il Rimino n. 57. 28 ottobre 2000
Malatesta Antico, il Guastafamiglia
Come conquistò il potere a Rimini nel 1334

Archivio 2014

Alla storia è passato, senza troppa fatica, come il Guastafamiglia, ma "il suo nome era" Malatesta Malatesti. Lo hanno ribattezzato anche l’Antico, per distinguerlo dagli omonimi del casato. Il nonno fu il famoso conquistatore di Rimini, nel 1295, Malatesta da Verucchio detto il Mastin Vecchio. Aveva uno zio pure lui Malatesta (conosciuto, per via d’un incidente infantile, come Malatestino dall’Occhio), fratello del proprio padre Pandolfo e dei più noti Paolo il Bello e Gianni lo Zoppo (o Gianciotto), quello di Francesca.
Il Mastin Vecchio, conoscendo forse che cosa scorresse nel sangue del casato, poco prima di morire fa inserire nel proprio testamento questa clausola: gli eredi dovevano vivere concordi tra loro e con l’obbligo di intervenire in eventuali liti tra congiunti. Se era un ordine, non fu eseguito. Se si trattava soltanto di un auspicio, fu vano. Scomparso lui nel 1312, scoppiano feroci rivalità che durano sino al 1334, quando Malatesta Antico il Guastafamiglia sbaraglia tutti, meritandosi a pieno titolo il soprannome con cui ancor oggi lo ricordano.
Al periodo che intercorre fra queste due date, 1312 e 1334, Cinzia Cardinali ha dedicato il tomo sesto della "Storia delle Signorie dei Malatesti" che l’editore Bruno Ghigi sta pubblicando per conto del Centro Studi Malatestiani di Rimini. Contemporaneamente è apparso anche il tomo settimo, sempre di Cinzia Cardinali, che si sofferma sulla Signoria di Malatesta Antico (1334-64). Malatesta Antico nasce nel 1295. Quindi, quando se ne va il Mastin Vecchio, ha soltanto 17 anni, troppo pochi per essere già alla ribalta. A seminare zizzania ci pensa per primo Malatestino dall’Occhio che se la prende con i parenti che governano Sogliano, ai quali distrugge il castello. Morto nel 1317, a Malatestino subentra nella podesteria di Rimini il fratello Pandolfo (cioè il padre dell’Antico).
Pandolfo è di parte guelfa: si segnala nella guerra scatenata dai ghibellini dopo il 1320, e diviene capitano generale delle milizie ecclesiastiche. Federico da Montefeltro è sconfitto, suo figlio Guido imprigionato ed ucciso, prima di subire anche lui stesso la medesima sorte, ad Urbino dove si era rifugiato, nel corso di un tumulto del popolo, "fomentato dai guelfi e stanco della guerra".
Nei disordini che coinvolgono tutta la Romagna scende in campo pure Ferrantino Malatesti, figlio di Malatestino dall’Occhio. Ma le cose non gli vanno troppo bene nell’agosto 1323, quando viene sconfitto nella guerra contro gli Estensi.
Il ghibellino Uberto Malatesti, figlio di Paolo il Bello e conte di Ghiaggiolo (nel Forlivese), assieme al cugino Ramberto, figlio di Gianciotto, cerca di togliere il potere allo zio Pandolfo, che era guelfo. Ramberto però informa Pandolfo delle trame di Uberto: costui, invitato a cena da Pandolfo e Ferrantino nel castello di Ciola Araldi, presso Roncofreddo, il 21 gennaio 1324, non fa in tempo a sedersi a tavola che è ucciso da tre "bastardi" della casa. Il suo corpo nascosto in un sacco, fu portato a Mercato Saraceno.
Due anni dopo, nel 1326, la scomparsa di Pandolfo aggrava gli squilibri esistenti all’interno della famiglia Malatesti. Il suo posto nella podesteria, è ambìto da suo figlio Antico, da Ferrantino, e da Ramberto che aveva salvato lo zio Pandolfo, ma aveva pure collaborato alla morte di Uberto, suo cugino. Ferrantino diventa reggente a Rimini e l’Antico a Pesaro: quest’accordo sollecita Ramberto ad ideare lui stesso un omicidio. Si tratta di un altro invito a "desinare": si presenta soltanto Ferrantino, perché l’Antico ha da fare a Pesaro. L’assenza dell’Antico, salva la vita a Ferrantino. Ramberto non si azzarda a commettere nessun delitto, temendo la vendetta dell’Antico: si limita ad arrestare Ferrantino e un di lui nipote (fantasia nei nomi: Ferrantino Novello) che erano giunti assieme a Galeotto, fratello dell’Antico, il quale cortesemente è lasciato libero di andarsene. Ma lo stesso Antico costringe Ramberto a liberare pure Ferrantino ed il nipote Novello.
Ramberto è censurato dal papa, Giovanni XXII, a cui la pace interna romagnola preme per ragioni strategiche di difesa nei confronti delle minacce ghibelline provenienti da Milano. Forte di queste preoccupazioni, il pontefice fa sottomettere dal proprio nipote (Bertrando del Poggetto, rettore di Romagna), le città di Imola, Faenza e Rimini, approfittando delle lotte intestine che le agitano, e mirando a creare uno Stato vassallo nell’Italia settentrionale. Ma i romagnoli non sono tanto d’accordo con Giovanni XXII: i loro contrasti con la Chiesa sono di natura politica, osserva l’autrice, e mirano all’autonomia. Il papa reagisce duramente, potenziando l’Inquisizione e spostando il conflitto sul piano spirituale, con l’accusa di eresia rivolta ai suoi avversari.
Le cronache registrano il 28 gennaio 1330 un altro delitto. Tocca a Ramberto, figlio di Gianciotto, chiudere i suoi giorni a 23 anni, colpito da Malatestino Novello, figlio di Ferrantino, appena tornato da una battuta di caccia. Gli si era inginocchiato davanti per chiedergli perdono dei tradimenti passati. La risposta fu un solo colpo di spada.
Bandito dalla Chiesa, Malatestino si chiude nel castello di San Giovanni in Galilea. Ferrantino si sottomette al Legato che gli ordina di consegnare Rimini ed i castelli del contado, poi va a rifugiarsi in Friuli dal genero. Suo figlio Malatestino Novello si arrocca a Mondaino, assediato dall’Antico e da Galeotto, alleatisi con il Legato.
Il Legato concede una tregua a Ferrantino per fermare l’Antico che "stava rapidamente avanzando verso il dominio assoluto a scapito degli altri componenti della famiglia". Intanto interviene in Italia Giovanni di Boemia, figlio di Enrico VII di Lussemburgo, finendo per dominare gran parte della Valle Padana. Anche Galeotto e Malatestino Novello sono catturati dalle sue truppe. Galeotto è liberato per primo e si allea con altri signori romagnoli contro il Legato. Poi Galeotto, Malatestino Novello (liberato in sèguito), e Ferrantino marciano su Rimini, ove dalle Celle entrano vittoriosi il 22 settembre 1333. Ferrantino torna a dominare sulla nostra città, Malatesta l’Antico a Pesaro. Da questo momento il controllo di gran parte della Romagna sfugge ai rappresentanti papali.
Il 3 giugno 1334 Malatesta l’Antico invita, con lo scopo di arrestarli, i cugini Ferrantino e Guido (figli di Malatestino dell’Occhio), e Malatestino Novello (l’uccisore di Ramberto e figlio dello stesso Ferrantino). Il giorno dopo, Malatesta l’Antico e suo fratello Galeotto sono acclamati Signori di Rimini. Malatestino Novello e Guido sono uccisi poi a Fossombrone. Ferrantino si rifugia ad Urbino, da dove riparte la sua avventura politica, diventando signore di Mondaino, Saludecio, San Giovanni in Galilea, Roncofreddo e Monlione.
L’anno dopo, nel 1335, la Signoria dei Malatesti di Rimini riceve l’investitura papale del Vicariato. Il Guastafamiglia ha vinto.

Antonio Montanari

La leggenda del beato Galeotto.
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