il Rimino 2009


Il Rimino 168, anno XI
Dicembre 2009
Diario italiano

31.12.2009
Montefoschi, Susanna, il papa
Lo scrittore suggerisce al papa di incontrare la ragazza "arrestata"
Lo scrittore Giorgio Montefoschi ha osservato oggi sul "CorSera" che sarebbe "bellissimo" se il papa incontrasse Susanna Maiolo.
Ne sono felice, per aver spiegato qui che s'io fossi papa, chiamerei Susanna alla mia tavola. L'abbraccerei, e condividerei la sua tristezza per gli ultimi della Terra.
Auguri per un 2010 in cui la voce degli ultimi della Terra non sia ascoltata soltanto lungo le strade ma anche dentro i Palazzi. Apostolici o politici, non fa differenza. Sarebbe un bene per tutti.

30.12.2009
Amor che al cor gentil

Vittorio Emiliani accusato da Gasparri di scrivere cose false. Invece sono vere
Vittorio Emiliani ha scritto che l’ex sacerdote Pierino Gelmini è stato «rinviato a giudizio per abusi sessuali». Il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri accusa Emiliani di aver scritto il falso, precisando: "Emiliani è noto per la faziosità, la scarsa professionalità. È giustamente accompagnato da una diffusa e più che giustificata disistima".
Ribatte Emiliani, a ragione, che "risale addirittura al 2007 il rinvio a giudizio nei confronti di Pietro Gelmini detto Pierino, [...] ridotto allo stato laicale dopo le note accuse".
Le questioni di stampa, non sono fatti privati. Non si tratta di stimare Emiliani. Si tratta soprattutto di:
1. constatare lo stile violento usato da Gasparri per negare una notizia vera;
2. sottolineare come il comportamento di Gasparri non risponda appieno al dettato dell'amore predicato da Berlusconi.

30.12.2009
Bono Taliano

Siamo il Paese dell'amore, ma un handicappato senza braccia sul treno...
Per credere quanto amore sia imposto dallo Stato ai suoi cittadini secondo il verbo berlusconiano, leggete l'articolo di Shulim Vogelmann, scrittore ed editore israeliano, su "Repubblica" di oggi.
Riporto soltanto il titolo: "Privo di biglietto perché impossibilitato a farlo mostra i soldi al controllore. Ma viene costretto a scendere dalla polizia ferroviaria
Quel ragazzo senza braccia sul treno dell'indifferenza".
Per la serie d'anteguerra "Bono Taliano, bono Taliano".

29.12.2009
Se un prete uccide

Rovesciate la notizia: chissà che cosa avrebbero detto e scritto taluni sull'odio italico
Non parliamo del tragico fatto di "nera". C'è un sacerdote accusato di aver ucciso con venti coltellate l'amico, ferendone la moglie ed il figlio.
Interessa rovesciare la notizia, per immaginare come sarebbe stata sfruttava politicamente. "Parroco ucciso in famiglia. Ecco il frutto del partito dell'odio che ha colpito anche Berlusconi".
Fantasie? Non diremmo. Tutti i principali giornali nazionali di stamani smentiscono la notizia legata alla foto (falsa) di JFK in barca con una truppa di ragazze nude. Chi ci ha creduto? Soltanto "il Giornale" di casa Berlusconi, in funzione chiaramente pedagogica per intitolare: "Il giallo della foto scandalo. Ecco Kennedy, mito della sinistra. Altro che l'harem di Silvio".
Di quel povero parroco, di cui si dice che fosse in affari (privati) con la sua vittima, non si deve dire nulla. Ma ci si può interrogare: i suoi superiori sapevano di quegli affari (privati), se esistono davvero? Sono essi compatibili con il ruolo di parroco?
State tranquilli non se ne parlerà, perché l'approfondimento non reca acqua a chi vuol sostenere che l'Italia deve cambiare, sostituendo il partito dell'Amore a quello dell'odio... Ed in nome di quell'amore, grida "il Giornale" di oggi: "Fermiamo gli immigrati islamici". Terroristi, si dice: non immigrati.

27.12.2009
Susanna, la sua preghiera

Non voleva colpire il papa, ma soltanto parlagli di cose serie. Spedita in manicomio
Susanna Maiolo non è pazza. Se anche chi dice il vero è fuori di testa, allora è un altro paio di maniche.
La povera Susanna mette le mani avanti. Sa come vanno le cose di questo mondo, ed avvisa i teologi vaticani: "Non sono indemoniata".
Si confessa. Non ad un prete. Dio non voglia, hanno pensato nei Sacri Palazzi. Ma ai medici. Gli confida un segreto. Lei, figlia di emigrati calabresi in Svizzera, voleva parlare al papa degli ultimi della Terra. Dei poveri, dei malati di Aids, dei discriminati, di chi muore di fame in Africa.
Per i benpesanti questa è pura follia. Ma non la follia della Croce, bensì quella dei manicomi. Per altri è la via crucis al cui termine c'è un'esecuzione, come è spesso avvenuto per tanti preti, sotto le dittature, in guerra o in terra di camorra, da don Minzoni a don Puglisi. Cambiano i tempi, ma le crocifissioni restano uguali.
Per il Vaticano del 2009, il gesto di Susanna (buttata a terra dalla Sicurezza, ha trascinato con sé il papa), è soltanto il viatico per il manicomio. A cui affidare, assieme all'umana giustizia, i "poveri di spirito" di cui si parla nel Vangelo come destinatari non della gattabuia o degli psicofarmaci (non c'erano allora...), ma del Regno dei Cieli.
Oggi, nel mondo occidentale e soprattutto nell'Italia felice (perché Gesù Bambino ha fatto vendere tanti panettoni e molto spumante nonostante la crisi), i "poveri di spirito" sono scambiati per quelli che hanno il test negativo nelle notti post-discoteca.
S'io fossi papa, chiamerei Susanna alla mia tavola. L'abbraccerei, e condividerei la sua tristezza per gli ultimi della Terra. Ma che Vangelo stampano per seminaristi, eminenze, eccetera?
Auguri a Susanna ed a quel povero cardinale finito sotto i ferri, perché Susanna (ripeto) è stata buttata a terra trascinando chi voleva abbracciare, e non colpire.

25.12.2009
Baffino Baffone

D'Alema smentisce l'inciucio ma non l'aiutino al cavaliere
Baffino D'Alema, in un'intervista di ieri a "l'Unità", appare vagamente dogmatico come Baffone et similia di mezzo secolo fa.
Il 17 scorso D'Alema ha detto a Maria Teresa Meli del "CorSera", parlando di Berlusconi: "Se per evitare il suo processo devono liberare centinaia di imputati di gravi reati, è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all'ordinamento e alla sicurezza dei cittadini".
Aveva anche precisato: "Bisogna avere il coraggio di dire che le riforme istituzionali comportano una comune assunzione di responsabilità, senza temere l'accusa di voler fare inciuci".
I commenti hanno sottolineato questo "senza temere l'accusa di voler fare inciuci". "Repubblica" ha intitolato: "D’Alema elogia l’inciucio". Niente di particolarmente "deviante" rispetto alle parole dette da D'Alema al "CorSera". Alle critiche, D'Alema risponde in malo modo: "Ecco - comincia indicando il titolo sull'elogio dell'inciucio - questo è tecnicamente un falso. Non ho mai elogiato l'inciucio...".
Benissimo. Ma D'Alema non smentisce il passo sulla "leggina" che non contiene la parola "inciucio" e che appare irrispettoso verso la Costituzione. Tutto qui il discorso. Quello che qui abbiano chiamato il "minimalismo giuridico" di D'Alema, ripetiamo, dimentica lettera e spirito della Carta fondamentale.
È inutile che Baffino s'adiri come fosse Baffone. Dica che non accetterà mai "una leggina ad personam" per Berlusconi, allo scopo di "limitare il danno all' ordinamento e alla sicurezza dei cittadini" (con il "liberare centinaia di imputati di gravi reati"), e tutti saremo più contenti.
Non accusi chi lo critica di agire per spaccare il Pd. Rifiuti la "leggina ad personam" per il cavaliere, e le cose si metteranno a posto da sole. Altrimenti resteranno legittimi sospetti sul suo ruolo. Non contro il Pd, ma per abbracciare chi è fuori del Pd.
24.12.2009
Strane teorie

Il Vaticano distingue tra il dire ed il fare. E La Russa esalta la "Decima Mas"
I teologi sono tipi alquanto pericolosi, se pensiamo ai roghi antichi ai quali avviavano chi non era in sintonia con la dottrina ufficiale della Chiesa. Ce ne sono però anche di simpatici, quando vestono panni ereticali.
Il buon Vito Mancuso rischia di apparirci simpatico, e non ce ne voglia, per quel che giustamente sostiene in un fondo odierno di "Repubblica". Dove tira addirittura le orecchie a papa Ratzinger, come recita il titolo del pezzo: "Il Pontificato delle precisazioni".
Problema: Benedetto XVI ha firmato i decreti sulle virtù eroiche di Giovanni Paolo II e di Pio XII. A seguito delle proteste ebraiche per Pio XII, la Sala stampa del Vaticano ha fatto una precisazione scritta: quelle virtù riguardano «la testimonianza di vita cristiana» e non pure la «portata storica di tutte» le scelte operative di papa Pacelli.
Ovvero, secondo la Sala stampa (e papa Ratzinger ovviamente), sarebbe possibile distinguere in un uomo di Chiesa il comportamento religioso da quello storico (ovvero politico).
Ha ragione da vendere Mancuso quando scrive che si tratta di una «inusitata distinzione, sconosciuta alla Bibbia ed alla tradizione spirituale». Perché come dice il Vangelo l'albero si riconosce dai suoi frutti.
E' una distinzione che fa felici i teologi di stampo medievale, quelli che bruciavano gli eretici sui roghi per salvare le loro anime. Ma che angoscia perché ripetuta oggi, dopo il concilio Vaticano II e dopo il massacro dei nostri "fratelli maggiori" Ebrei, operato dal nazismo.
Con il quale collaborarono gli uomini della "indimenticata Decima Mas" di cui ieri ha fatto uno strano [?] elogio il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

23.12.2009
Titoli

La Cia fregata da un "magliaro" che inventava attentati, lo rivela "Playboy"
Scrive il "Corrierone" di carta: "L'esperto anti Al Qaeda che ha truffato la Cia". Dice la versione on line: "L'uomo che fregò la Cia". Molto meglio la velocità internettiana per far capire una cosa (sottotitolo sempre dal web): "Dennis Montgomery riuscì a vendere un decoder che intercettava presunti messaggi nascosti su Al Jazeera".
Sulla carta, un sommarietto illuminante: "In base alle sue segnalazioni alla vigilia di Natale 2003 furono bloccati i voli: 'Rischio di un altro 11 settembre'. Era tutto falso".
Entrambi i pezzi sono di Guido Olimpio che riprende un servizio pubblicato, pensate un po', da "Playboy", e che definisce quelle di Dennis Montgomery "truffe da magliaro".
Va bene, magliaro lui: ma quelli della Cia che si sono fatti fregare, come chiamarli?

22.12.2009
Parole logore

La crisi economica avanza, ma ci si gingilla con le "riforme" (salvare Berlusconi dalla legge)
Lo dicono tutti quelli che contano i soldi nel portafoglio prima di fare la spesa giornaliera. Il 2010 sarà peggio del 2009, per calo di posti di lavoro e riduzione di entrate nelle famiglie. Intanto continuiamo a riempirci le orecchie con l'illusione di parole logorate dall'uso.
Anche ieri il capo dello Stato ha ricordato le ormai mitiche "riforme" istituzionali: da fare affinché la Repubblica funzioni meglio.
Una Repubblica che, lontana dai bisogni reali del Paese (altra formula molto ricorrente), è un elegante fantasma che gira per le raffinate sale dei Palazzi. Mentre il capo delle Ferrovie suggerisce (ammonisce o minaccia?) i passeggeri: "Portatevi coperte, panini e bevande calde".
Ma quali "riforme" vogliamo? L'autogoverno dei treni (con coperte panini e thermos da Nonna Speranza)?
No. Una legge salva-premier che governo ed opposizione sfilino dalla borsetta logora della signora Repubblica, praticamente uno scippo, perché l'Italia possa poi continuare ad andare alla deriva. Salvando una sola persona, il capo del governo, dall'obbligo di sottostare alla sovranità della Legge come ogni altro cittadino.
La condizione dell'Italia di oggi è la stessa di un infante di cui il natural prodotto esca dai pannolini mentre la guardia domestica si concentra a consultare manuali di puericultura, onde correttamente pulirgli il sederino.
Sostiene il ministro La Russa: bisogna riformare la Giustizia per avere un nuovo equilibro dei poteri, come auspicato da Napolitano.
Il quale ha fatto riferimento ad un più corretto rapporto tra politica e Giustizia. Ognuno legge "pro domo sua" le parole del capo dello Stato.
Che ha bacchettato il governo almeno su due punti: non esistono crisi di governo extraparlamentari ("non si paventino complotti"), e non si deve tradire lo spirito della Costituzione: se si parla di riforme non si deve credere che esse siano già avvenute.
Napolitano non ha potuto ovviamente criticare la concezione "proprietaria" del potere, che ha Berlusconi. Il quale vuole scegliersi l'opposizione con cui dialogare e definisce coglioni gli elettori che non lo votano.
Merita attenzione un pensiero di Andrea Manzella su "Repubblica" di oggi ("Cinque consigli al premier"): né tra la maggioranza né dall'opposizione "vi è, finora, un discorso sensato di politica costituzionale".
Il pupo continua a digerire, e lo stato maggiore della famiglia a sfogliare manuali ed enciclopedie per studiare come fare.

20.12.2009
Tanto, troppo amore

Tutto tra virgolette, dai giornali
Tanto, troppo amore in Italia, ce lo raccontano i giornali. "Spalla" del "Sole-24 Ore" di oggi: "Morire al Sud per trenta euro al mese": è la storia di Liberato Passarelli, presidente dell'Ordine dei commercialisti di Castrovillari, narrata da Roberto Galullo.
Ed ieri su "Repubblica", Raffaele Lombardo rilasciava a Carmelo Lopapa un'intervista: teme per la vita, "Qui non siamo a Milano, dove al massimo ti tirano una statuetta del Duomo. In Sicilia purtroppo i nemici vengono abbattuti anche a cannonate".

19.12.2009
Non sapevo

Don Verzè, ma che "prete" è?
Ho parlato qui, ieri, di "don" Luigi Verzè. Ho commesso un errore? Dovrebbe trattarsi di Luigi Verzè senza "don"? Dato che Luigi Maria Verzè è stato interdetto dalla Curia di Milano il 26 agosto 1964, con "proibizione di esercitare il Sacro Ministero". Lo ha appreso soltanto oggi, leggendo ne "l'Unità" di ieri, una lettera di Giuseppe D'Urso.
19.12.2009
Un ricordo di famiglia

Per Igor Man, «Vecchio cronista»
Un piccolo ma sinceramente commosso ricordo per Igor Man, il cui nome era famigliare in casa anche per un altro motivo che si comprende leggendo il brano che riporto: un altrettanto commosso necrologio che Igor Mann nove anni fa volle dedicare a Guido Nozzoli, fratello di mia madre.
Ricordo di un grande giornalista
di Igor Man
da "Specchio della Stampa", 25. 11. 2000

E' morto un grande giornalista, il suo nome è Guido Nozzoli. Come dev'essere un giornalista per guadagnarsi il Grande?
Deve amare il suo (duro) mestiere. Guido lo amava. Perdutamente. Deve essere colto. Guido lo era. Dev'essere coraggioso, moralmente, fisicamente: lo era. Venne arrestato nel 1943 (a 25 anni) per antifascismo e al vice questore (una brava persona) che lo esortava a pentirsi, orgogliosamente ribadì il suo antifascismo. E fu partigiano, Guido, naturalmente coraggioso. Deve saper scrivere: Guido aveva uno stile asciutto, penetrante che coinvolgeva il lettore. Non deve travisare o gonfiare i fatti: e Guido prima che scrittore si sentiva (ed era) cronista.
Aveva un solo, brutto difetto Guido: era un idealista, un comunista romantico sicché soffrì molto in Cecoslovacchia, durante l'invasione sovietica. Tanto che, ad un certo momento, chiese (anzi, pretese) il cambio: "Me ne torno ai fattacci italiani, fanno soffrire di meno", mi disse.
Avevamo fatto insieme il Vietnam, e anche quella inutile guerra atroce fu fonte di sofferenza per lui. Va detto, però, che nelle corrispondenze al Giorno mai trapelò il suo intimo disagio. La sera, dopo aver portato al telegrafo i servizi (non c'erano collegamenti telefonici, né telefax, allora fra Saigon e il resto del mondo), andavamo a piedi sino a Cholon. Lui parlava, fumando. Peccato, non aver avuto con me un registratore poiché i discorsi di Guido erano alta testimonianza di fede: nell'Uomo.
Spesso mi parlava di sua moglie. Con tenerezza: una moglie-mamma. Ed è stato lo sfiorire della sua cara sposa a togliergli la gioia di vivere. Così si è lasciato morire, giorno dopo giorno.
Grande anche in questo, Guido Nozzoli.

18.12.2009
Due registri

Il misticismo deve star fuori dalla politica
A don Luigi Verzè, che s'affanna a convincere l'Italia che il sangue versato dal capo del governo è quello di un «uomo vero» ma non di un «santo», verrebbe voglia di indirizzare il vecchio adagio che consiglia di scherzare con i fanti e di lasciar stare in pace i santi.
Il misticismo, non soltanto ai tempi delle crociate ma pure a quello del nazismo («Dio è con noi», proclamava), è sempre cattivo consigliere della politica. Diventa missione salvifica per chi poi usa le mani per esprimere la propria paranoia.
Ma la paranoia di chi lancia le pietre (ed è in cura dai medici) è eguale alla paranoia di chi lancia le parole come pietre (dirigendo giornali). Una vittima è stata fatta, Dino Boffo con un falso documento degradato a «bagatella» da chi lo ha usato per colpire un nemico politico. Reo di pacate critiche al governo.
Merita una citazione Barbara Spinelli per le sue parole riportate dal "CorSera" di oggi: «Senza Marco Travaglio ci sarebbe molto buio sulla storia italiana». Il 30 aprile 2006 mi permisi di candidare Barbara Spinelli a presidente della Repubblica. Lo scrissi sul blog e in una lettera alla "Stampa" (di cui la signora è pregevole collaboratrice) che non fu pubblicata.
Nell'affrontare i fatti della nostra vita quotidiana, non tocchiamo il tasto del mistico, lasciamo funzionare soltanto il registro laico della politica. Scrive oggi su "Repubblica" la prof. Nadia Urbinati che le regole del gioco democratico si adattano all'agorà non al Colosseo. La politica dev'essere discorso, perché di parole "vive la società democratica".
Interessante anche il pezzo di Alexandre Stille (ancora "Repubblica") sulla "Politica dell'odio" che piove dall'alto sulla testa di noi italiani dalla bocca del capo del governo che ha trasformato l'intero Paese in un reality, "Casa Berlusconi": "Chi non lo gradisce ha il diritto di protestare. Non è la politica dell'odio. È, semplicemente, la democrazia".

18.12.2009
Solo alcuni

Concezione proprietaria della politica
Quando leggiamo che il premier si rivolge «ad alcuni leader dell'opposizione» per una «pacificazione nazionale», s'impongono due considerazioni.
La scelta di quegli «alcuni» rispetto alla totalità dell'opposizione, rivela la vecchia, logora e anticostituzionale idea della politica «proprietaria»: il capo del governo vuole lui scegliersi le persone con cui confrontarsi, dimenticando che tutti i rappresentanti della minoranza sono stati investiti della dignità parlamentare dagli elettori.
Circa la «pacificazione» vengono in mente i tragici momenti del 1944, per cui quella parola non dovrebbe essere così facilmente usata. In sede locale, ad esempio, a violare il patto furono quelli che lo avevano ideato, ovvero i fascisti repubblichini.

17.12.2009
Tutto vero

Il minimalismo giuridico di D'Alema per salvare Berlusconi dalla legge
Speculari fra loro, ha detto D'Alema, sono i populismi di Di Pietro e di Berlusconi. Tutto vero. E forse c'è qualche motivi terra a terra che sfugge a chi vola in altro come Baffino. Non per nulla Berlusconi avrebbe voluto, temporibus illis, Di Pietro come suo ministro.
D'Alema era l'unico che, partendo da queste premesse, avrebbe potuto ricordare come il consorzio umano si regga sul «contratto sociale». Ricorre invece alla logora formuletta del bene comune. Che la politica governativa del centro destra ha utilizzato per favorire gli interessi privati a scapito di quelli pubblici.
D'Alema potrà essere insignito, pertanto, del titolo di  riformista antimassimalista, che tanto piace al prof. Panebianco.
Non per nulla, D'Alema si augura il teologico «male minore»: una leggina ad personam per salvare il premier, anziché rischiare di «liberare centinaia di imputati di reati gravi».
Quello che si dice il minimalismo giuridico, di chi dimentica lettera e spirito della Costituzione.

17.12.2009
Una domanda

... al prof. Panebianco su riformisti e massimalismi...
Una domanda al prof. Panebianco. Che oggi nel fondo sul "CorSera" si sbraccia a parlare di Bersani come di «un leader riformista forte e vero», capace di far uscire il Pd dal «massimalismo antiberlusconiano».
La domanda è:  quell'assessore di un partito di governo che guida la Lombardia, quando sostiene che gli omosessuali vanno garrotati con una cinghia bagnata da far asciugare al sole per far scoppiare il cervello del condannato, ovviamente non ha problemi di «massimalismo», ma da che cosa è afflitto?
Dato che Panebianco sostiene che soltanto «la leadership può ridare forza alla politica», allora l'assessore della garrota ne è dotato?
Se sì, allora può persino aspirare a guidare l'Italia?
Prof. Panebianco, non pensa che quell'assessore della garrota per gli omosessuali sia afflitto da qualche «massimalismo»? Lo vogliamo chiamare «massimalismo di governo»? Per il quale sarebbe necessario trovare dunque una specie di Bersani, ovvero «un leader riformista forte e vero»?

17.12.2009
Fantasmi

Italiano furbo, diciamo. Italiano ladro, dicono fuori dei confini
Più di due milioni di «immobili fantasma» scoperti dal Catasto. Grazie ad Internet.
Occorre una legge per rendere inutilizzabili questi accertamenti. Chi frega lo Stato ha diritto ad essere lasciato in pace. Internet non può arrogarsi il diritto di cancellare la premiata categoria dei furbi. Che all'estero traducono in ladri.

16.12.2009
Differenze

Fra un semplice cittadino ed un politico
Se un cittadino dice di un altro cittadino ciò che Cicchitto ha detto in Parlamento di giornali e giornalisti, è perseguibile ai sensi di legge.
Un politico, no. Perché dà un giudizio politico.
I politici pretendono pure l'immunità per rubare le galline o per uccidere le amanti?
Di questo si tratta, e non di altro, come invece ci raccontano.
Legge cost. 29 ottobre 1993, n. 3
Modifica dell'articolo 68 della Costituzione
Art. 1. L'articolo 68 della Costituzione e' sostituito dal seguente:
"Art. 68. - I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.
Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento puo' essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, ne' puo' essere arrestato o altrimenti privato della liberta' personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale e' previsto l'arresto obbligatorio in flagranza.
Analoga autorizzazione e' richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza".

14.12.2009
Sotto il vestito, le storie

Un saggio di Anna Falcioni: il lusso di un principe umanista per l'immagine politica, ed i fermenti di ribellione nel popolo
E sotto il vestito, ci sono le storie della società. Dovunque e sempre. Anna Falcioni (docente di Storia medievale ad Urbino), lo spiega con attenta cura parlando della moda di corte al tempo di Pandolfo III Malatesti (1370-1427), signore di Fano.
Da una parte il principe considera «necessario offrire ai sudditi lo spettacolo sontuoso della sua auctoritas». Dall'altra, ci sono «fermenti di ribellione e tumultuose correnti di mobilità sociale» che si contrappongono all'ideale politico «di una società ordinata ed organizzata gerarchicamente».
Dunque, l'abito fa il principe. Gli inventari che si possono leggere tra le antiche carte malatestiane, non sono aridi elenchi (non diciamolo mai, anche per non essere giustamente scomunicati da Umberto Eco), ma tracce che compongono alla fine un preciso ritratto di quella società: con artisti di pregio che lavorano per il signore, e con suoi investimenti cospicui per costruirsi un'immagine politica con cui competere con gli altri principi.
Non sempre i bilanci permettevano grosse spese. Ed allora si andava a prestito, come nel 1427, quando Pandolfo si rivolge a Venezia. Ed anche questi soldi hanno il loro odore politico. Pandolfo passa dai Visconti alla Serenissima: in cambio di buone «condotte», ovvero ingaggi militari, utili per coprire «le spese del dispendioso mecenatismo» malatestiano.
Le 80 pagine di Anna Falcioni («Il costume e la moda nella corte di Pandolfo III Malatesti», Fano 2009) sono ricchissime di notizie che non riguardano soltanto abiti o gioielli, ma pure società e cultura di un'epoca che fa da ponte alla civiltà moderna.
Le spese maggiori («pare») riguardano cavalli e libri preziosi con annesso materiale scrittorio. Un'immagine ripropone un antico codice, il Sant'Agostino del «De Civitate Dei» conservato in Gambalunga a Rimini, ma eseguito a Pesaro tra 1417 e 1420 da Donnino di Borgo San Donnino.

12.12.2009
Risposta

Non appartengo a nessuna area politica. Faccio politica partecipando alla vita del Paese
Riassumo tutta la vicenda di cui mi sono occupato ieri per rispondere a due commenti ricevuti.
Il giorno 8 dicembre in un blog appare un post poi cancellato, ma che ho recuperato dalla memoria di Google (che mi aveva segnalato il mio indiretto coinvolgimento).
Il blogger "A", circa la scelta della redazione della "Stampa" di collocare un post del blogger "B" nella selezione di prima pagina, la definisce "sbagliata".
Il blogger "B" risponde al blogger "A": "Io non ho mai scritto alla redazione de La Stampa per gli articoli di Antonio Montanari...".
A questo punto, l'Antonio Montanari sottoscritto può chiedersi che cosa c'entra nella discussione?
Ho difeso il blogger "B", scrivendo che non era stato lui a scrivere (fatto vero) alla redazione della "Stampa contro di me.
Il blogger "A" mi ha scritto oggi che non è lui "che s'è lamentato" di me. Ringrazio della precisazione che conferma il testo (estremamente civile) recuperato stasera dalla memoria di Google.
Il blogger "B" mi rassicura: "Stia certo che lei non apparterrà più neanche nei miei pensieri". Se la cosa gli fa piacere (infatti non mi legge per non turbarsi...), contraccambio con una precisazione. Il blogger "B" dice una cosa inesatta quando mi colloca in un'area politica precisa, a cui lui dichiara di non appartiene. Posso permettermi di garantire che io non appartengo a nessuna area politica, se il blogger "B" intende con ciò un'area partitica? Se per "politica" s'intende partecipare alla vita del proprio Paese, faccio politica e non me ne vergogno, pagandone sempre il caro prezzo della libertà ed indipendenza di giudizio.
Il blogger "B" mi fa la morale, dicendo di cercare di non essere volgare. Benissimo. La parola "palle" è stata usata da Berlusconi, il termine "stronzo" da Fini, ma non per questo mi scandalizzo. I problemi politici sono altri. Il blogger "B" dichiara di non leggermi, e sono lieto per lui (così non lo infastidisco), e pretende di sapere che cosa io scrivo sbirciando soltanto i titoli dei post. Ammiro la sua perspicacia.
Posso ripetere la gentile preghiera di ieri? Lasciatemi fuori dalle vostre beghe personali. Lo dico perché in passato qualcuno in ambito "Stampa" c'è andato giù pesante. Il 14 dicembre 2007, un lettore mi scrisse: «Ohibò Montanari. Per colpa di un "Troll" un pochino spocchiosetto, se mi consente, vorrebbe chiudere il blog? Ma lasci perdere, se "allergico" non deve far altro che continuare la discussione con i toni ed il rispetto che la distingue”.
Due anni prima, qualcun mi aveva fatto chiudere un sito, dichiarandomi sottoposto a duplice procedimento penale per diffamazione.
Nel 2007 il sito fu riaperto quando al gestore inviai la foto della prima pagina di un giornale con la notizia che chi aveva fatto fare quella dichiarazione era stato arrestato (poi avrebbe patteggiato due o tre anni di galera...).
Quest'anno il tizio del 2007 è tornato alla carica, scrivendo infamie in luogo che il blogger "B" credo conosca bene.

11.12.2009
Ultimo round, tutto vero

I fatti mi danno ragione. Berlusconi porta al tramonto la democrazia nata nel 1948
Ho intitolato "Ultimo round" un post del 27 novembre scorso. Il sommario era questo: "Napolitano preoccupato, Berlusconi deciso ad ottenere l'immunità giudiziaria. Come tramonta la democrazia nata nel 1948".
I fatti mi danno ragione. Berlusconi porta al tramonto la democrazia nata nel 1948. Ieri c'è stato il discorso dell'"uomo con le palle" fatto dal cavaliere (le palle sono le sue) a Bonn davanti ai parlamentari europei del PPE.
Alla reazione allarmata del Quirinale di ieri ("violento attacco contro fondamentali istituzioni di garanzia volute dalla costituzione italiana"), oggi Berlusconi replica alzando ancora di più il tono. In pratica viene meno, lui come capo del governo, al rispetto che deve in base alla Costituzione al capo dello Stato ed alla Corte costituzione. Berlusconi oggi dice: "Napolitano pensi all'uso politico della giustizia contrario alla democrazia e alla libertà".
Siamo all'ultimo round, sul serio. Intanto Napolitano replica indirettamente (in un messaggio al movimento di Rutelli) non con il guanto di sfida, ma con un ulteriore invito ad uscire dalla "contrapposizione esasperata". Però ormai la frittata di Berlusconi è fatta. A lui non interessa il dialogo, ma appunto soltanto di mostrare di avere le palle, cancellando la democrazia del 1948. Ultimo round. E' suonato il gong.

11.12.2009
Gentile risposta

Vorrei, se mi è concesso, rivolgere una gentile preghiera a tutti i blogger del gruppo de "La Stampa", a lasciarmi fuori dalle loro beghe personali
Ieri sera ho avuto segnalazione da Google (notoriamente non è una spia prezzolata) che in un post si diceva che il sottoscritto ed un altro collega sono stati oggetto di una specie di lamentazione presso la Redazione della "Stampa" per il contenuto dei loro testi... E ciononostante continuano ad apparire come ospiti fissi della pagina di "Politica"...
Ho inserito un breve commento a quel post per "scagionare" chi veniva considerato autore di lettere contro il sottoscritto alla "Stampa" («Posso garantire che Antonio Cracas non ha "mai scritto alla redazione de La Stampa per gli articoli" del sottoscritto. Chi lo fatto lo ha pubblicamente dichiarato. E non è lui. Questo per rispettare la verità.»).
Non voglio polemizzare con nessuno, ma appunto soltanto invitare chi non gradisce quanto scrivo di girare pagina elettronica, di guardare e passare e di non curarsi di me.
Dico questo non per scortesia, ma semplicemente perché, con esattamente 50 anni di attività pubblicistica alle spalle, non pretendo che nessuno mi abbia letto anche in passato, per constatare come le critiche odierne a chi ci governa possano trovare analogie con testi legati a diverse maggioranze governative, e composti in sì lungo arco di tempo.
Se poi la Redazione della "Stampa" non gradisce (autonomamente) i miei testi, ha tutto il diritto di cancellare il mio blog (nato il 19.11.2005). Per ora molto di rado segnala i miei post per evitare (immagino) le proteste dei colleghi che non li gradiscono. Non importa. Il mese scorso per un post ho avuto oltre un migliaio di lettori attraverso altri indici...
A quanti hanno tentato sinora diffamazioni e "denunce" contro questo blog, ho dedicato una sezione (colonna di destra), intitolata "Veri Montanari".
Un minimo di decenza dovrebbe guidarci. Non pubblico le oscenità che ricevo, come quella di una pornostar che mi vorrebbe far rimediare qualche querela dalla famiglia del presidente Berlusconi. Ho cestinato, e la signora mi ha onorato di divertenti scurrilità. Che mica mi scandalizzano. Se ci trovassimo tu per tu, potrei gareggiare con onore con la signora. Memore del fatto che studentello fresco fresco all'Università mi fecero studiare le parolacce di padre Dante nella "Commedia".
Ho fatto un'eccezione alla regola, per "Fracasso" (o ci sono altre consonanti nel suo nome?) che mi ha invitato ad andar a farmi fottere, in risposta al tema degli scandali nascosti del Vaticano. Caro Fracazzo in particolare, cosa vuoi difendere con il tuo linguaggio...
Cari esagitati in genere. Se questo è il massimo della vostra cultura siamo messi proprio bene, e vi meritate tutti quelli che vogliono dimostrare di avere le palle, per dirla con il cavaliere. Ma se lui è il vostro autoritratto, voi non avete né i soldi né il potere che lui ha meritatamente grazie a voi.

10.12.2009
Che palle

Dove si trova uno forte e duro con le palle come Silvio Berlusconi?, dice Silvio Berlusconi
E' stato tutto un rotear di palle nella politica odierna. Principia da Bonn il capo del Governo: che palle che hai Silvio, penserebbe a suo dire la gente di lui.
Queste le testuali espressioni usate da Berlusconi: «Abbiamo una maggioranza coesa e forte e un premier super. C'è una sinistra che ha attaccato il presidente del Consiglio su tutti i fronti inventandosi delle calunnie su tutti i fronti, ma chi crede in me è ancora più convinto. Tutti si dicono: "dove si trova uno forte e duro con le palle come Silvio Berlusconi?"».
Risponde da Roma un fumetto sopra il volto del presidente della Repubblica, con un "Che palle" di significato non uguale bensì contrario, a testimonianza che Napolitano non ha digerito ovviamente il progetto berlusconiano annunciato a Bonn: la maggioranza "sta lavorando" ad "una riforma della Costituzione".
Comunicato ufficiale del Quirinale: "In relazione alle espressioni pronunciate dal presidente del Consiglio in una importante sede politica internazionale, di violento attacco contro fondamentali istituzioni di garanzia volute dalla costituzione italiana, il presidente della repubblica esprime profondo rammarico e preoccupazione".
Infine, un "Che palle" di significato uguale ma contrario a quello di Napolitano, da parte del leader maximo contro Fini (che aveva detto che le parole del premier "non possono essere condivise"). Un Berlusconi tra l'isterico e l'insofferente replica: "Sono stanco delle ipocrisie". Si figuri noi, quanto siamo stanchi di sentire queste sua canzonetta dell'Italia in mano al partito dei giudici di sinistra... Ne abbiamo piene le palle, tanto per usare lo stesso linguaggio alato.

09.12.2009
Favolette serali

Il governo arresta i mafiosi. Che sono amici degli oppositori di Berlusconi
Anche ieri sera ci è stata offerta da un ministro della Repubblica una bella favola per farci andare a letto felici e contenti. Il governo fa arrestare i mafiosi.
E fin qui passi, è una balla talmente grossa che è lecito raccontarla in tivù. Dove ormai la recita è così assurda e violenta che nulla più meraviglia. La ministra Brambilla sa che non sono i governi a far arrestare i mafiosi.
La ministra Brambilla ha pure sostenuto che le notizie divulgate in tutto il mondo dalle tivù presenti a Torino per ascoltare le ultime parole famose di un pentito, danneggiano il nostro turismo, il nostro artigianato, la nostra industria, la nostra immagine all'estero e la nostra economia all'interno.
Se queste cose le avesse espresse con retorica accademica qualche polveroso autore di romanzi per signore in avanzata decadenza, le avremmo potute giustificare.
Il ministro del Turismo racconta che l'immagine dell'Italia è danneggiata non dagli scippi che avvengono in certe località, o che l'arrivo di imprenditori esteri nel nostro Paese è ostacolato da mille problemi tra cui la mafia, legati ad uno Stato che funziona come un tram a cavalli diretto sulla Luna. Ebbene, questa versione dei fatti, fornitaci dalla signora Brambilla, è la negazione dei fatti stessi.
Infine, che la ministra di un governo presieduto da un grande imprenditore della televisione parli "male" della televisione, è un aspetto inutile da sottolineare, ma importante da mandare a mente per comprendere a quale punto di involuzione logica siano arrivati nei loro discorsi i signori del governo.
Tra i quali troviamo anche chi, a proposito di due mafiosi arrestati, li ha definiti amici degli avversari del loro idolo di palazzo Grazioli. Per essere all'altezza della situazione, il giornale di famiglia del capo del governo non ha potuto non titolare: "In piazza gli amici di Spatuzza". Ovvero le magnifiche sorti e progressive dell'Italia.
Concorso (senza premi). Domanda: chi ha detto (ed a chi si riferisce la frase): "Si servirà di donne abili a creare scandali e a screditare politici...."?
08.12.2009
Ieri, 40 anni fa

"Lo Stato colpiva gli innocenti con prove false"
Un inserto di quattro pagine sul "CorSera" ieri ci ha ricordato l'imminente anniversario del 12 dicembre 1969, la strage di piazza Fontana a Milano.
Come eravamo quaranta anni fa? Un nome che forse pochi ricordano, Giancarlo Stiz. Giudice istruttore nel 1971 al tribunale di Treviso. La sua intervista è riassumibile in questo sottotitolo a piena pagina: "I servizi mi controllavano e ricevevo minacce dal centralino della Camera".
Dato che ci siamo, riportiamo anche il titolo: "Il giudice che svelò le trame. Lo Stato colpiva gli innocenti con prove false".

02.12.2009
Grazie, Benedetta Tobagi

La figlia di Tobagi risponde a Celli: se le cose vanno male, non scappare ma spendersi qui per il bene comune
Abbiamo qui citato, portando poi il discorso sul piano personale, la lettera di P. L. Celli al figlio, con l'invito a scappare da questa Italia in mano ai mediocri.
Non essendo padre, e nemmeno nonno, ma soltanto un vecchio di quelli che in Liguria sono giudicati dannosi per il turismo se si associano a vivere in una casa di riposo, torno sull'argomento solamente per ringraziare Benedetta Tobagi.
La quale stamani ha pubblicato una bella lettera aperta a Celli su "Repubblica". Il cui sugo raccolgo in questa citazione (il giornale l'ho comprato: posso farla o corro il rischio di essere denunciato?): bisogna "spendersi per il bene comune, proprio quando le cose vanno male". Seguono le parole dell'avvocato Giorgio Ambrosoli, "qualunque cosa succeda".
Ricordo il dicembre di 40 anni fa, quando Vespa in tv definì Valpreda il mostro di piazza Fontana. Quanti sono stati i morti per un'Italia migliore, lo raccontano le cronache, fitte di nomi e di misteri. Vespa vive ancora con i mostri. Un po' politici ed un po' qualcosa d'altro, perché protagonisti di terribili vicende giudiziarie.
Che cosa è cambiato? Grazie al cielo, abbiamo i figli di quelle vittime, Umberto Ambrosoli, Benedetta Tobagi, Mario Calabresi e tanti altri. Sono qui con noi, non sono scappati per sfuggire ai mediocri che trionfano.
Mi ripeto, l'ho scritto qui il 18 maggio 2008. La Storia è dovunque e sempre piena di storie di ladri puttane e spie che hanno preteso di reggere le pubbliche sorti di uno Stato. Ma soltanto in Italia essi hanno avuto pure la pretesa di salire persino sulla gloria degli altari.
Alle nuove leve come Umberto Ambrosoli, Benedetta Tobagi, Mario Calabresi, chiediamo di continuare ad essere degni di cognomi che portano, nel nome di una democrazia meno da mercato delle pulci.

01.12.2009
Indietro nel tempo

Il Pd tutto è d'accordo con Letta su un premier che si difenda non nei processi, ma dai processi?
Sembra di tornare indietro nel tempo, leggendo le notizie del giorno. Due milioni di disoccupati in Italia. Obama, invieremo altri 30 mila soldati in sei mesi. Viet-Nam? No, Afghanistan.
Giovanni Sartori nell'editoriale del "CorSera" rispolvera il principio dell'habeas corpus.
La memoria ripesca il 1215 e la Magna Charta libertatum inglese, art. 29: "Nessun uomo libero sarà arrestato, imprigionato... se non in virtù di un giudizio legale dei suoi pari e secondo la legge del paese...".
Poi la vera e propria legge dell'Habeas corpus nell'Inghilterra del 1679, che vietava gli arresti arbitrari dei sudditi da parte del potere esecutivo. Dieci anni dopo il sovrano deve adeguarsi alla volontà della nazione espressa dal parlamento, è la Dichiarazione dei diritti.
Noi, anno 2009, stiamo ancora discutendo se possa aver ragione Enrico Letta nel sostenere il diritto del capo del governo di difendersi non soltanto nei processi ma pure dai processi.
Sia detto con il massimo rispetto, la nostra personale esperienza intende il difendersi dai processi come una manovra fuori della legge. Letta avrà conoscenze più approfondite delle nostre, per arrivare a siffatte vette giuridiche.
Che cosa ha combinato Letta? Rispondo con le parole di Miriam Mafai, prese dal fondo di "Repubblica": così il premier "è più eguale degli altri davanti alla legge". E' un premier che torna al concetto del sovrano legibus solutus.
L'argomento, senza riferimenti alla frase di Letta, c'è anche nel pezzo di Sartori. Che distingue la democrazia protettiva dell'habeas corpus da quella "direttistica" alla Chavez che piace tanto a Berlusconi (dice lo stesso Sartori). E che può diventare "uno dei peggiori sistemi di potere possibili".
Due connotazioni di carattere, se volete, psicologico. Berlusconi ha lodato un dittatore, il bielorusso Lukashenko. Ed ha raccontato ad una certa assemblea la barzelletta "mafiosa" di Einstein fatto fuori perché troppo sapeva.
Ascoltate quella barzelletta e poi leggete ad esempio una frase di questo tipo: "Giorgio Ambrosoli pagò con la vita la difesa dei propri valori dal pericoloso intreccio di mafia e politica" (da un discorso alla Bocconi di Mario Sarcinelli)... Non sentite rovesciarvi lo stomaco?


Antonio Montanari - 47921 Rimini. - Via Emilia 23 (Celle). Tel. 0541.740173
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