Diario italiano
Il Rimino 167, anno XI
Novembre 2009

30.11.2009
Poveri illusi


Sì al multiculturalismo e no ai "mediocri che contano" di cui parla P. L. Celli al figlio, invitandolo a lasciare l'Italia

Che cosa c'è di peggio della minaccia islamista? C'è "l'illusione multiculturalista". Parola di PG Battista sul "Corrierone" di stamani.

La moderna civiltà europea nasce dall'idea multiculturale. Noi siamo poveri illusi a credere che dialogo confronto e convivenza fra culture diverse siano fattori necessari per evitare il ripetersi dei drammi passati?

A proposito di illusioni. Pier Luigi Celli scrive al figlio una lettera aperta su "Repubblica", invitandolo ad andarsene dall'Italia.

Un carissimo amico me la segnala, trascrivendomene un brano con la premessa: "E' una frase che puoi ben condividere".
La condivido, purtroppo. Scrive Celli: l'Italia "è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché".

L'amico che mi scrive: "E' una frase che puoi ben condividere", conosce a fondo certe mie disavventure dovute soltanto al fatto di aver lavorato da indipendente nel campo degli studi storici.
Di "mediocri che contano" ne ho conosciuti tanti. Mediocri e cretini, perché pur non essendo stato il sottoscritto in nessun momento in gara con loro, da loro ha ricevuto gesti subdoli, condivisi da ruffiani e cortigiani di ogni risma e parrocchia.
Mediocri, cretini e soprattutto arroganti al punto di credersi al centro dell'universo.

L'ultima avventura è del mese scorso, quando hanno tentato di proscrivermi da un'associazione (privata) a cui sono iscritto, soltanto per ingraziarsi un consigliere che è uno di quei mediocri che non vogliono veder altro che la propria ombra e soltanto agiscono subdolamente nel buio come i ladri di cui parla il Vangelo.
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30.11.2009
Crisi devastante


Opinione di Piero Ostellino. Ma il Pd ha compreso il progetto egemonico di Berlusconi? Letta ci fa dubitare

Ultimo round, abbiamo intitolato il post del 27 scorso. Ci riferivamo al tramonto della democrazia italiana nata nel 1948. Ci conforta e conferma il parere moderato di Piero Ostellino sul "CorSera" di oggi: "... ci troviamo nel mezzo di una crisi che potrebbe avere conseguenze devastanti per la nostra stessa democrazia".

Ma le premesse di Ostellino sono altre: lo "scontro di poteri" in corso in Italia "vuole sconfiggere Berlusconi come uomo politico o come proprietario di Mediaset?".

Verrebbe da sorridere, e dire: lasciamo la scelta allo stesso Berlusconi. Ma il fatto è che il presidente del Consiglio blocca il funzionamento della dialettica politica, proclamando di non voler dialogare con "questa sinistra". Una "sinistra" che vede soltanto lui. Una sinistra che oggi, tramite Enrico Letta, intervistato dal "CorSera", offre al cavaliere una scialuppa di salvataggio molto confortevole. Ovvero "cambiare strada", proponendo in Parlamento una riforma della Giustizia "nell'interesse dei cittadini".

Letta (Enrico) non ha ancora compreso il disegno egemonico di Berlusconi. Qualcuno glielo spieghi. Oppure legga quanto scrive oggi Barbara Spinelli sulla "Stampa": non si può sorvolare "sul fatto che l’attuale presidente del Consiglio, volutamente ignorando la Costituzione, abbia separato il principio democratico e il principio di legalità fino al punto di annunciare: anche se fossi condannato, resterei al mio posto perché sono un eletto del popolo".
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27.11.2009
Ultimo round


Napolitano preoccupato, Berlusconi deciso ad ottenere l'immunità giudiziaria. Come tramonta la democrazia nata nel 1948

Ha ragione il presidente Napolitano quando ammonisce: "L'interesse del Paese richiede che si fermi la spirale di una crescente drammatizzazione, cui si sta assistendo, delle polemiche e delle tensioni non solo tra opposte parti politiche ma tra istituzioni investite di distinte responsabilità costituzionali".

Ha ragione da vendere soprattutto quando osserva: "E' indispensabile che da tutte le parti venga uno sforzo di autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche...".

Ma ci sono anche le dichiarazioni private fatte filtrare sui giornali come inevitabili dichiarazioni "pubbliche". Quelle di chi, per dirla con Rosy Bindi, "continua a lanciare accuse di eversione o a parlare di guerra civile".

Quindi la ragione di Napolitano si trasforma in un grave allarme che, per garanzia costituzionale, deve suonare equidistante fra le parti. Ma, si sa, nelle cose c'è una forma e c'è una sostanza.

La forma è il messaggio di Napolitano, la sostanza sta nel commento di Rosy Bindi. In Italia abbiamo un premier che "continua a lanciare accuse di eversione o a parlare di guerra civile". E poi fa smentire, come da vecchia pratica politica berlusconiana.

La situazione è in un vicolo cieco. Se non ottiene ciò che vuole, ovvero l'immunità giudiziaria con il "processo breve" od un lodo Alfano bis, Berlusconi tenterà di trasformare a suo vantaggio la Costituzione.

Questo inquieta e preoccupa, e trasforma l'appello super partes di Napolitano nell'atto notarile da ultimo round di un tramonto della democrazia italiana nata nel 1948 che vedrà sorgere poi "un uomo solo al comando".

"Niente può far cadere un governo che abbia in Parlamento la fiducia di una maggioranza coesa", sostiene oggi Napolitano.
Berlusconi lo sa, ma appunto per essere poi "un uomo solo al comando" vuole regolare conti interni ed esterni. Con Fini (oppositore mascherato secondo il cavaliere). E con il Pd che dovrebbe svolgere il ruolo di oppositore istituzionale.

Ma il guaio è che dentro il Pd troppi aspettano di prendere il posto di Berlusconi, governando con Casini, Rutelli e tanti loro "amici" che ancora sono in casa dello stesso Pd.

Ecco perché l'appello super partes di Napolitano non è sufficiente. Occorre che sia il parlamento a discutere di queste cose, non bastano le prese di posizione autorevoli come quella di Napolitano oggi, o le chiacchiere che finiscono poi nelle cronache dei quotidiani, prima di essere smentite dal capo del governo.
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26.11.2009
Salvate Annalisa Spinoso


Cronista dei calzini stravaganti del giudice, è sotto "processo" all'Ordine dei giornalisti

Annalisa Spinoso è la cronista di Canale5 che ha commentato quel ridicolo filmato su di un giudice odiato dal suo datore di lavoro, e colpevole (il giudice) di portare calzini non ispirandosi alle regole mondane dell'arbiter elegantiarum Carlo Rossella.

Annalisa Spinoso ha dovuto sottoporsi ad un procedimento disciplinare dell'Ordine dei giornalisti a cui appartiene, quello siciliano. Ne riferisce oggi "Repubblica", citando la sua autodifesa: le avevano chiesto un "pezzo di colore".

All'Ordine non comprendono (la definizione "pezzo di colore" è fuori uso da tempo). La interrogano: "Di gossip?". Le ammette: "Di gossip".

Ecco una giovane cronista sballottata fra la richiesta di un "pezzo di colore" e la necessità di fare "gossip", ovvero sputtanare i calzini di un giudice inviso alla casa madre, e trarre spunto da quei calzini per definire il giudice stesso affetto da "stravaganze": quella cronista merita compassione e perdono.

Ha agito in stato di necessità (mangiare sta minestra o saltar dalla finestra), e per questioni di età non sa che cos'è un "pezzo di colore", come d'altronde, a quanto pare, i suoi esaminatori che virano il discorso sull'etichetta del "gossip".

Mezzo secolo fa, per fare un esempio, il giro d'Italia era seguito per il "Corrierone" da Ciro Verrati che faceva la cronaca sportiva vera e propria, e da Giovanni Mosca che trattava appunto il "colore", raccontando con tanta poesia ed intelligenza l'Italia attraverso cui i pedalatori passavano.

Erano i tempi in cui la Rai mandava in onda verso le 20 una trasmissione dalla corsa della rosea "Gazzetta", intitolata "Senza freni". La cui redazione viaggiava sopra un pullmino che recava in bella evidenza sul davanti il titolo della trasmissione.
Titolo che, equivocato nelle discese alpine, dagli spettatori plaudenti provocava spesso panico soprattutto tra le nonne. Che battevano le mani per Bartali, Coppi e Magni.

Altra Italia, quella del "colore" che non era il "gossip"? Mah, c'era già stato lo scandalo Montesi. Era un'Italia che guardava alle calze di seta delle "signorine", non a quelle di cotone di un giudice che a buon diritto va dal barbiere vestito come gli pare.

Gentile Annalisa Spinoso, lei spera di lavorare per "Striscia la notizia" o "Le Iene". Auguri, la satira è bella ma difficile. Mica basta screditare un magistrato per i calzini che porta, e non sono come quelli di Carlo Rossella. E poi i Rossella restano sempre a galla, gli altri come lei possono essere immolati sull'altare della dignità professionale. Per questo ci sono gli Ordini. I pesci piccoli sono preda più facile per dare lezioni. Doppiamente auguri per la prossima sentenza dell'Ordine, nei suoi confronti. Diffidi di chi vuol fare screditare e di chi vuol giudicare.
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25.11.2009
Stile italiano


E dopo Berlusconi, scrive Panebianco, un lungo periodo di instabilità, appunto "in stile italiano"

Non si tratta di moda, ma "soltanto" di politica. L'editoriale del prof. Panebianco sul "CorSera" di oggi, trattando del tramonto del bipolarismo (quando Berlusconi uscirà di scena), fa fosche previsioni: ci sarà un lungo periodo di instabilità. Panebianco conclude che quel lungo periodo, ovvero un'altra interminabile "transizione", sarà appunto "in stile italiano".

Da sprovveduti lettori, in virtù dell'euro pagato per comprare il giornale e favorire la circolazione delle idee, ci permettiamo di osservare che il finale di Panebianco, è come uno di quegli annunci in calce alla puntata di un teleromanzo, che lasciano in sospeso lo spettatore... Che cosa succederà nella prossima trasmissione?

Il problema è che che Panebianco, mentre annuncia appunto la "prossima puntata", a chiare lettere presenta tutta la trama a venire: un lungo periodo di instabilità, "presumibilmente".

Lo slogan conclusivo dello "stile italiano", egregio professore, è troppo sbrigativo, e, come si diceva una volta, qualunquistico. Lei mette sullo stesso piano Pd e Berlusconi. Ha ragione.

Il 12 settembre scorso, ci è capitato di osservare che è fallito miseramente, sia a destra sia a sinistra, il tentativo di dare vita ad una cosiddetta terza Repubblica bipartitica. La seconda, aggiungevamo, è stata ipotizzata dopo Tangentopoli come rinascita con una nuova situazione politica.
La Repubblica bipartitica è qualcosa di più della Repubblica bipolare che ne doveva costituire l'anticamera.

Ma ciò che noi, sprovveduti lettori di giornali, vorremmo trovare nei giornali, è una diagnosi del "male italiano" più approfondito ed attento. Insomma, lo slogan dello "stile italiano" non spiega quello che vorremmo sapere per credere in un domani migliore. Dopo ogni politico che esce di scena, non ci deve essere il diluvio come unica prospettiva possibile.

Lei, prof. Panebianco, spiega che la fragilità della situazione politica italiana, "sta nel fatto che i suoi equilibri poggiano interamente sulle spalle di un uomo solo".
Ma questo fatto non è nuovo. Non è nato l'anno scorso. La situazione sta peggiorando giorno per giorno. Molti si stanno accorgendo soltanto adesso dei danni che il berlusconismo reale sta recando al Paese. Ma per onestà intellettuale, non diamo la colpa soltanto al cavaliere.

E' la vecchia storia della vittoria che ha molti padri, e della sconfitta che è sempre orfana. Berlusconi ha le sue "colpe" (politiche) ma anche gli altri suoi colleghi di governo e di opposizione non ne sono esenti.

Ovviamente, soltanto due "anime candide" (Casini e Rutelli) sono esenti dal peccato originale della politica nostrana. Le misteriose vie della Provvidenza potrebbero averle scelte sia per la glorificazione, sia per la loro (e nostra) dannazione.
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Anno XI, n. 167, Novembre 2009
Date created: 25.11.2009 - Last Update: 31.11.2009, 17:28/
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