il Rimino Sottovoce 2021

Come Guido Nozzoli salvò San Marino
"il Ponte", 14.02.2021


In una lettera sul "Corriere di Rimini" del 16.06.2015 scrissi che, secondo quanto raccontatomi dall'editore Giovanni Luisé, il Comune di Rimini non poteva intitolare una strada a Guido Nozzoli, Sigismondo d'Oro dello stesso Comune di Rimini nel 1999, e fratello di mia madre, perché non erano passati dieci anni dalla sua morte. Che è avvenuta nel novembre 2000...
Adesso, nel 2021, l'intitolazione può essere autorizzata?
Chiedo che l'Istituto per la Storia della Resistenza e dell'Italia Contemporanea della Provincia di Rimini faccia qualcosa per smascherare la falsa dichiarazione del Comune. Per il rispetto della verità storica.
Guido Nozzoli nasce a Rimini il 2 dicembre 1918.
All'inizio del 1943 viene arrestato in caserma a Bologna, con l'accusa di attività sovversiva mediante distribuzione di volantini intitolati «Non credere, non obbedire, non combattere»; l'altro autore, pure lui incarcerato dietro una delazione di un "amico" comune, è Gino Pagliarani. Entrambi vengono condannati ma subito amnistiati per il Ventennale del Fascismo
Dopo l'8 settembre '43 torna a Rimini e organizza subito un gruppo per la resistenza armata a fascisti e tedeschi
Eletto consigliere comunale del PCI nel 1946, in occasione delle elezioni politiche del 1948 svolge intensa attività di propaganda. Al termine d'un acceso contraddittorio, il celebre cappuccino padre Samoggia, uscito sconfitto nel confronto dialettico, gli scarica addosso anatemi e maledizioni.
Nel frattempo ha iniziato la sua attività di giornalista al «Progresso d'Italia», continuando come inviato a «l'Unità» (edizione di Milano) ed infine a «Il Giorno».
Nel 1973, a soli 55 anni, Guido Nozzoli lascia il giornalismo e da allora non scrive più nemmeno un rigo, ritirandosi nella sua Rimini a condurre l'appartata vita di un tempo.
Nel 1999 la città di Rimini gli assegna il Sigismondo d'Oro.
Guido Nozzoli muore a Rimini l'11 novembre 2000.
Di lui Sergio Zavoli ebbe a dire: «Guido ha interpretato la militanza politica e l'appartenenza partitica con una idealità mai faziosa, dogmatica; fu anzi protagonista di risolute "eresie" in nome dell'intelligenza della Storia e delle ragioni umane, sapendo vivere il suo "scandalo" senza compiacimenti o malizie, ma con la più disarmata e disarmante limpidezza [...] mai indulgendo all'abiura, semmai incline al più trasparente e polemico dei distacchi».
Alla copia della lettera inviata all'Istituto Istituto per la Storia della Resistenza aggiungo per i nostri lettori alcune notizie.
Rimini è distrutta dai bombardamenti tra primo novembre 1943 e 21 settembre 1944. La Repubblica di San Marino diventa uno «sterminato rifugio», come dichiarò a Bruno Ghigi lo stesso Guido Nozzoli. Che il 19 settembre 1944, mentre si combatte per la presa di Borgo Maggiore, riesce a passare le linee ad Acquaviva giocando il cane di famiglia, Garbì. Deve contattare ufficiali dell'Ottava Armata che stanno preparando la "seconda Cassino". Si consegna loro prigioniero e li informa della «drammatica situazione dei civili rintanati nelle gallerie». Il comando inglese rinuncia così «al bombardamento di spianamento di San Marino programmato prima». Il Titano è salvo con gli oltre centomila rifugiati italiani. Nozzoli, allora sottotenente del Regio Esercito, scrive in un documento ufficiale (edito da Liliano Faenza nel 1994): «Assicurai l'assoluta assenza di batterie tedesche nel perimetro della città».

Antonio Montanari
Archivio Nozzoli-San Marino



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