Diario italiano
Il Rimino 169, anno XII
Gennaio 2010

20.01.2010
Alla finestra


Tra i plotoni di esecuzione temuti dal premier, ed il fuoco amico contro Vendola e Marino. Bell'Italia

Come riassumere l'immagine dell'Italia di questi giorni? Un Paese che sta alla finestra. Che guarda pensando che tutto quanto succede non ci riguarda. Perché noi siamo i migliori. I più bravi. I più intelligenti. E soprattutto i più furbi.

Nel mondo succedono fatti che sono sconvolgenti nel quadro politico come e più del terremoto. La Merkel ha cambiato politica, chi se ne è accorto? Obama ieri ha ricevuto una botta in testa. Chi vedrà i collegamenti fra la sua immagine declassata e le ipotesi politiche che ci giriamo per le mani?

Si potrebbe dire, è l'eutanasia di un Paese, se non fosse invece una situazione drammatica. Pensiamo ai lavoratori che perdono il posto. Hanno protestato anche quelli interessati al problema di area Mediaset. Le signore hanno indossato una maglietta con la scritta "Vendute". Non è retorica. Anche l'Italia sembra esser stata venduta. Al peggio offerente. Ci sarà pure un motivo?

E' retorica quella di chi si crede il migliore di tutti. Ad Haiti c'è caos? Ci va Bertolaso. A coordinare. Bene. In Abruzzo, per la consegna di tre case ai terremotati la presidenza del Consiglio ha speso 300 mila euro (300 mila euro) per la cerimonia (lo scrive Primo Di Nicola sull'ultimo "Espresso"). Vogliamo esportare pure là il modello del cerimoniale romano coordinato a questi prezzi?

Al premier i consiglieri-avvocati spiegano che i tribunali sono plotoni di esecuzione (Ansa, 16:51 di oggi).
Ma ci sono anche i cecchini che sparano, sulla nostra scena politica. Oggi si parla di fuoco amico contro Ignazio Marino. Amara battuta di "blitz": la "società vile" nega al chirurgo la sala operatoria del Sant'Orsola a Bologna, la sua colpa è di essersi candidato alle primarie.

Una storia che richiama la sanità pugliese ed il caso di Nichi Vendola. Lo "fanno" indagato. Lui spiega, voleva un famoso chirurgo a Bari. Lo accuserebbero di avere truccato i concorsi.
Il procuratore di Bari parla di "possibili strumentalizzazioni delle indagini per finalità diverse da quelle processuali". Per colpire Vendola. In vista delle regionali.
Lo stesso Vendola ieri ha parlato anche di "fuoco amico" contro di lui.
Da "l'Occidentale", a firma Ettore Mario Peluso: "Fatto sta che le carte di questa indagine segretissima escono (come già accaduto varie volte) dagli uffici della Procura di Bari e giungono sulle scrivanie dei direttori delle testate giornalistiche principali".

Gli altri, amici e nemici, stanno sadicamente alla finestra, in attesa degli eventi. E di un messaggio quirinalizio che cerchi di mettere tutti d'accordo. Magari dieci anni dopo la sepoltura. Mah, quant'è triste questa Italia che sta alla finestra godendo del male altrui, per farne dell'altro. E chi ha colpe può permettersi di adattarsi la legge ai casi propri. Ognuno si fa i casi propri, come insegnavano le antiche terapie del non vedere e non parlare.
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19.01.2010
Ah, la Storia


Caso Craxi, imputata non è la Magistratura ma la classe politica

L'ecumenica visione quirinalizia ha prodotto il perdono istituzionale verso Bettino Craxi, in nome della Storia, mentre brucia ancora la cronaca. Napolitano ha detto che "il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona".

Più che una "assoluzione" per Craxi, è una chiamata di correità verso "ignoti". Il Quirinale non chiude il discorso, lo riapre. Suo malgrado.

E lo riapre appunto e con durezza sul piano dell'operato non della Magistratura ma del Parlamento. Napolitano ha richiamato la condanna dell'Italia (2002) da parte della Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo in relazione a Craxi, non per violazione della legge, ma proprio per l'applicazione di una legge vigente.

Per dire queste cose un presidente della Repubblica dovrebbe rivolgersi al Parlamento non ai parenti del caro estinto.
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18.01.2010
Storie per sempre


Ricordiamo il dolore, dietro cerimonie e polemiche

Ebrei. Siano per sempre una spina del cuore e nella memoria, per tutti. Ci sono le giuste cerimonie, le necessarie polemiche. Ma non dimenticare altri piccoli particolari è necessario per capire non quello che è successo, ma il mistero dell'uomo.

Per miserabili premi, italiani come noi hanno tradito e consegnato l'ebreo perseguitato al destino del sacrificio. Per niente italiani come noi hanno agito a favore degli ebrei, li hanno salvati.

Questo mistero dell'uomo non è un'astrazione, è un fatto che tocchi con mano, oggi come ieri o l'altro ieri.

Ho già raccontato che un navigato intellettuale che guidava un'istituzione culturale cattolica, mi chiese una storia della presenza ebraica nella nostra città, per farne alcune conferenze. Che non potei tenere, qualcuno gliele "sconsigliò". Quella storia poi apparve sul settimanale cattolico della mia diocesi, ben accettata dal direttore che avevo informato della faccenda.

Lo ripeto non per parlare di un fatto mio, ma per constatare come ancora oggi in certi ambienti cattolici tradizionalisti si sia spaventati nel trattare di questi od altri argomenti.

Ho raccontato gesti di soccorso per gli ebrei durante la guerra. Ne ripropongo uno, pubblicato tre anni fa. Per non dimenticare. Sono storie per sempre

I trentanove ebrei che Ezio Giorgetti ospitò nel suo albergo a Bellaria dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, riuscirono a salvarsi grazie a carte d'identità fornite loro da Virgilio Sacchini (1899-1994).
La vicenda ci è rivelata per la prima volta dalla dottoressa Patrizia Sacchini D'Augusta, nipote di Virgilio. Suo nonno in quei giorni era Commissario Prefettizio del Comune di Savignano sul Rubicone: «Era fascista, ma era anche un uomo buono ed estremamente generoso (con la sua Industria di Legnami e Imballaggi, prima che gli eventi bellici la distruggessero, aveva dato lavoro  a tanti Savignanesi ed era un padrone che rispettava profondamente gli operai) ed è per questo che né lui né gli altri membri della sua famiglia furono oggetto di ritorsioni da parte dei partigiani del luogo».
Virgilio Sacchini mise al corrente del suo intervento a favore degli ebrei 'bellariesi' soltanto il proprio figlio Marino.
Ascoltiamo ancora la dottoressa Patrizia Sacchini: «La storia mi è stata raccontata diversi anni fa da mio padre, Marino Sacchini, prendendo spunto da un articolo comparso sul Corriere di Rimini (29/09/1994). Alla fine della guerra mio nonno, Virgilio Sacchini, nato a Savignano sul Rubicone il 26 dicembre 1899, Cavaliere della Corona D’Italia, confidò a mio padre di avere aiutato quel gruppo di ebrei, nel 1943, a fuggire e a raggiungere il Meridione. Si diceva felice che tutto avesse avuto termine, poiché aveva messo a repentaglio, con il suo gesto, la sicurezza della sua famiglia».
Prosegue la dottoressa Sacchini: «Ezio Giorgetti (che, attraverso un amico comune, il Sig.Bertozzi, conosceva mio nonno) ottenne da mio nonno le famose carte d’identità in bianco che nel recente articolo pubblicato dal Corriere di Rimini in data 22/01/2007 risulterebbero essere state fornite dal Segretario Comunale di San Mauro Pascoli, Sig. Alfredo Giovanetti. Le carte d’identità appartenevano al Comune di Savignano sul Rubicone e mio nonno, pur correndo un serio pericolo, per il ruolo che ricopriva, non esitò a metterle a disposizione del gruppo di ebrei. Non so se questo fatto fosse noto al Maresciallo Carugno, al Sig.Giovannetti e a Don Emilio Pasolini, immagino che mio nonno avesse chiesto e ottenuto la garanzia del riserbo assoluto attorno al suo gesto. Mi fa immenso piacere offrire questo piccolo contributo alla vostra ricerca. Ricordo mio nonno sempre con tanto affetto e, da convinta antifascista, lo ringrazio di aver contribuito alla salvezza di quel piccolo gruppo di ebrei».
A parlare di carte d'identità fornite ad Ezio Giogetti da Alfredo Giovanetti fu la moglie dello stesso Giorgetti, Lidia Maioli nel volume curato da Bruno Ghigi nel 1980, «La guerra a Rimini», pag. 321.


Su Ezio Giorgetti, ecco una pagina che ho pubblicato nel 1989.


La storia che segue ha per protagonisti 39 ebrei, arrivati a Bellaria nell'albergo di Ezio Giorgetti dopo l'armistizio. Sono donne, uomini e bambini, originari della Germania, dell'Austria, dell'Jugoslavia e della Polonia, fuggiti l'11 settembre da un campo d'internamento veneto. Li ha mandati da Giorgetti una sua vecchia cliente, una contessa che da Asolo, dove abitava, aveva organizzato il viaggio di quel gruppo in camion fino alla Romagna.
«Arrivarono con una lettera di presentazione che li qualificava come 'profughi stranieri'. Li accolsi», testimoniò Giorgetti in un'intervista: «Solo dopo qualche giorno, visti vani tutti i loro tentativi di noleggiare una barca da pesca e di allontanarsi via mare, ci dichiararono di essere ebrei e di rimettersi nelle mie mani».
Chiedono un'ospitalità che per i padroni di casa significa rischio della vita. Solo una decina hanno i soldi per pagarsi la retta-sfollati. Giorgetti e la moglie, Lidia Maioli, li accolgono, li aiutano, ricorrendo per consiglio ed appoggio anche al maresciallo dei Carabinieri di Bellaria, Osman Carugno; al segretario comunale di San Mauro, Alfredo Giovannetti; al vescovo di Rimini, monsignor Vincenzo Scozzoli e don Emilio Pasolini.
Uno degli scampati, Leopold Studeny, definì Carugno «il nostro protettore in tutti i momenti». Giovanetti fornisce carte d'identità in bianco che sono intestate a nomi falsi. Come falsi sono i timbri apposti sui documenti: riproducono lo stemma del Comune di Barletta, che era stato occupato dagli alleati. Quei timbri li ha lavorati un incisore di Rimini, Pietro Angelini. Don Pasolini procura materassi, coperte, biancheria e pane biscottato preparato dalle suore Maestre Pie.
Dopo due mesi, all'albergo di Giorgetti arrivano i nazisti. Gli ebrei sono trasferiti di notte ad Igea Marina, alla pensione Esperia. Pure lì giungono i tedeschi. Altro spostamento alla tenuta Torlonia di Cagnona di Bellaria. E di qui, nel dicembre 1943, per un'altra requisizione nazista, i profughi scappano alla pensione Italia di Gino Petrucci, dove sono presentati come «italiani all'estero» sfollati all'ultimo momento.
Gli alleati s'avvicinano, ma i sospetti di fascisti e nazisti aumentano. Gli ebrei, su consiglio di Carugno, decidono di inoltrarsi verso l'interno, a Madonna di Pugliano (Pesaro).
Nel settembre 1944, ad un anno dall'inizio della loro odissea, sono liberati dagli alleati, e trasferiti a Roma, dove rimangono sino al 2 giugno 1945, quando sono portati all'Ufficio trasporti di Riccione.
Carugno e Giorgetti saranno definiti in Israele «Giusti fra le genti».
«Polizia e carabinieri, nella nostra zona (da Viserba a Torre Pedrera) non si sono mai affannati per collaborare con gli occupanti», dice Guido Nozzoli, ricostruendo i momenti della clandestinità: «Per esempio, la squadra politica del Commissariato, come potemmo accertare dopo la Liberazione, aveva localizzato» un recapito dei Gap nei pressi di Torre Pedrera, «ma non venne mai a bussare a quella porta e non trasmise l'informazione né alla gendarmeria tedesca né alla sede del fascio. Neppure i Carabinieri, a cui era affidato il compito di reperire disertori e renitenti alla leva... se la son presa troppo calda». [Da «Rimini ieri. Dalla caduta del fascismo alla Repubblica, 1943-1946» di Antonio Montanari, ed. Il Ponte, Rimini 1989, pp. 94-95.]
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17.01.2010
Web, unica trappola?


Il ridicolo delle università non è mai esaminato, altro che internet

La discussione sull'uso del web procede bene. Oggi Miguel Gotor dell'Università di Torino, ha scritto un bel saggio sul "Sole", "Il filo della Storia smarrito nella Rete". Pone un problema specialistico non secondario: "...chi e come filtra gli archivi che vanno on line?".

Domanda: come si controllano i saggi che docenti universitari dalla molta prosopopea e dalla poca accortezza pubblicano per mantenere la cattedra? Lo dicevo con un insegnante ormai fuori ruolo per età, e con un prestigioso passato. Non ha contestato la mia opinione. Negli Usa la produzione scientifica dei docenti è esaminata di continuo. Da noi non si fa nulla.

Da noi anzi si fa di peggio. Si creano cattedre non per giovani, ma per pensionati che mai hanno insegnato in precedenza neppure in una scuola media. E' un sistema ridicolo, che umilia la cultura italiana. La cui sorte è affidata agli amministratori privati che finanziano gli atenei di periferia, ricavandone in cambio non effimero prestigio, ma ben precisi favori.
Fermiamoci alla constatazione, senza scendere in dettagli che non tutti possono decifrare non conoscendo i contesti in cui essi fioriscono. Di cose da dire e chiarire ce ne sono parecchie, eccome.

Web e giornali. Anna Masera nella sua odierna rubrica a p. 26 della "Stampa", scrive nel titolo: "Ma la carta resta indispensabile", riprendendo una ricerca americana.
Da cui emerge che si può aggregare soltanto ciò che si stampa. Giusto. Due riflessioni personali (se la definizione non è troppo ambiziosa). C'è forse più gente che legge a scrocco i giornali al bar, di quanta sfrutti le edizioni on line. Però si vogliono tassare gli strumenti elettronici, e non le consumazioni al caffè.

Giornali stampati. Se un foglio scrive una cosa inesatta, e voi glielo fate osservare con tanto di nome e cognome, vi censurano. Il web avrà commentatori ispidi ed anonimi, ma qualcosa fa.
La "Stampa" non mi pubblicò una lettera sopra un articolo relativo ad un passo di Leopardi, frainteso da Sebastiano Vassalli (2008).

Vorrei scriverne un'altra oggi sopra l'articolo della "Stampa" firmato da Maurizio Maggiani, dove parla della mia terra, la Romagna, delle sue "piade e piadine" (piada è la parola giusta, piadina l'orribile nome industriale che ha corrotto la parola giusta nell'uso comune), la Romagna che ogni anno ricorda la "trafila garibaldina". Dalla quale Maggiani parte per chiedersi chi abbia la colpa di aver rubato agli italiani l'epopea del Risorgimento.

Maggiani pone tra i sospettati anche Manzoni, uno che allora (durante il Risorgimento), "dava alle stampe una storia secentesca sul ruolo della Provvidenza Divina come dispensatrice di Giustizia".
Quella storia, se Maggiani mi perdona l'impertinenza che limito al blog (rinuncio alla lettera che sarebbe cestinata), non è come lui la sintetizza qui. E Manzoni è un gran bell'intellettuale vissuto fra Lumi e conversione. Non lo si può liquidare miserevolmente, come lui ha fatto, inebriato dal ricordo della "piada e piadina" della mia Romagna.

Da vecchio manzoniano sono rimasto più amareggiato che stupito. Pazienza, è un'opinione fortunatamente non espressa sul web, altrimenti Gianni Riotta avrebbe fatto faville.
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17.01.2010
Bersani sott'odio


Cicchitto: dopo Bettino e Berlusconi, toccherà al segretario del Pd

Borrelli e Di Pietro fanno parte di un network dell'odio che ha colpito Bettino Craxi e Berlusconi, e che avrà la prossima vittima in Bersani.
La previsione è di Fabrizio Cicchitto, tesserato P2 numero 2232, intervistato oggi da Aldo Cazzullo sul "Corrierone".
Circa il segretario del Pd, Cicchitto sospetta Franceschini: "Bersani ha commesso l'errore di affidare il gruppo alla Camera a Franceschini, uno dei suoi rivali interni più accesi e più sensibili alla sirena dipietrista".

Cicchitto lo fa capire chiaramente, meglio di Franceschini era Togliatti che è diventato anche un maestro di Berlusconi, tessera P2 numero 625.
Alla domanda di Cazzullo sui gesti distensivi avuti negli ultimi giorni da Berlusconi, Cicchitto infatti ha risposto: "Conosciamo l'analisi differenziata di Togliatti, sappiamo distinguere tra nemici acerrimi e normali avversari".

Oggi Cicchitto spiega che Craxi è "un gigante, un pezzo della storia del Paese". Domani si ripassi la biografia di Togliatti, ricordandosi di quegli italiani antifascisti rifugiatisi a Mosca, ed uccisi come spie del fascismo. Per loro Togliatti non mosse un dito. In qualche libro c'è scritto, Cicchitto lo cerchi in biblioteca. Tanto per non fare pure lui la figura dell'intellettuale sovietico che riscrive la storia per piacere a chi comanda. Buona lettura.

Intanto rileggiamoci, noi, quanto il dottor Silvio Berlusconi scrisse a Bettino Craxi, dopo il famoso decreto sulle televisioni a suo favore, del 20 ottobre 1984: "Caro Bettino grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli-tv prima della ripresa per non esporti oltre misura. Troveremo insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie, dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Silvio".
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16.01.2010
Guardare avanti


Ospite della Coop Fini teorizza. Berlusconi comanda

Fini girerà a lungo per l'Italia, vantando la necessità di guardare avanti, e non nello specchietto retrovisore della storia.
Ma il problema è che non ci sono soltanto gli specchietti retrovisori, ma pure quelli per le allodole. Questi ultimi sinora hanno funzionato a meraviglia, e Berlusconi li ha saputi usare con grande abilità.

La legge Bossi-Fini è ancora lì. Mentre Fini è andato più in là. Anche ieri si è vantato, ed a ragione, che grazie a lui la ministra Gelmini nelle scuole deve accettare, fuori del 30 % del tetto previsto, i bambini stranieri nati in Italia.

Sappiamo che nulla è eterno, e che ogni gioco è bello se dura poco. Quali tempi preveda Fini per defenestrare Berlusconi non sappiamo.
Il rischio fortissimo, è che prima di arrivare allo scopo resti schiacciato lui stesso dal peso che s'è messo sulle spalle, per compiere la missione salvifica della democrazia italiana.

La scena è seria, ma potrebbe finire nel modo più ridicolo, come spesso succede alla Storia, quando le vien voglia di far concludere comicamente certe vicende, se il protagonista recita confidando troppo nell'attesa del momento opportuno per agire, anziché aver il coraggio di scombussolare i giochi nella maniera più imprevista, in cui sta la saggezza da veri protagonisti. Insomma un bel veglione di carnevale mica è la solita serata passata al bar.
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16.01.2010
Buongoverno


Due esempi, Sassuolo e Rimini

A Sassuolo il sindaco ha fatto togliere "Repubblica" dalla biblioteca comunale, per risparmiare. In compenso, ha fatto abbonare la stessa biblioteca a due diversi quotidiani, che costano come due "Repubbliche" ma hanno maggior peso politico, infatti rappresentano la maggioranza di governo, e sono "il Giornale" e "Libero".

A Rimini un consigliere comunale pdl accusa i cinesi di sputare per terra nelle strade della città, e propone al sindaco di introdurre specifica ammenda. Dovrebbe esistere già una norma nata allo scopo durante il Ventennio. Ma non contro i cinesi.
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15.01.2010
Merkel, un esempio


Nonostante l'ottimo risultato elettorale deve andare ad una "svolta" per il suo partito

Forse Angela Merkel può costituire l'immagine del cambiamento necessario per una politica che in Italia si riteneva vincente. E che si considerava un modello valido anche per noi. Mollati i socialdemocratici ed alleata con i liberali, la signora sembrava poter avere una navigazione tranquilla per il suo governo, uscito da un forte risultato elettorale. Invece...

Non c'è stata soltanto la delusione messa in luce dai sondaggi, ma c'è anche una questione politica interna al suo partito. "Repubblica" di stamani parla di una "svolta" della cancelliera, al motto di "Conquistare sinistra e stranieri".

Forse Angela Merkel diverrà un modello da seguire obbligatoriamente anche per le nostre cose politiche, ferme al bivio delle leggi salva-premier e del duello dialettico Fini-Berlusconi.

Dialettico per ora, perché le prediche non durano in eterno, ma ad un certo punto si deve arrivare alla fase finale riassumibile con le parole: "Ite, missa est". Ed allora ogni pistolero non se ne va in pace, ma corre verso l'avversario per averne ragione.
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I post precedenti.
Diario italiano, indice.


Anno XII, n. 169, Gennaio 2010
Date created: 15.01.2010 - Last Update: 20.01.2010, 18:41/
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