Fatti e non polemiche
4 Febbraio 2007

In un suo articolato intervento («il Ponte», 4.2.007), l’assessore Elisa Marchioni tratta delle vicende cittadine del «motore immobiliare», invitando a non lasciare la discussione al solo dilemma «fra chi accusa tout court e chi si difende d’ufficio».
Poi, dopo aver raccontato che ormai le risorse finanziarie delle amministrazioni locali sono al lumicino, afferma: «Concordo che il confronto non si esaurisca in campagna elettorale!». Infine, la signora Marchioni confida di non possedere «ricette o verità assolute» per quanto concerne «il bene comune» della città; ed invita ironicamente «chi ne abbia» a farsi avanti ed a mettersi in gioco, sottolineando che «forse, chiamarsi fuori da questo servizio così complesso e prezioso, salvaguarda le mani pulite» e preserva dai guai. Per evitare questi comportamenti ignavi, l’assessore invita a sostituire «alle polemiche» un «ritrovato gusto di sentirsi parte attiva» e protagonista della città.
L’assessore ha inavvertitamente ragione là dove scrive (quasi per lapsus freudiano) che oggi «costruire» è diventato «più difficile». Infatti Rimini non accetta in modo passivo la minacciata cementificazione del motoraccio immobiliare legato allo stadio Romeo Neri.
Tralasciando per motivi di spazio altri aspetti derivanti dalla morte dell’ispettore di Polizia Filippo Racita allo stadio di Catania, vorrei soffermarmi soltanto sulla controversia dialettica che l’assessore Marchioni ha introdotto nel dibattito in corso al quale ho partecipato sulle colonne del Corriere il 27 gennaio scorso.
Le osservazioni al progetto urbanistico comunale che la signora liquida come polemiche (immagino fastidiose per tutti i signori della Giunta municipale, e quindi anche per lei), nascono dalla volontà dei cittadini di non vedere rovinata definitivamente una città in cui il sottoscritto nel corso di mezzo secolo circa ha ascoltato promesse mai realizzate.
A simbolo di questa realtà di sovrano immobilismo si prenda il ponte di Tiberio, costretto ancor oggi a sopportare il traffico urbano perché: a) il nuovo ponte che avrebbe dovuto collegare la sottocirconvallazione alle Celle non è stato costruito in quanto al suo posto è sorto un edificio ad uso di civile abitazione; b) non vi è una circonvallazione esterna e veloce, ma la strada statale è stata trasformata in parte della città; c) la nuova fiera è stata collocata alle Celle e non sulla statale di San Marino, cioè dentro Rimini e non fuori. Orbene, queste non sono polemiche ma fatti conseguenti ad «errori» gravi dei pubblici amministratori, ai quali non si può più porre rimedio.
La partecipazione che lei reclama, caro assessore, non è ben accetta agli stessi pubblici amministratori per i quali sembra vigere l’antico avviso antidemocratico «Non disturbate il manovratore». Chi scrive di queste cose ai giornali (parlo per me), non vuole presentarsi come «anima bella» che cerca di non sporcarsi le mani, ma lo fa perché altre vie sono duramente (so quello che dico) impedite. Ho un grosso fascicolo di lettere ai pubblici amministratori ed ai giornali (Corriere compreso) su piccoli ma gravi problemi di viabilità; lettere alle quali non è mai stata data risposta neanche dopo colloqui personali con il signor Sindaco.
L’assessore Marchioni lamenta che la coperta dei soldi sia sempre più corta. Ha ragione. Però bisognerebbe aggiungere la lunga lista delle spese inutili di tutte le pubbliche amministrazioni. Comunque, caro assessore, ricordi quanti tripli o quadrupli salti mortali senza rete di protezione fecero nel secondo Dopoguerra i suoi predecessori per la Ricostruzione italiana in generale e riminese nel caso specifico.
Ora voi siete abituati troppo bene, e vi spaventa un futuro in cui per prima regola occorrerebbe non introdurre nuove addizionali a chi paga già le tasse, ma stanare gli evasori. Oggigiorno, ha detto sabato scorso il governatore di BankItalia, il Fisco «penalizza le famiglie che compiono il proprio dovere». Ascoltatelo.

Antefatti.
Elisa saluta e va in Giunta

20 Giugno 2006
Con una lunga lettera Elisa Marchioni saluta le redazioni di tv, radio ed internet.
E se ne esce con una bella battuta: «In giunta, sono considerata 'in quota' al mondo cattolico, più che a una coalizione».
Bella battuta, perché crediamo sia la prima volta che si pone il «mondo cattolico» come una parte politica ovviamente al di sopra delle parti e dei partiti. Smentendo la storia più recente sul pluralismo dei cattolici in politica. Che non vuol dire che un cattolico li rappresenta tutti.
Pia illusione. Distinguiamo sempre tra Cesare e Dio. E sa Elisa quanti partiti si dichiarano cattolici, oggi in Italia? E poi che cosa intende sostenere, che se avesse vinto il centro-destra sarebbe andata benissimo ugualmente in Giunta?
Le scelte dovrebbe essere chiare. E nette.
Elisa scrive anche: «Non sono mai stata iscritta né vicina ad alcun partito, e più che interrogarmi sul centro-destra o sul centro-sinistra, alla proposta di un impegno in giunta, mi sono chiesta se mi sentivo di tirarmi indietro davanti all’opportunità di operare, da un altro punto di vista rispetto a prima, per le persone e la città».
Cara Elisa, bisogna interrogarsi sulle differenze fra centro-destra e centro-sinistra. Tutto il resto viene dopo.
Capisco la voglia di non scontentare nessuno (la galassia cattolica è infinita). Ma le differenze sono talemente evidenti che se ne parla tantissimo anche a proposito del prossimo referendum...

Antonio Montanari


2572/05.02.2018