Politica. Articoli vari del mese di Giugno 2007, blog de "La Stampa"

30/06/2007
Giudizio universale
Stamani apro la radio (fissa, a casa mia, sul terzo programma della Rai), ed ascolto un passaggio della bella trasmissione «Uomini e profeti». Gustavo Zagrebelsky, presenta un suo libro, "Giuda. Il tradimento fedele". La conclusione: anche Giuda precederà tanti assieme ai due ladroni.
Benissimo per Giuda. È vecchio il discorso sulla necessità del suo tradimento per far compiere il disegno provvidenziale eccetera.
Ma dato che non tutti i traditori sono così necessario come Giuda, ci sarà per noi la speranza che essi ricevano un trattamento leggermente diverso? Perché altrimenti andrà a finire come per l'evasione fiscale. Le persone oneste pagano le tasse, i furbi no e diventano protagonisti della vita sociale e politica.
Sì, diceva don Mazzolari, io prego per Giuda mio fratello «perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore».
Tutto giusto, ma per favore fateci sperare che almeno una pernacchia nel Giudizio Universale quelli che ci hanno tradito e fregato, se la prendano, non una pernacchia qualsiasi ma «il pernacchio», quello del film «L'oro di Napoli», con Don Ersilio interpretato da Eduardo De Filippo.
V'immaginate la scena? Scommetto che ad un certo punto apparirebbe un cartello «Il Giudizio universale è momentaneamente sospeso».
E se ci fosse anche la fanciulla che urla «Pubblicità»? Poveri noi.

29/06/2007
Per Mario Riccio
«Diritto o obbligo di cura?» è il titolo di un post del 14 giugno con cui si è avviata la raccolta di firme a sostegno di Mario Riccio (nella foto) nel blog Bioetica.
Mario_riccioIl post comincia con queste parole: «Il Gip Renato Laviola ha rinviato a giudizio Mario Riccio, il medico che nel dicembre 2006, su richiesta di Piergiorgio Welby, lo aveva sedato e aveva interrotto la ventilazione meccanica ("staccando la spina") che gli permetteva di sopravvivere».
Il testo prosegue qui.

27/06/2007
Veltroni a Torino
Lungo messaggio alla Nazione, verrebbe da osservare per il discorso di Walter Veltroni. Ma l'ora e 40 minuti da lui impiegati rivelano il drammatico momento attraversato dal nostro Paese.
Veltroni ha parlato non da candidato ma da leader investito, da primo ministro non troppo in pectore, da uomo che sembrava uscire dal Quirinale dopo aver sciolto la riserva per l'accettazione dell'incarico.
Comunque la si pensi, non si può negare che abbia idee chiare e passo fermo.
Ha detto «Voltiamo pagina». Poi ha richiamo problemi che si sentono dibattere da 40 anni. Ne possiamo ricavare veramente la conferma che l'Italia è ad un punto morto proprio per quei politici a cui Veltroni ha dato la colpa di agire come «gruppi di potere» che cercano di attirare iscritti per «tornaconti di parte».
Mi ha convinto il punto in cui ha sostenuto che l'antipolitica non nasce dal cittadino che protesta, ma da chi soffia sul fuoco del populismo.
E di populismo e di idee vecchie ce ne sono in entrambi gli schieramenti, come Veltroni ha dimostrato in vari passaggi.
Se vincerà la corsa lui, dovrà far sì che anche nelle periferie del partito democratico i signori delle tessere e degli intrighi affaristici lascino il posto alle teste pensanti legate all'idea dell'interesse del Paese. Ci riuscirà?
Sottolineerei anche il passaggio in cui ha trattato della lotta alla precarietà per dare speranza ai giovani. Ed al Paese tutto, in fin dei conti.

26/06/2007
Una chiesa sconsacrata e venduta
Una piccola storia 'italiana' esemplare. Si vende un ex convento, la Soprintendenza pone il vincolo per la chiesa annessa: dovrà rimanere aperta al culto. La diocesi non ottempera. Di chiese ce ne sono abbastanza sul territorio, spiega ai cronisti.
Forse non è stato compreso il senso della decisione della Soprintendenza. Che non era preoccupata per la salvezza delle anime, a cui deve pensare la Curia. Ma della sopravvivenza di una testimonianza culturale e storica, come una vecchia chiesa che era stata eretta sopra un castello malatestiano....
Il convento è quello di Santa Chiara a Verucchio. Dal sito del Comune di Verucchio (provincia di Rimini) riportiamo la parte che interessa il monastero.
A Verucchio esisteva un'altra rocca malatestiana: la Rocca del Passerello le cui mura sorgono sulla roccia di fronte a quella della fortezza ancora esistente. Su suoi resti è sorto nel 1600 il Monastero delle Monache di S.Chiara; oggi la struttura è in fase di restauro e riqualificazione. Dall'esterno si ammirano le antiche mura del castello. Adiacente alla rocca è stata ricostruita con i materiali originali l'antica porta d'ingresso abbattuta in parte nel 1964. Da essa prende l'avvio il percorso attraverso il borgo medievale lungo le mura fortificate di S.Giorgio."

23/06/2007
Riccione, spiaggia per sole donne
Beh, la storia della spiaggia riccionese per sole donne, sinceramente fa un po' ridere.
Non cancella storie antiche o moderne di seduzione, non distrugge miti o retoriche erotiche del bel tempo che fu. No, sprizza da tutti i pori (delle signore) il profumo di una graziosa operazione commerciale rivolta a preparare (come intitola oggi la Stampa) quell'«aparteheid alla romagnola» che forse un giorno non lontano ospiterà soltanto la ricca clientela araba che a Riccione fa gola da parecchio tempo.
E si sa come vanno le cose di questo mondo. La bagnante italiana traccia il solco, e poi lo difende quella medio-orientale, perché non si guarda in faccia a nessuno, soprattutto a chi portando parecchi soldi vuole un trattamento di favore, e la faccia la tiene ben velata.
Un razzismo alla rovescia dunque, che punisce gli uomini. Figuratevi se un giorno si venisse a scoprire che l'idea della spiaggia per sole donne è venuta ad un bagnino e non a sua moglie!

22/06/2007
Politica, interessa?
Dice: «Ho sempre creduto nella forza dello Stato. Ho solo un po' di rammarico se penso ai disgraziati che subiscono soprusi, perché per chi non ha possibilità economiche, cultura, amici, è difficile ottenere giustizia».
Si chiama Lino Aldrovandi. Suo figlio Federico è morto. A Ferrara. Due anni fa. In modi che dovrà accertare la Giustizia, appunto indagando sull'operato di alcuni poliziotti.
Le parole riportate sono le sue, sulla «Stampa» di ieri.
Dicono meglio di tanti editoriali politici. Fanno meditare. Provocano una reazione di sdegno per l'accaduto, ma soprattutto per le 'trame' che Lino Aldrovandi denuncia, con quel suo pensiero non stravagante: «Per chi non ha possibilità economiche, cultura, amici, è difficile ottenere giustizia».
Quanto interessano questi discorsi ai lettori dei blog?
Lo chiedo a chi passa per questo post: facciamo una specie di sondaggio, partendo da una statistica presentata oggi da Anna Masera, riportando i dati apparsi su http://www.diarioaperto.it/. I cybernauti italiani non amano la politica. Siete d'accordo?
Prima di rispondere, leggete un titolo sempre della «Stampa»: «Italiani indignatevi», a proposito di un libro di Daniele Biacchessi. E questo passaggio della lettera di Barbara Palombelli in prima pagina della «Stampa», «Grandi scelte da vecchi», che riguarda il futuro dei giovani e dell'Italia: ai giovani la politica non interessa, secondo i sondaggi.
Ma anche a molti anziani, aggiungo io, scappa la stessa frase. Salvo poi ricorrere ai politici per sistemare i loro giovani.

21/06/2007
Maestà...
Quando Loro sono andati ieri dal capo dello Stato, s'erano messi d'accordo: «Gli diciamo. "Maestà, il popolo ha fame". Lui ci risponderà: "Dategli delle brioches". Io gli dirò che giusto ho una società specializzata nella produzione di brioches politicamente corrette».
Loro sono entrati nello studio di Napolitano. Lui gli ha detto: «Maestà, il popolo ha fame...».
Napolitano non lo ha fatto finire: «Per le brioches ci pensa Sarkozy».
Loro si sono guardati attorno (a cercare Sarkozy?). Lui credeva fosse la marca di un supermercato.
Figùrati quando Emilio Fede gli ha dovuto spiegare tutto in un'intervista in diretta.
ULTIMORA. Napolitano è preoccupato per le istituzioni.

20/06/2007
Anna Falchi, resisti
Anna, da vecchio romagnolo a giovane romagnola, mi permetto di scriverti per mandarti un augurio.
Sui giornali di oggi appare il tuo sfogo, fatto di delusione, tristezza e rimpianto.
Delusione per quello che non hai (una casa tutta tua), tristezza (per essere stata usata nelle chiacchiere politiche come simbolo sessuale e basta, utile a misurare l'intelligenza del marito), rimpianto per un passato in cui pensavi ad un futuro migliore.
Fatti coraggio.
Lo sai come va il mondo, d'altro canto se tuo marito avesse detto che lui non era un lanzichenecco non per avere Anna Falchi nel talamo nuziale, ma la Rita Levi Montalcini al tavolino del caffé, beh, nessuno lo avrebbe preso sul serio.
Tu sei una di quelle donne che Madre natura ha dotato di bellezza, le sarte vestite di panni ridotti e i registi cinematografici spogliate degli stessi abiti previsti a singhiozzo nelle scene di un film soltanto per essere tolti e gettati alle ortiche.
Ma da vecchio romagnolo ti dico di resistere, anche per quelle foto che trovi su internet, dove la bellezza cantata da Ugo Foscolo come unico balsamo per rallegrare «le nate a vaneggiar menti mortali», è in una versione poco castigata di un innocente ritorno alla fanciullezza in cui nulla fa scandalo.
Il tuo passato artistico, belle forme in bella mostra, condiziona anche i discorsi del consorte? Pazienza. C'era una volta un film, «Povere ma belle». Ti auguro di restare bella e di non diventare povera come nelle interviste fai intravedere di temere.
Ti siamo vicini, noi vecchi della Romagna che nella testa abbiamo l'idea della bellezza e della forza che c'era una volta nel cuore delle nostre donne. Non per nulla le chiamavano «le reggitrici». Faglielo vedere ai romani che sei romagnola, e che non ti arrendi davanti alle sorprese della vita.
Per questo, unisco all'augurio, una foto che ti ritrae con Federico Fellini, tatarcord («ti ricordi», traduzione per gli "stranieri")?

18/06/2007
Parigi
E adesso...?
Lui aveva detto che la sinistra anche in Italia era finita, come in Francia. Dalla Stampa on line di questa sera: "L'attesa «ondata azzurra» non c'è stata e la «diga rosa» ha tenuto".
Dunque adesso, che cosa dirà Lui?
Il problema non è di essere azzurri o rosa, ma quello di capire le cose e non emettere sentenze.
Quali effetti avranno i risultati francesi sul 'quadro' italiano?
Ma lo sanno a Roma che i cugini d'oltr'Alpe andavano alle urne?

17/06/2007
Siamesi
Ci risiamo. Apri il giornale di stamattina, ecco Prodi che parla di clima politico «irrespirabile». Ti colleghi ad Internet nel pomeriggio, ecco Berlusconi che denuncia l'esistenza di un «malvagio circuito di veleni». Signori, per favore, mettevi d'accordo. O rilasciate comunicati congiunti per dichiarare la stessa cosa, oppure cercate di tenerci allegri con un po' di fantasia. E di allegria, dato che ce n'è poca in giro...
Inventatevi qualcosa di diverso. Se uno dice bianco, l'altro dica almeno grigio. Non si può andare avanti così. La stessa minestra riscaldata da maggioranza ed opposizione, è sommamente indigesta.
Sia lode a Bruno Tabacci che almeno ha deragliato dalla pigrizia e dalla ripetizione con qualcosa di nuovo ed originale. In un'intervista rilasciata ieri 16 giugno a «Libero» ha detto papale papale che hanno vinto i furbetti ed ha perso il Paese, che Berlusconi è il leader naturale di chi ragiona con la pancia, e che Prodi ha commesso «errori madornali».
Poco rilievo nazionale ha avuto un intervento di tre docenti universitari, Franco Bacchelli, Stefano Bonaga e Maurizio Matteuzzi, sul «Corriere di Bologna» di ieri, intitolato «I cittadini e il Manovratore».
Esso fa sèguito al manifesto dei «43 intellettuali»bolognesi che criticavano la Giunta della loro città. E che ha suscitato un vespaio negli "apparati" di partito, presenti passati e futuri.
A questo vespaio rispondono Bacchelli, Bonaga e Matteuzzi partendo inconsciamente dalla famosa norma che vieta di parlare al «Manovratore» (nel loro caso, Cofferati). Quanti fanno critiche e proposte, come debbono essere considerati, si chiedono retoricamente (ed ironcamente) i Nostri: «Guastatori? Narcisotti? Ambiziosi frustati? Rompicoglioni? Grilli parlanti?». Per concludere che la virtù del cittadino non sta nell'ossequio silenzioso e nella sudditanza psicologica, richiesti al soldato.
È accaduto pure al sottoscritto di domandarsi, come i tre professori di Bologna, se la critica alla politica cittadina sia un reato di lesa maestà.
Rimando a quanto pubblicato qui sopra:
1. 05/02/2007, Calcio e affari
2. 17/02/2007, Noi fancazzisti contro il cemento di Rimini.
Post scriptum. Ad Assisi il papa oggi ha detto: «Basta guerre in Terrasanta, vinca il dialogo». Lo ha suggerito anche a Bush quando lo ha ricevuto in Vaticano? Speriamo di sì.

16/06/2007
Accordi bipartisan
La rivelazione pubblicata oggi da Giuseppe D'Avanzo su Repubblica circa un patto bipartisan per le banche nel 2005, mi conferma in un'opinione che avevo espresso lo scorso anno (29 luglio 2006) in un post in cui partivo da vicende locali per ricavarne conclusioni generali: «Larghe intese (da Rimini a Roma)».
E che avevo rilanciato anche il mese scorso.
Se fosse tutto vero quello che emerge dall'articolo di Repubblica (come ho fondatamente motivo di credere), non ci sarebbe nessuno scandalo. Ne uscirebbe rafforzata la mia convinzione che l'antipolitica non sta nelle menti dei cittadini che protestano, ma nell'operato dei politici che dal governo o dall'opposizione ci governano (la nostra è una Repubblica parlamentare).
L'antipolitica è andata in scena ieri sera con la signora Michela Vittoria Brambilla ospite della Sette. Ha dichiarato che gestirà i suoi Circoli ascoltando le opinioni della gente. A dimostrazione che i politici non servono a nulla? O per realizzare una rivoluzione maoista come ironizzava Buttafuoco?
Il commento di Ghost sul settimanale femminile del Corsera uscito oggi, è illuminante: le calze autoreggenti di MVB sono vecchie, da Prima Repubblica.
Ghost è per il reggicalze, un «classico democratico».
Aspettiamo i decisivi pareri di Bondi, il poeta che ha già dedicato a MVB versi accesi come i capelli della signora. Poi dovremmo trarne tutti le logiche conclusioni e salire al Colle per comunicarle anche al Capo dello Stato. (Perbacco, non ricordavo: lo faranno già mercoledì prossimo i signori vicini a MVB chiedendo una cosa contro la Costituzione: nuove elezioni.)

15/06/2007
No, tu no
Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema non ha voluto sull'aereo di Stato l'inviato della «Stampa».
Con una fava ha preso due piccioni, come suol dirsi. Ha dimostrato di aver la stessa allergia di Berlusconi verso chi informa l'opinione pubblica (la stampa in genere non come testata).
E mi ha confermato nell'opinione che l'antipolitica non è nutrita dal risentimento dei cittadini verso i nostri rappresentati (si fa per dire), ma dalle mosse sbagliate degli stessi politici. Compiute con un'arroganza che forse non è soltanto questione di carattere.
Resto dell'idea che certe dimostrazioni sarebbe meglio non darle. Ma dato che avvengono, non resta che prenderne atto. Adesso e nelle urne future.

14/06/2007
Blair non ama Blog
A Tony Blair il giornalismo sta sullo stomaco. Fa troppe critiche, genera confusione nella mente della gente.
Oh, non parliamogli poi dei blog. Che rientrando tra le nuove forme di comunicazione, sono molto pericolosi. Infatti, ha spiegato Blair, essi lasciano parlare la gente in diretta, senza la mediazione delle redazioni.
Le sue frasi sono state più eleganti, ma il sugo è questo.
Forse non è il solo a pensarla così. Stai a vedere che dopo l'euro ad unificare il continente ci pensa il disprezzo dei politici verso le nuove forme di comunicazione.
Che ne dite?

13/06/2007
L'Italiaccia
Caro Romano Prodi.
Impeccabile appare la sua dichiarazione di queste ore, con la «totale fiducia verso gli esponenti politici toccati da questa sgradevole polemica».
Lei sottolinea «ancora una volta il rispetto per l'operato dei giudici» ed auspica «la più rigorosa discrezione nel pubblicizzare aspetti privati dei singoli, distinguendo gli atteggiamenti e i comportamenti dai fatti realmente compiuti».
OK, presidente. Le stesse formule le abbiamo ascoltate nel 1992, quando s'avvicinò il tifone di «mani pulite». Fortunatamente non vedo richiedere una giustizia pronta. Quando sappiamo che è tutto il contrario.
Ma, caro professore, al cittadino che vive fuori dei circoli esclusivi della politica, il suo discorso lascia l'amaro in bocca.
Perché dev'essere «sgradevole» la polemica? Abbiamo notizie di alcuni «fatti». Essi possono essere veri o falsi, come le relative notizie.
Se è tutto vero come pare (senza reati penali, beninteso, per nessun politico coinvolto), è sgradevole tutto ciò per la gente che crede ancora in una politica ben diversa da quella che vede un palazzinaro portato agli onori della ribalta politica, quando poteva curare gli affari suoi e quelli di un qualsiasi partito di riferimento con la stessa discrezione di certe dame "allegre" che non facevano dell'alcova un palcoscenico, ma soltanto una scala per rimediare denari e prestigio partendo da posizioni sociali infime.
La virtù non è il non vendersi, sia per le dame "allegre" sia per i politici, ma ilsalvare la faccia se si è costretti a farlo.
E che faccia salvano i politici di governo di oggi che da sinistra esaltano le quotazioni della Telecom e non considerano il disastro sociale che la gestione della società ha provocato con i licenziamenti?
Vede, caro presidente, il destino è beffardo: sceglie gli uomini migliori come lei per farli agire nelle situazioni peggiori.
Lei è una degnissima persona, ma certo contorno del suo governo è da farsa. Quando il palazzinaro diventa eroe del nostro tempo anche nel tempio della politica, senza che nessuno lo scacci (fisicamente, con pedate nel sedere), ebbene allora siamo su «Scherzi a parte», non a Palazzo Chigi.
Ci hanno riproposto nei giorni scorsi il dilemma fra Italietta ed Italiona. Il Cavaliere accusa il Professore di aver ridotto la seconda alla prima. Probabilmente siamo rimasti sempre in una Italiaccia che si regge sul comico bisogno di regalare sogni di gloria e sul comportamento fra il fanatico ed il ridicolo dei suoi cittadini peggiori che non pensano mai ai doveri ma soltanto ai diritti.
L'articolo di stamane sulla Stampa del prof. Luca Ricolfi termina con queste parole: «Dal voto non emerge affatto una chiara e univoca volontà popolare, ma semmai un Paese sempre più diviso. Metà vuole meno tasse, l'altra metà vuole più spese. Un terzo spera (ancora) in Prodi, un terzo spera (di nuovo) in Berlusconi, un terzo pensa che né l'uno né l'altro ci tireranno fuori dai guai. Personalmente faccio parte dell'ultimo terzo e temo che, finché l'Italia scettica non diventerà maggioranza, nessuno avrà mai la forza per farci uscire dal guado».
Ecco abbiamo bisogno di questa «Italia scettica» e delle sue voci. Per rispondere all'Italiaccia egoista e becera che ruba sul peso, frega nelle tasse, non vuole nessuna cultura tranne quella che faccia guadagnare presto e bene con i quiz televisivi.
Una postilla locale. Un episodio del 1992: il settimanale diocesano «il Ponte» perde il suo fondatore e direttore per sedici anni don Piergiorgio Terenzi, parroco a San Lorenzo in Strada (Riccione). Il 30 agosto 1992 accanto al comunicato del vescovo che ne annuncia le «dimissioni», don Terenzi offre la sua «ultima idea di fondo» intitolandola «Elogio del somaro»: «Facciamo festa insieme, anche se, forse, con motivazioni diverse. È già quasi da un anno che attendevo questa comunicazione».
Nel settembre 1991 Terenzi ha lanciato un sospiro amaro, «Viva le tangenti!!», scrivendo: «Chi governa ha il privilegio della tangente ... nel migliore dei casi a favore del partito o del gruppo politico; nel peggiore, con abbondanti creste personali». Don Terenzi ha anticipa l'inchiesta «mani pulite» avviata a Milano il 17 febbraio 1992. Passano altri due anni, ed egli è sollevato pure dalla parrocchia riccionese.
L'amico don Terenzi è stato l'unico a pagare nella mia città per la questione «tangenti».

12/06/2007
Un pm accusa
Luogo, tribunale di Rimini. Udienza per un processo per presunti maltrattamenti in un ospizio.
La cronaca giudiziaria di un quotidiano locale di stamane intitola: «In aula esplode la rabbia del pm: "Vigliacchi"».
Nella cronaca leggiamo che il pm ha espresso la sua indignazione non soltanto contro gli imputati, ma anche contro le cosiddette autorità competenti che avrebbero dovuto vigilare e non lo hanno fatto.
Il pm ha ragione. In quest'Italia del «dì che ti manda Picone» (cambiano i cognomi secondo le geografie politiche), tutti gli «addetti ai lavori» fanno finta di non vedere quello che è invece sotto gli occhi della gente.
E se qualcuno osa dire qualcosa, allora si cerca di mettere a tacere la voce di chi accusa, e non si indaga sugli 'accusati'.
Occorre essere orgogliosi che ci sia ancora qualcuno in Italia capace di indignarsi. Come quel pm di Rimini (Paolo Gengarelli) con il suo grido: «Vergogna, vergogna, vergogna, vigliacchi». Tra i quali ha inserito anche i congiunti delle vittime dei presunti maltrattamenti.

11/06/2007
Il trucco di Selva
Gustavo Selva ha finto di star male ed ha chiesto un'ambulanza per poter arrivare in orario negli studi televisivi, dai quali poi illustrare agli spettatori le sue ben note tesi: che siamo un Paese in decadenza per colpa della Sinistra e di Prodi in particolare.
Prodi, ai suoi occhi, appare ben più pericoloso di qualsiasi marxista-leninista conservato in naftalina ed esposto nelle occasione solenni, come l'altro ieri a Roma per la visita di Bush, allo stesso modo delle reliquie nelle feste del Santo Patrono. Proprio mentre Selva fuggiva dalla folla, costretto dall'appuntamento televisivo.
Selva non ha fatto nulla di male. Tutti i politici si sentono superiori alla gente normale, e per dimostrarlo debbono pur far qualcosa di eccezionale veramente.
Non è da tutti usare un'ambulanza come un taxi per andare in tivù. Ma è soltanto ed esclusivamente dei politici cercare un alibi come ha fatto il parlamentare in questione: per il quale si è trattato soltanto di «un vecchio trucco da giornalista».
Dove si legge ben chiara la doppia intenzione di giustificare se stesso e di considerare la classe giornalistica peggiore di quella dei politici.
La sua sottile vendetta verso le critiche ricevute sta tutta lì, in quel sottinteso: «Sentite chi parla», rivolto ai colleghi giornalisti con un tono sorridente e dimesso che chiede solenne complicità e doverosa omertà.
A questo punto non è una questione politica o da denuncia penale come ha suggerito qualcuno, è soltanto un problema di buon gusto.
Quando le piccole virtù da antico galateo provinciale non bastano a reggere o giustificare le nostre azioni, si ricorre ai grandi sollievi del «così fan tutti». E se lo fanno «tutti», perché non farlo anche noi?
Di recente a difendere la famiglia cattolica sono scesi in piazza politici che di mogli ed amanti ne hanno più di una: loro diritto, per carità, ma non stiano a tormentare le persone perbene con inutili predicozzi oltretutto benedetti con l'acqua santa, a dimostrazione che il diavolo sa camuffarsi bene. Come ci dicevano i pii sacerdoti nella nostra infanzia.

10/06/2007
Le schedine
Più donne in politica, sentiamo invocare da più parti. L'unico che sembra aver pensato seriamente al problema è Silvio Berlusconi.
Ha arruolato signore mozzafiato, sia detto con tutto il rispetto dovuto a loro ed al ruolo che occupano. Penso alla «circolina della libertà» Michela Vittoria Brambilla che ha appena presentato una 'sua' rete televisiva per sostenere le campagne elettorali del Cavaliere. Penso all'avvocato Laura Ravetto che realizzerà l'università liberale voluta da Berlusconi.
La loro bellezza risponde al culto dell'immagine che l'imprenditore di Arcore ha trasferito dal prodotto televisivo al programma politico.
Stampa11
«Striscia la notizia» ha trasformato una parola negativa (la «velina» intesa come testo suggerito od imposto ai giornali) in un concetto positivo con cui si chiamano le due fanciulle seminude che ogni sera offrono il meglio di loro stesse al popolo maschile che staziona davanti al video, turbando digestioni che dovrebbero essere lasciate più tranquille.
Non vorrei che la perfidia dei critici o anche della redazione di «Striscia la notizia» trasformasse queste impegnatissime signore della politica nelle figure di «schedine» (elettorali) pronte ad apparire non come rappresentati del popolo che le ha elette, ma come guardie del corpo (e che corpo, il loro) del capo politico che le ha duramente avviate ad una carriera di comando.
Auguri, care signore, e se vi càpita mettete in circolazione anche signore più vicine alla media delle italiane, non soltanto modelle da sfilata.
Silvio non ricorda
L'on. Silvio Berlusconi ha detto che il governo non può reggersi in Senato con il voto di cittadini che risiedono all'estero e che non pagano le tasse in Italia. Sino a ieri credevo che la legge sul voto degli italiani all'estero l'avesse partorita il suo governo. Ovviamente ero disinformato
Il presidente degli Usa ha messo in dubbio la democraticità del suo collega russo. E pensare che io mi ero fidato dell'on. Berlusconi che aveva garantito: Putin è un vero democratico. Insomma, non ci capisco più niente. Perdipiù dall'Inghilterra arrivano notizie sconvolgenti che troveranno eco e consenso presso il nostro vivace ceto intellettuale degli atei-devoti.
Aereiinglesi
Sul "muso" degli aerei militari non si potranno più disegnare donnine nude (foto sopra), e nelle caserme non debbono essere esposte le classiche immagini pubblicate dai tabloid a consolazione dei militari in armi, con fanciulle a seno nudo (foto sotto). E la Gran Bretagna faro di civiltà e democrazia, che fine sta facendo?
Sulla Stampa di qualche giorno fa ho letto un interessante articolo che riguardava la scuola di Sua Maestà la Regina: sarà vietato agli alunni alzare la mano per dimostrare di saper rispondere alle domande poste dagli insegnati. Bisognerà dialogare con tutti, non far emergere i più bravi. Nessuna preoccupazione, anche in Italia nessun alunno alza la mano, le cronache raccontano che in molti alzano le mani.
Gli inglesi sono sempre più indietro di noi. Nell'anno scolastico 1969-70 nella scuola media dove insegnavo arrivò una stupenda "lettrice" dalla Gran Bretagna. Portava già la minigonna ma suggeriva di usare la frusta come usava ancora al suo Paese con gli alunni indisciplinati. Noi che eravamo più avanti e più reazionari degli inglesi, avevamo gli studenti che usavano non la frusta ma oggetti indubbiamente più pericolosi contro gli stessi insegnanti. Poi arrivarono, in Italia, anche le P38.

05/06/2007
Politici al buio
Stamattina mi sono svegliato con un pensierino niente male. Per cui me lo sono raccontato e me lo sono premiato.
Il pensierino. In Usa il potere conosce chi fa le marachelle (vedi scandali finanziari poi puniti severamente), che i giornali raccontano. In Italia, i giornali raccontano ai signori del potere le marachelle che si fanno in giro (servizi segreti deviati, ad esempio) e che gli stessi signori del potere non conoscono. Per cui i nostri politici sono sempre afflitti da una tremenda «ignoranza» delle loro e nostre cose. Sono praticamente al buio, ed i giornali sono odiati anziché apprezzati.
Il premio. Sono andato in centro città, in un forno famoso, a comprare dei biscotti. Pago 6,80 euro, ricevo lo scontrino da 1,20 lasciato lì un precedente cliente. Osservo: io ho pagato di più. Imperturbabile l'addetta alla cassa batte lo scontrino da 6,80.
Morale della favola. In Italia nessuno sa mai niente, come quella cassiera che mi aveva appena dato il resto.
A lei rassomigliano i nostri politici, incassano e danno lo scontrino già battuto per un altro.
Post scriptum. Tra il pensierino ed il premio, avevo ricopiato in bella il modello Unico 2007, con le tasse che pago sulla pensione, e con i rimborsi che debbo chiedere al Fisco per le spese sanitarie sostenute.
A me, il Fisco chiama regolarmente per mostrare tutte le ricevute di medici e farmacie. Vorrei sapere se succede la stessa cosa a chi non batte tutti gli scontrini nel vendere biscotti.

03/06/2007
Casa chiusa
Romano Prodi non vede giovani che si facciano avanti per il suo Partito democratico.
I giovani (per la verità) vorrebbero farsi avanti ma trovano tutte le poltrone assegnate, le porte chiuse, i cancelli ben serrati con un cartello che avverte: «Posti in piedi».
Sotto quel cartello qualcuno dice che c'è la firma di Prodi stesso. Che ha nominato ministri che hanno 55 anni di età media. Ma è una malignità.
Prodi rinfaccia ai giovani una pigrizia peccaminosa. Ieri a Roma l'ha spiegato chiaramente: a Marthin Luther King, «mica glielo aveva detto sua nonna, lui è venuto e ha detto 'I have a dream'».
Forse la colpa è delle nonne di adesso, delle nonne di questi giovani che hanno il sogno, le nonne e non i giovani, il sogno che i nipoti entrino in politica.
Ed i giovani vanno verso le sedi opportune e trovano tutte le poltrone assegnate, le porte chiuse, i cancelli ben serrati con un cartello che avverte: «Posti in piedi».
Al che le nonne dicono che stare in piedi è scomodo. Quindi ha ragione Romano Prodi. Sì, ci saranno soltanto «Posti in piedi», ma nella vita bisogna accontentarsi, suvvia.
La politica, cari ragazzi, a voi appare come una casa chiusa a cui non potete accedere.
Sì è vero, a volte la politica è anche una «casa chiusa» proprio in quel senso là. Ci ho pensato scorrendo gli elenchi di certi cavalierati distribuiti ieri, festa della Repubblica.

03/06/2007
La cicogna di Silvio
Londra La foto è di oggi 2 giugno 2007. A Londra questi giovani hanno dimostrato in mutande contro la povertà.
Il tema dovrebbe interessare anche noi italiani. Abbiamo già visto in un precedente post che proprio da parte della Chiesa di Roma è giunto un allarme preoccupante. Monsignor Angelo Bagnasco ha denunciato: la povertà si diffonde in grandi fasce della popolazione.
Ci sono i nuovi poveri che per tirare avanti vanno a chiedere la carità alla Chiesa.
Dunque, che fare? Ci rallegra nel più profondo quanto ha dichiarato l'on. Silvio Berlusconi a proposito della signora Michela Vittoria Brambilla. La quale per pubblicare un settimanale dei circoli di Forza Italia, il «Giornale della libertà», ha bussato a parecchie porte ed ha avuto abbondanti soddisfazioni finanziarie per la sua iniziativa.
Ha detto il Cavaliere: «... delle volte mi domando da dove li prende [i soldi], chi glieli darà mai. Bussa alle porte, e queste si spalancano» (cito dalla «Stampa» di stamani, articolo di Ugo Magri, pagina 13).
Ovviamente Berlusconi crede ancora alla cicogna. Beato lui. E beata lei, la signora Michela Vittoria Brambilla che trova tutti quei soldi in giro per sostenere le idee di un miliardario.

31/05/2007
Non è antipolitica
Comincio a preoccuparmi di quello che penso. Sino a stamattina credevo di aver sufficiente senso civico nel considerare le critiche al governo un fatto normale per un Paese democratico.
Dopo aver letto a pagina 8 della Stampa di oggi l'intervista di Antonella Rampino alla prof. Flavia Franzoni, moglie di Romano Prodi, ho iniziato a dubitare di me.
Premetto che ho sempre avuto una grande stima della signora Franzoni al punto di pensare talora che lei sarebbe stata più abile del marito a reggere in questi momenti burrascosi il timone del governo.
La doccia fredda mi è venuta da quel passo dell'intervista in cui la prof. si dichiara «molto preoccupata dall'ondata di antipolitica» diffusa nel Paese. Ondata che si manifesta come «sfiducia nelle istituzioni».
La politica, ha detto la signora deve essere «senso civico». Sono d'accordo. Ma «senso civico» non significa obbedienza cieca ed assoluta alle decisioni che un governo può prendere anche in contrasto con le premesse programmatiche da cui è partito sia nella campagna elettorale sia nella presentazione alle Camere per ottenerne la fiducia.
La signora Franzoni si dichiara alla fine favorevole ai Dico, nella sostanza delle cose («Sono favorevole al riconoscimento dei diritti delle persone. E questo sono, in fondo, i Dico»).
Ma se altri componenti della maggioranza di governo i Dico non li vogliono più, allora chi (tra gli elettori) critica questa nuova situazione viene immediatamente sistemato nella categoria dell'antipolitica? E viene catalogato come privo di «senso civico»?
In questi giorni si è diffusa una specie di parola d'ordine, considerare antipolitico tutto ciò che non quadra con il pensiero ufficiale del governo.
Mi sembra troppo facile e troppo comodo. Oltre che troppo antico. Pare di ritornare al vecchio idealismo ottocentesco, poi adottato nel corso del Novecento per giustificare tutte le decisioni prese dallo Stato.
La politica è confronto. Prodi si è incontrato persino con Bossi che, lui sì, ha voluto sin dall'inizio rappresentare l'«antipolitica» al grido di «Roma ladrona».
Non abbiamo nulla da spartire con la Lega se, ad esempio, sollecitiamo lo Stato ad essere laico. Non manchiamo né di realismo né di senso civico. Esercitiamo un diritto tutelato dalla Costituzione.
Questo pensavo sino a stamani. Poi la prof. Franzoni in Prodi mi ha messo un dito nell'occhio ed una pulce nell'orecchio. Forse mi sto sbagliando.
Ma se sbaglio soltanto per il fatto che da semplice cittadino mi permetto di criticare un sistema politico che non sa trovare i rimedi democratici per risolvere i problemi gravi che ci affliggono, allora credo di essere in buona ed illustre compagnia. Forse si sbaglia (con grande buona fede) anche chi accusa i critici di non avere senso civico e di fare antipolitica.

30/05/2007
Per dimostrare
Per dimostrare che non mi accontento di scrivere a commento di cose lontane, e che cerco di restare fedele alle mie idee ed ai miei princìpi con il comportamento quotidiano nel natìo borgo selvaggio, pubblico la lettera apparsa sopra un quotidiano locale della mia città, il Corriere Romagna di Rimini.
«Decenza pubblica»: non c'è solo lo stadio
Debbo una risposta alla cortese sollecitazione di Daniela Montanari (26 maggio). Confermo quanto scritto qui il 19 febbraio: esiste «una decenza pubblica che risiede nel principio di fare gli interessi della collettività, e non quelli di questo o quel potentato economico».
Non sono ritornato più sull'argomento stadio-motoraccio immobiliare per timore di infastidire redazione e lettori, e poi anche perché, dopo aver pubblicato sul «Corriere» il testo intitolato «Cultura a Rimini: affari tra massoni e bancari» (6 marzo), mi è accaduta una cosa strana. In un altro quotidiano locale il 22 marzo è apparso un articolo in cui mi si accusava d'aver inventato la «patacata» della ben nota biblioteca malatestiana di San Francesco a Rimini (XV sec.). E d'aver plagiato in un mio volume del 1997 un testo altrui apparso (udite, udite) nel 2004. L'articolo citava come fonte un «libello», risultato poi una semplice mail spedita a quel giornale da persona che ha voluto essere presentata con un alias di comodo.
A cavallo di questo episodio ne è accaduto un altro. Il 28 febbraio, circa il preteso «ritrovamento» di un manoscritto cittadino, sul web scrivevo che esso in realtà non era mai andato perduto ed anzi nel 1986 era stato elencato da una studiosa di Rimini in un suo volume. All'inizio di marzo sono stato scortesemente rimproverato davanti ad estranei, per il solo fatto d'aver osservato ciò. Nel frattempo avevo cominciato ad occuparmi pure delle spese comunali («170 mila euro circa», come da delibera di Giunta del 25 febbraio 2004) per sistemare i locali dove ospitare una biblioteca 'personale' che sarà gestita non dal Municipio ma da privati, proprio mentre la città ha bisogno di ulteriori spazi per la biblioteca civica, e sogna una torre di vetro secondo il progetto esposto a metà marzo nella mostra «Passato, presente e futuro della Biblioteca civica Gambalunga».
Come si vede, non ho cessato di occuparmi di «decenza pubblica» e dei problemi che riguardano la collettività, proprio per restare fedele a quanto scritto qui sopra non soltanto il 19 febbraio, ma anche il 2 febbraio con un testo ("Se la politica strizza l'occhio ai palazzinari") che ha irritato parecchio, stando alle pubbliche reazioni registrate. A questo punto, non mi resta altro che realisticamente constatare come il problema dello stadio non sia l'unico a dover essere sottoposto al test della «decenza pubblica».
In questi giorni si parla tanto di crisi della politica. Non se ne dia la colpa ai cittadini che intervengono contro i Palazzi del potere. Ha ragione il prof. Luca Ricolfi che ha scritto: «Chi fa tutti i giorni il proprio dovere, ma non ha una rete di relazioni che lo sostiene e lo protegge, si accorge sempre più sovente che il gioco è truccato» («Stampa», 26 maggio).
Grazie a lei della sua cortesia, gentile Daniela Montanari, ed al «Corriere» per l'ospitalità.
Antonio Montanari
(*) La lettera è stata pubblicata il primo giugno, giorno in cui aggiungo questa nota al post inserito il 30 maggio.

Antonio Montanari


2597/08.02.2018