Diario italiano
Il Rimino 200, anno XIV
Agosto 2012

Tama 1092, 26.08.2012
Giustizia, sala d'attesa

Due storie vere. Il 16 settembre 1970 un giornalista palermitano, Mauro De Mauro, è sequestrato sotto casa e mai più ritrovato. La sentenza che ha chiuso il processo sulla sua scomparsa, è depositata il 7 agosto 2012. De Mauro sarebbe stato ucciso per le indagini avviate su incarico del regista cinematografico Francesco Rosi circa la morte di Enrico Mattei, avvenuta la sera del 27 ottobre 1962. Mattei, presidente dell'Eni, era a bordo di un aereo pilotato dal riminese Irnerio Bertuzzi, e precipitato a Bascapé in provincia di Pavia: per colpa del maltempo o di un errore umano, si disse allora.
La sentenza precisa: il cronista palermitano fu tolto dalla circolazione perché non facesse conoscere a nessuno "quanto aveva scoperto sulla natura dolosa dell'incidente di Bascapé, violando un segreto fino ad allora impenetrabile e così mettendo a repentaglio l'impunità degli influenti personaggi che avevano ordito il complotto ai danni di Enrico Mattei". A tradire De Mauro è stato Graziano Verzotto, ex senatore della Dc, deceduto a 87 anni il 12 giugno 2010. Verzotto, ex dirigente dell'Eni, era stato pure coinvolto nel delitto Mattei.
Seconda storia. 10 agosto 1867, uccisione di Ruggero Pascoli, il padre del poeta Giovanni. La sera del 10 agosto 2012, il processo d'appello a quello svoltosi nello stesso giorno del 2001, si è tenuto a San Mauro, con una sentenza popolare che rovescia il precedente verdetto, e rimanda ad una terza sessione (2017). Nel 2001 il repubblicano Pietro Cacciaguerra e gli ex garibaldini Michele Della Rocca e Luigi Pagliarani furono assolti per insufficienza di prove. Ora sono stati condannati, ma ipotizzando colpe anche per il principe Alessandro Torlonia presso cui Ruggero Pascoli lavorava da 13 anni, senza il contratto da fattore a cui aspirava. Cacciaguerra era stato denunciato da Pascoli a Torlonia come un imbroglione da cacciare dalla tenuta. Egli ha agito da solo per vendetta, od è stato uno strumento del principe?
L'accusa (Ferdinando Imposimato) ha analizzato i nuovi materiali storici raccolti da Rosita Boschetti. La difesa di Nino Marazzita ha divagato sul tema della Giustizia in Italia, in crisi per colpa dei politici, derisi tra gli applausi del pubblico. Il quale però ha votato per l'accusa. Di cui ricordiamo il passo che dovrebbe essere fatto proprio da tutte le persone serie: "Senza Giustizia lo Stato si sgretola". Ma è Giustizia quella che arriva dopo 42 anni, come nel caso De Mauro? [Anno XXXI, n. 1092]

Al "Delitto Ruggero Pascoli" ["il Ponte", Rimini, n. 25, 01.07.2012].

Fuori Tama 1092
Giustizia, sala d'attesa. O che non arriva mai

Nel Tama 1092 abbiamo ricordato due processi, uno vero ed uno finto. Qui parliamo di fatti veri accaduti a Rimini in tempo di guerra.

In un recente articolo apparso sul Ponte, citavo vicende locali del 1944. Ci sono tre uccisioni compiute dai soldati di Salò in quell'anno, e rimaste dimenticate per ammissione degli stessi repubblichini. C'è poi la successiva scomparsa dalla nostra Biblioteca Civica Gambalunga dei primi due numeri del "Garibaldino", organo dei partigiani, dove forse si trovavano cronache imbarazzanti per personaggi noti passati sull'altra sponda, da neri a rossi, come si diceva allora.

Oggi chi occupa posti di responsabilità in sede politico-storica, se la prende con chi, come il sottoscritto, ha presentato fatti veri. Ne ho già parlato, in una pagina presente sul web dal 21 dicembre 2011.
Certo, alcuni libri come i miei " Giorni dell'ira" possono dar fastidio, ed allora non si conservano di essi tutte le copie consegnate, in certe biblioteche. Speriamo che quella sopravvissuta non venga bruciata...

I nostri politici ed intellettuali (spesso le due realtà si sovrappongono per troppa stima di se stessi) possono far sparire i libri che di alcuni argomenti parlano "apertis verbis". Ma non possono cancellare le memorie collettive che si tramandano nelle singole persone.
A questo patrimonio "parlato" appartiene anche la notizia secondo cui, il 20 marzo 1944, nella stazione ferroviaria di Rimini ci fu un attentato politico contro un avversario del fascismo, e che ci scappò il morto che però non fu l'obiettivo della sparatoria. Ne ho riferito in quella pagina del 21 dicembre 2011.

Oggi qui ho aggiunto soltanto due particolari inediti, la precisazione che l'attentato avvenne alla stazione ferroviaria il giorno 20 di quel mese di marzo 1944 di cui avevo genericamente parlato in quella pagina.

E sempre in tema di Giustizia, resta per quel tempo una certezza: che i responsabili dell'uccisione dei Tre Martiri alla fine andarono assolti... Con tanta soddisfazione del "Carlino" degli anni post-bellici che dimenticò quanto si sapeva bene.

Nell'agosto 1944, Tacchi era fuggito al Nord, ci disse un partigiano: «Non si è mai ricordata l'attività criminale che Tacchi svolse a Modena con la brigata nera 'mobile' Pappalardo» che aveva sede a Concordia ed era comandata dal medico bolognese Franz Pagliani, uno degli autori della strage di Ferrara, squadrista fanatico inviso agli stessi tedeschi.
L'ambiente della brigata nera modenese Pappalardo, nel quale la testimonianza inedita da noi presentata inserisce la figura di Paolo Tacchi, è uno dei più terribili dell'Italia di Salò. Mai (come ci ha dichiarato quel partigiano), si è parlato di questa fase emiliana delle avventure politiche di Tacchi, dopo la sua fuga da Rimini.

Rimini ieri. Cronache dalla città [1936-1946]. Indice
Giorni dell'ira, articoli sul "Ponte".
Giorni dell'ira, libro.

Antonio Montanari
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Tama 1091, 05.08.2012
Ancora favole

Nel febbraio 2000 ("Tama 748, Favole") a proposito del nuovo ponte pedonale sul fiume Marecchia (dal costo di un miliardo e 360 milioni di lire), ricordavamo che 30 anni prima il Piano regolatore aveva previsto la costruzione di un ponte normale per collegare la nuova sottocirconvallazione di via Caduti di Marzabotto con la zona Nord di Rimini posta al di qua dello stesso Marecchia.
A metà degli anni Sessanta per quel Piano la città prese una di quelle cotte che lasciano un segno duraturo: l'anello di fidanzamento costò 650 milioni. Tutto il centro storico doveva essere smontato e rifatto, un'eccezionale monorotaia sopraelevata avrebbe risolto i problemi del traffico. La storia finì in un romantico abbandono. La tenera fanciulla aprì gli occhi, scoprì che il borsellino era vuoto per aver pagato i meravigliosi progetti, e troncò la relazione. Per sempre.
Oriana Maroni su quegli anni ha scritto: assieme al benessere "emersero anche i limiti e le contraddizioni legati al degrado ambientale, al disordine urbanistico, alla stagionalità occupazionale di quello che gli amministratori dell'ultimo secolo avevano scelto fosse il settore trainante dell'economia riminese".
Sul finire del 1986 si pensò di togliere le auto dal Ponte di Tiberio, su cui purtroppo ancora oggidì passano indisturbati pedoni e ciclisti che infastidiscono (e molto) sia i rombanti motori a due ruote sia le debordanti autovetture a quattro ruote simili a minibus.
Nel 2000, a proposito del ponte pedonale sul Marecchia, più piccolo di quello per la sottocirconvallazione, ci permettemmo di osservare: a Rimini piace, per via del suo stesso nome, il "mini", all'insegna del motto economico preferito nella nostra zona da mezzo secolo: "piccolo è bello" (la pensioncina, la piadina, il vicolino...). Cronache più recenti, parliamo dello scorso giugno, ci confermano nella nostra opinione, e scusate se ci diamo ragione da soli. A proposito del caffé letterario intitolato al "Giardino degli aromi" di Palazzo Lettimi, ci è stato spiegato dall'Assessore competente che esso è un angolo che sembra un atelier parigino.
Ci scusiamo per l'ardire, in virtù del solo fatto di esserci nati in Palazzo Lettimi, ma ci sembra una di quelle opinioni che il Manzoni avrebbe definito piuttosto strane che mal fondate, e che sinceramente a noi appaiono prive di qualsiasi riferimento reale. Le macerie dell'edificio restano macerie, nonostante le intenzioni di un cólto amministratore pubblico. [Anno XXXI, n. 1091]

Al "Fuori Tama 1091".

Antonio Montanari
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Fuori Tama 1091
Ancora favole. Mezzo secolo di polemiche


Nel Tama 1091 abbiamo ricordato varie fonti, nostre ed altrui. Cominciamo da queste ultime.

La citazione di Oriana Maroni, proviene dalla mia storia di Rimini (1859-2004), leggibile integralmente su Scribd.

Altri passi sono ripresi da precenti articoli miei:
Ritratto di una città in «rosso-pci». Il nostro turismo raccontato dall’ex sindaco Zaffagnini
Rimini, «trionfo del cattivo gusto» L’urbanistica cittadina secondo Grazia Gobbi Sica
De Carlo e la Rimini "nuova" degli anni Sessanta. Ideò un piano regolatore abbandonato dal Comune
IL PONTE, storia 1987-1996 del settimanale riminese, 1987.2. La città-capoluogo.

Ecco infine il Tama 748, Favole, citato nel Tama 1091.
Ci sono le leggende metropolitane che non corrispondono a verità. Ci sono poi le favole cittadine che nascono da fatti realmente accaduti ma finiti nel dimenticatoio, e che permettono di ricostruite storie importanti che non dovrebbero perdersi con il passare del tempo, talmente sono istruttive. Fra le favole cittadine, noi iscriviamo d’autorità il nuovo ponte pedonale sul fiume Marecchia, appena collocato (ma da terminare), per i motivi seguenti.
Trent'anni fa il piano regolatore aveva previsto la costruzione di un ponte 'normale' che collegasse la nuova sottocirconvallazione (via Caduti di Marzabotto) con la zona Nord di Rimini, posta al di qua dello stesso Marecchia. Come tutti sanno, il ponte 'normale' non poté essere costruito, per cui non si riuscì ad alleggerire la vecchia e la nuova circonvallazione, e Rimini rimase con l'eterno problema del traffico, anche perché non si è ancora giunti a risolvere quella che in anni lontani si definì la questione dell'allargamento dell'autostrada o del suo spostamento.
In sostituzione del ponte 'normale', noi cittadini ne abbiamo ricevuto in dono uno più piccolo (ma non per questo non costoso: un miliardo e 360 milioni), a conferma che a Rimini piace, per via del suo stesso nome, il "mini", all'insegna del motto economico preferito nella nostra zona da mezzo secolo: "piccolo è bello" (la pensioncina, la piadina, il vicolino, ecc.). In effetti, il ponte pedonale sul Marecchia è sì bello ma non piccolo, per cui domina maestoso il panorama fluviale.
Chi se lo immagina affollato di pescatori affacciati al suo impalcato, o di visitatori che su di esso sostino ad ammirare lo scorrere delle acque, deve aggiungere alla favoletta una piccola appendice: ci è stato detto che il sottostante cavo dell'Enel da 132 mila volt emanerà un campo magnetico tale per cui, sul ponte, non ci si potrà fermare ma si dovrà transitare in fretta, soprattutto per i portatori di pace-maker. Noi vorremmo dagli esperti conferma o smentita a queste voci, per rassicurare "la cittadinanza" ed evitare eventuali guai ai soggetti a rischio.
Intanto, visto che, sebbene con trent'anni di ritardo, e con le differenze di cui s'è detto, un ponte alle Celle si è fatto, perché non prendere esempio da questa favola anche per il teatro Galli, e cominciare a progettare qualcosa di più "piccolo" (e bello), per avere almeno fra trent'anni un teatro dei burattini? [748]

Antonio Montanari
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Diario italiano, indice.


Anno XIV, n. 200, Agosto 2012
1705. Date created: 29.07.2012. - Agg. 18.08.2012, 17:56./
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