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il Rimino - Riministoria

«Volti» letterari all'Einstein
In catalogo le foto scattate da Nicola De Luigi

Nella primavera del 2002, per il trentesimo anniversario del Liceo Einstein di Rimini, compiutisi due anni prima, usciva un interessante volume, con prefazione di Francesca Sanvitale, introduzione del compianto Alberto Melucci ed a cura di Anna Maria Torri. Nel presentarlo (vedi Ponte 17.3.2002, qui sotto), osservavamo che la parte più consistente del volume era dedicata alle esperienze culturali dell'istituto, dove si riportavano le «conversazioni con gli scrittori» (Lalla Romano, Fulvio Tomizza, Raffaello Baldini, Eraldo Affinati, Dacia Maraini, Sebastiano Vassalli, Daniele Del Giudice, Tonino Guerra, Piero Meldini, Mario Rigoni Stern, Jacqueline Risset, Francesca Sanvitale).
Quegli stessi scrittori sono tornati alla ribalta con la mostra fotografica di Palazzo Gambalunga a Rimini (aperta sino a sabato 28 febbraio), di cui Guaraldi ha appena pubblicato il catalogo. Le immagini sono state scattate da Nicola De Luigi. Esse, ha scritto a mo' d'introduzione Alfredo De Paz, restituiscono «i momenti più significativi di questo gruppo eterogeneo di 'teste pensanti' composto da scrittori, drammaturghi, poeti e attori; accanto ad esse, alcune loro dichiarazioni pronunciate di fronte al pubblico a cui si rivolgevano».
Gianni D'Elia ha composto per la mostra una lirica in cui ricorda anche il promotore dell'iniziativa, Giuseppe Prosperi, «il preside gentile e letterato»: «Eravamo, mi pare una comunità stupita, / grazie all'aprirsi dell'istituzione, / in un dare e ricevere passione, / come fosse l'impossibile possibile: / un dirigente sensibile, un insegnare-imparare / poetico di tutto l'umano scibile...».
Ad avvertenza generale, è riportata una frase di Guido Armellini: «Non esiste una cosa chiamata 'letterarura': esistono uomini e donne che scrivono libri, uomini e donne che li leggono». Gli uni e gli altri (scrittori e lettori) si confrontano in questi incontri liceali, dei quali De Luigi offre una documentazione intelligente.
I volti si susseguono nelle carrellate degli ascoltatori e con gli intensi primi piani degli autori/attori. Alcuni esempi veloci. Per Raffaello Baldini si ricordano i versi in cui lui descrive il suo ritorno a casa nella solitudine: e prima d'infilare la chiave nella porta, suona «drin, drin / un'arspond mai niseun». Con Piero Meldini si torna ad un suo romanzo, di dieci anni or sono, «L'avvocata delle vertigini». Tonino Guerra, lancia un messaggio ai giovani: state attenti «a preparare il terreno e le immagini» dove poi ci si rifugerà «nel bene come nel male». Eraldo Affinati ammonisce: «Auschwitz non riguarda il passato: riguarda il futuro. [...] Dobbiamo accendere la luce e vedere che cosa c'è, dentro quel buio che noi abbiamo ereditato dalla specie umana, dentro l'istinto di sopraffazione».

Articolo apparso sul Ponte del 17.3.2002.

Einstein, un liceo «possibile»
Un libro per i 30 anni della scuola


Per i trent’anni d’attività del liceo riminese intitolato ad Albert Einstein, compiutisi nell’anno 2000, è stato di recente curato un interessante volume, con prefazione di Francesca Sanvitale, introduzione del compianto Alberto Melucci ed a cura di Anna Maria Torri.
Lo scopo del libro è delineato dall’attuale preside, Giuseppe Prosperi, che, dopo aver ricordato i suoi predecessori (Ferruccio Ferrari, Francesco Pedri, Armando Contro, e Serena Bonini), osserva: abbiamo voluto «testimoniare a tutti, non solo agli addetti o agli ex studenti ed insegnanti, alcune delle esperienze e delle parole, alcune fra le infinite, che hanno lasciato un piccolo o un grande segno in chi le ha vissute, quelle esperienze, o in chi le ha pronunciate, quelle parole».
Nulla di più importante nella formazione individuale, checché se ne dica, esiste dell’esperienza scolastica. Sia per chi siede in cattedra, sia per chi ci passa alcuni anni della propria vita seduto sui banchi. Questo libro già dal titolo («Una scuola possibile») offre la descrizione di itinerari intellettuali e psicologici, in cui la somma dei singoli fattori (di studenti e docenti) determina un risultato che è il trasformarsi (l’evolversi?) della società, il mutamento: trent’anni sono in fin dei conti il tempo di due generazioni.
L’Einstein nasce a ridosso dei momenti caldissimi della contestazione, quando le acque erano ancora turbolente. Scrive Luciano Lagazzi: «Ciò che colpisce nei verbali dei collegi dei docenti dell’Einstein dei primi anni Settanta è la conflittualità delle riunioni, appena mitigata, per il lettore di oggi, dal sorrisino che strappa un politichese ormai desueto e che non ci si aspetterebbe così vivo in un’assemblea di professori». (E’ un discorso su cui si potrebbe ritornare...)
La parte più consistente del volume è dedicata alle esperienze culturali del liceo, dove si riportano le «conversazioni con gli scrittori», introdotte da Anna Maria Torri («E’ importante che ci siano delle occasioni in cui gli studenti siano liberi di ‘incontrare’ i testi, che le loro opinioni, le loro reazioni, magari ingenue, siano considerate ‘legittime’, da insegnanti che si collocano sullo ‘sfondo’ e accettano cornici interpretative altre, pur avendo loro stessi suggerito e negoziato certe letture»). Ed ecco, dunque, Lalla Romano, Fulvio Tomizza, Raffaello Baldini, Eraldo Affinati, Dacia Maraini, Sebastiano Vassalli, Daniele Del Giudice, Tonino Guerra, Piero Meldini, Mario Rigoni Stern, Jacqueline Risset, Francesca Sanvitale: ne nasce un’antologia utile per chiunque, una stimolante raccolta di interviste pubbliche.
Infine, una nutrita sezione di esperienze e ricordi, come il viaggio di un insegnante di Religione, Francesco Cavalli, in Albania per fare un campo di lavoro con alcuni suoi studenti che qui ne ricordano la realizzazione. Od il saluto-testimonianza che manda Paolo Parini, studente del liceo dal 1978 al 1983, ed ora medico ricercatore presso il prestigioso Karolinska Institute di Huddinge, Svezia: dove, giungendo a ventisette anni, si rese conto come il tempo trascorso all’Einstein non gli aveva dato soltanto le nozioni fondamentali per gli studi universitari, ma fosse stato pure «una scuola di vita dove poter crescere e maturare». Anche questo può fare la (tanto vilipesa) scuola italiana.

Antonio Montanari


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