Diario italiano
Il Rimino 162, anno XI
Giugno 2009

11.06.2009
Una toga tira l'altra
Ci era occorso di pensare ad Antonio Di Pietro come ad un mito sfinito. Oggi PG Battista sul "Corrierone", trattando del sorpasso di un altro magistrato, Luigi De Magistris, a danno del capolista dell'Italia dei Valori, ha scritto: "Finisce il partito personale. Finisce la lista legata al nome e all'immagine del suo leader".

E noi ci permettiamo di credere che il sorpasso di De Magistris, impeccabile e raffinato oratore, sia dovuto semplicemente al fatto che lo stesso Di Pietro aveva dovuto tirare le orecchie al figliolo: pur non avendo commesso nulla di penalmente perseguibile, "ha tenuto un comportamento sbagliato e inopportuno", aveva detto il di lui padre.

Oggi il suo elettorato di ieri (e forse di domani) ha trovato probabilmente una nuova guida. Battista scrive che De Magistris giocherà "un ruolo che prende le mosse proprio sul terreno del profilo etico del partito". E' accaduto insomma quello che modestamente avevamo azzardato qui sopra, il 28 dicembre dello scorso anno. A dimostrazione che pur essendo dei blogger non siamo incapaci di intendere e di volere.

Giriamo pagina. Titolo del "Corriere": "Con la nuova legge addio all'operazione lodata da Maroni" contro la tratta di clandestini. Altro giro. Una lettera di ergastolani e detenuti, dedicata alla loro insegnante, da "Repubblica": "Probabilmente non ci vedremo mai, noi abbiamo un posto fisso, molti per tutta la vita, lei invece è precaria. Noi non la dimenticheremo, non lo faccia neanche lei".

E poi ci sarebbe, di nuovo, il duello D'Alema-Veltroni. Oppure la storia delle foto prese di nascosto alla signora Berlusconi in vacanza con il nipotino, raccontata da Michele Serra su "Repubblica" che dice: senza che nessuno abbia protestato. Ed infine un'intercettazione telefonica che sullo stesso quotidiano racconta Giuseppe D'Avanzo, fatta il primo gennaio 1987 con attempata o maturi signori (Berlusconi, Confalonieri, Craxi) che aspettavano l'arrivo della befana anzitempo. D'Avanzo è stato male informato, non erano in attesa di due ragazze di "Drive In" perché [censura] di capodanno porta bene tutto l'anno...


11.06.2009
Porte aperte
Porte aperte e finestre spalancate sull'interno di casa Berlusconi. Non ci vengano poi a dire che si tratta di gossip e di occhiate del pubblico dal buco della serratura. Si resta a bocca aperta come quelle porte, nell'osservare la prima pagina del "Corriere della Sera" di stamani, con la "lettera" o "dichiarazione" della "signora Veronica Berlusconi" nell'ultima colonna a destra in testa alla pagina.

La meraviglia nasce constatando quanta amarezza (usiamo un eufemismo) provi la moglie di un presidente del Consiglio che parla con tutti in Italia, tranne che con lei, la madre di tre suoi figli.

Ecco il suo testo: "In queste settimane ho assistito in silenzio, senza reagire mediaticamente, al brutale infangamento della mia persona, della mia dignità e della mia storia coniugale. Certo è che la verità del rapporto tra me e mio marito non è neppure stata sfiorata, così come la ragione per cui ho dovuto ricorrere alla stampa per comunicare con lui. Certo è che l’ho sempre amato e che ho impostato la mia vita in funzione del mio matrimonio e della mia famiglia".

Adesso che cosa diranno quanti per difendere lui hanno offeso lei?

Ieri sera, in un bel libro di Andrea De Benedetti, "Val più la pratica. Piccola grammatica immorale della lingua italiana", abbiamo incontrato una definizione che rispecchia perfettamente queste storie con annesse pubbliche discussioni politiche. La formula è quella dei "sicari della dialettica" (pagina 18) che assumono sfumature che vanno dal "finto garbato ('Ma scusi onorevole')" al "prepotente autentico ('Ma stia zitto')", sino "all'italiano più italiano di tutti ('Ma mi faccia il piacere')".

Il cavaliere è circondato da una nutrita schiera di "sicari della dialettica" abituati a comportarsi da "prepotenti autentici" come dimostrano le trasmissioni televisive delle ultime settimane. Non ci rasserena il ricordo di un proverbio, "Ne uccide più la lingua della spada".


10.06.2009
Esasperata, da chi, la Brambilla?
Si è definita lei stessa ridotta "all'esasperazione" dall'intervento del prof. Stefano Rodotà. La ministra Brambilla si è continuamente agitata ieri sera per tutta la trasmissione di "Ballarò", persino abbandonando lo studio per una "telefonata". Non era colpa di Rodotà. La ministra ha fatto la faccina strana anche con la "rivelazione" Debora Serrachiani. Alla fine Mariotto Segni ha sintetizzato efficacemente: "La Brambilla contro tutti".

Ma non è un problema soltanto della ministra del Turismo. Ogni esponente del Partito della libertà quando siede in uno studio televisivo, si sente in diritto di deridere e zittire gli avversari. Accade regolarmente. E' l'applicazione un po' ridicola e cortigiana della pretesa del cavaliere di fare anche l'opposizione al proprio governo (come sembra essere successo alla grande in Sicilia, a quanto pare).

Che cosa aveva detto Rodotà di tanto incendiario? Esiste un problema di moralità pubblica per il nostro capo del governo, e tutta la vicenda è nata da "due parole che colpiscono tutti: ciarpame politico".

"Madonna..." ha sospirato la ministra Brambilla prima di sussurrare: "Sono all'esasperazione...".

Miriam Bartolini aveva spiegato che "per una strana alchimia" all'imperatore suo marito tutto è permesso. Che qualcuno aveva "scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell'imperatore. Condivido: quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere".

Ogni volta che vede profilarsi all'orizzonte il fantasma della signora Bartolini-Lario-Berlusconi, la signora Brambilla ripensa, crediamo, alle parole della (ex) consorte del cavaliere, quando giustificò la sua assenza dalle cerimonie pubbliche con una di quelle frecciate al curaro che prima o poi producono il loro effetto micidiale: "Mio marito può portare sotto i riflettori della politica la Brambilla".

La Brambilla aveva davanti a sé l'ombra lunga di Miriam Bartolini che le impediva di vedere il volto severo e sereno del prof. Rodotà, pietra dello scandalo per aver richiamato alla memoria di tutti la questione del "ciarpame" che non è gossip ma sostanza, appunto un "problema di moralità pubblica".

Questo post è ad alto contenuto di pericolosità sociale, per cui va assimilato con particolare precauzione.


04.06.2009
Occhio strano di Silvio
La parola d'ordine lanciata dal cavaliere ai suoi consiglieri è stata forse "Abbasso le donne". Dietro c'è la storia di sua moglie che gli ha rovinato la festa elettorale. Come ha scritto Ugo Magri sulla "Stampa", Berlusconi ha confessato: "La campagna elettorale me l’ha fatta mia moglie..." con il divorzio, le minorenni e compagnia bella. "Su Veronica, a 24 ore dal voto, l’ex-marito dà giudizi poco sereni", ha osservato Magri: "La incolpa delle «calunnie che avrebbero stroncato chiunque», e pure del record di preferenze mancato, ultima delusione".

"Abbasso le donne", ha forse spiegato Berlusconi (secondo noi), "perché chi dice donna dice danno".

Aspettiamo di sapere che cosa (forse) diranno le tante signore adoranti, che a vario titolo lo circondano nel governo e nel partito.

Nell'attesa rileggiamo le cronache di ieri, dove si racconta l'andata al seggio di Portici di quella fanciulla in fiore accompagnata da un'amica minorenne che si spacciava per rappresentante di una certa lista. Altra piccola aggiunta alle storie deprimenti dell'Italia fanfarona fatta crescere in questi anni da chi convocava le ragazze (minorenni) per raccontare loro le storielle come quella, divertentissima, "dei due ministri del governo Prodi che precipitano con l'aereo e vengono violentati dagli uomini della foresta".

Aspettiamo di sapere perché erano soltanto due, i ministri del governo Prodi. Chissà che cosa ha insinuato "papi" alla fanciulla in fiore.

Una spiegazione si potrebbe trovare, a tutto, non soltanto alla storiella, nella chiusa del pezzo di Magri, dove si racconta di una confidenza rilasciata da "un fedele della prima ora". Secondo questa confidenza, Berlusconi guarda gli amici sui 50/60 anni "con un occhio strano. Come se gli attaccassimo la vecchiaia".

Anche noi abbiamo un occhio strano quando leggiamo tutte queste cose, non per rimpiangere il passato ma per cercare un presente meno indecente.


08.06.2009
Sul web si vince
"La candidata lanciata dal web" titola stasera il "Corriere della Sera" on line un servizio dedicato a Debora Serracchiani del Pd che in Friuli ha superato Berlusconi di 9.624 preferenze (73.910 contro 64.286), mentre il suo capolista, il venerando Luigi Berlinguer, è rimasto a quota 11.244.

Lascia invece la politica (intesa come vago sogno di un premio da parte del sultano) la fanciulla in fiore che un giorno aveva dichiarato: "Voglio fare l'attrice. Oppure la ballerina. Oppure la parlamentare alla Camera". Ovviamente come premio di colui del quale aveva detto: "Mi racconta le barzellette. Mi piace tanto quella dei due ministri del governo Prodi che precipitano con l'aereo e vengono violentati dagli uomini della foresta".

Il pentimento sembra sia nato dopo il difficile debutto alla prima urna della sua vita, ieri in un seggio di Portici. Dove, ha scritto Massimo Gramellini, è stata scortata da "vari poliziotti", e dove il presidente "al suo passaggio ha chiuso il seggio medesimo".

Avevamo annotato qui che la Camera a cui molte ragazze pensano è fortunatamente soltanto quella da letto. E la fanciulla in fiore dev'essere stata informata male.
Il ripensamento odierno ci rallegra, anche lei s'inserisce nella folta schiera di chi mira soltanto alla camera da letto, senza tormentarci con vanesie aspirazioni da parlamentare. Ignara del fatto che l'itinerario democratico non prevede la prova del materasso per sedere sul seggio.

Ma nei colloqui avuto con il "papi" non c'era stato tempo per approfondire questo particolare aspetto diciamo costituzionale, perché lui glielo occupava tutto con le barzellette. Perché "quella dei due ministri del governo Prodi che precipitano con l'aereo e vengono violentati dagli uomini della foresta" le piaceva tanto ascoltarla quanto a lui raccontarla. Come proiezione emblematica del fatto che pure lui, a Prodi, "gli aveva fatto un coso così", e forse lo diceva pure, ma pudicamente, alla minorenne.
La quale adesso resta soltanto davanti al dilemma esistenziale: ballerina od attrice? Emilio Fede ci è testimone: la fanciulla non ha buona dizione. Nulla sappiamo della sua abilità di danzatrice. Un posto nella storia se lo è già prenotato, come incolpevole ma drammatico simbolo di una Piccola Italia fatta di niente. Italia accattona ed esibizionista, misera e pezzente nonostante i doni preziosi di qualche principe azzurro.

Forza, dunque, Debora Serracchiani. Fai vedere tu che di che cosa sono capaci le giovani donne "attente", per il bene del Paese. Senza cortei, poliziotti di scorta, seggi ignobilmente chiusi, piaggeria ad ogni passo. Forza Debora, e la storiella del governo che precipita in una foresta raccontagliela tu, con quattro pedate sul didietro come ricompensa a chi si crede signore onnipotente. Ed intanto ha perso clamorosamente la scommessa di avanzare. Ha ragione Franceschini: "Non c'è traccia dell'avanzata della destra come è avvenuto nel resto dell'Europa, niente di quanto prospettato sino alla scorsa settimana da Berlusconi con il Pdl ben sopra il 40%. Anche sommando la Lega, sono lontani dal 50%: il governo è in minoranza nel Paese".


05.06.2009
Tante ragioni,
lettera al direttore della "Stampa"
Alessandro Marini, autore della lettera pubblicata stamani nella pagina del colloquio con il direttore della "Stampa", è un mio conterraneo, di Lugo di Romagna.
Condivido e sottoscrivo le opinioni che esprime argutamente sul "Corriere di Romagna", foglio che regala ai lettori "La Stampa" ogni mattina.
E sono d'accordo anche con lo sdegno che esprime verso il comportamento del capo del governo nella lettera che lei ha ospitato oggi.

Ma ha ragione anche il direttore della "Stampa" nello spiegare che manca in Italia (e nei giornali) "un dibattito sulle ricette per uscire dalla crisi, per rilanciare i consumi e frenare la disoccupazione". Appena rientrato in Italia dagli Usa, per sedersi nell'ufficio di Torino, lui ha trovato "l’annuncio della moglie del presidente del Consiglio di voler divorziare dal marito. Era una notizia e ha scatenato un putiferio", osserva stamani.

Forse negli Usa, vorrei chiedere a Calabresi, il putiferio sarebbe stato minore? E poi: se certe cose i lettori non le discutono, non è forse colpa dei giornali che certe notizie non le forniscono loro?

E' un vecchio problema, ricordo che proprio 40 anni fa in un periodico locale di cui ero redattore a tempo perso, feci una pagina sul giornalismo, la scarsa diffusione dei quotidiani, la tendenza a privilegiare certi temi leggeri piuttosto che quelli seri e pesanti. La intitolai "Il cane si morde la coda", perché spiegavo che si dà la colpa al lettore di scarsa informazione, ma è proprio la stampa che deve fornire quella informazione che permetta poi di discutere dei temi "scottanti".

Caro direttore, lei ricorderà l'editoriale impeccabile di Barbara Spinelli (17 maggio scorso, non un secolo fa), in cui leggevamo: "Il cittadino è molto male informato, e la mala informazione è una delle principali sciagure italiane".
E poi: "La menzogna viene (...) dai governanti, e in genere dalla classe dirigente: che non è fatta solo di politici ma di chiunque influenzi la popolazione, giornalisti in prima linea". Per aggiungere: "I fatti sono reali, ma se vengono sistematicamente manipolati (omessi, nascosti, distorti) la realtà ne risente, ed è così che se ne crea una parallela".

Ecco perché dico che il lettore Marini ha ragione. La verità detta o manipolata da un capo di governo, è un problema serio, non un passatempo per fancazzisti di provincia seduti in un bar.
Ecco perché ha ragione anche lei, direttore, quando dice che bisogna discutere delle cose serie: ma fornitecene il materiale voi, perbacco! Ricordo gli articolo del retroscenista Minzolini. Mi dicevo, questo corre per dirigere il Tg1. Ho azzeccato la previsione. Ma non sono l'unico a pensarla così.

Cito dal blog di un giornalista della "Stampa" questo apologo:
"*Papà, papà: che differenza c’è fra un giornalista e un medico ?
Un medico è un professionista che cura la salute delle persone.
Un giornalista è un professionista che racconta e analizza quello che succede nel mondo vicino e lontano
*Papà, papà: e se un giornalista e un medico sono degli incompenetenti o dei disonesti ?
Se capita a un medico, il suo paziente invece che guarire si riammala e al peggio muore.
Se capita a un giornalista si perde la verità dei fatti e muore la libertà e la civiltà degli uomini.
*Papà, papà, ma allora perchè se un medico fa cose male viene radiato dall’ordine e a volte messo in prigione e se un giornalista fa cose male non riceve grosse pene e a volte diventa anche direttore di certi giornali o tg televisivi ?
*Papà, papà, papà: perchè non rispondi ?"

Lei, caro direttore, ci invita a discutere: "questo dibattito sul pettegolezzo è diventato un alibi per coprire le mancanze di idee".
Mi permetta di dissentire, almeno come blogger "sporco e cattivo" le idee ce le ho, non lo debbo dimostrare, i miei post sono leggibili sul suo giornale on line. Ma quelle idee non piacciono alla sua redazione, per cui il blog a maggio è stato segnalato in home soltanto una volta.

Vista la sua cortesia ed onestà dimostrata anche stamani nella risposta al mio conterraneo, naturalmente focoso come tutti i romagnoli onesti (lo sapeva che noi siamo così ruvidi rompicoglioni?), egregio direttore, la invito a rispondere alla lettera che lo inviato alla sua rubrica web, e che riproduco qui:

"Caro direttore il 12 maggio le ho inviato una mail che ricopio qui. Sono lieto di fare la sua conoscenza. Non so con quale simpatia o meno lei consideri il lavoro dei blogger. Io sono vecchio (nato nel 1942) anche come lettore della Stampa (l'acquisto dal 1964), credo nello strumento di Internet, ho avuto soddisfazione per le cose scritte qui, anche se prevalentemente mi occupo di altre cose più noiose. Se avrà la cortesia di ascoltarmi, in altra occasione le motiverò la mia insoddisfazione per come sta andando il settore blogger della "Stampa". Il più sincero augurio da chi la stimava anche su "Repubblica" (che leggo regolarmente come il "Corrierone": il mal della carta non perdona...)."

Un'ultima cosa. Ha ragione anche l'ex prefetto di Torino nel proporre di diradare la festa del due giugno.
Per risparmiare la abolirei. Ci saremmo così evitate certe immagini del (lo dico?) presidente del Consiglio che salutava ridendo come ad una parata di bouy scout.

Il due giugno 1946, ricordiamolo con la mestizia di chi è consapevole di un 'piccolo' fatto: è una data che è costata lutti e miserie, la data cioè che chiude un passato tragico, quello della guerra e delle colpe di una monarchia serva del fascismo prima e poi traditrice con Mussolini, prima innalzato (1922) e poi deposto (1943) con altrettanti colpi di Stato del re.

A quel prefetto rivolgerei anche una domanda: come vengono scelti gli oscuri personaggi che ogni anno sono decorati al merito repubblicano? Certe nomine fanno sorridere, altre ridere, altre indignare: secondo gli anni, è come per le annate della raccolta dell'uva... Ma una Repubblica non è una vendemmia.


05.06.2009
Grazie Wikio.
Grazie Wikio, mi hai dato ragione: avevo (facilmente) previsto una discesa nella tua classifica, dato che su otto citazioni in home dei blog, il mio era stato messo soltanto una volta, nel mese di maggio... E che cosa avrei potuto pretendere di più?

Rispetto a gennaio m'è andata bene: ero al n. 18. Poi a febbraio sono passato al 6, a marzo al 7, ad aprile al 4, ed al 7 ancora a maggio.

La promessa di elencare i link delle citazioni non è stata mantenuta. Va bene così. Wikio, grazie di esistere e di considerarci non sporchi e cattivi, ma un po' .... (censura).

Una domanda: ogni cliccata sui nostri blog che cosa rende al giornale, dato che tutto si misura in termini economici?


05.06.2009
Benedetti giornali
Sul "Magazine" corrieresco di ieri, l'editoriale consueto di Gian Antonio Stella (intitolato stavolta "E' la stampa, bellezza") ricordava che destra e sinistra sono unite nella lotta contro quei "rompiscatole" dei giornalisti.
Da acquirenti di quotidiani, e da cittadini che ritengono (forse a torto) ancor valido il principio del "quarto potere" che deve controllare gli altri tre, l'argomento ci interessa.

Stella cita "il grande Ugo Stille": "Negli Usa è impensabile che un politico si inalberi per una domanda provocatoria: ogni domanda dei giornalisti è fatta apposta per metterlo in difficoltà, ovvio".

Stella documenta gli sfoghi italici di D'Alema, Mussi, Salvi, Veltroni ("giornali leggeri come il vento, gonfiati come mucche pazze"), Romano Prodi (i mass media, "li abbiamo tutti contro"), Sandro Bondi, Gasparri, Totò Cuffaro, Bassolino.

Stella chiude con un'altra citazione che definiva la stampa italiana "la più libera del mondo" perché i suoi giornalisti potevano esercitare "funzioni di controllo, critica, propulsione". "Era il 10 ottobre 1927", scrive Stella, ed i complimenti ai direttori di 70 quotidiani italiano erano di Mussolini". Il quale usava, aggiunge Stella, "un altro tipo di veline".

Ovvero non le ragazzotte sculettanti inventate da Antonio Ricci per Canale 5, ma gli ordini di servizio (su carta detta velina perché leggera. In quanto tale, essa permetteva di battere a macchina il numero doppio o triplo di copie rispetto ai fogli normali).
Queste veline recitavano: "Improntare il giornale a ottimismo, fiducia e sicurezza nell'avvenire. Eliminare le notizie allarmistiche, pessimistiche, catastrofiche e deprimenti": "Non si deve dare all'estero la sensazione di una miseria grave che non c'è". "Diminuire le notizie sul cattivo tempo".

Sul "Corrierone" di oggi Aldo Cazzullo anticipa il libro di Alessandra Sardoni (inviata de "La7") che racconta come due intellettuali, Rondolino e Velardi, consigliavano il loro D'Alema nel 1997.
Direttamente dal volume di Alessandra Sardoni, riprendiamo due citazioni di Rondolino e Velardi che riguardano il giornalismo. La prima: "...dobbiamo prima di tutto sedurre i giornali per potercene servire", blandendo e vezzeggiando i cronisti, "persino" invitandoli a prendere un caffé.

La seconda va nello specifico, passa dall'invito al bar all'occhio posto sulle direzioni di "Corriere della Sera" e "Repubblica": "ci servono due direttori che riconoscano il primato della politica".
Badate bene: "ci servono". Non necessitano sociologi della politica per rilevare il senso di questo verbo "servire" per direttori appunto sottomessi al "primato della politica".

Gian Antonio Stella, sempre sul "Corriere" di oggi intervista Cosimo Mele, candidato di Francesco Pionati alle Provinciali brindisine. Mele nel luglio 2007 fu sorpreso con due squillo in un albergo di Roma. Oggi dichiara a Stella: "E poi, diciamolo, in Parlamento non si fa un cazzo". Diciamolo. Ed amen.


04.06.2009
Io sono io e voi...
Io sono io e invito chi voglio. Io sono io e voi non siete un ... Così parlava il marchese del Grillo, così l'ha doppiato il presidente del Consiglio, oggi parlando in pubblico. Come commenta Prodi, così parla un principe che si fa una legge diversa da quella del popolo. Così vanno allegramente le cose in Italia, come dimostrano i giornali stranieri...

04.06.2009
Brambilla scommette
La ministra Brambilla vuole portare in Romagna un casinò. Lo ha proclamato da Rimini due giorni fa.
Bene. Ma prima di tutto si informi. Ripeto quanto già scritto in altre occasioni. Nel 1993 il presidente dell’Antimafia, Luciano Violante, dichiara: "La mafia in Riviera ha vestito i panni puliti della intermediazione finanziaria, ma è ben presente". Gli usurai hanno "i colletti bianchi": a gennaio sono stati eseguiti nove arresti, e quattro società dal credito 'facile' sono finite sotto inchiesta con l’accusa di truffa ed associazione a delinquere.

Nel 1994 il prof. Giancarlo Ferrucini, occupandosi del "balletto dei fallimenti", ipotizza che vi sia interessata anche la mafia, con quelle infiltrazioni denunciate dalla Commissione parlamentare antimafia, che "potrebbero attecchire più facilmente nei settori dell’abbigliamento e della ristorazione, dove fra l’altro si verificano frequenti turn over nella titolarità delle aziende".

Nello stesso anno il senatore Carlo Smuraglia, estensore per la Commissione antimafia del dossier sugli insediamenti mafiosi in "aree non tradizionali", spiega che "in Romagna è ben presente la mafia che lavora in camicia e cravatta, quella che è più difficile" da combattere rispetto a quella che spara e prepara stragi.
Sempre nel 1994 la sezione riminese della "Rete" che fa capo a Leoluca Orlando, in occasione dell’assemblea nazionale tenutasi a Riccione, lancia pesanti accuse alle Giunte di sinistra che avrebbero sottovalutato il fenomeno mafioso in Romagna.

Dicembre 2005, infine. Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso spiega: anche per Rimini vale il principio che il denaro si accumula al Sud e si investe al Nord.


Nell' agosto 2008 presidente della Provincia e sindaco di Rimini si sono detti notevolmente preoccupati per notizie che "configurano un quadro di infiltrazione malavitosa in diversi settori del tessuto economico-imprenditoriale". Scrissi una lettera ad un giornale locale per dimostrare che il problema non è nuovo, come documentano alcuni dati "storici". Quelli elencati qui sopra. La mia lettera non è stata pubblicata.

La ministra Brambilla può navigare sicura. L'opposizione locale (i partiti del governo romano) ha buone entrature.
Spero che in Provincia sia eletto il candidato del Pd Stefano Vitali che è sveglio e conosce bene le questioni, e sarà capace di dare del filo da torcere alla ministra Brambilla.

Vitali ha lavorato per tanti anni al fianco di don Oreste Benzi. Sulla memoria del sacerdote ha posto il suo cappello elettorale la ministra Mara Carfagna nell'annunciare proprio da Rimini la lotta governativa alla prostituzione. Che ovviamente il "prete di strada" intese non in senso soltanto repressivo, ma soprattutto come recupero delle vittime dei vari racket.

I problemi dell'Ordine pubblico a Rimini ed in Romagna sono seri. Le forze impegnate sono sempre più insufficienti per decisioni romane... Le promesse della ministra Brambilla preoccupano perché un casinò non porterebbe altro che nuove rogne.

Precedenti post sul tema:
"Cemento armato"
"Balle e non fatti"
"Il partito del cemento".


02.06.2009
Blogger, sporchi e cattivi
Un editore e poeta americano, Jonathan Galassi, ha scritto su "Domenica" ("Il Sole-24 Ore") del 31 maggio un lungo articolo circa la crisi della carta stampata e, "con grande pena e sconcerto", se l'è presa con il mondo virtuale dei blogger. Internet "ha cambiato tutto", confida, e soprattutto la gente non vuol pagare le informazioni che riceve dal web... Per rendere il discorso più nobile, tira fuori l'asso dalla manica: nessun blogger diventerà uno scrittore famoso, perché sta seduto davanti ad un computer e non va in giro per il mondo.

Mille ragioni suonate dal vento girano per il mondo intero a favore del signor Galassi che ha lavorato su Montale e sta lavorando su Leopardi. Non possiamo dargli torto. Da vecchio sedentario per ovvi motivi, non pretendo di diventare famoso, ma soltanto di girare al signore una domanda.

Questa. Al Festival dell'economia a Trento è stato detto dal prof. Luigi Guiso, a proposito della crisi economica, che "molti sapevano e non hanno scritto...". Quelli che "sapevano e non hanno scritto..." non erano blogger brutti sporchi e cattivi, ma onoratissimi e famosi esperti. Perché lo hanno fatto? Perché hanno taciuto? E' ancora una volta colpa di Internet?

Post scriptum. Alla fanciulla in fiore che oggi ci affligge dichiarandosi rovinata ("Dalla mia festa di compleanno [con Berlusconi, sottinteso] è cambiato tutto...in peggio"), inviamo modestamente un invito: si rivolga al poeta editore Galassi: le spiegherà che tutto il suo attuale disagio deriva da quei sedentari brutti sporchi e cattivi dei blogger. Se frequentasse gente migliore di loro, certe cose non le capiterebbero. Ne siamo intimamente sicuri


01.06.2009
Amarcord Fellini
Il Times, noto foglio estremista di Londra, definisce Berlusconi un don Giovanni, un Casanova che usa la maschera da clow. Questo vecchio libertino, evocato attraverso il nome di un personaggio letterario, il Lothario di Nicholas Rowe (1703), rimanda alla figura tragica e dolente del protagonista del film felliniano.

Giacomo Casanova passò per la mia città, Rimini, nella primavera del 1744.
Nelle "Memorie", racconta di evirati cantori e di situazioni di miseria non soltanto morale. Teresa è una giovane bolognese, figlia di un povero impiegato, avviata alla carriera artistica, in sostituzione di un giovane riminese defunto, Bellino. Costui era stato sacrificato dal padre come voce bianca, per mantenere una numerosa famiglia. Sullo sfondo, Casanova colloca vecchi preti che fanno rapporto al vescovo che tutto è in regola, prima che Teresa (spacciata per Bellino) possa salire sul palcoscenico. Vengono in mente le amare parole manzoniane su Gertrude: «L'esaminatore fu prima stanco d'interrogare che la sventurata di mentire…».

Quante sventurate sognano sotto le ali del novello Lothario italiano un ruolo in tv od un seggio in Parlamento? Ne parla il "Times" per sostenere che "la cosa più scioccante è l'assoluto disprezzo con il quale tratta gli italiani". Sabato e domenica si vota per le Europee. Quanti italiani allora se ne saranno accorti, di questo "disprezzo"?


I post precedenti.
Diario italiano, indice.


Anno XI, n. 161, Maggio 2009
Date created: 01.06.2009 - Last Update: 11.06.2009, 19:30/
All'indice delle notizie- Mail- Info: 0541.740173
"Riministoria" e' un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", e' da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 7.3.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficialen. 67 del 21 marzo 2001.
Riministoria-il Rimino-antonio montanari nozzoli