19.07.2015
La puntata 17 di "Alle origini di Rimini moderna" (2013).


La grande lezione umanistica di Leon Battista Alberti, che anticipa Leopardi e Pirandello. E mostra tutta la contemporaneità del Tempio malatestiano
Gli itinerari del sapere
La magnificenza del Tempio malatestiano ci interroga con un discorso senza tempo che parte a metà del Quattrocento ed arriva sino ai nostri giorni.
Il suo progettista, Leon Battista Alberti, nasce a Genova (1406), figlio di un esule fiorentino. Si trasferisce prima a Venezia e poi a Padova. Si laurea nel 1428 a Bologna in diritto canonico. Quattro anni dopo inizia a lavorare a Roma, alla corte di papa Eugenio IV che segue nei suoi viaggi. Poi soggiorna a Firenze varie volte, soprattutto tra 1439 e 1443, come scrive Silvia Medde. Nel 1438 è al concilio di Ferrara. Infine c'è l'approdo al progetto riminese del Tempio voluto da Sigismondo Pandolfo Malatesti.

Dignitas o miseria?
Come osserva Ezio Raimondi, per Alberti la vita non è soltanto quella grandezza che gli umanisti chiamano (con una parola latina) dignitas, ma è pure miseria. La sua disincantata visione degli uomini, prosegue Raimondi, lo porta a fare i conti con l'imperfezione del proprio essere, dalla quale trae il senso della fatica dell'esistenza.
Secondo Loredana Chines, il pensiero di Alberti prelude a quello di Leopardi e di Pirandello. È un pensiero che si nutre di opere classiche e medievali, per teorizzare una specie di naufragio dell'esistenza. Per Alberti, l'uomo non è alla ricerca di un porto sicuro e di quiete, ma di un ruolo da vivere. Per questo fatto, l'uomo è costretto ad assumere una maschera, nel perenne fluire dell'esistenza.
L'esempio della modernità di Alberti (che, secondo Roberto Cardini, ha un volto fatto come un mosaico composito), suggerisce di leggere la storia di Rimini costruendo un itinerario poliedrico e variegato, per sottolineare i suoi collegamenti con la grande cultura europea, tra Quattrocento e Cinquecento.
Proprio la vita di Alberti nei diversi luoghi ricordati, prima del suo approdo riminese, ci suggerisce come sia necessario servirsi di mappe geografiche per comprendere le singole storie della cultura e della politica.

Dalla Francia
Andando indietro di qualche decennio rispetto ad Alberti, incontriamo un musicista francese, Guillame Du Fay che nel 1409 ha circa tredici anni e si esibisce a Cambrai con i pueri cantores. Tra 1414 e 1418 si trova al Concilio di Costanza dove conosce Carlo Malatesti di Rimini, procuratore speciale di Gregorio XII (Angelo Correr) per il quale il 4 luglio 1415 legge la bolla di rinuncia, stando seduto al fianco dell'imperatore Sigismondo che presiede la sessione conciliare (XIV) intitolata "Sede Apostolica vacante", per sottolineare la svolta ai fini della chiusura del Grande Scisma (1378-1417).
A Costanza si trovano pure il patriarca di Costantinopoli Giovanni Rochetaillée [De Rupescissa], ed un arcidiacono bolognese nominato nel 1413 amministratore "loco episcopi" della diocesi di Brescia, Pandolfo, figlio di Malatesta I di Pesaro, che nel 1417 sarà presente nel conclave da cui esce eletto Martino V, e che nel 1424 sarà inviato come arcivescovo alla diocesi di Patrasso che dipendeva da Costantinopoli. (Due notizie in margine. Dall'ottobre 1418 e sino al 1424 Pandolfo è vescovo di Coutances in Normandia, nei duri momenti della conquista inglese nel corso della guerra dei cento anni. La città di Brescia in cui egli opera "loco episcopi" come amministratore, era governata da Pandolfo III di Rimini, fratello di Carlo.)

Nozze bizantine
Carlo e Malatesta I sono parenti. Carlo nasce da Galeotto I il quale è zio di Pandolfo II padre di Malatesta I. A consolidare la parentela, oltre gli affari e le imprese mercenarie, sono state due sorelle di Camerino, Gentile da Varano sposatasi con Galeotto I (1367), ed Elisabetta con Malatesta I (1383). Quest'ultimo è anche padre di Cleofe la quale nel 1421 sposa Teodoro Paleologo di Bisanzio, figlio di Manuele II imperatore d'Oriente che Carlo Malatesti incontra il 16 giugno 1415 a Costanza.
Del matrimonio fra Cleofe e Teodoro Paleologo, forse concluso con la morte violenta della giovane, non hanno scritto la storia i contemporanei. A noi non è giunta nessuna narrazione utile a completare gli scarsi documenti sopravvissuti, tra cui quattro lettere della stessa Cleofe alla sorella Paola.
Di quelle nozze ci resta un mottetto di Guillame Du Fay. Il quale dedica due analoghi componimenti al fratello di Cleofe: nel 1426 quando diventa vescovo di Patrasso e nel 1437 quando scompare. Du Fay è ordinato prete nel 1428 a Bologna. Nel 1429 figura cantore nella cappella papale. Poi va presso la corte di Amedeo VIII di Savoia, quindi a Firenze, a Cambrai e nel 1450 torna in Italia, a Torino ed a Padova.

Bologna e Ferrara
A Bologna ed a Padova tra 1496 e 1501 troviamo il polacco Niccolò Copernico, nipote del vescovo di Warnia che lo instrada alla carriera ecclesiastica, facendolo studiare diritto canonico. Da Bologna nell'anno giubilare 1500 egli si reca a Roma. Non ci sono documenti, ma è inevitabile pensare che è passato per Rimini. Magari visitando la cappella dei pianeti del Tempio, dato che a Bologna aveva cominciato ad occuparsi di astronomia (G. P. Brizzi). Suo maestro qui è il ferrarese Domenico Maria Novara, famoso come autore di pronostici astrologici (U. Bellocchi). Ricordiamo che irriducibile avversario dell'astrologia è Leon Battista Alberti il quale "insisteva su una natura retta da leggi e princìpi razionali, al di là delle oscure influenze astrali" (F. Cardini-C. Vasoli).
Dopo Roma, si reca a Warnia (dove dal 1487 godeva del beneficio di un convento). Torna in Italia, si ferma a Padova per frequentare corsi di medicina, infine nel 1503 a Ferrara si addottora in diritto canonico. Tra 1503 e 1506 fa un secondo soggiorno a Padova.
Come annota G. M Anselmi, Ferrara nel Quattrocento è un fondamentale centro di studi umanistici, con una vocazione internazionale che la proietta verso il Nord, collocandola più vicina al cuore dell'Europa che al cuore dell'Italia pontificia. Mentre Bologna, prosegue Anselmi, svolge un ruolo di snodo culturale: il transito, anche fugace, di tanti intellettuali come Copernico non è effimero. Tutti si arricchiscono e tutti lasciano un segno. Come Erasmo da Rotterdam che, scrive Anna Pizzati, frequenta gli studi prima a Parigi ed Oxford, poi a Bologna (per più di un anno), Lovanio, Padova, Cambrigde. Peter Burke ricorda che l'umanista Beato Renano, nella vita del proprio maestro Erasmo, ricorda che questi aveva un gran desiderio di visitare l'Italia, dato che "nessun altro posto al mondo è più colto di questo Paese sotto ogni aspetto". Pizzati aggiunge: la cultura umanistica (prima della Riforma) ha un carattere internazionale che fa da forza centrifuga, incentiva i viaggi di studio ed agisce come fattore di unità culturale degli intellettuali. Della cosiddetta "peregrinatio academica", lo studio di Bologna (osserva Brizzi) per tutto il Cinquecento resta una delle tappe fondamentali.

Nozze e vescovi
Sui rapporti di Rimini con Ferrara si può ricordare che nel Trecento essi passano anche attraverso le scelte matrimoniali dei Malatesti. Il Guastafamiglia, ovvero Malatesta Antico, sposa (1320 c.) Costanza d'Este, figlia di Azzo VIII e Beatrice d'Anjou, figlia del re di Sicilia. Il loro erede Malatesta Galeotto (detto Ungaro) prima impalma Violante d'Este (1345) e poi la di lei sorella Costanza (1362).
Il legame di Rimini con Bologna nel 1574 è rafforzato dal vescovo Giovanni Battista Castelli, originario di quella città dove studiò ed insegnò diritto civile. Come attesta Carlo Tonini (1888), a lui il 31 ottobre 1579 fu dato il possesso del palazzo del Cimiero, già sede del Seminario, divenendo così residenza dei vescovi di Rimini. Lì era stato ospitato nel 1529 papa Clemente VII diretto ad incoronare Carlo V proprio a Bologna. Da Bologna arriva nel 1606 un altro vescovo, Berlingero Gessi, addottoratosi in quell'ateneo in diritto, e protagonista della vita pontificia, come nunzio a Venezia e governatore di Roma.

Antonio Montanari
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