Antonio Montanari
La maestra morta. [2006]

In Italia i pubblici amministratori oscillano quasi sempre tra due affermazioni in apparenza contraddittorie: non ci sono le leggi (e abbiamo le mani legate) è la prima; ci sono troppe leggi (e non sappiamo come cavarci gli zampetti), è la seconda.
La contraddizione cade quando si pensa che le due frasi sono un paravento aperto a posteriori per nascondere quello che è accaduto prima.
Il bravo ed onesto (anche intellettualmente) assessore Stefano Vitali non si sottrae all'abitudine dei pubblici amministratori, e questa volta sceglie la prima affermazione, in riferimento alla morte della maestra, il cui cadavere era custodito dai due figli seguìti dai servizi di igiene mentale del Comune di Rimini.
Bastava forse, durante la prima visita, avere un po' di naso (non soltanto nel senso di percepire olfattivamente il cattivo odore avvertito dai vicini). E chiedere l'intervento delle forze dell'ordine. Come è accaduto nell'ultima ispezione.
La pratica è stata accantonata, durante la prima visita, perché ci si è accontentati delle risposte logiche di una persona che di logica ne possiede soltanto per mascherare ciò che, secondo la sua mente, doveva rimanere assolutamente segreto.
Nessuno va accusato, per carità, per questa vicenda. Però non tiriamo fuori la storia della mani legate. La legislazione italiana è talmente cavillosa che tutto è previsto e tutto è permesso, se chi deve interpretare ed applicare le leggi ne comprende anche il margine di discrezionalità che in casi di emergenza è anche un margine di razionalità.
Vorrei ripescare un'altra storia molto recente. Quella del cadavere ritrovato, messo in cella frigorifera all'obitorio e dimenticato, mentre si stava cercando una donna scomparsa. Poi a dei vicini della scomparsa è venuto un dubbio. La scomparsa era proprio quella della cella frigorifera. Nessuno degli indaganti se ne era accorto, o ci aveva pensato.
Posso testimoniare il dramma di una povera donna ultraottantenne di una località vicina che anni fa incontrai in una pubblica struttura.
Era ridotta a quasi uno scheletro, viveva da sola alla periferia o nella prima campagna (ma esiste ancora, oggi, la cosiddetta campagna?), tra polli, galline, cani e topi.
I topi mentre lei dormiva l'aggredivano. Fu trasferita dall'ospedale a quella pubblica struttura con la parte inferiore del suo corpo lacerata dai morsi degli animali. Non era assolutamente in grado di parlare. Vegetava. Possibile che nessuno non si potesse accorgere di lei prima che fosse ridotta così?
Torniamo al dramma della maestra morta. Quei due suoi figli che stavano con le tapparelle abbassate, dove andavano ad acquistare il cibo, se ora sentiamo dire che non uscivano mai di casa? Oppure chi li aiutava magari per semplice pietà?
Una volta si diceva: adesso che l'uomo va sulla luna queste cose non debbono più succedere. Ma forse l'uomo sulla luna non c'è andato mai, e queste cose continuano a succedere.
05.10.2006
Antonio Montanari

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