Politica. Articoli vari del mese di Febbraio 2008, blog de "La Stampa"
29/02/2008
Sanremo segreta
Commenti pensati da ipotetici spettatori sanremesi davanti alle immagini del festival.
Loredana Berté con le manette: "versione Di Pietro" secondo il cavaliere.
Berté e Ivana Spagna: la smorfia napoletana, anzi calabrese.
Baudo spiega a Chiambretti come sia difficile lavorare in Rai.
Mamma mia, i cinesi anche qui!
Daniele Piombi. Anche il festival ha i senatori a vita.
Quote rosa, a latere e non protagoniste.
Tatangelo. La cerca la Binetti. Ma che si cantano gli amori gay?
Quote rosa, da protagoniste. Quando lo dice Pippo Baudo.
[Anno III, post n. 65 (442)]


28/02/2008
L'innominabile
Spinto da una nota di Umberto Galimberti apparsa su "Repubblica" di oggi, ho ricercato su Internet notizie relative ad una «mostra dell'innominabile» che sarà inaugurata domani al Museo tridentino delle scienze naturali. E così ho scoperto che iniziative analoghe (è lo stesso materiale che viaggia?) ci sono state a Ravenna ed a Genova l'anno scorso.
Chiarezza cronistica vuole che si completi il titolo della "mostra per bambini e ragazzi curiosi", che sarà annunciato sui manifesti con la parola più semplice del mondo, e la più censurata: "cacca".
Il caso ha voluto che Galimberti accennasse alla parola "innominabile" proprio nel giorno in cui i giornali abbondano di una citazione che la richiama nella sua versione più corrente, forse meno aggraziata, e certamente molto diretta ed eloquente. Citazione fatta da un Pippo Baudo furioso per il calo degli ascolti sanremesi, in una conferenza stampa. In cui ha accusato la gente di volere trasmissioni litigiose adatte a trasformare il nostro Paese in una "Italia di merda".
Ovviamente la parola, anzi la parolaccia, ha inquietato molti, per cui è stata censurata in tv, omessa sui giornali, come se essa potesse ancor oggi scandalizzare. Anche Dante la usa (per due volte): nella prima cantica della Commedia. La prima citazione è descrittiva della funzione corporale: «la corata pareva e 'l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia» (XXVIII, 26-27). La seconda è descrittiva di un dannato: «vidi un col capo sì di merda lordo / che non parea s'era laico o cherco» (XVIII, 116-117).
Dante è stato assolto già dai suoi tempi per l'uso "comico" che ne fa. Se hanno assolto lui, possono farlo anche con Baudo che in sostanza è un comico di professione. Il che poi ci autorizzerà nei momenti di umor nero di dire, anche senza riandare al flop festivaliero, che aveva ragione il Pippo nazionale di pensare di vivere in quel Paese.
La seconda citazione potrebbe suscitare curiosità legate all'attualità pre-elettorale. Quel «che non parea s'era laico o cherco», per caso sarà stato mica iscritto al...
[Anno III, post n. 64 (441)]

27/02/2008
Gravina, Italia
Ogni fatto diventa sempre simbolo di un aspetto che è lontano dal fatto stesso in sé. Prendiamo la morte atroce dei due fratellini di Gravina. Li hanno ritrovati per caso.
Li avevano cercati dappertutto, si diceva. Dappertutto, davvero? Anche lì dove poi per caso li hanno scoperti.
Senza incolpare nessuno, possiamo porci delle domande:
1. E' ammissibile che il rudere di un palazzo così pericoloso per la sua struttura interna e non visibile, sia lasciato accessibile ai giochi dei bambini?
2. Chi è ne è proprietario con i connessi obblighi di legge per la pubblica sicurezza?
3. Quando il palazzo è stato visitato dagli inquirenti, è stata data un'occhiata superficiale o davanti a quel pozzo di 20 metri si è scesi visitando pure gli spazi ad esso collegati dove sono finiti i due fratellini?
4. Le ricerche sono state svolte anche in Romania dietro suggerimento di protagonisti autorevoli della vita cittadina. In base a quali elementi era stato presentato agli inquirenti quel suggerimento?
5. Se quel suggerimento fosse stato presentato da un normale cittadino e non da quei protagonisti autorevoli, quel cittadino ora sarebbe interrogato in maniera stringente?
A dimostrazione che "tutto il mondo è paese", ripubblico il post del 3 ottobre 2006, "I misteri di Rimini: "L'estate scorsa si erano dimenticati un cadavere in cella frigorifera all'obitorio, e ne cercavano due in mare e lungo il fiume... Adesso sapevano qualcosa dai vicini (cattivo odore...) di una casa in cui abitava una vecchia madre con due figli assistiti dai servizi psichiatrici. Dopo ferragosto i vigili sono andati, i figli hanno resistito nel silenzio. Ieri i medici ci hanno riprovato, dopo altre sollecitazioni dei vicini (quel cattivo odore...) e con l'aiuto della polizia. Morale della favola. La povera mamma era già uno scheletro. I figli aspettavano la resurrezione del suo corpo. Le autorità competenti forse anche loro".
Aggiungo soltanto che anche per la povera donna dimenticata in obitorio, il ritrovamento è stato reso possibile per l'intervento di alcuni vicini. Presi da curiosità, si sono recati all'ospedale ed hanno chiesto di vedere dentro le celle frigorifere...
[Anno III, post n. 63 (440)]

26/02/2008
Momenti-verità
Ieri sera la televisione ci ha portato dentro un dramma di cronaca nera proprio nell'ora dei tg della sera. Siamo rimasti choccati.
Era uno di quei momenti-verità in cui crollano le finzioni dello spettacolo, e restano immagini confuse, parole incerte perché la notizia sta nascendo proprio in quegli istanti.
Da Gravina di Puglia, con quel ragazzino caduto nel pozzo che fa scoprire i cadaveri dei due bambini scomparsi quasi due anni fa, a Sanremo il passo è stato lungo, molto lungo.
Lo spettacolo dell'anno non poteva riuscire lo stesso di una serata normale. Ma quella di ieri non era una serata normale.
Per cui l'immagine più vera che abbiamo visto, è stata quella della presentatrice ungherese quando, nella sua commovente bellezza, ha pianto ricordando alcuni momenti della propria vita, ed ha detto di aver potuto lavorare in Italia soltanto sotto le mentite spoglie di domestica tuttofare.
Un altro momento-verità è venuto oggi da Walter Veltroni. Messo alle corde dalla gerarchia ecclesiastica, si è rivolto ai cattolici presenti nel suo partito ed ha loro rivolto un appello: "Dobbiamo convivere".
Per favore, diteglielo che i Pacs non sono mai stati approvati.
[Anno III, post n. 62 (439)]
25/02/2008
Bonino giù dalla torre
Se WV lancia Rutelli sul Campidoglio, Rosy Bindi butta giù dalla torre Emma Bonino.
Non usa perifrasi, ma il duro linguaggio di un'età politica che credevamo abbandonato nel 'nuovo' Pd.
Stamani su "La Stampa" Rosy Bindi ha dichiarato: "Lo dico da componente cattolica di questo partito: ho una grande stima di Emma Bonino e a lei chiedo di stare nelle nostre liste da ministro e non da radicale. Così come chiedo a Paola Binetti di stare nel Pd da democratica e non da cattolica. Penso che ci dovremo limitare un po' tutti",
Dunque anche Rosy Bindi ha fatto retromarcia. Ha premesso: "Lo dico da componente cattolica". Ovviamente, prima viene la fede e poi l'adesione politica. Soprattutto dopo il can can delle ultime ore.
Ha proseguito: a Emma Bonino "chiedo di stare nelle nostre liste da ministro e non da radicale". La radicale dimezzata, separata psichicamente fra due opposte funzioni, il ministro pd e l'antitetica fede radicale. Un caso da manuale psichiatrico quelle proposto dalla Bindi alla collega Bonino. La quale infatti sottolinea in una risposta che la richiesta avanzata a lei richiede di "praticare la schizofrenia" in una maniera impossibile.
Rosy Bindi ha concluso con un'altra affermazione ("chiedo a Paola Binetti di stare nel Pd da democratica e non da cattolica") che contraddice la premessa ("Lo dico da componente cattolica"). Perché la Bindi può essere cattolica e la Binetti no?
A questo punto va tutelata anche la Binetti, oltre che la Bonino, dalle 'pretese' di Rosy Bindi. Quando costei sostiene "Ci dovremo limitare un po’ tutti", sembra contraddirsi: lei fa la cattolica, ma non la può fare la Binetti così come non può essere radicale la Bonino.
Sull'intervento di "Avvenire", si veda nel blog di P.L.Zanata il post di questa sera: "La chiesa cattolica ha messo pesantemente i piedi sul piatto delle lezioni. Ancora una volta si e’ intromessa su vicende che appartengono alla vita di uno stato, quello italiano, che e’ bene ricordare e’ uno stato laico. Una ingerenza inammissibile."
Contro la presenza della Binetti nelle liste del Pd ("Se c'è lei non vi votiamo!"), è stata avviata una petizione nel blog "Bioetica" (curato da Chiara Lalli).
[Anno III, post n. 61 (438)]

24/02/2008
Urne bollenti
La campagna elettorale sta deragliando. Doveva essere all'insegna del 'volemose bene' veltroniano. Ormai è invece diventata un'arena infuocata.
Occorrerà che qualche mediatore intelligente s'incarichi di convincere le parti in campo che non giova a nessuno, tanto meno al proclamato bene comune, far degenerare la discussione in rissa.
Quando si legge la dichiarazione di mons. Elio Sgreccia rilasciata alla "Stampa" di stamane, si trema. Ha perfettamente diritto di affermare le ragioni della Chiesa e dei cattolici sulla vita. Ma non si può sintetizzare il discorso sul tema, come fa lui, con uno slogan che sbigottisce: la legge sull'aborto "è una norma che legalizza la soppressione di un essere umano".
Il problema a cui si ritorna inutilmente ogni volta, è sempre quello della laicità dello Stato.
Da una parte ci sono quelli che vanno alla ricerca dell'identità cristiana, su cui è sceso il sarcasmo di Ernesto Galli della Loggia nel suo editoriale di oggi nel "Corriere della Sera".
Dall'altra parte ci sono i cittadini che chiedono semplicemente l'affermazione della laicità dello Stato di cui dicevo, senza schiamazzi e senza vergogne per la loro posizione, più che legittima in base alla nostra Costituzione.
Galli della Loggia osserva che in passato il "partito cattolico" non ha potuto impedire "un massiccio e per molti aspetti radicale processo di secolarizzazione". Quindi, i sogni odierni sono un po' fuori della storia del nostro Paese.
Ma lasciamo stare la discussione storiografica, sulla quale ovviamente quelli che sognano la rinascita del "partito cattolico" non possono essere d'accordo.
Veniamo al problema delle urne. Può la campagna elettorale essere volta all'insegna di questa drammatizzazione dei problemi morali, scoperti all'improvviso come cavallo di Troia per far passare, alla fine, soltanto una "grande coalizione" centrista? Non serve al Paese ed alle sue forze in campo gridare "al lupo, al lupo" non per cose nuove improvvisamente gettate sul tavolo verde delle urne di aprile, ma per leggi che possono essere oggetto di mediazioni, discussioni, miglioramenti. Ai quali non si arriverà mai partendo dal presupposto che la 194 "è una norma che legalizza la soppressione di un essere umano". Lo sapevamo che cos'è l'aborto. Perché ad esempio non si vuol parlare di prevenzione? Per lo stesso motivo. Anche qui verrebbe da mons. Greccia la stessa risposta: prevenire è commettere un delitto.
Allora il problema non è più politico. È che nella stessa Chiesa stanno imponendosi atteggiamenti ai quali certa parte del clero non crede, e su cui fa finta di essere d'accordo, per non essere punito.
Ma qui usciamo dal discorso delle urne bollenti, e mi fermo.
[Anno III, post n. 60 (437)]

23/02/2008
Il maestro dalla penna ex rossa
Bertinotti, Binetti, Bonino... Cominciano tutti con la lettera "b", i loro cognomi, ma all'appello del maestro, l'allievo Bertinotti non può rispondere. Gli altri sono in classe con tanto di giustificazione o raccomandazione che dir si voglia.
Invece Bertinotti è stato parcheggiato in qualche corridoio, nascosto alla vista della classe, perché potrebbe infastidire od indurre in tentazione con la cattiva compagnia con cui si ritrova.
Il maestro dalla penna ex rossa, Walter Veltroni, fa l'appello e pensa che prima di Bertinotti c'è un altro cognome con la lettera "b" che tanto avrebbe voluto nel suo registro, Berlusconi Silvio, ma lui non frequenta la scuola pubblica.
Un maestro privato va a casa sua tutte le mattine, gli fa recitare le orazioni, mica perché il maestro creda in Dio, ma soltanto perché così il buon Silvio può presentarsi da bravo cristiano per ricevere il meritato suffragio elettorale dalle folle oceaniche dei gazebo. E può apparire nel Tg5 (è successo anche oggi), nella gigantografia con il cupolone di San Pietro sullo sfondo come surrogato mediatico di chi sotto quel cupolone ci abita.
Il maestro Veltroni non può distrarsi in classe, perché quelle due allieve Binetti e Bonino non sono mica tanto docili. Non si sono tirate i capelli sinora, ma sono pronte a farsi qualche sgambetto.
La Binetti è molto attenta alle spiegazioni del maestro, scuote la testa, e sussurra: mica sono scema, alludendo a quella compagna di banco con cui ha poco o nulla da spartire se non la poca luce che viene dalla finestra.
L'allieva Bonino è stata accompagna a scuola dal padre putativo, Marco Pannella, di cui una volta si diceva, a casa di Veltroni, che se i comunisti mangiavano i bambini, i radicali ingoiavano in un solo boccone mamma e papà di quei bambini lasciati incustoditi sino all'arrivo dei famelici compagni.
Ci scommetto che un giorno o l'altro l'allieva Binetti farà partire dai suoi amici, uno di quei fulmini che sono capaci di "ruinare" un bel pomeriggio di sole e di festa.
L'allieva Binetti è molto timida, una ragazzina seria, ma sapeste com'è corteggiata. Le dicono, papale papale, di prender su e d'andarsene via dalla classe del maestro Veltroni. Attenta che quello vi porta tutti alla scomunica. Pensate a chi ha fatto entrare in classe: ... quel signore attempato di Milano, come si chiama, ah sì, Veronesi: un miscredente, un ateo non devoto, uno scienziato soprattutto, pericoloso perché usa la testa, chissà che cosa combinerà...
Lei sa che è così (si dichiara "perplessa, smarrita e preoccupata"). Ma sotto i baffetti ride. "Buoni, buoni: lo frego io. Vedrete che batosta avrà sulla pagella elettorale il maestro Veltroni grazie alla mia presenza qui, nella sua classe".
Sul telefonino della Binetti arriva il messaggio del vescovo Antonio Lanfranchi, commissario Cei per l’evangelizzazione. Se la prende con "i 'testimonial' antiecclesiali che hanno sempre fatto battaglie contro i valori cristiani". L'alunno Veronesi con tratto delicato dice al maestro: "Non sono un anticristo militante". Lui gli risponde: "Bravo, continua così". Ma per il rumore della scolaresca e della campanella che suona, non ha neppure ascoltato le parole dell'alunno Veronesi.
[Anno III, post n. 59 (436)]

22/02/2008
Giovinezze
Volevo fare una battuta ieri, parlando della questione di Ciriaco De Mita. Il quale ha detto di avere 80 anni ma di dimostrarne 65. Volevo rovesciare il suo ragionamento. Io ne ho 65 e mezzo ma me ne sento circa 80, per essere ottimisti: dato che le mie ossa osteoporotiche ne dimostrano non meno di 90...
Quella battuta l'ho sentita stamani alla radio, da un articolo di Adriano Sofri. Ne vado orgoglioso. Vecchio sono, ma ancora intelligente.
Quando le distinzioni fra le persone si fanno in base all'anagrafe, tira brutta aria. Avete presente quel motivetto, "Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza..."? Giovani, ma carne da cannone...
Quando ero ragazzo io, dovevamo rispettare gli anziani, metterci in fila. A 40 anni ero considerato ancora troppo poco anziano per poter scrivere qualcosa su di un giornale, perché in quel settore del quale m'occupavo io c'era il monopolio di un vecchio amico di famiglia che aveva la mia età attuale.
Quando ho cominciato ad insegnare a metà degli anni Sessanta, le madri cercavano di mettere i figli nelle sezioni dei professori anziani, perché non si fidavano di noi giovani.
Quando sono 'maturato' io, i discorsi si erano rovesciati: tutti giovani vogliamo, troppi i vecchi che ci sono nella scuola.
Dato che "nessuno nasce imparato", l'età dovrebbe essere anche una specie di garanzia circa le esperienze maturate, non soltanto il dato oggettivo equiparato alla senescenza delle cellule cerebrali...
Essere magari smemorati non significa essere del tutto imbecilli.
Dal post odierno di Irene Spagnuolo, come al solito bravissima, vedo che il limite anagrafico dell'età da rifiutare si è abbassato ulteriormente. Una signora di 43 anni è scartata soltanto per la data di nascita. Siamo alla più pura follia.
Non sono competente come Irene sulle cose che scrive, ma mi sembra appunto che costituire squadre di persone dai 18 ai 30 anni sia l'espressione demenziale di una 'politica' cieca. La quale non s'accorge che il 26enne fa presto ad arrivare a 30 anni: e dopo dove lo mandi, in mezzo ad una strada?
De Mita scartato per i suoi 80 anni. Ma il prof. Veronesi accettato con i suoi 83. Allora, caro Veltroni? Ma non bastava dire che del leader dc non frega nulla al Pd? E che non lo volevate quindi tra i piedi? Non discuto la scelta, ma la modalità con cui è avvenuta. Perché anche nella mia città ci sarà un candidato al Senato per il Pd di primo pelo, Sergio Zavoli, classe 1923!
Post scriptum. La polemica contro i vecchi nella società italiana, l'ha avviata su "Repubblica" del 14 luglio 2007 Gad Lerner, come segnalai nel mio post "Giovinezze" (stesso titolo che uso oggi...).
Nello stesso giorno, il prof. Giovanni Sartori sul "Corriere della Sera", circa la proposta di Carlo Azeglio Ciampi (eletto a 79 anni presidente della Repubblica), di far chiudere a 55 anni ogni carriera politica, osservava: "Ho conosciuto moltissimi maestosi imbecilli di tutte le età, così come persone che restano intelligenti a 90 anni".
[Anno III, post n. 58 (435)]

21/02/2008
De Mita sulla Luna
C'è stata l'eclissi di Luna. In contemporanea c'è stata l'eclissi di De Mita (oscurato da Veltroni). Domanda: ma De Mita dove sta, sulla Luna?
De Mita dimostra gli effetti perniciosi della divulgazione parascientifica di nozioni geriatriche, operata dal Cavaliere di Arcore circa il rapporto fra gli uomini politici e la loro età anagrafica.
Berlusconi, 72 anni ne dimostra secondo i medici 35. Un suo specialista di fiducia, tempo fa lo aveva dichiarato immortale. L'altra settimana Berlusconi in persona aveva annunciato un progetto suo e di don Verzé per allungare la vita media degli italiani a 120 anni.
Ovviamente sulla Luna non ci sarebbe soltanto De Mita che ha spiegato con molta rabbia in corpo che lui di anni ne ha 80, ma ne dimostra appena 65.
De Mita è in buona compagnia. Lui e colleghi che non vogliono cedere le armi (e le poltrone in Parlamento) formano l'agguerrito battaglione dei "rapidi ed invisibili" che non partono come i sommergibili d'un tempo, ma stando immobili lanciano terribili siluri ai compagni di partito.
Mica sono come le soubrette che il Cavaliere, tanto per alzare il morale e rallegrare le serate, vorrebbe far entrare in Camera.
Misss Una di loro, Aida Yespica, ha detto "no, grazie", con quella dolcezza tutta femminile che dovremo apprezzare nei momenti più pesanti della nostra vita politica. Se non altro per il fatto che se lei avesse accettato, ci saremmo trovati di fronte ad uno di quei personaggi che, come dice una vecchia battuta di varietà, prendono di petto le situazioni.
Non poteva mancare al riguardo il commento di Francesco Cossiga: "La signora Yespica è da lungo tempo una delle più care amiche di Berlusconi, e lui notoriamente ne apprezza molto le doti di intelligenza, nonchè quelle artistiche: l'avvenenza delle donne, come è noto, non lo ha mai interessato".
Ha anche precisato Cossiga: "Silvio Berlusconi è anzitutto un grande impresario teatrale che crede che la bella apparenza conti anche elettoralmente: basta dare uno sguardo agli elementi femminili del suo gruppo".
Ecco scoperto perché De Mita non ha rinunciato, non è di "bella apparenza" e non recita (insomma, non si spoglia) alla tivù del Capo di Buona Speranza.
Purtroppo tutte queste amene discussioni di cronaca pseudo-politica hanno oscurato una voce girata questa notte circa l'oscuramento della Luna da parte della Terra a causa del movimento di quest'ultima attorno al Sole.
Alcuni gruppi ispirati al pensiero tradizionalista in campo scientifico e religioso, hanno diffuso lungi comunicati per smentire non soltanto la notizia dell'eclisse, ma la possibilità che essa potesse verificarsi secondo le false idee laiche dell'ombra della Terra proiettata sulla stessa Luna.
La Terra sta ferma, dicono quei gruppi che per dimostrare le loro ragioni domenica prossima si raduneranno in una nota piazza romana, dopo aver invitato esponenti moderati di tutti i partiti politici italiani.
[Anno III, post n. 57 (434)]

20/02/2008
Come Cesare e dopo il duce
Da ieri la mia città, Rimini, è tappezzata di manifesti del Pd con l'annunciodella visita di Walter Veltroni e del suo comizio, sabato prossimo.
Il re dei sette colli parlerà con alle spalle un simbolo dell'imperialismo romano, l'Arco di Augusto, che figura già nel fotomontaggio dei manifesti.
Con quello spirito casareccio più da leghisti che da democratici del terzo millennio, il motto veltroniano "si può fare" è stato debitamente tradotto in dialetto su magliette che, dato il clima, si potranno indossare soltanto nella prossima estate. (A parte il fatto che in politica non è vero che "si può fare", ma "si deve fare".)
Comunque, per tornare all'Arco, esso fu il fondale anche alla comparsa del duce il 15 agosto 1936, con il primo colpo di piccone per l'isolamento del monumento, completato due anni dopo.
A lavori quasi ultimati Mussolini torna il 16 giugno 1938, mentre «la folla urla il suo incontenibile entusiasmo [...] in un abbraccio quasi pauroso», come scrisse un giornale del tempo. Ad un tratto si alza una voce: «Vogliamo la provincia». Più che un desiderio, è un ordine. Il duce, lo sguardo imperioso, forse nascondendo a malapena quel disgusto che nutriva naturalmente per Rimini (già dal 1921 definita dai fascisti «città dei rammolliti e dei vili, paese di mercanti e di affittacamere»), è lapidario: «Sulla carta».
Tra parentesi, Rimini dal 31 gennaio al 3 febbraio 1991 ha ospitato l’ultimo congresso del Pci. Dopo è venuto il Partito democratico della sinistra (Pds). Cioè il nonno del Pd.
Quindi Veltroni vedrà aggirarsi in città le ombre del cavalier Benito Mussolini e dell'ultimo segretario comunista con le lacrime agli occhi. Oltre a quella di Giulio Cesare che a poca distanza di lì e qualche anno prima dell'Arco, arringò i soldati marciando in armi contro Roma.
Insomma, come precedenti storici, Veltroni non ha motivi di grande conforto.
[Anno III, post n. 56 (433)]

19/02/2008
Fratelli Bandiera
L'inno delle Sorelle Bandiera a "L'altra domenica" di Renzo Arbore, s'intitolava "Fatti più in là".
Potrebbe essere adottato da tutti i competitori elettorali per "par condicio".
I nostri "Fratelli Bandiera" compiono spostamenti progressivi del programma comune in solitari esercizi di virtuosismo oratorio. Berlusconi s'è buttato in braccio a Fini, ad esempio. Veltroni ha mollato la sinistra del centro-sinistra.
Prendete poi Antonio Di Pietro. Considerato da sempre alla destra di tutti quelli con cui si accompagnava, tacchete, all'improvviso ti spunta alla sinistra dello stesso Re dei sette colli, spingendo sul conflitto d'interessi e sulla riforma del sistema radiotelevisivo.
Per aver ragione, Di Pietro ha ragione: “C’è una sentenza della Corte di giustizia europea che va rispettata. Senza una corretta informazione ed il pericolo che il controllore venga nominato sempre dal controllato, non c’è pari opportunità nel Paese. Ecco perchè noi riteniamo che, a prescindere dal Berlusconi di turno, sia necessario di risolvere alcune questioni di democrazia del Paese".
Ma non sempre vince chi ha ragione. Ha sempre ragione chi vince, da che mondo è mondo.
Ma se Di Pietro si sposta così a sinistra di Veltroni, che fine farà l'etichetta di sinistra radicale sinora appioppata a Diliberto e soci? Ce li ritroveremo affratellati a Fini e Berlusconi? Dio non voglia.
Essendo la politica una cosa seria, diversamente dal mio discorso, un breve appunto.
Quando il Cavaliere appare in televisione si fa inquadrare con immagini religiose.
Berlusconi_tg4 Ieri sera è stata la volta di una Madonnina lignea sul Tg4.
Ma giorni fa Berlusconi era 'fotomontato' sopra una panoramica romana in gigantografia per il Tg5, con al centro (udite! udite!) "nientepopodimenoche" il cupolone di San Pietro.
Il mio breve appunto è, appunto, serio. Non altrettanto è lo scomodare il sacro ad uso e consumo elettorale come il Cavaliere di Arcore fa per conquistare il monopolio del voto cattolico.
[Anno III, post n. 55 (432)]

19/02/2008
Così impari
Lei ha quindici anni. Le sono saltati addosso come minimo in sette, tra cui il fidanzato.
Cinque coetanee della fanciulla, rimaste offese dal fatto che lei "ci fosse stata" con altrettanti "ragazzi" loro morosi, l'hanno presa a botte: "Così impari", le avranno anche orgogliosamente urlato in faccia. Indaga la magistratura.
Noi che siamo estranei a tutto, cioè alle persone coinvolte, agli inquirenti, ai parenti, possiamo chiederci da dove nasca non soltanto l'atto delinquenziale dei violentatori, ma soprattutto (è una novità, credo) la follia delle fanciulle che anziché dimostrare solidarietà all'amica e scacciare i loro fidanzati "porci", hanno preso a schiaffi lei, la vittima della violenza sessuale?
[Anno III, post n. 54 (431)]

18/02/2008
Effetto specchio
Walter Veltroni c'è cascato, ha abboccato all'amo berlusconiano dei "sondaggi". Si dice in rimonta, ma il cavaliere gli risponde: sono "dati fasulli".
Speriamo che i due cambino registro, la partenza non è un granché. Il signore di Arcore sfotte il re dei Castelli: non affaticarti troppo e non prendere freddo. E si riceve come risposta una semplice constatazione psicologico-geriatrica: è lo stesso consiglio di mia nonna.
Migliore la citazione famigliare di Casini. Sua figlia Benedetta, quella fidanzata con un comunista di nome David, ha detto di essere orgogliosa del padre, dopo lo strappo con Berlusconi.
Non vorrei che nella politica di destra, sinistra e centro, l'apparizione dei giovani rimanesse legata ai gioco delle citazioni.
Stamani Casini la lanciato il suo programma, «Uniamo il centro», sul "Messaggero". Oggi pomeriggio Radio Vaticana avvisa: "Aperto il dibattito per un polo unitario al centro".
Se il presente è scialbo, buttiamoci sul passato. Ieri un paginone della "Domenica" del "Sole-24 Ore" proponeva un forum sull'identità italiana.
Lo storico Franco Cardini, ottimo studioso ed eccezionale scrittore, portava come esempio di 'homo italicus', un "saggio ed intendente cavaliere" nominato dal Boccaccio: messer Betto Brunelleschi che da fermo estremista prima fu ghibellino e poi guelfo, non tralasciando di perseguitare "i suoi compagni di poco prima come se fossero stati suoi millenari acerrimi nemici".
Altro giro, altro personaggio, evocato da Marco Politi su "Repubblica" di ieri: quel Pio IX che oggi va tanto di moda, e la cui mitria è stata di recente indossata dall'attuale pontefice in concistoro.
Pio IX, durante un'udienza, al momento del bacio della pantofola premette col piede sul collo di un prelato che si era palesato avverso al dogma dell'infallibilità papale.
[Anno III, post n. 53 (430)]

17/02/2008
Magra Italia
"L'Italia è degli italiani". Casini ne è sicuro. Lo ha detto oggi lanciando l'appello per l'unione del centro moderato. Dal che si ricava che esiste anche un centro estremista o radicale, per usare l'etichetta appioppata all'unica sinistra rimasta sulla piazza. In questo centro estremista Casini colloca senz'altro Walter Veltroni, con quel Pd del quale però fa parte pure Follini (come buttafuori e buttadentro, definizione di Marco Travaglio, "Espresso").
E se Casini, parlando con Aldo Cazzullo del "CorSera", definisce Berlusconi uno che fa soltanto la solita litania di slogan e di spese miliardarie senza copertura finanziaria, Follini su "Repubblica" lo invita ad un dialogo che però non sia "troppo geometrico, schematico".
Ovvero lo invita a lasciarsi andare ai sentimenti: "Toh, chi si rivede, allora dove eravamo rimasti, dunque partiamo di lì, che ne dici di un bel governo centrista per l'Italia?", potrebbe domandare Follini a Casini.
E Casini, pronto con la battuta odierna: "L'Italia è degli italiani". Mica di quello là che mi ha stancato con "le solite promesse vane e le stesse frasi pensate per compiacere la gente anziché dire la verità" (altro pezzo dell'intervista a Cazzullo).
Incontrarsi a metà strada, uno del centro moderato e l'altro per conto del centro estremista, per fare forse l'unica cosa che sarà possibile dopo le elezioni, un governo retto da Casini, benedetto a più mani ed accettato in mancanza di peggio.
Per "grazia ricevuta" (la sconfitta del Pdl), il Pd dovrà allora fargli ponti d'oro. La gara non è più tra Veltroni e Berlusconi, il Cavaliere ha già perso. "Monumento a se stesso", lo definisce Ilvo Diamanti su "Repubblica".
In effetti Berlusconi ha ragioni da vendere: ma chi glielo fa fare di faticare tanto in politica, dato che tutto quello che doveva avere lo ha avuto (soddisfazioni e leggi ad personam), e non glielo ha potuto neppure scalfire il prof. Prodi. Quello che Veltroni, suo erede nel Pd, simbolicamente e spiritualmente rinnega ritenendolo troppo antiberlusconiano.
Scalfari su "Repubblica" scrive delle interferenze ecclesiastiche, con la gerarchia che "alterna momenti di moderazione a momenti di intervento diretto". La prima con Bagnasco, il secondo con Ruini.
Ma di fatto, le fasi si succedono con lo stesso scopo, piazzare Casini al centro della scena politica, e almeno sino ad ora le due eminenze ci sono riuscite. Per cui non dice un granché la differenza dei metodi rispetto all'identità dello scopo.
"L'Italia è degli italiani". Il commissario De Gennaro dichiara di aver cambiato il piano per lo smaltimento dei rifiuti: quattro discariche non riapriranno perché "la gente aveva ragione" circa i gravi problemi che esse presentano.
"L'Italia è degli italiani": sino al voto. Poi dopo...
Per il momento, in tempi di magra Italia, sulle passerelle della moda si è ottimisti, con vestiti per modelle segnate dall'abbondanza. Amintore Fanfani, storico dell'economia, aveva teorizzato che quando si accorciano le gonne, gli affari vanno male. Applicando la regola all'inverso con i panni che s'allargano, speriamo che le forme tonde siano beneauguranti per le sorti del Paese.
[Anno III, post n. 52 (429)]

16/02/2008
Casini: Non mi vendo
Incontrarsi e dirsi addio... Ma c'è sempre un modo. Invece Casini non soltanto ha sbattuto la porta in faccia a Berlusconi, ma gli ha pure urlato dietro parolacce: "Non tutti in Italia sono in vendita". Punto e basta.
Dietro a tanta sicurezza, non diciamo arroganza (che in politica da difetto diventa virtù), non c'è il vuoto fatto di speranze ed illusioni. C'è un ragionamento ben fondato, con tutti i crismi che possono fare di Casini il candidato ideale per il Centro. Il quale dopo le elezioni di aprile sarà chiamato a governare.
Fini chiude d'imperio il proprio partito confluendo nel Popolo delle Libertà. Il congresso ci sarà in autunno, ma ciò che conta è l'annuncio in questa vigilia elettorale. Ne riceverà vantaggi l'altra destra.
Lo spazio elettorale di Berlusconi si restringe. Pareggerà forse con Veltroni. E Casini sarà l'ago (acuminato) della bilancia.
Due notizie europee. Anche la Germania ha il suo bravo scandalo fiscale. Meno male, così in questo campo non siamo più soli.
In Francia personalità di entrambi gli schieramenti accusano Sarkozy di gestire il potere da monarca. Tra le altre cose, gli si rimprovera il discorso sulla religione tenuto a Roma, nell'investitura a "canonico lateranense". I valori laici sono cari sia a destra sia a sinistra, in Francia.
Se ne dovrebbero ricordare quanti in Italia, a destra ed a sinistra, hanno sognato anche per noi un modello Sarkozy. Se si realizzasse, il suo sosia nostrano non si accontenterebbe di essere nominato "canonico lateranense". Come minimo pretenderebbe un cardinalato.
[Anno III, post n. 51 (428)]

15/02/2008
Giuliano Ferrara, beato lui
Beato lui, Giuliano Ferrara, che ha trovato la "verità sulla vita umana", e si rifiuta di discuterne o discuterla. I confronti sono futili, dice. Si sottrae al dibattito. Però chiede che gli sia consentita la 'par condicio' prevista dalla legge per le elezioni. Alle quali si candida con questa lista che ha inventato, per fermare la strage degli aborti nel mondo.
Beato lui, che non s'accorge di un piccolo fatto: non riescono a governare l'Italia, i nostri due rami del Parlamento, e dovrebbero pure pensare a risistemare il mondo.
«Senza fanatismo», dice di aver trovato questa verità. Ma con fanatismo sembra difenderla.
È un suo diritto. Credo che però risulterebbe più efficace nella esposizione, se avesse la buona volontà, non dico l'umiltà, di sottostare alla regola del pubblico dibattito televisivo.
Lo vuole fare in un teatro, perché la tivù rovina tutto: "Io non discuterò della vita umana, come se fosse un'opinione, con alcun candidato in tv. La tv è antiveritativa. Un bel mezzo per comunicare, rispettabile e fatto da persone rispettabili, tra cui io stesso fino a ieri. Ma sul ponte di Messina o sull'Ici valgono le opinioni, sulla vita umana e l'amore vale la solitaria e pubblica ricerca della verità".
Sembrano parole di Antonio Ricci, il Maestro di "Striscia la notizia", il teorico del "tutto finto" in tv.
Beato lui, Giuliano Ferrara che se ne va sicuro, senza curarsi delle ombre che proiettiamo sui nostri muri. Come suggeriva Eugenio Montale in una celebre poesia, "Non chiederci la parola".
Non ci chieda Ferrara alcuna parola in più. Si resta senza, quando lui comincia le sue filippiche (come l'altra sera da Lerner) e rifiuta la discussione.
Stamani su RaiUno ha evitato il futile dibattito con il vecchio Marco Pannella, leone in gabbia, defraudato del confronto. Alla fine Pannella è esploso con quelle dichiarazione che nascono da una passione pari a quella di Ferrara.
Ecco perché dispiace ancora di più che Ferrara abbia voluto non misurarsi con un antico maestro dell'arte retorica in politica.
È sembrato, Ferrara, un giovincello schizzinoso quale invece non è, e che rifiutava di riconoscersi allievo di quel maestro. Magari in debito di un gratitudine. Insomma, problemi psicologici o psicoanalitici, da figlio che voleva (davanti al 'padre' spirituale) tentare di superarlo e di demolirlo?
Siamo entrati nell'era delle affermazioni apodittiche. Berlusconi ha tranquillamente potuto dire da Vespa che lui e don Verzé studiano per allungare la vita umana a 120 anni.
Commenterebbe Ferrara che non è, quella del cavaliere, un'affermazione vera perché fatta in tv. Su questo siamo d'accordo con lui: è una balla. Ma quando se ne dicono di tale portata, chi ha obbligo d'intervenire per difendere non quella che Ferrara chiama la "verità sulla vita", ma la decenza della logica scientifica usata come un belletto in carnevale da fanciulle avvizzite e dalla virtù ormai dimenticata?
[Anno III, post n. 50 (427)]

14/02/2008
Solo donne
Veronica Lario in Berlusconi ha scritto oggi sul "Corrierone" (ma non è proprietaria del "Foglio" diretto da Giuliano Ferrara?) un lungo pezzo circa i rapporti uomo-donna nella società contemporanea.
Ne riprendo due passi. "Gli uomini vivono un momento in cui non vogliono aprire il dialogo con il sentimento femminile e assistiamo alla crescita di realtà che intrappolano la donna in uno schema di fisicità e consumo".
Poi: "Se l'uomo non impara a contribuire al riconoscimento del valore femminile nasceranno generazioni morte, che non saranno sostenute né da valori morali né dal sentimento dell'amore. C'è un lamento femminile che va a pregiudicare il rapporto tra uomini e donne, in quanto la relazione viene spostata sul piano della fisicità, dimenticando la persona".
Veronicalaria Giustamente la signora Lario sostiene che oggi, sintetizzando, le donne sono sole. Lasciate sole dagli uomini. Ma direi che un'opinione corrente alquanto diffusa, è che esse soprattutto sono "solo donne".
Non è un gioco di parole ma un'amara constatazione quanto mai attuale, dopo la vicenda napoletana della polizia in sala-parto, di cui mi sono occupato ieri.
Su quella vicenda, ieri sera nella trasmissione "L'infedele" di Gad Lerner su "la7", Giuliano Ferrara ha pontificato con un'irruenza che non ha ammesso dibattito.
Sono rimasto più che stupito, terrorizzato. Sembrava veramente uno di quegli inquisitori che decenni fa si vedevano nei film storici. Quando si dice il fisico del ruolo.
Dal blog di Lerner, a testimonianza di quanto scrivo io qui, riporto il parere di una telespettatrice, Elisabetta, con cui sono pienamente d'accordo: "Gentile Lerner sono rimasta molto male, direi sconcertata dal modo in cui è stata condotta la puntata di ieri sera, quando Ferrara "indisturbato" ha pubblicizzato la sua teoria sull'omicidio dei bambini. Lei lo ha ascoltato molto pazientemente, cosa che non sempre Le riesce, senza farci ascoltare le opinioni in merito, dei suoi illustri ospiti. Mi sarebbe tanto piaciuto ascoltare l'opinione della signora Rodotà, per esempio, ma Lei non gliene ha dato la possibilità lasciando parlare l'"elefantino" senza essere interrotto. Attendevo il termine del monologo sperando che qualcuno avrebbe detto comunque qualcosa invece niente, evidentemente la buona educazione gioca sempre brutti scherzi! Terminato di parlare, se ne va e l'argomento cambia! Mi spiace, cosa è accaduto?"
Mi rivolgo alla signora Lario. Desidererei sapere se lei ha assistito alla "lezione" del "suo" direttore, e che cosa ne pensa. Chiedo ciò perché:
1. l'episodio mette sotto accusa, sulla linea del suo discorso nel "Corriere" di stamani, il mondo maschile nella fattispecie rappresentato dallo stesso "suo" direttore Ferrara (nei panni dell'inquisitore) e da Lerner (nelle vesti di un padrone di casa imbarazzato e muto).
2. Lo stesso episodio testimonia che queste "donne sole" (nel senso di lasciate sole) alla fine sono semplicemente considerate "solo donne", come se fossero inferiori per legge di natura e vincolo di legge. E come dimostra la spaventosa vicenda di Napoli.
Stamani su "Repubblica" un lunghissimo articolo di Stefano Rodotà ("Se è in pericolo il destino dei diritti") definisce la vicenda napoletana della polizia in sala-parto, una "tragica conferma di una regressione civile già in atto".
Libertà e diritti, conclude Rodotà, corrono il rischio di essere sottoposti ad una revisione costituzionale "avendo le prescrizioni delle gerarchie ecclesiastiche come unica tavola dei valori".
All'inizio dello scorso anno, in altro post, avevo definito Ferrara "papa azzurro" a proposito della vicenda di Piergiorgio Welby. Ne riporto un pezzo, per testimoniare come il suo atteggiamento di ieri sera con Lerner non sia un'improvvisazione, ma corrisponda ad un suo ben preciso progetto.
"L'editoriale che Ferrara ha composto per «Il Foglio» di sabato 30 dicembre 2006, non è uno scritto normale, ma una predica, un'omelia, l'intervento di chi si ritiene un teologo più a tempo pieno che a tempo perso e che, quindi, si sente autorizzato a (come si suol dire) pontificare sopra un tema che non gli dovrebbe appartenere, ma del quale si è appropriato non per faccia tosta (che non gli manca), ma perché si considera investito d'una funzione salvifica nei confronti dell'intera umanità, od almeno di quello spicchio d'umanità che coincide con gli abitanti dell'Italia.
La sua «Sfida ai cattolici senza dottrina» (questo il titolo dell'editoriale) è una solenne tirata d'orecchie degna d'un teologo del Sant'Uffizio a quanti, tra i fedeli di Santa Romana Chiesa, hanno sostenuto che nel caso di Piergiorgio Welby si trattava di por fine all'accanimento terapeutico e non di eutanasia, e che era stato un errore del Vicariato negargli la cerimonia religiosa.
Ferrara, indossate le sacre vesti dell'Inquisitore, chiede (od ordina?) di portare le pezze d'appoggio dottrinali di questo modo di pensare, i cui seguaci sono accusati di aver ridotto il cristianesimo ad una «filastrocca umanitaria», senza alcuna giustificazione teorica (che in questo caso vuol dire teologica, filosofica e persino politica...)".
[Anno III, post n. 49 (426)]

13/02/2008
A futura memoria
La notizia di quanto è avvenuto a Napoli, con l'irruzione della polizia in una sala parto o nei suoi pressi (è una minima differenza, un lieve ritardo nel giungere sul luogo del presunto delitto), non va dimenticata.
Una telefonata "anonima" prospetta un grave reato. La Magistratura interviene immediatamente. La signora che è stata appena sottoposta ad un intervento di interruzione di gravidanza, è interrogata immediatamente dalla Forze dell'Ordine.
Insomma, uno scenario che fa spavento. Un clima da caccia alle streghe. Che diventa sempre più pesante. Come se non fossero bastate le parole pronunciate da Giuliano Ferrara al Tg1: in trent'anni (quelli della legge sull'aborto) si è registrato un miliardo di interventi. Tra le due cifre non c'è legame logico. La legge è italiana, il dato statistico è mondiale. È lecito confondere le idee così, soprattutto nel servizio pubblico?
Ha detto oggi Marco Pannella: "Con la lunga intervista a Giuliano Ferrara in apertura del Tg1 delle ore 20, subito dopo l'intervista a Berlusconi, c'è semplicemente da chiedersi se l'ipotesi di una Marcia su Roma di milioni di persone, di un'alleanza torbida oltre che anti-istituzionale e anti-costituzionale, sia sul punto di esplodere.
La legalità è totalmente negata e con jattanza, oltre che milioni di squadristi, si annunciano una quarantina - non più quattro - di quadrumviri. L'Autorità garante e il partito Rai Tv garantiscono la stessa composizione della maggioranza del periodo 1922 - 1924 - 1929 e seguenti, fino a Salò".
Riferendosi non al caso della signora napoletana ma al quadro generale della nostra politica, e precisamente al contrasto tra Stato e Chiesa, stamani sulla "Stampa", Gian Enrico Rusconi chiudeva il suo pezzo scrivendo che "è semplicemente in gioco la nostra fragile e preziosa democrazia".
La scelta di questa sera di Pier Ferdinando Casini di correre da solo, è la logica conseguenza dell'investitura feudale decretatagli dal cardinal Ruini. Che buone fette della politica cattolica non fossero più tanto vicine al Cavaliere lo aveva dimostrato anche il meeting riminese di CL, lo scorso agosto. Per il quale scrissi un titolo che oggi torna d'attualità: "CL, Silvio addio".
[Anno III, post n. 48 (425)]
13/02/2008
Ragazzo, spazzola
Una volta dai barbieri c'era sempre qualche vecchio signore che dopo esser stato sbarbato, sfoggiava tutta la sua brillante intelligenza raccontando di un passato lontano, di un ieri ancora vicino e di un presente senza tramonto, ruotando soltanto attorno allo stesso argomento: la sua virilità prestante, ieri come ora, il suo fascino irresistibile, le sue conquiste femminili, i suoi gesti di dongiovanni periferico ma elegante. E soprattutto in servizio permanente effettivo.
Ho 72 anni, diceva ad esempio, ma ne dimostro 35. Quelli più in confidenza con lui, soprattutto i coetanei magari ex commilitoni, flebilmente facevano un "sordino", ovvero una pernacchia.
Gli altri tossivano graziosamente per non deridere. Il barbiere per porre fine alla sceneggiata, chiamava il garzone di bottega, e gli intimava "Ragazzo, spazzola!".
Il cliente pagava, dava una debole mancia al garzone di bottega, salutava ed usciva. Il barbiere cominciava una nuova barba, e diceva sottovoce al cliente di turno: "Eggià, bel cambio 35 per 72... Ma chi crede di fare fesso? Siamo uomini o caporali?".
Ieri sera la scenetta si è ripetuta in tv, senza barbiere, senza garzone di bottega, ma con Silvio Berlusconi e Bruno Vespa.
13/02/2008
La bella politica
Luisella Costamagna dà il buongiorno all'Italia con "La7", parlando di politica su "Omnibus"...
Ovvero, il lato bello della politica.
12/02/2008
Tonina Pantani
Oggi è uscito il libro che Tonina Pantanti ha scritto nel tentativo di riuscire a far luce sulla morte del figlio, il "Pirata" che aveva affascinato milioni di tifosi.
Ieri sera la signora ne ha parlato con Antonello Piroso su "la7". Sfoderando quella grinta che certe donne genuinamente romagnole mostrano per vincere il dolore che le attanaglia.
Non mi occupo mai di vicende giudiziarie. Quindi non entrerò nel merito della questione che la signora Tonina offre al pubblico.
M'interessa un aspetto. Quel grido di dolore per cercare giustizia, quella "Giustizia" che dovrebbe essere uguali per tutti, ma che in Italia finisce per essere troppo spesso una chimera.
Questa mattina su "La Stampa" è apparso un articolo del prof. Carlo Federico Grosso in cui si discutono vari aspetti del momento politico presente. Dal sospetto che la attuale legge elettorale possa essere addirittura dichiarata illegittima (con inevitabili conseguenze anche sul prossimo voto del 13 aprile), alle questioni derivanti dalla "vera e propria corruzione”, come "numerose indagini penali stanno evidenziando". Infatti, "nella gestione della politica quotidiana c'è una pratica diffusa di clientelismo, favoritismo, protezione dei famigli, tutela del clan, dei suoi componenti, degli amici. E' il trionfo del particolare in luogo del perseguimento dell'interesse generale".
Si chiede il prof. Grosso: "Repubblica italiana come repubblica fondata sull'illegalità, allora?".
Le vicende come quella della morte di Marco Pantani e della "corsa" della signora Tonina per conoscere la verità su di essa, inquietano anche se si vuole rimanere freddi davanti alle altrui emozioni.
Inquietano non perché comportino un eccesso di clamore, ma perché l'ansia di una madre per arrivare a quel traguardo di verità, diventa parte di noi stessi, se vogliamo avere il senso della comunanza, dell'appartenenza ad una società 'civile'.
Ha scritto bene Franzo Grand Stevens, per un'altra questione, nella stessa pagina della "Stampa", in una lettera in cui si ricordava la risposta di Benedetto Croce a chi gli chiedeva, per atti burocratici, se fosse ebreo: "atto odioso e ridicolo", spiegava il filosofo napoletano, sarebbe stato quello di dichiararsi non ebreo "proprio quando questa gente" era perseguitata.
Scrive Stevens che "non soltanto non bisogna essere vili ma non dobbiamo neppure essere pigri ed indifferenti".
Queste parole mi sembrano le migliori per inviare un saluto a "mamma Tonina", e dirle che la battaglia per la giustizia sulla morte del "Pirata" è anche la battaglia per la "Giustizia" in Italia. Ci riguarda tutti.
[Anno III, post n. 45 (422)]

11/02/2008
Arbitro cercasi
La dichiarazione del direttore di "Avvenire" Dino Boffo, rilasciata il 9 sera al Tg1 circa il partito dell'on. Casini, considerato l'unico interprete autorizzato dal Vaticano della "dottrina sociale cristiana", è criticata oggi da Gad Lerner su "Repubblica" con parole che non si possono non condividere.
Scrive Lerner che è chiaro il "disegno politico perseguito da Ruini", attuale vicario di Roma, e non più presidente della Cei ma con “l’anomalo ruolo di leader politico dei vescovi italiani": "Dispiace che la Chiesa viva con fastidio la nascita di due grandi partiti alternativi, all’interno dei quali i cattolici possano trovarsi a loro agio. Senza bisogno di rappresentanze parlamentari separate, che a me sembrano piuttosto dépendances curiali per cardinali appassionati di politica".
Il titolo dato dalla redazione al pezzo, è molto significativo: "La gamba tesa del Vaticano".
Una constatazione: sui campi di calcio in questi casi si fischia la punizione. Purtroppo tra Italia e Vaticano non esiste arbitro.
Anno III, post n. 44 (421)

10/02/2008
Sogni e bisogni
Da Spello Walter Veltroni ha lanciato il suo slogan elettorale: dare agli italiani "un Paese moderno, sereno, giusto e veloce" come loro lo sognano.
Veltroni ha aggiunto: "La nostra intenzione è cercare di abbattere la politica che divide il Paese, non solo tra destra e sinistra, ma anche tra nord e sud, laici e cattolici. Il Partito Democratico è nato per unire l’Italia. Gli italiani vogliono altro, meritano altro, perché sono altro".
Barbara Spinelli scrive oggi sulla "Stampa" a proposito di Barack Obama: "Obama non vuol piacere, anche se piace molto. Non vuole abolire l'alternanza, e se vuole conciliare destra e sinistra è perché ritiene ambedue inadatte. Nelle primarie ha detto cose impopolari, e la sua filosofia consiste nel dire, anche se sgradevole, la verità".
Walter Veltroni non può ritenere la sinistra, la "sua" sinistra, inadatta, come fa invece Obama. Anzi Veltroni la propone come "levatrice" della nuova storia italiana.
Non per nulla la Spinelli premette alla parte che ho riportato, un accenno al fatto che lo slogan di Obama "Yes we can" ha ammaliato Veltroni, per aggiungere: «Chi fa propri i suoi slogan fa bene a saperlo» che appunto "Obama non vuol piacere..." etc.
È disposto Veltroni ad accettare questa sfida "di non piacere", per creare il Paese che definisce sognato dagli italiani?
Continuando a fare una specie di vita parallela fra Veltroni ed Obama, va ricordato anche, come scrive la Spinelli, che "Obama è divenuto fenomeno grazie a una società per lungo tempo invisibile [...]: quella che s'informa e conversa su Intenet e nei blog".
Infatti, sono stati «i blog e non il lavoro di sperimentati giornalisti» a smascherare le menzogne di Bush sull'Iraq. Sui blog Obama "ha dipanato le sue reti sociali"...
Esistono queste reti sociali anche in Italia? Ricordiamo il recente e maldestro tentativo di trasformare i blog in testate giornalistiche, introducendo quella che ho chiamato una nuova tassa. I blog sono più evitati che amati dai politici. I quali, mi pare, leggono soltanto i loro, ma non scandagliano la rete. Fatta eccezione per uno soltanto, quello di Grillo. Poi elevato a simbolo dell'antipolitica. Per accusare di farvi parte anche chi, da altre posizioni, rifiuta la spartizione partitica dello Stato.
Barbara Spinelli critica duramente il sistema informativo americano, gestito da "conventicole" che sentenziano sui gusti della gente. E si chiede da dove derivi "tanta scienza infusa": "Una realtà diversa vive nei blog, affastellando interessi che le élite giornalistiche neppure immaginano, ignorandole".
Sarebbe utile che su queste parole, i maestri di pensiero dei nostri politici riflettessero.
Non vorrei che Veltroni come donna Prassede scambiasse il cielo per il proprio cervello. Ed alla fine, senza tener conto della realtà, sentenziasse che gli italiani sognano (vogliono?) "un Paese moderno, sereno, giusto e veloce".
Anche gli italiani "raccomandati", quelli del "dì che ti mando io", quelli dei "baroni in cattedra" messi lì dai partiti allo stesso modo dei dirigenti sanitari garantiti dai gruppi di potere...?
Sul "Sole-24 Ore" di oggi, Salvatore Carruba critica i giornali stranieri per l'immagine che offrono della situazione politica italiana. E li accusa di "pigrizia": "Non capiscono, o fingono di non capire, che in realtà, in poche settimane, il quadro potrebbe essere cambiato radicalmente".
Sì, potrebbe. Quindi per il momento non sono in grado, quei giornali, di giudicare quello che non c'è.
Si aggiunga che forse quel giudizio "pigro" nasce dalle stesse conventicole di cui parla la Spinelli. Ignorando il nuovo che avanza.
Ma cos'è questo nuovo che avanza? Eugenio Scalfari offre una risposta nel suo editoriale domenicale su "Repubblica". All'inizio, addirittura smentisce preventivamente Carruba: "La funzione rinnovatrice del Partito democratico sull'intero sistema politico è talmente evidente che tutti gli osservatori e commentatori l'hanno colta e sottolineata."
Alla conclusione del pezzo, l'entusiasmo cede il passo alla prudenza.
Scalfari prima si richiama al Pci che "ebbe gran peso perché la borghesia italiana fu percorsa sempre da tentazioni trasformistiche e/o eversive e non dette mai vita ad una destra liberale di stampo europeo".
E poi scrive: "Il Partito democratico - così mi sembra - sfida oggi una destra demagogica e interpella quel poco che c'è di autentica borghesia produttiva affinché si schieri con le forze dell'innovazione che uniscono insieme i valori della libertà e dell'eguaglianza. Dipende da questa borghesia se il partito delle riforme avrà la meglio stimolando anche - se vincerà - la destra a trasformarsi non solo nelle forme ma nella sostanza".
Dunque la novità di un partito "di sinistra" dipenderebbe soltanto dal fatto che possa essere aiutato da "quel poco che c'è di autentica borghesia produttiva". La quale però sinora ha amoreggiato con Berlusconi. E che ora dovrebbe schierarsi "con le forze dell'innovazione".
Ma quanto sono forti queste "forze" per attirare l'autentica borghesia? O piuttosto quanto esse sono deboli se hanno necessità di un soccorso da parte di altre forze che non sempre per tradizione e costume sono state "di sinistra" ?
Per ora siamo alle dispute tra Casini e Mastella da una parte e Berlusconi dall'altra.
Interessante il giudizio espresso da Bruno Tabacci alla "Stampa": Veltroni ha fatto un passo in avanti, ma non sarà per caso soltanto "un'operazione di potere, in vista di cosiddette larghe intese?". Per le quali il Vaticano ha già infeudato Casini.
[Anno III, post n. 43 (420)]
10/02/2008
Via libera a Casini
Quel rompiscatole di Casini (concetto che un tempo frullava nella testa di Berlusconi, 4.12.2006), quel Casini che aveva ucciso la Casa della Libertà (5.12.2007), ebbene quel Casini lì adesso riceve la benedizione del Vaticano.
La dichiarazione del direttore di "Avvenire", Dino Boffo al Tg1 di sabato 9 febbraio 2008, non lascia spazio a dubbi. Per gli "umori" che raccoglie (ovviamente alla Cei, ovvero presso il cardinal Ruini) Boffo può dire (ufficialmente): "A me pare che sia interesse dei cattolici, e che possa essere interesse anche dello stesso Polo, che sia salvaguardata la persistenza di un partito che fa direttamente riferimento alla dottrina sociale cristiana".
Ovvero, bene fa Casini a restare da solo con il proprio partito, confluendo nelle liste del Cavaliere.
Aveva detto Ruini: "La Chiesa non detta l'agenda ai politici, ma chi lo fa? Sembra che nessuno riesca a dettarla e che l'agenda cambi ogni giorno". Aveva chiesto il cardinale segretario di Stato vaticano Bertone a Veltroni che i cattolici non fossero "mortificati" nel Partito democratico. Ruini prevale su Bertone. Prodi è stato fatto licenziare. Veltroni aveva confidato nell'aiutino vaticano, adesso Boffo svela quello che un mistero non era nemmeno prima.
Da tempo scommetto che il prossimo governo sarà guidato da Casini. Ogni mossa di questi giorni mi conferma in quell'ipotesi.
Anno III, post n. 42 (419)

08/02/2008
Liste
Dunque, impari lotta tra Pd e Pdl. Forse ad Arcore si confida che una buona parte degli elettori di "sinistra" possa equivocare anche in virtù dei fattori anagrafici, e prendere fischi per fiaschi. Veltroni-Pd nelle urne diventerebbe così Berlusconi-Pdl.
Nel dopoguerra, nella mia città, la sinistra socialcomunista si presentò con un simbolo di lista che raffigurava il palazzo pubblico con la sua torre campanaria, spacciata alle anime candide per il campanile. Volete votare per la Chiesa, scegliete il suo campanile, dicevano in giro. E molti abboccarono.
La corsa alla rassomiglianza è in pieno svolgimento. Due partiti confluiti in una sola lista per il centro-sinistra? Due allora in una sola lista anche per il centro-destra!
Oggi Veltroni, riferendosi alla lista unitaria tra FI ed An, ha detto che "il problema non è fare un maquillage", ma "avere coraggio". Perché "non conta il vestito ma la sostanza".
Come da copione, in stile "baruffe" goldoniane, immediate sono giunte le risposte. Per la serie, tanto bisogna passare il tempo, riempire i giornali, ed apparire in tivù. Gasparri ha detto che Veltroni deve rispettare il loro "sforzo". Capezzone, che forse la battuta di WV è autobiografica.
Sarà dura per tutta la campagna elettorale assistere a questi battibecchi, che mandano i "conservatori" in brodo di giuggiole.
Stamani il direttore del "Corrierone" Paolo Mieli ha scritto che il Pd, "anche in caso di sconfitta potrà dispiegare una politica potente in grado di dare frutti molto prima di quanto si pensi".
Sarebbe la prima volta che nella storia politica universale, uno sconfitto riuscirebbe a "dispiegare una politica potente". Non so immaginare come, ma dobbiamo credere alle parole degli "uomini d'onore".
Intanto, la vita scorre piena di contraddizioni. Il dramma dell'aborto ed il dolore delle persone sono stati resi canovaccio di una recita da sacra inquisizione che ha per protagonista il canonico apostolico romano Giuliano Ferrara.
Ieri Concita De Gregorio su "Repubblica" ha trattato della "battaglia dei prematuri", raccogliendo due testimonianze, una madre ed una dottoressa.
La quale ha spiegato che un neonato di 22 mesi ha un rischio di morte altissimo, "ma ancora più alto è quello di sopravvivere con handicap gravissimi. Se c'è una emorragia cerebrale il bambino sarà spastico. Se è di terzo grado sarà tetraplegico. Se l'ossigeno utilizzato ha danneggiato la retina sarà cieco".
Quel medico spiega che "è il neonato che decide". Se vivere o morire. Leggete quell'articolo. Come la storia della madre che racconta la vita di sua figlia, di due settimane. Come la dichiarazione di un altro medico: "Lo salvai ma oggi è cieco, ha difficoltà motorie, cognitive e relazionali. Ecco perché non lo rifarei".
Sono vicende che meritano attenzione e rispetto, riassumerle non basta, l'articolo di Concita De Gregorio va letto integralmente.
Un altro elemento, per ultimo ma non ultimo: la questione dei rapporti fra Chiesa romana ed ebrei.
Anzitutto c'è la preghiera che, con quelle sottigliezze formali considerate capolavori di teologia ma sostanzialmente gesti sempre pericolosi, passa dalla richiesta di conversione degli ebrei alla invocazione affinché i loro cuori siano illuminati e tutto Israele sia salvato assieme a tutti i cristiani.
Poi c'è il blog cattolico con la lista nera dei 162 docenti universitari ebrei, accusati di "baronaggio sionista".
Non occorre particolare perspicacia per comprendere come i due fatti, purtroppo, siano legati fra loro.
Ieri il papa ci ha rassicurati, l'Inferno esiste. Ne sono lieto, mi auguro che ci mettano molti, non tutti (so accontentarmi) di quelli che fanno il male al prossimo anche sotto le mentite spoglie della pietà e della cultura sacra.
Il papa ha anche invitato ad estendere il digiuno ai media: "Serve un digiuno dalle immagini e dalle parole. Abbiamo bisogno di un po' di silenzio. Abbiamo bisogno di uno spazio senza il bombardamento permanente delle immagini, di crearci spazi di silenzio per riaprire il nostro cuore".
I primi ad obbedirgli dovevano essere proprio quei cattolici che hanno pubblicato la lista dei docenti ebrei. Domanda: un gesto simile manda all'Inferno o guadagna punti per il Paradiso? La domanda è seria: si parla di un popolo che ha già sperimentato l'inferno delle camere a gas.
Altro che maquillage della politica, e capacità di "dispiegare una politica potente" anche in caso di sconfitta.
Per qualcuno ancora oggi le liste elettorali comportano pure le liste di proscrizione che hanno portato a quelle camere a gas.
[Anno III, post n. 41 (418)]

07/02/2008
Quaresimali
Finito il carnevale, ieri, appena in tempo per avviare la quaresima e la campagna elettorale (ci sarebbe da scoprire il profondo nesso morale tra i due elementi), la cronaca s'avvita nei soliti minuetti. Dice una notizia: "Schifani apre a Mastella". Verrebbe da aggiungere: lo guarda bene in viso e poi sviene.
Ma la politica ha nervi saldi che fortunatamente evitano simili accadimenti.
Meglio parlare di cose più elevate. Su "Repubblica" di martedì scorso, 5 febbraio, è apparso un articolo di Aldo Schiavone, intitolato "Il pericolo dell'ondata neoguelfa". Schiavone, storico e giurista, ci ha offerto in mezzo ad una dotta trattazione del tema, una bella battuta su Giuliano Ferrara.
Seguendo il motto che soltanto le persone serie, possono permettersi di scherzare, riproduciamo quella battuta: Ferrara ha compiuto un percorso "in una sorta di formula trinitaria, efficace ma non senza contraddizioni: Berlusconi in Italia, l´America nel mondo, il Papa su tutto – il Papa, si badi, non Dio, che vorrebbe dire ben altra cosa".
Di qui al 13 aprile sarà una gara dura per il Santo Padre. Dovrà competere con Giuliano Ferrara a chi tiene più omelie ai fedeli cattolici di Santa Romana Chiesa. Il vecchio proverbio che suggeriva di scherzare coi fanti e di lasciare stare i santi, in Italia è bellamente rovesciato da almeno una decina d'anni.
Direi, se volessi calarmi nella veste monacale di Ferrara, che le forze del demonio sono riuscite a trasformare un uomo pio e devoto come Romano Prodi nella minaccia dell'intera Cristianità. Entro le mura leonine ha avuto fortuna la campagna destinata a tagliare le radici dell'Ulivo, a segarne il tronco ed a bruciarlo in una commossa cerimonia. Tra danze e canti in onore del popolo della libertà che s'affaccia alla scena per promettere giornate radiose per tutti.
Ma siccome non mi si adatta quella veste monacale, cesso dal discorso e constato la diffusione di un contagio operato dal modello-Ferrara. Stamani Francesco Merlo su "Repubblica" ha scritto l'elogio di Walter Veltroni nello stile mentale che il direttore del "Foglio" avrebbe (o forse ha già) potuto applicare in un elogio di Silvio Berlusconi: "Ha vinto prima di vincere, ha vinto anche se perderà le elezioni".
Questa cronaca politica gestita sul filo del rasoio dell'esaltazione ha qualcosa di grandioso che sfugge alla gente semplice come osa credere di essere il sottoscritto. Mi consola un fatto. Adesso dai tg di Mediaset arrivano servizi sugli aumenti del costo della vita. Dopo il 14 aprile con il nuovo governo di Berlusconi, tutto andrà meglio. Nel senso che i tg di Mediaset non ne parleranno più.
[Anno III, post n. 40 (417)]

06/02/2008
Meglio soli
Insomma, meglio soli che male accompagnati. Walter Veltroni ha dichiarato che il Pd anche per il Senato correrà appunto da solo, perché nella sinistra ci sono due posizioni (inconciliabili, aggiungo io, interpretando il pensiero di Veltroni): "Una grande forza dell'innovazione riformista e una grande forza della sinistra radicale".
Beh, questo si sapeva anche due secoli fa, a fine Ottocento tanto per fare un peso a buon mercato. E poi anche dopo, per tutto il secolo scorso, crollo del muro di Berlino compreso, e con l'aggiunta della caduta del comunismo sovietico, e chi più ne ha più ne metta (mica è un trattato di Storia, questo post...).
Quindi niente di nuovo sotto il sole, tranne un particolare. Che questa sera Veltroni, uomo solo al comando come il leggendario Fausto Coppi sullo Stelvio, ha definito "pasticci" le posizioni che non condivide. E strano caso, proprio stamani l'ultimo appello in tempo utile era apparso sul "Corriere della Sera" in una lettera al direttore firmata da Arturo Parisi.
"Non distruggiamo il centrosinistra e il bipolarismo" ma ripartiamo "dall'alleanza dell'Ulivo", ha scritto Parisi. Aggiungendo: "Attendiamo ancora che qualcuno ci spieghi qual è il motivo che ci costringe ad assecondare una legge divisiva continuando a dividerci, distruggendo al tempo stesso il centrosinistra e il bipolarismo in Italia".
La risposta, fredda e brutale pur nella sua prevedibilità, è arrivata con la staffilata di Veltroni: "Non credo abbia senso fare qualcosa di pasticciato. Gli italiani hanno bisogno di chiarezza. Questo è un Paese in cui la politica non rischia mai, è arrivato il momento di rischiare e questa è la nostra scelta''.
Saranno possibili ''accordi programmatici con chi sta nel campo riformista, ma non con la sinistra radicale''. Con la quale si potrà collaborare soltanto a "livello locale".
Massimo Franco stamani sul "Corriere della Sera", quasi a fianco della lettera di Parisi, gli rispondeva in anticipo con due eleganti ma feroci colpi di fioretto, uno per il segretario del Pd e l'altro per il capo di governo dimissionario: "Ad un Pd che riconosce Berlusconi come interlocutore non basta affidarsi a Veltroni: deve anche archiviare un prodismo che ha fatto della lotta irriducibile al Cavaliere la propria fonte di legittimazione".
Soltanto in nome dell'euro pagato al giornalaio per acquistare il "Corriere", mi chiedo dove sia stata combattuta questa "lotta irriducibile" di Prodi al Cavaliere. Almeno avesse fatto approvare la legge sul conflitto d'interesse...
Per recuperare quell'euro scommettiamo che Veltroni perderà le elezioni? Forse nessuno è disposto a partecipare, vista la prevedibilità dell'evento. Come la risposta di WV a Parisi.
[Anno III, post n. 39 (416)]

05/02/2008
Cercasi idea
Sembra facile... diceva una volta l'omino coi baffi della Bialetti. Ma non è facile questa volta, trovare un'idea per uscire dalla crisi politica che s'aggrava ogni giorno che passa.
Quel pericoloso estremista di Oscar Luigi Scalfaro ha spiegato che l'attuale legge elettorale è ignobile, calpesta la Costituzione e va contro la democrazia.
Altri hanno aggiunto che, andando a votare con questa legge, ed essendo stato indetto il referendum per modificarla, si corre il rischio che alla fine dalla Corte costituzionale siano invalidati le elezioni ed il Parlamento che ne scaturirà.
Altro rischio, a detta di Giorgio Bocca (domenica scorsa su "Repubblica"): quello "mortale di consegnare la debole democrazia che ci ritroviamo all'unità nella corruzione, alla concordia nel servizio dei più forti e dei più furbi". D'ambo le parti, mi par d'aver capito.
Stamattina ho ascoltato due battute del direttore di "Europa" che su "La7" ha rilanciato il verbo veltroniano di non demonizzare l'avversario. Insomma basta con questo antiberlusconianesimo che non ha portato da nessuna parte.
Insomma, porgere l'altra guancia e se ti danno un ceffone, ringraziare e dire di passare a prendere un caffé al bar: già pagato, please.
Il 4 aprile 2006 Silvio Berlusconi disse una cosa che offese tante buone e brave persone: "Ho troppo stima per l'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare contro il proprio interesse".
Un po' ce ne sarebbero stati. Il Cavaliere si era smentito immediatamente accusando la sinistra di manipolare il suo verbo.
Il bello è che adesso quelle sue parole del 4 aprile 2006 possono diventare uno slogan del Pd veltroniano, tutto proteso nella corsa "al centro, al centro!".
Per ora ci dicono che non bisogna sempre e soltanto parlar male di Berlusconi. Poi ci offriranno una scelta innovativa: quelli del Pd non sono così "coglioni" da aprire alla loro sinistra, noblesse obblige e Vaticano docet: meglio avere il signore di Arcore a Palazzo Chigi. Grazie Mastella, grazie.
[Anno III, post n. 38 (415)]

04/02/2008
Basta un niente
Basta un niente per farsi fregare, per vedere demitizzato il proprio ruolo, per esser messi alla berlina, sprofondare nel ridicolo, far calare la tela: e buonanotte ai suonatori.
Walter Veltroni è stato steso ieri non da tanti ragionamenti politici (ammesso che così si possano considerare, in certe condizioni particolari, certi discorsi dei segretari di partito in generale). È bastata una battuta. Dell'on. Gianfranco Fini che gliela ha buttata contro con la stessa rabbia di un atleta che lancia il martello in gara.
In politica ci sono sempre stati i colpi bassi, nei contraddittori post-bellici, nei comizi d'una volta, nelle prime "tribune" alla tivù. Giancarlo Pajetta se la prese con il cronista parlamentare dell'Umanità, organo dei socialdemocratici, per via del cognome, tutto un programma nell'Italia dei dc chiamati "forchettoni". Un cognome, un programma: "Mangione".
Fini ha sussurrato a Veltroni: "Sembri Crozza". Introducendo il terzo incomodo, l'imitazione del comico. Che nella mente di tutti tende a sovrapporsi all'originale che ascoltiamo o vediamo, mettendo in ridicolo ogni cosa anche la più seria.
Ciò può creare anche un alibi a Veltroni. Il quale potrà invocare un'attenuante. A mettere in crisi il suo progetto, illustrato a Torino il 27 giugno 2007, e sviluppato nell'ultimo mese con le avances a Berlusconi, non è stato un avversario politico, ma un attore.
Per un esperto di cinema e televisione come il sindaco di Roma, bella esperienza. Un po' meno per le sorti dell'Italia. Ma questo quanto conta? Intanto Marini ha rinunciato all'incarico. Come previsto o prevedibile.
[Anno III, post n. 37 (414)]

03/02/2008
Vuoti di memoria
Soltanto per un puro caso, dicono, il Pd si era dimenticato di ricordare la Resistenza nel suo manifesto fondativo.
Alfredo Reichlin che presiede la commissione incaricata di redigerlo, ha risposto alle critiche: «Sono un signore di 82 anni che a 18 faceva il gappista, organizzava le missioni notturne e partecipava alle azioni antifasciste».
Nessun dubbio sulla sua onestà. Nella mia famiglia c'è stato un gappista come Reichlin. Avevo pochi mesi quando all'inizio del 1943 il fratello di mia madre, Guido Nozzoli, fu arrestato a Bologna con due imputazioni: attività sovversiva mediante distribuzione di volantini intitolati «Non credere, non obbedire, non combattere», e possesso di libri proibiti dal regime tra cui il "Tallone di ferro" di London o "La madre di Gor’kij", peraltro venduti anche sulle bancarelle.
Mia madre ricordava la perquisizione fatta dalla polizia in casa nostra, a Rimini, nel palazzo Lettimi di via Tempio Malatestiano.
Guido Nozzoli racconterà poi: «Ero stato "venduto" da un conoscente laureato in legge che si dichiarava fervente antifascista ed era, invece, uno dei tanti informatori dell'O.V.R.A., l'insidiosissima polizia segreta "inventata" dal prefetto Bocchini. Io non ho mai denunciato il provocatore che poté concludere tranquillamente la sua carriera. Dopo la liberazione, tra i documenti recuperati all'Ufficio Politico della Questura dai partigiani forlivesi, c'era anche la ricevuta del compenso intascato dal nostro delatore; la duplice spiata gli aveva fruttato 300 lire. A peso, eravamo stati valutati a un prezzo di molto inferiore a quello della carne da brodo».
Nozzoli scrisse la storia di Arrigo Boldrini (recentemente scomparso) nel libro "Quelli di Bulow" ripubblicato dagli Editori Riuniti nel 2005.
Quel libro non è mai stato presentato dal 2005 nella città in cui Nozzoli nacque e morì, Rimini. Nemmeno da chi per compiti statutari avrebbe dovuto farlo in nome della Resistenza. (Risparmio al lettore tutti i particolari documentari.)
Forse l'argomento non interessa più nemmeno a chi ne dovrebbe parlare? (Nella foto, i Tre Martiri di Rimini impiccati dai nazi-fascisti il 16 agosto 1944. Nessuno di loro, sotto tortura, fece i nomi dei compagni, tra cui c'era anche Nozzoli.)
Credo personalmente alle parole di Reichlin sulla dimenticanza circa il ricordo della Resistenza nel manifesto fondativo del Pd. Ma certe cose che si sentono da esponenti importanti del Pd, democratici per modo di dire che hanno preso il treno in corsa o si sono trovati il posto prenotato da qualche "agenzia", non mi fanno bene sperare né sul presente né sul futuro del Pd, anche se il manifesto citerà la Resistenza. Certi vuoti di memoria sono (erano) voluti, non occasionali. Nella speranza illusoria di rimediare voti, forse.
Voglio ricordare un altro motivo per cui la memoria di Guido Nozzoli andrebbe onorata politicamente nella sua città.
Settembre 1944. Gli Alleati avanzano verso Rimini.
Da San Marino, alcuni partigiani riminesi scendono verso la loro città nel pomeriggio del 19 settembre, mentre si combatte la battaglia per la presa di Borgo Maggiore. Li comanda il sottotenente Guido Nozzoli: «Il nostro era il primo nucleo partigiano che l’Ottava armata incontrava sulla Linea gotica. Avvicinai un ufficiale per informarlo sul disfacimento delle difese tedesche a San Marino e sulla drammatica situazione dei civili rintanati nelle gallerie, ed ebbi la sensazione che non mi ascoltasse neppure. Mi ero ingannato».
Ad un ufficiale dell’Intelligence Service, «avvolto in una nube di profumo», Nozzoli ripete più minuziosamente il racconto. L’indomani mattina un sottotenente confida a Nozzoli «che il Comando aveva accertato l’esattezza» delle informazioni fornite sullo schieramento tedesco e sulla ubicazione dei campi minati, «rinunciando al bombardamento di spianamento di San Marino programmato prima» dell’arrivo di quel gruppetto di partigiani. Il Titano era salvo con i suoi centomila e passa rifugiati.
Un suo 'avversario' politico, il socialista romagnolo Stefano Servadei, ha detto che Guido Nozzoli è stato «una grande “coscienza civile”. Per lui la “verità” veniva prima della “rivoluzione”».
Personalmente non ho mai condiviso le idee politiche di mio zio, ma vado orgoglioso del salvataggio di quei centomila e passa sfollati a San Marino, tra i quali c'ero pure io con i miei genitori, compiuto da lui, e del suo adoperarsi (dopo il passaggio del fronte) perché si evitassero a Rimini quelle vendette che invece si verificarono nel "triangolo rosso", come mi è stato testimoniato da persone informate dei fatti.
[Anno III, post n. 36 (413)]

02/02/2008
Isola (in)felice
La politica italiana sembra uno di quei nidi mentali in cui si rinchiudono i bambini quando giocano agli adulti.
Si fingono un mondo che non esiste, copiando quello dei "grandi", come le fanciulline che recitavano il rito del té, chiacchierando dei loro mariti...
C'è uno spot delizioso in questi giorni alla tivù, con quella bimba che è stata vestita come una dolce signora di mezzo secolo fa.
La politica italiana sembra imitare anche quei nidi mentali in cui le malattie rinchiudono i vecchi, incapaci di guardare avanti, di osservare attorno, tutti presi nel delirio di un crudele presente che non li affligge nemmeno più, ma angoscia e fa soffrire chi sta loro vicino.
La politica italiana sembra aver perso il senso del tempo che passa, della storia che avanza, del mondo che ci circonda.
Cito dai giornali di oggi.
Parole attribuite da Augusto Minzolini ("La Stampa") a Silvio Berlusconi: "Veltroni è un amico. Quelle cose che pensavamo di fare oggi, le faremo assieme dopo il voto".
Titolo del "Corriere della Sera": "Imprenditori e Chiesa, la Roma che tifa Rutelli" per la carica di sindaco, dopo le dimissioni previste per Veltroni.
Dalla "Repubblica": "Il problema dell'Italia è uno solo, ha i leader politici troppo vecchi".
Parola di Jacques Attali, uomo di sinistra che in Francia collabora con il governo di destra, e dichiara al quotidiano romano: tutta l'Europa deve sviluppare "l'economia della conoscenza", per tentare di arrivare dalla crescita del 2 per cento a quel 5 segnato dall'economia mondiale.
"L'economia della conoscenza", spiega Attali, comincia dalle materne e "coinvolge le università, i centri di ricerca, le piccole e medie imprese per sviluppare i prodotti, i settori di punta".
Noi, in Italia, ci balocchiamo con i leader che cambiano opinione ogni 24 ore. Smemorati o incoscienti?
Ieri sera il presidente Giorgio Napolitano ha definito l'Italia "confusa e agitata".
La diagnosi è molto severa, ma realistica. Alla Grande Malata nessuno vuol prestare le dovute cure. Sono tutti lì, gli "eredi", ad aspettare che tiri le cuoia per andare dal notaio a riscuoterne l'eredità?
[Anno III, post n. 35 (412)]
02/02/2008
Rosa Bianca, c'è già
La "Rosa Bianca" in Italia c'è già. Da 27 anni. Dice un comunicato della sua presidente Grazia Villa: «Il cristianesimo libero e fedele dei giovani antinazisti, la loro resistenza interiore trasformata in azione politica non violenta, il coraggio di seguire la propria libertà di coscienza, l'assunzione di responsabilità fino al martirio, sono stati e continuano ad essere gli ideali, unitamente al personalismo comunitario, su cui si fonda e continua a crescere la nostra attività. Da oltre 27 anni organizziamo incontri estivi di formazione politica a cui hanno partecipato centinaia di relatori», di cui si legge nel sito www.rosabianca.org.
Paola Rosà e Paolo Ghezzi, autori libri sulla "Rosa Bianca" si chiedono in un altro comunicato-stampa: «Che c'entra il neocentrismo moderato con una gloriosa storia di radicalismo resistenziale? Come autori dei libri italiani sulla Rosa Bianca (l'ultimo, su Willi Graf, appena uscito, sarà presentato lunedì 4 febbraio a Novara e Milano dalla sorella dell'antinazista), invitiamo il senatore Baccini e l'onorevole Tabacci a ripensarci, visto che non sembra vogliano candidarsi a un eroico martirio. Ci sono tante altre "cose" bianche con cui etichettarsi, senza toccare le spine di una Rosa che, 65 anni fa, prometteva: "La Rosa Bianca non vi darà mai pace". Ma allora dovevano misurarsi con Hitler e Goebbels, non con Berlusconi e Casini...».
[Anno III, post n. 34 (411)]

01/02/2008
Ruini, anzi Zapatero
Il "morbus italicus" della politica è penetrato all'interno delle mura leonine. Destinato alla pensione per raggiunti limiti di età, il cardinal Camillo Ruini "resta in sella" a ben 77 anni per curare il progetto culturale della CEI, rivolto ad unire tutti i cattolici attorno a temi ecclesiali destinati a trasformarsi in argomenti politici da trasformare poi in leggi dello Stato.
Questa è la morale della favola, proprio nel momento più critico della vita nazionale. La battaglia contro la legge sull'aborto ed i "dico" continua con chi l'ha avviata. Ruini non è messo da parte, e come i suoi colleghi laici (si fa per dire...) italiani, resta a dirigere gli affari spirituali della nostra Repubblica.
Eminenza, ci scusi se ci permettiamo di esprimerle il nostro pensiero, su di un aspetto soltanto però delle tante questioni che lei deve quotidianamente affrontare. La dottrina ufficiale della Chiesa considera lecito soltanto il controllo della nascite con metodo naturale. Che non funziona. L'uso del preservativo per evitare contagi e non diffondere morte attraverso il sesso, è proibito.
Nel Vangelo c'è scritto che non è l'uomo fatto per la legge, ma la legge per l'uomo. Per questo non capisco il divieto dell'uso del preservativo.
In Spagna, i vescovi cattolici hanno attaccato il governo Zapatero, invitando i cittadini a non votarlo. Ieri il Partito socialista spagnolo, quello di Zapatero, ha risposto per le rime: è "immorale" che la Chiesa spagnola utilizzi il terrorismo per fare campagna elettorale.
I vescovi, in vista delle elezioni politiche del marzo 2008, avevano formulato ai fedeli una serie di consigli, tra cui quello di non votare chi adotta come "interlocutore" un'organizzazione terroristica come l'Eta.
Oggi pomeriggio la "vicepresidenta primera del Gobierno, María Teresa Fernández de la Vega" ha chiesto ai vescovi che rispettino la separazione fra Stato e Chiesa voluta dalla Costituzione, così come il governo spagnolo ha sempre fatto in questa legislatura.
Pensierino diabolico. Parole simili in Italia si possono leggere soltanto in lingua spagnola. A nessun leader di governo nostrano verrebbe in mente soltanto di pensarle, non dico di pronunciarle.
[Anno III, post n. 33 (410)]

Antonio Montanari


2719/18.02.2018