il Rimino n. 9. 16 gennaio 2000
Parlano (anche male) di noi.
Giustiniano Villa secondo Enzo Pirroni.

Archivio 2013

Nel volume "Alla scoperta dell'Anfiteatro romano" (Il Ponte Vecchio, 1999), edito a cura dei Musei Comunali di Rimini, è inserita a pag. 48 una citazione del nostro articolo sulla "impostura" del 1763, articolo che si può leggere qui pag. 39 del libro è riassunto il nostro discorso in poche righe sotto il titoletto "primi tentativi di scavo".

Nel libro "La biblioteca di uno studioso romagnolo", dedicato ad Augusto Campana, Enzo Pruccoli parla, a p. 77, del "puntuale studio di Antonio Montanari" dedicato alle varie edizioni delle "Notti Clementine" di Aurelio Bertòla.

Maria Cristina Muccioli ha appena pubblicato "Trama e ordito". Ha voluto ringraziarci con questa citazione: "Antonio Montanari, 'Alga Tamarensis' talvolta leggermente tossica". L'accenno (criptico) è ad un nostro Tama (*) in cui si diceva che, in tempo di elezioni, non si fanno oroscopi sul giornale per solamente uno dei due candidati sindaci. La Muccioli sul Carlino aveva compilato quello per Ravaioli, vincitore ma non crediamo per influsso degli astri. A voce allora ci eravamo già spiegati dicendo che nel giornalismo serio non bisogna mai schierarsi nelle fila dei 'lodatori' (soprattutto se antemarcia). Il che ovviamente ha sull'opinione altrui avuto un effetto tossico di cui nel cordiale ringraziamento. Che ricambiamo di cuore.

Nel volume che Marco della Sciucca ha dedicato ad Antonio Di Jorio, sono citati nostri antichissimi scritti (di 40 anni fa!) sullo stesso maestro Di Jorio.

Lo stesso dicasi per l'autobiografia di Armido della Bartola. Dove una foto ci ritrae cento chili fa, con il profilo aquilino del naso, e la didascalia oltretutto ci attribuisce un diverso nome di battesimo… (Mario anziché Antonio).

E per finire, una nota su Giustiniano Villa, le ambizioni di un "cantastorie", secondo Enzo Pirroni
Aspettate di dire: Giustiniano Villa, la solita minestra. A cambiare le carte in tavola ci ha pensato proprio di recente un fine scrittore riminese, Enzo Pirroni (su Chiamami Città, 14.12.1999), con una 'bella' provocazione letteraria per sostenere che il poeta-ciabattino di San Clemente ebbe sempre una segreta ambizione: poter abbandonare il 'trebbo', scendere a valle. Tra i cantastorie, conclude il Nostro, ci sono "autentici e poliedrici artisti" che di talento ne avevano di più del Villa Giustiniano ma il ciarlatanismo dei critici avrebbe (il condizionale è soltanto nostro) sovvertito i valori letterari.
Antonio Montanari

(*) Il nostro Tama [n. 722, "il Ponte" n. 27, 18.07.1999] recitava integralmente in questo modo.
Nostadamus e le sue dame
La profezia di Nostradamus, che programmava al 9 luglio la fine del mondo, ha fatto cilecca, tra il sollievo di Massimo D'Amela («Possibile che càpitino tutte a me, come Ocalan, il Kosovo e la Bonino?»), ed una precisazioni degli studiosi esoterici: «Il mondo è già finito, siete voi che non ve ne siete ancora accorti». Che qualcosa non vada per il verso giusto lo sappiamo tutti, tranne forse le competenti autorità, vedi ad esempio il caso dei bambini infettati all'Umberto I di Roma, che i burocrati continuano a chiamare il più grande ospedale della capitale, rilanciandosi accuse e responsabilità.
Il ministro Bindi è stato più chiaro di Nostradamus: quel policlinico dipende non da me ma dal collega dell'Università. Le povere vittime da grandi ascolteranno l'odiosa favola, «C'era una volta una fogna a cielo aperto e la chiamavamo sala-parto…». Come don Ferrante, ce la prenderemo con le stelle?
Ormai agli astri fanno ricorso tutti, anche un foglio locale che, proprio nel giorno del ballottaggio per il sindaco di Rimini, non avendo null'altro a cui pensare, ha pubblicato l'oroscopo dei candidati, per la serie «fai parlare il Nostradamus che è in te», un po' come «la tigre nel motore» della benzina d'un tempo. Ma per capire le cose, più che le stelle servono i giornali e le cose «terra terra» che raccontano. Eccone una piccola antologia.
«L'associazione umanitaria americana Project Hope ha inviato in Kosovo migliaia di tonnellate di creme dimagranti», oltre a profumi e deodoranti (Piera Ljubibratic, «La Stampa»). Ancora: «Quasi il 50 per cento dei medicinali donati dalle grandi società farmaceutiche americane, e talvolta europee, ai profughi sono inutilizzabili»: arrivano non antibiotici ma preparati contro il fumo, oppure confezioni scadute o prossime a scadere. Nel '95 in Bosnia «ben 30 mila tonnellate di medicinali regalati da società Usa si rilevarono inutili» e dovettero essere distrutte al costo di 5 miliardi e mezzo di lire. Inviando questi medicinali, le industrie scaricano dal fisco, liberano i magazzini, risparmiano sulla loro distruzione e si fanno pubblicità gratuita (Ennio Caretto, «Corriere della Sera»).
Padre Jean-Marie Benjamin ha dichiarato a «Famiglia Cristiana» che le armi all'uranio impoverito («più resistente della bomba atomica») usate in Jugoslavia, provocano danni all'uomo ed all'ambiente per generazioni, da 500 milioni a 4 miliardi di anni. Dunque, la fine del mondo ce la stiamo costruendo bene noi stessi.

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1918, 08.10.2013. Agg.:11.10.2013
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