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La tela della memoria
Successo per “Trama e ordito” di Maria Cristina Muccioli   


Questo primo libro di Maria Cristina Muccioli, “Trama e ordito”, è già un successo. E' piaciuto il modo in cui è scritto, è risultato affascinante il tema che esso affronta, ha fatto effetto anche il gruppo di collaboratori che l'autrice si è scelto, a cominciare da quel Dario Fo che firma l'illustrazione di copertina. Nel volume, edito da “il Ponte”, si racconta la storia antica e segreta della “tela” iniziata per caso sulle nostre colonne.
Maria Cristina Muccioli un giorno mi consegna un articolo dove si parla della processione di san Gaudenzio nel corso della quale sfila, all'interno del Tempio di Sigismondo, anche un sacerdote che indossa una tunica fatta di tela grezza, tessuta a mano, sulla quale lei sofferma la sua attenzione: “il particolare, che solo una donna poteva notare, mi ha fatto venire in mente i lenzuoli, i torselli, la biancheria con il 'giornino' che le nonne preparavano per i corredi delle ragazze”. Io le suggerisco di approfondire l'argomento, ed infatti ne nascono alcune pagine speciali uscite sul nostro giornale, nella sezione di “Storia e storie”.
Non so quante siano, perché l'autrice mi portava sempre tanto di quel materiale che dovevo spezzarlo in puntate che non combaciavano mai con i suoi progetti. Si sa come sono gli artisti: creano presi dal sacro fuoco dell'invenzione, e non si curano degli aspetti più semplici e concreti dell'organizzazione del lavoro. In fin dei conti, impostare una pagina di giornale non è un'impresa né eroica né impossibile: basta mettersi a contare quante parole stanno in tre righe e moltiplicare per un po' di volte, così come facevano le arzdore quando dovevano preparare un cenone di Natale o Capodanno, contavano tot cappelletti per persona ed i piatti non erano mai pieni e mai vuoti, anzi c'era la scorta per chi volesse un bis che (un tempo) era una bella abitudine, mica un dramma da psicoanalisi alla fine delle feste.
Comunque, con la Maria Cristina Muccioli la parte dell'arzdora l'ho dovuta sempre recitare io, e lei spesso mi guardava come nelle tavolate di campagna le nuore guardavano le suocere, augurando loro che il mangiare andasse di traverso tra il busto e la camicia. Alla fine, lei è riuscita a costruire tutto il libro prima che l'ultima puntata (mai apparsa!) venisse stesa in pagina: questo perché, grazie al Cielo, abbiamo molti collaboratori che producono con tanta passione le loro cose per il “Ponte” che noi incollatori di parole sui menabò non riusciamo sempre ad accontentare tutti presto e bene.
Dunque, questo libro ha uno stretto legame con il nostro giornale. E' proprio nato in famiglia, l'abbiamo visto crescere fino al primo vagito lanciato dalle rotative di Ramberti che ne ha curato splendidamente la stampa, obbligando il legatore forlivese a lavorare una notte intera per riparare una macchina guastatasi ma necessaria per confezionare le prime copie da presentare in pubblico, davanti a tante persone accorse al Museo di Rimini, dove ad accoglierle c'erano anche il nostro Pigitì, don Piergiorgio Terenzi, e il sindaco della città, Alberto Ravaioli con consorte.
Alla Maria Cristina Muccioli ho detto che non deve fermarsi qui. Siccome lei ha interesse a ricostruire queste vicende 'umili' che sono di grande significato storico, le ho detto di continuare con qualcosa d'altro che rassomigli a questo libro e che parli sempre di vicende di quella gente che aveva spesso come companatico la miseria, per testimoniare tempi andati ma che non debbono mai essere dimenticati, perché non va persa memoria delle 'penombre' che abbiamo attraversato, e perché i giovani debbono capire che cos'è la vita, con tutti i suoi drammi sociali che oggi vediamo proiettati non più nelle nostre case, ma in quelle di paesaggi vicini o lontani, ma sempre presenti in questo mondo che diventa ogni istante più piccolo.
C'è un umanesimo che nasce dalla storia come consapevolezza del 'vissuto' collettivo e personale. Le pagine di Maria Cristina Muccioli non sono invenzioni letterarie o voli poetici, sono la cronaca di una società in apparenza antica ma soltanto di ieri.
Mi auguro che ascolti il suggerimento modesto che le ho dato: non perdere tempo in patacate, ma mirare al sodo della descrizione di quella società, sotto i vari aspetti che la caratterizzano. E' un bell'impegno, ma saremo in parecchi ad essergliene grati se lo realizzerà in questi anni in cui tutto il 'nuovo' che avanza non può essere cancellazione del 'vecchio' che si è sedimentato lungo il nostro cammino.

Antonio Montanari
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