Diario italiano, "il Rimino"


Cremaleonti




Ridicola. Penosa. La crema politica della destra italica si maschera da obamiana. Per convincere che non ha vinto il senatore nero ma l'America. Fino a quando durerà la messinscena? Fino al momento in cui la gente saprà che 200 leggi 200 di Bush sono state cancellate perché non vanno bene al nuovo presidente.
Non sono voci di corridoio, ne ha parlato il "Washington Post", mica l'"Eco di Zagarolo" da cui traggono ispirazione tanti intellettuali governativi. [10.11.2008]


La prova del fuoco.
Fiamme ad un barbone


Gli hanno dato fuoco, di notte, mentre dormiva sopra una panchina, vicino alla chiesa della Colonnella, all'ingresso sud di Rimini, nella zona dove c'è anche il Palazzo di Giustizia, a due passi verso l'entroterra.

E' un barbone. "Abitava" così da tanti anni in città. Diciamo una ventina? Mi telefona un amico e collega: "Allora era un ragazzo, moro, un po' tarchiato. Si diceva che nei giardinetti dell'Ausa (stava a metà strada fra l'Arco e la vecchia fiera sull'antica statale per San Marino) facesse anche da informatore della polizia e che per questo ogni tanto fosse riempito di botte da nordafricani e compagnia varia".

Lo choc di oggi dipende da tanti fattori di contorno. La caccia al "diverso" è uno sport molto praticato da troppi leader politici.

C'è un altro lato ancora più oscuro ed inquietante. Tutto locale. Talora hai l'impressione che a Rimini la gestione dell'ordine pubblico sia non troppo attenta a curare certe piaghe che poi si sviluppano ed incancreniscono, provocando pensieri violenti verso immigrati o barboni. Qualcuno alla fine dai pensieri passa alle azioni.

Siamo circondati da questuanti, in pieno centro cittadino, che fanno i pendolari da Ferrara e da Ancona. Non puoi parcheggiare a pagamento in pieno centro, senza sentirti chiedere "minacciosamente" un pizzo da uomini di colore contro cui hanno inviato denuncia i commercianti ed i residenti della zona qualche giorno fa. ("Nella caserma dei carabinieri sono arrivate diverse denunce da parte degli automobilisti per aver trovato la macchina sfregiata", scrive "NewsRimini" proprio di oggi, intitolando "Esposto dei commercianti contro il racket dei nigeriani".)

Nello scorso agosto presidente della Provincia e sindaco di Rimini si sono detti notevolmente preoccupati per notizie che "configurano un quadro di infiltrazione malavitosa in diversi settori del tessuto economico-imprenditoriale".

Scrissi una lettera ad un giornale locale per dimostrare che il problema non è nuovo, come documentano alcuni dati "storici". Che poi elencavo. La mia lettera non è stata pubblicata.

Non limitiamoci a compiangere la sorte del barbone aggredito con le fiamme. Analizziamo il contesto politico nazionale. Ed il modo di vivere di certi sottoboschi urbani. Su cui è sempre intervenuto don Oreste Benzi, aiutando e salvando molte persone.
Ma la carità non basta, ci vuole la presenza delle forze dell'Ordine, non delle ronde padane, per controllare il territorio. Forze sempre più insufficienti per decisioni romane...

I dati "storici" a cui accenno sopra sono gli stessi che ho pubblicato qui sopra nel post.Cemento 'armato'", e che ripresento di seguito.

Nel 1993 il presidente dell’Antimafia, Luciano Violante, dichiara: "La mafia in Riviera ha vestito i panni puliti della intermediazione finanziaria, ma è ben presente". Gli usurai hanno "i colletti bianchi": a gennaio sono stati eseguiti nove arresti, e quattro società dal credito ‘facile’ sono finite sotto inchiesta con l’accusa di truffa ed associazione a delinquere.
Nel 1994 il prof. Giancarlo Ferrucini, occupandosi del "balletto dei fallimenti", ipotizza che vi sia interessata anche la mafia, con quelle infiltrazioni denunciate dalla Commissione parlamentare antimafia, che "potrebbero attecchire più facilmente nei settori dell’abbigliamento e della ristorazione, dove fra l’altro si verificano frequenti turn over nella titolarità delle aziende".
Nello stesso anno il senatore Carlo Smuraglia, estensore per la Commissione antimafia del dossier sugli insediamenti mafiosi in "aree non tradizionali", spiega che "in Romagna è ben presente la mafia che lavora in camicia e cravatta, quella che è più difficile" da combattere rispetto a quella che spara e prepara stragi.
Sempre nel 1994 la sezione riminese della "Rete" che fa capo a Leoluca Orlando, in occasione dell’assemblea nazionale tenutasi a Riccione, lancia pesanti accuse alle Giunte di sinistra che avrebbero sottovalutato il fenomeno mafioso in Romagna.
Dicembre 2005, infine. Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso spiega: anche per Rimini vale il principio che il denaro si accumula al Sud e si investe al Nord. [11.11.2008]

Fellini, Avati e Bologna

Un delizioso Pupi Avatisabato sera nella trasmissione di Fabio Fazio  su Rai3 ha raccontato alcuni momenti della sua vita, l'apprendistato artistico, ed il magistero musicale che i colleghi della sua band gli avevano affidato. In quest'ultimo aspetto, esilarante sino alle lacrime è stato il racconto dell'odio che lentamente cresceva in lui verso l'allievo assegnatogli e divenuto più bravo del maestro, Lucio Dalla (poi ospitato nella seconda parte della trasmissione...).

Voglio soffermarmi su un altro momento dell'intervista. Quando Avati ha chiamato Bologna una città provinciale.
Ho sgranato gli occhi. Ricordavo una frase di Federico Fellini: "Bologna...: per noi di Rimini era come Parigi, o Londra, forse New York. La metropoli sconosciuta".

Partendo da quella frase, nel 1990 scrissi sulla rivista romagnola "La piê" una "Lettera a Federico", in cui dicevo tra l'altro: "Credevo di appartenere a quella razza pigrona che Raffaello Baldini aveva fotografato nei versi di "Viazé", una pagina del "Furistir": "Vdài e' mond?/ che dòp t si piò patàca ca nè préima".
"Vdài e' mond?". Ma me, l'ho vest e' mond. Non lo sapevo, me lo hai fatto scoprire tu, Federico, attraverso quell'intervista. Tu che potresti troneggiare da nonno divertente, con quel sorriso da etrusco, fai sentire me (giunto all'età dei padri, verso i 50), come ragazzino che apre per la prima volta il libro della vita, e s'agita nella meraviglia di un'esclamazione. Ho visto il mondo, e non lo sapevo.
Sì, Bologna era il mondo. Vestivamo alla zuava...»
«Bologna, cioè il mondo»".

La frase di Avati dimostra che tutto è relativo. Per il cinema, c'era soltanto Roma ed era da conquistare, come aveva già fatto il Fellini giovanissimo scappando da Rimini...
Ma agli occhi nostri, Bologna rappresentava un grande centro del mondo, non come poteva apparire nella fantasia di Fellini, ma come era nella realtà dei fatti.

La mia Rimini sì che era provinciale... ma la racconterà altra volta. [9.11.2008]

Ammazza blog
Interviene Antonio Di Pietro




"La Rete e' l'ultimo media libero rimasto in Italia. La politica lo sa e non rinuncia a sferrare il suo attacco dopo aver occupato giornali e televisioni", scrive Antonio Di Pietro in un articolo intitolato "No all'ammazza blog". Da leggere qui. [10.11.2008]


Anno X, n. 155, Novembre 2008
Date created: 10.11.2008 - Last Update: 01.12.2008, 11:50/
All'indice delle notizie- Mail- Info: 0541.740173
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Riministoria-il Rimino-antonio montanari nozzoli