Galleria Arte e Pensieri Roma
Presenta:


15 gennaio 7 febbraio 2009
OPERA DI valeria alberti
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Nasce da una vena di famiglia, dalla "Tipo-Lito P. Sansaini" di Roma. Pubblicazioni di carattere artistico, cataloghi di mostre e esposizioni, libri d'arte, litografie, calcografie e, in più, tutto quel mondo di personaggi che ci girava attorno, in un misto di aspre esalazioni di piombo e inchiostro e di allcttanti profumi della non lontana ed epica trattoria dei fratelli Menghi. Questo l'humus nel quale si è sviluppata la straordinaria curiosità artistica di Valeria Alberti. Resa più intrigante dalla casuale vicinanza con Leonardo Sinisgalli e dalla sodale e simbiotica amicizia con Costanza Capogrossi e con Pia Monaco.
Olio su tela, cm 100x140, 1967
Olio su tela, cm 70x90, 1968
Opere su carta, cm 35x25
Partita col piede giusto, inizia a lavorare dietro la sua sensibilità epidermica ehe la conduce per mano. Trova le strade giuste. Corrado ("agli le apre lo studio. Conosce Alberto Sartoris appena uscito da un campo di calcio, Sergio Donnini, Sergio Cancvari, Afro e Mirko Basaldella. Impatta con Mario Molli scappato da un affresco di Pier della Francesca, brinda con la dolcezza di Angelo Monconi e affronta le bordate di genialità di Gianni Novak, ehe le fa conoscere Emilio Villa che si interessa ai suoi lavori, presentandoli in diverse occasioni. Espone, tra le altre, alla "Galleria 77" di via Margutta e alla "Fiamma Vigo", in piazza di Spagna.
Con Molli comincia sull'Appia Antica un'esperienza di lavoro con la ceramica, esperienza ehe continuerà con Costanza Capogrossi e con Pia Monaco, segnata da una bella mostra ad Albissola. Sempre in quegli anni il presidente della FinMare, Francesco Manzitti, le commissiona una serie di cristalli e vetrate per l'arredo del transatlantico "Giulio Cesare". A ornare la grande nave sono chiamati altri artisti di fama come Corpora, Capogrossi, Turcato e Cagli. Continua la frequentazione dello studio di quest'ultimo che, con Vana Caruso, stava iniziando una lunga collaborazione con il regista John Houston, all'epoca impegnato a Roma in diversi grandi film, collaborazione che diede vita a un legame che durò per anni. In questo periodo Valeria Alberti ebbe modo, in casa di Houston in Irlanda, di aggiungere alle sue esperienze anche la conoscenza di John Steinbeck.
Ormai il sacco era pieno, non restava ehe metterlo in ordine. E così Valeria riprende a lavorare a Roma o nel toscano "cremo'' di Cetona, restaurato da Alfredo Galbani. Mantenendo sempre uno stato di sospensione, quasi di attesa, tra reale e ideale, tra concretezza e astrazione. Uno stato che si ritrova anche in lei: laconica e anticloquente, ma faconda e ispirata al tempo stesso. Che quasi se ne sorprende.

Un lavoro lungo e ragionato, perché le "memorie" sono tante che rischiano di sovrapporsi,che devono essere catalogate. Persone, cose e racconti che vanno faticosamente condensati e proiettati con pochi tratti essenziali: un "grand jeté" di Nijinsky, un "tunnel" di Maradona. La semplicità dell'essenziale appunto. Che ritroviamo in queste sue opere esposte: "Un troppo piccolo occhio fotografico alla John Steinbeck", come dice Pasquale Santoro, per una mente curiosa come poche. Quella di Valeria Alberti.
                                                                                                                                                    Paolo Brunori
Olio su tela, cm 100x140, 1967
Olio su tela, em 72x92, 1968
Scultura in acciaio inox
Olio su tela, 60x90 e cm 90x90, 1968
[email protected]
Galleria Arte e Pensieri via Ostilia, 3/a Roma
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