il Rimino 2018. Quante storie, 10

La grande guerra di Cencino

Il libro di Aldo Cazzullo sulla "Guerra dei nostri nonni", ed in particolare il capitolo sui soldati contadini, mi richiama una memoria di famiglia, legata a Cencino, zio di mio suocero.
Ne parlai in un post pubblicato nel 2008, che ripropongo in parte, rimandando all'originale.

Cencino era nato nelle valli del Po, di pura razza selezionata dalla miseria, dalla fame e dalla malattie, sul finire del 1800, giusto in tempo per essere chiamato militare alla guerra del 1915-18. Quando finì a Padova come attendente del generale comandante il reggimento di cavalleria.
Corse il rischio di essere fucilato come disertore perché era andato senza permesso al funerale del fratello.
La leggenda che lo circondava in famiglia riguardava l'intervento dello stesso generale per evitargli l'ultima, prematura grana della sua vita. E coinvolgeva pure l'affetto materno che la pia moglie del generale aveva verso quel ragazzo non bello, non alto, ma geniale come i contadini che si sono letti il libro della vita, imparando bene la lezione senz'altra maestra che la vita stessa e la natura.
La signora gli offriva settimanalmente una piccola mancia perché il giovanotto si recasse devoto alla basilica del Santo ad ascoltare la santa messa.
Il disobbediente in armi invece andava a bersi comodamente qualcosa al caffè Pedrocchi, con quella modesta ma gradita cifra.
Non si era mai saputo perché poi, in mezzo a tanta stima per la sua abilità nel governare i cavalli, fosse stato poi privato del posto di attendente del generale.
Non lo avevano saputo i suoi congiunti, ma glielo chiesi io (parente acquisito), e così si ruppe il segreto. La signora lo aveva scoperto a letto con la propria cameriera.
Rimase famosa in casa nostra, la frase finale del racconto di Cencino: le mogli degli ufficiali andavano a letto con chicchessia, insomma era tutto "un puttanesimo". Ma l'unico scandalo per quell'ambiente perbene, era stato dato dal semplice militar soldato che se la spassava con la cameriera.
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