Diario italiano
Il Rimino 159, anno XI

Marzo 2009

25.03.2009
Stupidi e contenti


E' arrivato oggi in libreria un volume bolognese [*], in cui appare un saggio di Romano Prodi letto nel 1992 proprio nella mia città, Rimini. E' intitolato "Non si può essere ricchi e stupidi per più di una generazione".
Si tratta di un discorso tenuto ad un convegno per bibliotecari dell'Istituto Beni Culturali dell'Emilia-Romagna.

Alcuni passi si adattano alla situazione odierna. Non è un nuovo 1929, avremo un rilevante aumento della disoccupazione, "e di conseguenza si avrà un difficile problema di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro".

Sono passati più di tre lustri. Non saremo ricchi ma resteremo soltanto stupidi. E' la risposta che lo stesso Prodi ha dato sere fa al cronista della Rai che lo intervistava dopo la presentazione ufficiale del volume, il mio antico amico Giorgio Tonelli.

Il guaio è che della stupidità contemporanea ogni giorno riusciamo ad accumulare prove numerose ed indiscutibili. Che piovono dall'alto, da molto in alto. Noi restiamo stupidi, ed i nostri governanti sono molto contenti. Perché facilitati nel loro lavoro.

[*] "Ma questa è un'altra storia", BUP, Bologna 2009.


24.03.2009
Bagnasco furente


Non c'era nulla di evangelico nella frase pronunciata dall'eminenza Bagnasco relativa alle critiche indirizzate di recente al papa. Spiace constatarlo nel leggere che il cardinale ha detto: "Non accetteremo...". Ebbene, che cosa seguirà alla "minaccia" proferita?

Sinora l'unico effetto registrato è stato (non poteva essere diversamente) quello di una lettera al porporato da parte del presidente emerito della Repubblica italiana Francesco Cossiga. In cui le parole dell'eminenza sono definite "coraggiose".

Ovviamente non ci vuole molto coraggio a sedere in alto ed a promettere le fiamme dell'inferno a chi non si adegua agli ordini della Chiesa.
Il dito alzato del cardinale, un po' come quello dell'on. Capezzone che vuole insegnare all'opposizione il mestiere, poteva essere sostituito da qualcosa di più fraterno e cordiale. Non diciamo una strizzatina d'occhi, ma l'affettuosa carezza anziché il ceffone rifilato algidamente in un consesso ufficiale. Con quella "ira" finita in un titolo de "La Stampa" di stamani.

Ci sentiamo di condividere quanto stamani ha scritto sulla "Stampa" Arrigo Levi: "Senza una buona dose di relativismo gli eretici continuerebbero ad essere bruciati e i nemici politici ghigliottinati o mandati nei lager".
E di sottolineare le parole di Stefano Rodotà apparse oggi nell'editoriale di "Repubblica": "Siamo ad una prova di forza, alla volontà vaticana di sottomettere il Parlamento" italiano con una legge sul testamento biologico che è "un ammasso di incostituzionalità, di regressioni normative, di piccoli deliri burocratici e linguistici".

Quel "Non accetteremo..." l'ho trovato sulla "Stampa" ma non sul "Corrierone". Dove però un'impietosa immagine fotografica mostra l'eminentessimo come stesse digrignando i denti.
Scherzo da preti, verrebbe da pensare se l'argomento non fosse tremendamente serio. Perché oltretutto si stanno cambiando le carte in tavola.

Il papa (mica i politici) aveva prima accusato la Curia di non essersi accorta delle gravissime posizioni negazioniste di Williamson. Poi in Africa ha detto che i preservativi non evitano il diffondersi dell'Aids. Anzi, "persino aggravano il problema".
Essendo il problema pratico, medico e scientifico, è lecito dissentire dal pontefice? Bagnasco dice di no, e per il futuro "minaccia" con un "Non accetteremo...".
Non vogliamo buttarla in politica, seguendo Cossiga, ma restiamo sul terreno religioso: è, ripetiamo la domanda, un modo evangelico di discutere la questione?

A proposito delle parole di Arrigo Levi ("Senza una buona dose di relativismo gli eretici continuerebbero ad essere bruciati..."), un ricordo storico.

Il 6 luglio 1415 al concilio di Costanza è bruciato vivo Giovanni Huss, seguace di Wycliff e capo di una rivolta autonomistica in Boemia che impensieriva l'imperatore Sigismondo. Huss era stato invitato con un salvacondotto dell'imperatore stesso. Fu attirato nella trappola dai padri conciliari che, non paghi del rogo su cui era stato giustiziato, fecero riesumare le sue ceneri per disperderle al vento come ultimo oltraggio.

Chi ha nostalgia di quei tempi e di quei saggi imperatori che appoggiavano la Chiesa con lo stesso entusiasmo di gran parte dei politici italiani dei nostri giorni?


23.03.2009
Pensiero fisso


E' divenuto un pensiero fisso di Fini. Nel Pdl non ci deve essere il "pensiero unico". Lui lo ripete perché lo sa. Il "pensiero unico" del Pdl esiste già, è la struttura del movimento, ne è l'essenza, la condizione essenziale. Senza la quale il re di Arcore non potrebbe essere tale.

Inutilmente Fini ripete "niente culto della personalità". Allude e confessa. Sinora ha cercato di stare a galla, di uscire dal cono d'ombra in cui il "principale" lo ha affettuosamente calato. Ma sarà dura sfilare da solo, emanciparsi dalla protezione paterna e quindi egoisticamente interessata. Il cavaliere non vuole rivali, ammette soltanto uomini di corte che s'inchinino alle sue prime volontà.

Le parole raccontano sempre i pensieri di chi le pronuncia. Fini batte lì dove il problema gli duole: né "pensiero unico" né "culto della personalità".
Sembra quel mago televisivo che camminava sui carboni ardenti e ripeteva la formula magica per convincersi a non scottarsi i piedi.

Il pensiero unico è quello che l'ineffabile Tremonti ha riassunto, a proposito di scuola, nell'ardita sintesi di "Un voto, un libro e un maestro". E quel maestro e quel libro debbono portare acqua al culto della personalità. Del cavaliere.
Tutto il resto è un onesto divagare perché per essere moralmente appagati bisogna fare di tutto per annunciare al mondo le proprie buone intenzioni. Ma il bello della politica italiana con quanto passa il convento di Arcore, è che se non si mangia quella minestra si salta dalla finestra. Fini lo sa da tempo.

Per non precipitare da quella finestra, Fini vi tiene accorate concioni con stile brillante e simpatica pronuncia, fingendo di essere lui il protagonista. Ma sa bene che se dice una parola in più, la manina che lo sorregge paternamente, potrebbe dargli una spinta in avanti. E farlo svanire nel vuoto.

Senza "pensiero unico" il partito personale di Berlusconi, non ha motivo di esistenza. E' un po' come il principe Emanuele Filiberto che confida: "Mi sento liberale". Peccato che si senta tale soltanto lui. Per gli altri resta quello che è. Uno che si accontenta di essere il "re del tip tap". Però è una fortuna anche per noi, a pensarci bene.

Oggi il Pd ha cantato "Bella ciao" per protestare alla Camera. Fischiato dal Pdl grazie al "pensiero unico" che in futuro riserverà forse i suoi applausi soltanto al tip tap del principe che si sente liberale. Il che dovrebbe inquietarci, se accadesse.


22.03.2009
La banalità del Mike


Gli eroi non si mandano al macero. Ad 85 anni è giusto (non soltanto per sé) andare a godersi frutti e memorie da divi televisivi di successo. Ma si ha pure il diritto di non essere presi a pesci in faccia, dopo aver dato tanto (o tutto) all'azienda divenuta una seconda pelle se non una nuova famiglia.
Dudi (Pier Silvio) Berlusconi non ha voluto più tra i piedi Mike Bongiorno. Fatti i conti, può avere ragione senza dubbio: pochi ascolti, pochi incassi. Amen.
Però un minimo di "Galateo", non diciamo di libro "Cuore", va osservato. Non gli hanno dato neppure gli otto giorni. E' calata la classica cortina di silenzio. Sono i nuovi manager, quelli che non buttano il cuore oltre l'ostacolo, ma l'ostacolo sanno eliminarlo in altro modo. Con un colpo al fegato. Ring da estrema periferia, insomma roba da cinema neorealista.

Alla banalità di Mike che finiva per essere troppo fedele a certe immagini convenzionali dell'Italia, è corrisposta la banalità dei compilatori di bilanci che potrebbero cenare sul cadavere del padre pur di non perdere tempo o soldi.

Se chi oggi sedendo come zio Paperone su montagne di denaro anche grazie alla genialità di un Bongiorno non qualsiasi, non sa ricordare queste cose, è scesa molto in basso la cosiddetta moralità degli imprenditori di successo e della classe dirigente. Sempre più propensa a qualificarsi come "digerente". Un po' di bicarbonato ed anche Bongiorno passa in un solo boccone alle fosse biologiche.

Il guaio è che questa mentalità di totale indifferenza rispetto alle minime regole di convenienza e convivenza, la si osserva anche scendendo in basso nella scala sociale.

La settimana scorsa una giornalista mi chiede il numero telefonico di una persona, su un cui scritto aveva dei dubbi. Mi manda lo scritto, e la richiamo: a me sembra tutto chiaro, vedi in questo passo. E poi azzardo: hai chiamato l'autore? Sì, ci siamo parlati. Bene.
La mattina dopo l'autore di quello scritto mi chiama: stessa domanda anche a lui: ha parlato con la redazione a cui aveva mandato il testo ?
L'autore cade dalle nuvole. Telefono a quella redazione. Mi richiameranno, dicono. Dopo molte ore, sollecitati da una mia mail, mi rispondono che la giornalista dichiara di avermi detto che non aveva trovato il tizio neppure dopo ripetuti tentativi.
Ecco, questa banalità della menzogna, detta tanto per dirla, senza nessun fine e significato, è la volgarità trionfante dei nostri tempi: cioè non rispettare quelle minime regole di convivenza e convenienza che reggono il consorzio umano.
Ti usano, ti chiedono un parere, un favore, e poi vogliono farti passare per invornito (*).

(*) "In Romagna indica persona strutturalmente non adatta ai processi logici." (Fonte: http://www.bruttastoria.it/dictionary/Invornito.html)


I post precedenti.
Diario italiano, indice.


Anno XI, n. 159, Marzo 2009
Date created: 22.03.2009 - Last Update: 25.03.2009, 18:18/
All'indice delle notizie- Mail- Info: 0541.740173
"Riministoria" e' un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", e' da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 7.3.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficialen. 67 del 21 marzo 2001.
Riministoria-il Rimino-antonio montanari nozzoli