quadro, mi sembravano e mi sembrano tuttora, rivedendoli, molto interessanti. Pensavo che il pittore avesse, a questo punto, trovato un terreno sufficientemente solido e ampio da consentirgli di lavorarvi a lungo. E invece, inquieto e insoddisfatto, Paolo Assenza ha voluto andare oltre: troppo elementare gli sembrava il processo di elaborazione del quadro, poco coinvolto con i processi di valenza astrattiva comportati dalla modernità.
Il pittore ha così adottato un procedimento di frammentazione ritmica, ottenuto m ediante la suddivisione del quadro in bande unitarie di colore, per lo più verticali, che servono a Paolo Assenza a ricondurre ad una sorta di unità caleidoscopica la disarticolata struttura del dipinto. E non manca il ricorso a punti e linee di fuga. Per quant
o riguarda la tavolozza, Assenza si serve di colori che risultano perlopiù, ad elaborazione completata, assai tenui (cilestrini, rosa, verdini, al massimo violetti chiari, se non il bianco addirittura), in una gradazione di accordi tonali. Il tutto è frutto, però, di ripetute e pazienti velature, in quanto la prima stesura del quadro nasce invece con colori assai vivaci, che vengono poi, progressivamente, smorzati. Beninteso, pur in questo contesto frammentato, le ombre continuano a restare protagoniste, e, accanto a loro, appaiono delle presenze singolari, come i pedoni degli scacchi, quasi a voler chiamare in ballo, demistificandoli, i manichini metafisici.

Carlo Fabrizio Carli
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Paolo Assenza
Paesaggio nel cortile d'estate, 2007
MARCELLO BRIZZI

"Si potrebbe intravedere dell'informale ma informale non è, il gesto sempre molto controllato anche quando sembra che il pennello sia stato pulito sull'eventuale supporto, carta, tela, ecc.". Così scriveva Bruno Aller nel pieghevole della personale di Marcello Brizzi alla Galleria 28, a Roma, tenutasi nel lontano 1985, pressochè ai loro esordi (entrambi erano molto giovani). Riflettendo su ciò che in quel momento il Nostro andava realizzando, oserei dire: "Mai frase fu più azzeccata". E, rapportandola specialmente agli esiti più recenti dell'artista, che sono anche scultorei, di sicuro essa ha ancora una sua validità. Effettivamente Brizzi da allora ha sempre di più definito il suo lavoro sì portando avanti, come senz'altro si evince dalle opere qui riprodotte, sostanzialmente un discorso dove interagiscono in senso davvero vigoroso gesto, materia e segno, i tipici indirizzi dell'informale storico, gli aspetti di fondo con cui si tende a suddividerlo (seppure relativamente all'ultimo dei tre per lui sarebbe più esatto parlare di macrosegno, anche perchè il suo non è mai un segno teso per così dire al disegno o di matrice scritturale), ma allo stesso tempo maturando la sottile dotazione sottopelle, talora in certa misura svelandola, di una sorta di struttura compositiva, di ossatura, che in qualche modo cerca di arginare, assai coagulandoli, i forti e coinvolgenti flussi di colore che l'artista dispiega in superficie (anche se poi, ad onor del vero, basterebbe pensare a Burri, già ai suoi emblematici "sacchi", per mettere in crisi l'assunto diffuso che l'informale, semplificando al massimo, corrisponde alla pura, assoluta irrazionalità). La quale a mio avviso oggi si rivela essere dettata da un desiderio di tridimensionalità; credo lo dimostri il fatto che Marcello negli ultimi tempi parallelamente alla pittura abbia cominciato a condurre una robusta attività scultorea, o meglio di scultopittura visto che spesso si tratta di eventi plastico-pittorici, che, si badi bene, comunque provengono dalla pittura, e dunque a questo punto direi infine di pittoscultura, giacché di solito quella che viene rappresentata non è altro in fondo che "pittura solida". Spingendosi, Brizzi, su questo terreno finanche a misurarsi, seppure ancora in maniera virtuale, con la dimensione ambientale, specificatamente con l'intervento urbano, come si evince dai suggestivi inserimenti di sculture in contesti di periferia, elaborati fotograficamente in bianco e nero da Angelo Turetta. Attraverso tale apertura al volume egli è pervenuto ad una vera propria possibilità di percezione emotiva e mentale a 360 gradi, e quindi di concreta elaborazione a tuttotondo della sua poetica, ad una ulteriore emancipazione del suo immaginario in termini di occupazione persino appunto dello spazio collettivo, con ciò come a voler rivendicare sotto sotto pure un diretto contatto tra l'arte e la società. E, visti gli attuali risultati, chissà in futuro quante intriganti sorprese ci riserverà Marcello su questa ampia strada!


Antonello Rubini

Paolo Assenza
Giocatori di carte a Corviale, 2008
Marcello Brizzi
Senza titolo, 2008


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Marcello Brizzi
Senza titolo, 2008
Paolo Assenza nasce a Roma nel 1974, dove vive e lavora e-mail: [email protected]
Marcello Brizzi nasce ad Ardore(RC) nel 1957, vive e lavora a Roma : tel. 3395250645
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Galleria "Arte e Pensieri"
Via Ostilia, 3/a - 00184 Roma
inaugurazione giovedì 10 aprile 2008, ore 18.00

dal giovedì al sabato
ore 16.00/20.00
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