il Rimino 2018

La banda della "Uno bianca",
Dal volume di A. Montanari, IL PONTE 1987-96.

ARCHIVIO "Riministoria":
La storia della banda della "Uno Bianca" in Antonio Montanari, IL PONTE 1987-96.

1987
La banda del racket che aveva preso di mira l’autosalone riminese di Savino Grossi, viene intercettata dalla polizia il 3 ottobre, mentre sta ritirando a Cesena sull’autostrada una valigetta piena di soldi. I banditi sparano contro la vettura di Grossi e l’auto-civetta del Commissariato di Rimini, colpendo tre agenti: Antonio Mosca (39 anni), Luigi Cenci (25), Addolorata Di Campi (22). Il Ponte si domanda: "dietro tutta la vicenda, c’è solo una richiesta di trenta milioni?". [77] Le cronache future registreranno a proposito di questo episodio la firma della banda della "Uno bianca". Antonio Mosca morirà nel 1989 in seguito a quelle ferite

1991
Malavita ed "Uno bianca"

È l'intera regione a vivere l'emergenza per l'ordine pubblico. A Bologna, dopo l'uccisione di due zingari il 23 dicembre '90, al quartiere Pilastro il 4 gennaio '91 vengono assassinati tre giovani carabinieri. A Torre Pedrera in aprile, una bomba molotov è lanciata contro un campo nomadi. A Rivazzurra tre carabinieri sono feriti durante un agguato che poteva provocare una nuova strage: i pallettoni usati provengono da un'armeria di Bologna, nella quale la proprietaria (Licia Ansaloni) ed il commesso (Pietro Capolungo, ex carabiniere), sono stati uccisi tempo prima. Due sparatorie avvengono a Rimini e a Cattolica, contro altrettanti cittadini campani.
A Riccione, il 6 luglio una rapina (fallita) all'ufficio postale di San Lorenzino ha il preludio nel lancio di una bomba, ed il seguito in un attentato a sette giorni di distanza, con il ferimento del direttore di quell'ufficio, Aniello Di Martino, e di suo figlio. Sempre a Riccione, vanno a fuoco misteriosamente quattro ville.
Dopo che a Cesena il 19 giugno è stato ucciso il benzinaio Graziano Mirri di 55 anni (gli assassini viaggiavano su di una vettura Uno bianca rubata a Rimini), il sen. Libero Gualtieri, presidente della Commissione parlamentare stragi, ipotizza un'azione di destabilizzazione politica operata da "schegge impazzite di apparati statali". Anche i banditi che uccidono due senegalesi a San Mauro, la notte di domenica 18 agosto, sono a bordo di un'auto Uno bianca. Le vittime hanno 27 e 29 anni. Un altro loro connazionale, di 26 anni, resta ferito gravemente, ma si salverà. Subito dopo questo episodio, gli stessi assassini si accaniscono contro la vettura di tre ragazzi che stavano rientrando a casa a San Vito: soltanto uno di loro resta ferito.
Le forze dell'ordine arrestano alcune persone di Cervia e Forlì, ritenedole coinvolte nella banda dell'"Uno bianca". Ma è un buco nell'acqua. Intanto al magistrato riminese Roberto Sapio viene rivolto, tramite l'agenzia giornalistica Ansa di Firenze, "un messaggio fra il beffeggiante e l'ironico", con il quale lo si invita "a leggersi un racconto di Edgar Allan Poe nel quale, oltre ad essere descritto un fallimento della magistratura, si ricorda che spesso la soluzione è più vicina di quanto si pensi. Insomma, i malviventi sarebbero ancora liberi e così tranquilli da permettersi il lusso di rischiare". Sapio, per avere lumi, si rivolge ad un semiologo. La telefonata all'Ansa presenta dei particolari che, letti a distanza di anni, si rivelano rispondenti alla realtà: la banda aveva la sua base a Rimini.
Nel '90 Rimini ha registrato un primato in Romagna per le rapine, una ogni quattro giorni. La città fa (ed ha) paura: di riminesi "in guerra, da soli, contro il crimine", parla l'avv. Stefano Cavallari. Secondo l'on. Franco Piro, presidente della Commissione Finanze alla Camera, Rimini è una "città piuttosto appetibile per gli interessi mafiosi". E fa alcuni nomi di ‘catanesi' che, per ottenere la residenza, avrebbero ricattato la Giunta riminese, la quale respinge le "illazioni" del deputato socialista. Piro prima riceve alcune querele, poi subisce nell'abitazione riminese un furto di documenti ed infine si dimette dall'incarico parlamentare, per motivi psico-fisici.
Il procuratore capo Franco Battaglino illustra la situazione della Giustizia riminese: quella civile "è ormai morta, quella penale moribonda". Fra procura e tribunale, mancano quattro magistrati. In maggio arriva Daniele Paci, 32 anni, come uno dei vice di Battaglino: legherà il suo nome alle indagini sulla banda dell'"Uno bianca". I processi sono in continuo aumento, come i reati: i più frequenti sono quelli finanziari, i furti (2.500 nel '90) e quelli legati alla droga. Sempre più spesso risultano coinvolti i giovani di età inferiore ai 25 anni.
Rimini ha anche un triste primato, legato alla situazione turistica, per i morti da overdose. La statistica del '91 rileva diciassette decessi, due in meno dell'anno precedente.
NOTA
Cfr. Giorgio Tonelli, Cosa sta succendo a Bologna, n. 2, 13/1/91; Non è solo microcriminalità, n. 17, 5/5/91; La Settimana, n. 3, 20/1/91 e n. 27, 21/7; Tama, "Italia modello Rimini", n. 30, 25/8/91; M. Forcellini, Quella ‘falange' romagnola, n. 25, 30/6/91; Id., Un'auto di terrore, n. 26, 7/7/91; Una base terroristica in Romagna, n. 30, 25/8/91; M. Forcellini, Dov'è la ‘falange' armata?, n. 33, 22/9/91; M. Tassinari, Il degrado è sempre più evidente, n. 11, 17/3/91; Una molotov sociale, L'ombra del razzismo sulla Riviera, e M. Tassinari, Malviventi più giovani… e depenalizzati, n. 15, 21/4/91 (sui reati finanziari, vedi Id., Malavita in colletto bianco, n. 28, 28/7/91); Id., Ai limiti della vivibilità, n. 27, 21/7/91; M. Forcellini, Rimini alla malavita, n. 30, 25/8/91; La Settimana, n. 31, 1/9/91 e n. 32, 8/9; M. Forcellini, Quando il benessere fa paura, e F. Semprini, Ordine pubblico: un problema preso sottogamba, n. 18, 12/5/91; La Settimana, n. 20, 26/5/91; N. Concolino, Tante piste di fuoco, n. 23, 16/6. Sul racket, vedi Tama, Scuole di pensiero, n. 33, 22/9/91. Per l'AIDS, si registrano questi dati: 76 decessi dal 1986, 2.500 sieropositivi e 125 casi conclamati: cfr. La Settimana, n. 44, 8/12/91. Vedi pure AIDS, la risposta di San Patrignano, n. 30, 25/8/91.

1994. La "Uno bianca"
Un’altra pagina di cronaca giudiziaria riminese finisce sulle prime pagine dei giornali nazionali. È la storia della banda della "Uno bianca". "Ha 40 anni e dal 1976 lavora alla Centrale operativa della Questura di Bologna: Roberto Savi, verucchiese" è uno dei presunti killer della banda che per quattro anni ha seminato morte e terrore in Emilia-Romagna e Marche, 105 delitti, 17 morti e 10 feriti fra il 1987 ed il 1994.
Lo arrestano lunedì 21 novembre notte. Poi finiscono in manette altri quattro agenti della Polizia, e i due fratelli di Roberto Savi, Fabio ed Alberto (ex poliziotto). Coinvolta (marginalmente) anche la compagna rumena di Fabio, Eva Mikula, un personaggio rimasto misterioso sino alla fine delle indagini: sapeva, e perché non ha parlato? Lei si difende dicendo di aver temuto di essere uccisa. [10]
Nel 1997 la vicenda della banda approda, a Bologna, a tre ergastoli per Fabio e Roberto Savi, e due per Alberto. Stessa sentenza per l’agente Marino Occhipinti, e diciotto anni ad un altro poliziotto, Pietro Gugliotta. Il ministero dell’Interno, ritenuto "responsabile civile", dovrà risarcire i parenti delle vittime. Chi c’era dietro la banda? La magistratura bolognese esclude che i Savi avessero coperture o protezioni "in alto". Resta però il dubbio sul perché di una così ripetuta e gratuita ferocia.
NOTA
[10] Cfr. i servizi nei nn. 43, 27/11/94; 44, 4/12; 46, 18/12. Gli sviluppi sono in "Società" 1995.

1995
Alla sbarra la banda Savi

Per tutti i mesi dell'anno la cronaca si deve occupare della vicenda della banda della "Uno bianca". A gennaio si discute se i Savi fossero stati legati all'organizzazione Gladio, in base a voci attribuite ai servizi segreti francesi: "nessun mistero" sostiene il magistrato riminese Daniele Paci "che ha incastrato i sei feroci assassini" della banda, "occuparsi dei servizi segreti o della falange, sarebbe come occuparsi dei marziani".
Intanto Eva Mikula posa come fotomodella su "Venerdì", con l'autorizzazione del "Comando Operativo della Polizia", come precisa una piccola didascalia. Lei dichiara: "Sexy? Non posso esagerare finché c'è il processo". Silvestri s'interroga sul Ponte: "C'è un limite?". La giovane è assolta dall'accusa di importazione di armi da guerra. È invece condannata a sei mesi per furto di 40 milioni ai danni dell'ex amante Fabio Savi.
La relazione affidata dalla Commissione parlamentare "stragi" all'ex magistrato Antonio Di Pietro, sottolineerebbe errori nelle indagini, mancanza di una strategia investigativa e di collegamenti con gruppi eversivi. Inizia il processo riminese alla banda. [12]
[12] Cfr. la cronaca nel n. 3, 22/1/95; M. Tassinari, Savi, nessun mistero, n 11, 19/3; Tama, n. 13, 4/4; P. Silvestri, Stampa e Mikula: c'è un limite?, n. 29, 6/8; La Settimana, n. 16, 30/4; ed i servizi nei nn. 20, 28/5; 25, 2/7; 27, 23/7; 28, 30/7; 36, 15/10; 37, 22/10; 41, 19/11; 42, 26/11; 43, 3/12; 45, 17/12; e 46, 24/12. (A più riprese in queste note torna il dilemma: malavita soltanto, oppure eversione?)

1996
Un testimone, ex ispettore di Polizia, rivela di aver saputo da Alberto Savi che dietro la loro banda c’erano i servizi segreti. Lyubisa "Manolo" Urbanovic , del quale ci siamo occupati nelle cronache del 1990, sostiene di esser stato liberato dal carcere di Rimini in quell’anno, grazie all’aiuto dei poliziotti della "Uno bianca".
Il processo riminese alla banda dei Savi si conclude con la condanna all’ergastolo per tutti i tre fratelli, e tredici anni per Pietro Gugliotta.
Nel 1990 scrivevamo:
A Rimini è legata indirettamente anche la storia di Lyubisa "Manolo" Urbanovic (28 anni). Arrestato a Riccione per un furto d’auto, fornì false generalità e non fu riconosciuto, mentre era ricercato per rapine, stupri, omicidi. Venne rimesso in libertà. E in grado di uccidere ancora: a suo carico la Giustizia pone otto morti. Così, "il ‘grande’ delinquente (che uccide lontano dalla Riviera), finisce nelle statistiche della nostra ‘piccola’ criminalità, a causa di un furto d’auto". [10]
[10] Cfr. La Settimana, n. 27, 29/7/90, n. 17, 13/5 e n. 32, 23/9; A. Montanari, Malavita in Riviera per tutte le stagioni, n. 37, 28/10; Id., Mafia s.p.a. sulla Riviera, n. 38, 4/11; Tama, Vista, n. 33, 30/9; e La Settimana, n. 18, 20/5. Urbanovic viene arrestato poi in Iugoslavia: cfr. La Settimana, n. 3, 20/1/91.

Citazioni riprese da: Antonio Montanari, IL PONTE 1987-96.


Altre notizie in:
Fuori Tama 1114. Quella "Uno bianca" [2013]
"Uno bianca", l'Italia "nera" dei misteri [2010]


La lapide esistente alle Celle con la data sbagliata che io riportai nel volume su "il Ponte" 1987-1996.



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2564, 01.02.2018