Politica. Articoli vari del mese di Dicembre 2008, blog de "La Stampa"

28/12/2008
Miti (s)finiti
Siamo veramente un "Paese virtuoso" come scrive Lucia Annunziata sulla "Stampa"? E' diventata davvero l'Italia nel dopoguerra, nel giro di due generazioni, "un Paese benestante e colto [...] grazie alla prudenza, al realismo, alla flessibilità e al coraggio" con cui si sono sempre affrontate le traversie?
Oppure l'Italia è quel Paese corrotto descritto su "Repubblica" da Eugenio Scalfari per estraneità dello Stato rispetto al popolo, classi dirigenti barricate a difesa dei propri privilegi, criminalità organizzata, corruzione spicciola...?
Sovranità popolare, democrazia rappresentativa e Stato di diritto, riassumo da Angelo Panebianco ("Corriere della Sera"), sono sopraffatti oggi dallo strapotere dei magistrati.
Panebianco accusa "porzioni rilevanti" degli iscritti del Pd di essere giustizialiste alla Di Pietro. Soprattutto nella fascia giovanile, afflitta da tre dogmi.
Primo dogma, l'Italia è il Paese più corrotto della terra. Secondo, in politica si giudica secondo i "valori" (etici) e non secondo gli "interessi". (Questo dogma priva quei giovani degli "strumenti necessari per pensare politicamente".) Terzo dogma, la giustizia serve a combattere "eroicamente il Male della corruzione".
Lucia Annunziata è molto ottimista, Scalfari molto realista, Panebianco si chiude in un castello in cui è perfetto soltanto quello a cui pensa lui. Dimentica che i più giustizialisti di tutti furono, temporibus illis (quelli di "mani pulite"), gli uomini che sostengono ed adorano Berlusconi. Il quale avrebbe voluto Di Pietro con sé al governo.
Di Pietro oggi è un mito (s)finito. Ha avuto coraggio nel proporre il referendum popolare contro il "lodo Alfano", facilitato dal silenzio ambiguo, se non ricordo male, del Pd.
Suo figlio è un politico che, pur non avendo commesso nulla di penalmente perseguibile, "ha tenuto un comportamento sbagliato e inopportuno": sono parole dello stesso Antonio Di Pietro. Che da esse ne esce più bastonato che rafforzato.
Se appunto la politica non è soltanto rispetto del Codice penale, ma pure e soprattutto di certe forme alle quali egli si riferisce con la sua frase apparsa su "Repubblica".
Finito e sfinito anche l'altro mito della novità del Pd, del progetto veltroniano del Lingotto, che resta per il futuro? La scalfariana "triste storia dell'Italia corrotta"? La speranza che il "Paese virtuoso" di Lucia Annunziata ancora una volta abbia la meglio?
Negli auguri di Capodanno, anticipa oggi il "Corriere della Sera", il presidente Napolitano inviterà ancora al dialogo, parlando della necessità di riforme e coesione sociale.
Non ho compreso perché queste cose non le dica pure in un messaggio alle Camere come prevede l'art. 87 della Carta costituzionale.
L'occasione formale renderebbe la situazione politica complessivamente più chiara, costringendo anche il capo del governo a fare meno bizze, con marce e retromarce su proposte di giornata che appunto durano la spazio di un mattino.
Come quella della riforma presidenzialista di cui aveva sottolineato l'urgenza. E che adesso sembra essersi rimangiato, posticipandola a chissà quando.
Un governo serio non abbisogna di queste recite a soggetto. Napolitano è consapevole della gravità del momento, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale.
Nel messaggio alle Camere potrebbe svolgere un ruolo di stimolo per la vita democratica e di argine per le fughe in avanti del populismo berlusconiano.
[28.12.2008]

27/12/2008
Tentazioni di ieri...
Una storiella del 1992, ritrovata in archivio per caso, ma di stretta attualità. Riguarda le tentazioni dei politici.
Un esponente storico del Pci, il concittadino Francesco Alici (deputato 1976-79, 1979-83, senatore 1983-87) dichiarò al GR1: "Ci sono dei mascalzoni che ti vengono lì con la “mazzetta” e ti dicono: se tu mi firmi questa pratica che non è regolare, io ti regalo 30, 40, 50 milioni. Ma tutti quanti siamo la moglie di Cesare, tutti quanti hanno la forza morale di rifiutare queste cose qui?…Mettiamoli al riparo. Se per caso uno ti arriva con una “mazzetta”, il giorno in cui per esempio ti scade una cambiale…, ma non lo so mica…".
Ci ricamai sopra in una rubrica di satira di costume che pubblicavo in un settimanale di Rimini.
Ne venne fuori una lunga e strana contesa con lo stesso onorevole: egli negava di aver pronunciato quelle parole ("Ma dove ha trovato queste affermazioni? Possibile che non riesca a capire che se non smentisce queste falsificazioni sarò costretto a chiamarlo a rispondere in Tribunale?"), che invece c'erano nel nastro con la registrazione da lui stesso inviatomi ... per smentirmi.
Oggi che si parla tanto dei rapporti fra politica e magistratura, merita rileggere un altro passo di quell'intervista: "Se un Consiglio comunale vara oppure approva una delibera sbagliata… anche sul piano penale…, se il Comitato di controllo fa passare questa delibera, credo che il discorso sia chiuso".
Tutto il testo della "storiella de 1992" è pure in questa pagina speciale.
[27.12.2008]

23/12/2008
Il paese di Alice
Ha ragione Luigi La Spina che sulla "Stampa" di oggi lamenta il vizio politico tutto italiano di "Parlar d'altro". Ovvero di non considerare i gravi problemi della società contemporanea, ma di rincorrere divagazioni tipo repubblica presidenziale.
Bisognerebbe però che i grandi giornali si chiedessero quali sono le loro colpe in questa situazione. Ci offrono scene e retroscena della vita politica nazionale, al posto dell'antico pastone romano. Dove molte cose trovavano posto in poche righe.
Adesso, hanno paginoni interi per fatti da nulla.
Forse è venuto il momento di chiedersi seriamente e con umiltà che cosa sia oggi l'opinione pubblica, come venga informata e come la grande stampa indipendente fornisca gli strumenti necessari per interpretare i fatti e rappresentazioni 'fedeli' della realtà contemporanea.
Forse è troppo comodo scaricare tutta la colpa sui politici. A volte sembra che i grandi giornalisti siano conniventi più che parti terze con la delega a narrare e giudicare per il bene comune. Non solo per la tiratura della loro testata.
Non viviamo nel paese di Alice, ma molti (politici e giornalisti) tentano di farcelo credere. Purtroppo. Ed i risultati si vedono.
[23.12.2008]

21/12/2008
Nascondere il presente
Attorno alla crisi del Pd ho ballato un'intera estate. Qualcuno non ha gradito. Nulla di male, succede. Adesso che tutti ne parlano, non ho nulla da aggiungere.
Il 9 ottobre richiamavo il fatto come, sul trionfo del pensiero unico nella politica italiana, i signori dell'opposizione avessero i riflessi molto lenti. Insomma non facevano il loro mestiere.
Quel post, "Mal di stomaco", segnalato in home il 9 ottobre, era cancellato il giorno dopo. Mai successo.
Il punto dolente era forse in un passaggio sul "lodo Alfano". Bene, avevo così la conferma d'aver visto giusto. De minimis non curat praetor. Soltanto le faccende serie fanno agitare.
La censura, detto bonariamente, mi ha espulso dalla home del giornale da quel 9 ottobre. Per un foglio liberale il fatto dovrebbe apparire strano.
Peggio sarebbe se la causa fosse "ad personam": non contro il contenuto, ma contro il contenitore, ovvero il sottoscritto. Non mi scandalizzerei neppure se fosse così. Avrei anche una traccia possibile per arrivare a certi suggeritori. Tra Rimini e Torino non ci sono linee aeree, ma viaggiano egualmente investimenti pubblicitari.
Barbara Spinelli scrive oggi sulla "Stampa" che i "commentatori" sono "facili a scrutare i cedimenti passati, meno facili a scrutare i cedimenti presenti". Ha perfettamente ragione. Elenca i "vizi del passato che sopravvivono", conformismo, indifferenza, complicità.
Il guaio è che se qualcuno, pur soltanto della periferia di un blog da lettore, vuole sottrarsi a quei vizi, non gli è concesso di farsi ascoltare. Il problema del "lodo Alfano" è una cosa dannatamente seria. Una legge incostituzionale. Non si può far finta di nulla.
Barbara Spinelli ha scritto oggi in riferimento alle parole di Gianfranco Fini sull'indifferenza degli italiani alle leggi razziali del duce (1938). Ho già osservato che allora vigeva la legge del manganello.
Per questo, resto esterrefatto leggendo, al proposito (e su altre questioni), Riccardo Barenghi che elogia Fini. Anche se poi conclude di non sapere quanta "buona fede" ci sia nelle prese di posizioni di Fini, e ricordando che ai richiami di Berlusconi Fini si è sempre "adeguato".
Basterebbe soltanto questo aspetto per considerare Fini il "(retro)marcia su Roma", e non un "leader di sinistra nel centrodestra". Purtroppo Barenghi si adegua al folclore di questi tempi. Luxuria docet. Per non ricordare (seriamente) il massimalista Benito Mussolini...
[21.12.2008]

18/12/2008
Archivio del blog
Nella colonna di destra della pagina, si trova l'elenco delle annate di questo blog raccolte in un .doc.
Per ora sono disponibili quelle del 2005 e del 2006.
[18.12.2008]

16/12/2008
Fini non ricorda il manganello
"C'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione antiebraica...", ha detto oggi l'on Fini.
C'è da chiedere all'on. Fini se abbia mai sentito parlare di manganello usato nel Ventennio...
Forse si è fatto plagiare dalla teoria del "soggiorno turistico" formulata dall'on. Berlusconi per spiegare il confino fascista.
Tempo fa l'on. Fini parlò di "cesarismo". Tutti intesero che si riferiva all'on. Berlusconi. E ci fu chi elogiò l'on. Fini come "studioso".
Poi lo stesso on. Fini smentì: aveva parlato in generale, non intendeva riferirsi al presidente del Consiglio.
Adesso anche per l'opinione sulla società italiana adeguatasi alla legislazione antiebraica sotto la dittatura fascista, dovremo aspettare una sua nuova correzione di marcia. In puro stile berlusconiano.
[16.12.2008]

09/12/2008
Auguri
Avevo pensato al "Cafonal" come nome d'un farmaco per combattere certi fenomeni di italica inciviltà. Adesso vedo che così è stato battezzato un libro fotografico. I volumi passano, i problemi restano. Anzi peggiorano. Quale medicina ci vorrebbe per curare le Giustizia nostrana?
"Che ne sarà dei diritti dei più deboli, dei meno protetti, dei disgraziati come noi?". Se lo è chiesto Giuseppe D'Avanzo su "Repubblica" di domenica 7 dicembre 2008.
La risposta arriva oggi da Bologna: 70 mila processi in quella città sono stati cancellati per prescrizione e carenze d'organico (dalle pagine felsinee dello stesso quotidiano).
La risposta io l'ho già data qui, in una pagina in cui concludevo, autobiograficamente, che oggi in Italia "chi è orfano di protezione può essere offeso impunemente".
Da qualche tempo le cose della Giustizia vanno di male in peggio. In questo paese di Azzeccagarbugli, le due classi nobili della Giustizia, magistrati ed avvocati, si passano la palla.
Ho scritto: se dovessimo stilare una graduatoria della pericolosità sociale, gli avvocati rischierebbero di finire in testa a tutti, anche a quelli che difendono.
Scambiamoci gli auguri per il 2009. Ma non illudiamoci. "Credete che sarà felice quest'anno nuovo?". Felice sì, forse per pochi fortunati. Ma per noi che, come dice D'Avanzo, apparteniamo alla categoria "dei disgraziati", che cosa cambierà in meglio in questo tristo Paese?
[09.12.2008]

Antonio Montanari


2721/20.02.2018