Diario italiano
Il Rimino 161, anno XI
Maggio 2009

05.05.2009
Velata e non velina
Smentite le voci che la accreditavano quale velina od aspirante tale.
La "Velata" al brindisi con "papi" Silvio, papà e mammà, è una strana figura addobbata per una cerimonia religiosa, mentre si trova soltanto al ristorante per festeggiare allegramente la maggiore età.

Ovvero come le apparenze ingannano. O come ci ingannano le foto, secondo le malelingue che ipotizzano ritocchi o fotomontaggi.

Tutto è vero, invece, sacrosantamente vero in quell'immagine. E' finta soltanto l'Italia che vi si rispecchia e proietta.

Lui il papà si dichiara "vecchio socialista riformista".
Sul vecchio, lasciamo soltanto a lui la responsabilità dell'affermazione.
Ma sul "socialista riformista", non abbiamo dubbi. Come si fa a ritenersi tali e poi danzare voluttuosamente con il capo del Popolo della libertà che può essere considerato tutto, ma "socialista riformista" proprio no?

Perché se si dichiarasse tale, il cavaliere correrebbe il rischio di essere querelato da Bobo Craxi.
Il quale lo ha già smentito, Berlusconi, quando questi aveva detto di aver conosciuto il papà della "Velata" nella solenne funzione di autista di Bettino Craxi.
Adesso sappiamo che il papà della "Velata" mai guidò vetture per il segretario del Psi e capo del governo Bettino Craxi. Lo ha smentito Palazzo Chigi, sede del governo presieduto dal cavaliere.

Adesso sappiamo anche sui socialisti, non di oggi, ma di ieri, un'altra cosa.
La comunica al festante Popolo della libertà un senatore noto studioso che ha dichiarato, senza essere stato sinora smentito da nessuno, che il fascismo di Mussolini Benito da Predappio "era di natura socialista".
Fortunatamente non ha aggiunto il senatore noto studioso che la natura del socialismo della dittatura fascista era di stampo riformista.
Perché altrimenti avremmo trovato arruolato nella schiera dei nostalgici anche chi brindava al ristorante con la "Velata" maggiorenne e mammà e papà della stessa fanciulla in fiore.


04.05.2009
Riconoscenza
Si è commosso sino alle lacrime, Mike Bongiorno. Fu incarcerato 65 anni fa a San Vittore dai nazisti, ed è stato scacciato da casa Berlusconi lo scorso anno. Senza un saluto da parte del cavaliere con cui aveva iniziato l'avventura della televisione privata.

Si è commosso ieri sera con Fabio Fazio raccontando tutto ciò, e svergogando lo stile manageriale di Mediaset e del suo capo, ora anche capo del governo.

Questa volta, per il mancato gesto di buona educazione, la colpa era tutta dei maschietti di casa Berlusconi. L'unica signora citata è stata una segretaria del capo.
Di fronte alla lamentale di Mike di non essere stato contattato dal cavaliere, gli ha semplicemente detto di esser stato messo in una lunga lista di telefonate da fare.
Lui. In lista. Mike ha avuto ragione a tirare le orecchie alla maleducazione altrui. Perfetta sintesi del Bel Paese di questi giorni. (O di sempre?)


04.05.2009
Dopo il 25 aprile
C'è sempre un'ora della scelta. Un signore di 82 anni ha risposto su "Repubblica" alla lettera di una coetanea in cui si sosteneva che non tutti i repubblichini era stati volontari ma soltanto costretti ad arruolarsi...

Verissimo, risponde quel signore, ma fra 8 settembre 1943 e 25 aprile 1945 "passarono circa 20 mesi, durante i quali ogni italiano [...] aveva tutto il tempo per decidere da che parte stare".

Chi non condivideva gli ideali fascisti, aggiunge il signore, doveva avere "il coraggio di decidere e fare la propria scelta".

Non releghiamo il discorso soltanto alle celebrazioni del 25 aprile. Estendiamolo alla vita di ogni giorno.

C'è sempre un'ora della scelta. Per ognuno di noi. Si può fingere con gli altri, ma non con se stessi.

Rileggere le pagine della storia di quei giorni lontani, dovrebbe essere un esercizio da praticare prima nelle famiglie, poi nelle scuole.

Ma la conoscenza della Storia fa paura al potere politico che troppo spesso è soltanto mistificazione delle verità sulle cose accadute realmente.


04.05.2009
Brutt'Italia
Nelle ultime ore Silvio Berlusconi è diventato il più illuminante simbolo morale di quell'educazione ecclesiastica (per fortuna non sempre prevalente) che insegna più a diffidare del prossimo che a dubitare di se stessi.

La sua vicenda sentimentale ha mosso i direttori di "Stampa" e "Corriere" ad intervistarlo. Come un fiume in piena, il cavaliere ha accusato la consorte, il mondo dell'informazione, e pure quella politica-spettacolo che lui stesso ha creato felicemente dal nulla. E che gli aveva sinora garantito un solido, brillante successo. Soltanto adesso incrinato dalle storielle circa le veline da candidare alle elezioni europee.

Storielle che SB respinge con sdegno addebitandole alla consorte. Ma partorite, con quel genio perfido che anima soltanto i colleghi di partito, dall'amico presidente della Camera. Al quale fa capo la fondazione "Fare Futuro" sul cui sito sono apparse le storielle riprese poi dalla signora Miriam Bartolini.

La signora spera, come oggi riferisce la sua biografa ufficiale Maria Latella sul "Corrierone", di essere presto dimenticata da quanti, in casa e nel partito di casa, usano la "scemenza" di considerarla "manovrata dalla sinistra".
L'accusa che le rivolgono è dovuta non soltanto a quella educazione cattolica che spinge a diffidare del prossimo (anche il più vicino). Ma pure ad una concezione padronale per cui ogni persona in famiglia deve "usare" soltanto le idee di chi comanda. Del marito in questo caso.
Nella società attuale, "chi comanda" è soltanto il portatore inutile e spesso patetico di vecchie concezioni mandate in soffitta dallo "spirito del tempo". Come dimostra questa vicenda, nelle versione patetica che il cavaliere ci offre.

Lui, il marito ripudiato in maniera brusca ed a male parole, si ribella. Accusa la moglie di avergli giocato per la terza volta durante una campagna elettorale, "uno scherzo di questo tipo", cadendo nella trappola di una "criminalità mediatica".

Di cui lei sarebbe più vittima di lui. Ma lei non cede. Scrive Maria Latella: "Alle amiche racconta che l'Italia del momento è uno specchio che riflette brutte cose...". Un Paese "in cui nessuno vuole più fare sacrifici perché tanto la fama, i soldi, la fortuna arrivano con la tv...".
Ma la signora Bartolini in casa non è l'unica a pensarla così. Ricordiamo analoghi concetti espressi tre anni fa da sua figlia Barbara contro la tv di famiglia ("Ai miei figli non farei mai vedere Buona Domenica e i reality show"). Ricevendo da Maurizio Costanzo la qualifica di "giovinetta con la scienza infusa".

Le accuse della signora Bartolini contro questa brutt'Italia sono simili a quelle di Rosy Bindi. La quale sostiene che c'è "la connivenza del Paese che non s'indigna di fronte alla pretesa immunità morale del proprio presidente del Consiglio".
Sgarbi con la dissacrante lucidità da "lettore" di figure d'arte, parla del fallimento del matrimonio di Berlusconi come di "un fallimento politico".

A noi modestissimi "lettori" rinchiusi entro quattro mura provinciali, la vicenda sembra annunciare pericolosamente una terribile campagna d'estate: con il grande capo che triturerà la ex moglie a tal punto che lui stesso sarà oscurato agli occhi dei suoi fedeli.
Che poi poco o molto cambi in politica, è un discorso che non dipende più soltanto da lui o da lei. Il terzo incomodo può chiamarsi Fini, ma può anche essere Casini grazie alle attenzioni vaticane sulle cose d'Italia.


03.05.2009
Strane alchimie

Speciale/
Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario
divorzia da Silvio Berlusconi


L'Italia, con angosciante chiarezza ha confidato a qualcuno la moglie del capo del nostro governo, è il Paese che tutto giustifica e tutto concede "per una strana alchimia" che impedisce stupore e scandalo.

Un Paese (aggiungo) che non stupisce, perché ha allevato sempre gli Arlecchini servi di due padroni. Si è retto sulle indulgenze plenarie. Si è giustificato accusando le vittime di non aver anticipato con una mossa furba l'azione dei violenti che le hanno colpite.
E' un Paese in cui il mito ha alimentato l'educazione, a partire dal Balilla mussoliniano sino ai "pioneri" del pci.

Il mito al posto del "dubbio" metodico che avrebbe dovuto suggerire ai potenti di turno di diffidare del loro stesso potere. Non per timore di perdere la poltrona, ma per quello di fare la figura dei fessi davanti allo specchio, la sera prima di andare a letto. Nel silenzio di un esame di coscienza ingrato ma inevitabile.

Oggi certe uscite mentali abusivamente definite pensieri, sono usate negli spettacoli televisivi per riempire i programmi. Sono spacciate per cose originali, piene di significato.
Ahinoi, spesso e volentieri sono soltanto certificati di appartenenza alla banda che gestisce il potere. Si diceva una volta contro certi tipi da sottogoverno, che per mangiare al tavolo di quel potere, bisogna almeno sapere tener in mano le posate.

Oggi siamo non scesi in basso ma saliti al vertice della sincerità estrema. Tanto gratuita da renderla innocua ma persino troppo banale. E quando una verità è banale, è la sua negazione, la sua condanna: diventa la cartina di tornasole che la stupidità si fa regola, perché manca l'intelligenza di saper costruire qualcosa di positivo.

E tutto ciò avviene anche grazie a quella "strana alchimia" che la consorte del nostro capo di governo, denuncia per annunciare che intende divorziare da un marito che accusa con gli intimi di "frequentare le minorenni". Stando alla "vulgata" apparsa stamani su "Repubblica" per firma di Dario Cresto Dina.

Miriam Bartolini spiega che appunto "per una strana alchimia" all'imperatore suo marito tutto è permesso.
Lo dice con un disgusto che avvilisce non per colpa sua, ma per il contesto in cui quell'affermazione cala pesante come la lama di una ghigliottina. Ne vedremo gli effetti. E tra qualche decennio gli storici potranno raccontare qualcosa che rassomiglia a dei drammi per il momento vissuti come commedia. E non soltanto per colpa del marito della signora Bartolini.

Non è squallido mai il peccato, come lo disegnano i moralisti, pronti a tutto poi per giustificare quello personale.
E' squallido il modo di vivere dei potenti, come se dagli altri fosse loro tutto dovuto ("credere, obbedire, combattere").
La signora Bartolini non per nulla usa il termine "imperatore" non tanto per offendere il consorte quanto per deridere la folla di consiglieri che lo circonda.

Folla di moralisti, avvezzi ad alzare il ditino come Capezzone, per ammonire il dissenso altrui a tornare sulla retta via.
Ma che dicono i moralisti di governo adesso che il dissenso si sviluppa pure in famiglia? Non cambiano registro, offendono la signora Bartolini, le dicono che anche lei è stata un'attricetta semisvestita, in arte Veronica Lario. Come se fosse un'esponente dell'opposizione da far arrossire nel salotto di Bruno Vespa.
Quasi fosse una di quelle signore antigovernative che abitano il Parlamento e sono pure malvestite e maleodoranti. Come le ha chiamate il signor Berlusconi, per difendere le colleghe eleganti e profumate del suo partito. Dopo essere stato costretto dalla consorte a cancellare le "veline" vagamente discinte dalle liste per le elezioni europee.

I cortigiani del potere, di ogni potere, non soltanto di quello dell'imperatore di Arcore, sono come quel padre teatino di Modena di cui si legge in un passo del bellissimo libro di Paolo Lombardi ("Streghe, spettri e lupi mannari"), che riprende "le sagaci ricerche di Giovanni Romeo" (p. 101).
Quel teatino, Geminiano Mazzoni, nel 1610 "finì sotto processo per aver tentato di esorcizzare alcune monache attraverso la manipolazione dei loro genitali".

L'operazione è ripetuta oggi, per esorcizzare la Sinistra: la manipolazione avviene, e lo dice a tutti non un avversario del capo del governo, ma la sua (ancora per poco) consorte.
Costretta infine a confidare che inutilmente ha "cercato di aiutare" il marito, implorando "coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene".

Ma quei consiglieri dell'imperatore di Arcore non hanno potuto far altro che recitare l'eterna parte di suggeritori di consenso, perché le vie dell'inferno si aprono con la porta del dissenso. Mica con le parole di una diciottenne qualsiasi, ma capace di far infuriare la moglie del primo ministro. Umiliata dagli amici di Arcore, a testimonianza che ormai la Politica in Italia è soltanto un abuso mentale. Pericoloso al punto che appunto se ne deve fare a meno, se a far crollare certi muri del Palazzo sono le liti casalinghe, per quanto dignitose ed inevitabili. Ma come diceva qualcuno in passato, le astuzie della Storia non finiscono mai.



In archivio, in questo blog:

31.03.2007, "Dignità è donna. In politica".

04.10.2007, Veronica, Veltroni e Silvio: e quella lettera a Scalfari del 31 gennaio... («Ora scrivo per esprimere la mia reazione alle affermazioni svolte da mio marito nel corso della cena di gala che ha seguito la consegna dei Telegatti, dove, rivolgendosi ad alcune delle signore presenti, si è lasciato andare a considerazioni per me inaccettabili: " ... se non fossi già sposato la sposerei subito" "con te andrei ovunque"»

09.05.2008, «... la signora Veronica Lario in Berlusconi ha giustificato la sua assenza dalle cerimonie pubbliche con una di quelle frecciate al curaro che prima o poi producono il loro effetto micidiale: le mogli debbono restare "tranquillamente nell'ombra". Aggiungendo: "Mio marito può portare sotto i riflettori della politica la Brambilla".»

09.08.2008, "Col seno di poi": «Sul "Corsera" Maria Latella che bene conosce Veronica Lario (a cui nel 2004 ha dedicato una biografia "autorizzata", "Tendenza Veronica"), attribuisce a quest'ultima una battuta pungente al punto da apparire autoconsolatoria. Il cavaliere ha indispettito varie volte la consorte. Il farsi ritrarre felice assieme a lei può aver rattristato, secondo la signora Lario, quanti speravano in un loro divorzio. Proprio la presenza insolita della signora Lario sulla scena dell'attualità, induce Maria Latella a scrivere che se "la casalinga di Macherio" ha lasciato il suo eremo, "una qualche sostanza ci dev'essere".»

23.01.2009, "Veronica licenzia Veltroni".

05.03.2009, "Sorbona".


I post precedenti.
Diario italiano, indice.


Anno XI, n. 161, Maggio 2009
Date created: 03.05.2009 - Last Update: 05.05.2009, 17:33/
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