Una Biblioteca frou-frou
Lettera sul Corriere di Rimini, 09.04.2006

Anche la Civica Biblioteca Alessandro Gambalunga di Rimini, come le troppo stagionate signore d'una volta, ricorre ad un eccessivo strato di cipria per piacere ai frequentatori (sempre più scarsi, pare, secondo voci raccolte nei corridoi). Ho scoperto un nuovo servizio. Per gli utenti in transito all'ufficio distribuzione, sul tavolo centrale sono state poste alcune riviste per tutti i gusti. Per quelli miei va bene quanto passa il convento, pardon il Comune: un mensile patinato («Max») che un tempo si sarebbe definito arrossendo «per soli uomini», se non fosse che è un periodico castigatissimo rispetto a quanto s'affaccia dalle edicole.
Mi è stato spiegato che le riviste in oggetto (tra cui «Vanity Fair» e «Vogue») servono a rallegrare l'attesa dell'arrivo del libro richiesto in lettura od in prestito. Insomma abbiano una Biblioteca frou-frou («Frou-frou del tabarin» è vecchio motivo d'operetta di Carlo Lombardo, che nessuno oggi conosce più, ma fa parte del nostro bagaglio culturale per cui ci permettiamo di metterlo in mostra, dato che l'assessore al ramo, il prof. Pivato, scrive argutamente di queste cose). Bene. Approfittando del fatto che non c'erano altri utenti, alle tre cortesi signore del servizio distribuzione presenti al momento, ho esternato il mio pensiero: secondo cui trattasi di una «cazzata stupenda fatta con i nostri soldi».
L'aspetto comico di ogni cosa, ne nasconde uno opposto che di solito si trascura per non avere rogne. E la questione seria celata dietro la rivista per soli uomini esibita all'ingresso del viaggio bibliotecario, non è il preambolo di una situazione altrettanto allegra. Lo stato dei bilanci (chiunque vinca le elezioni a Roma prima ed a Rimini poi), è quello del titolo d'un varietà tv (1977): «Bambole non c'è una lira». L'allarme è stato lanciato pochi giorni fa. Sul «Taglio di fondi a biblioteche e archivi in Emilia Romagna», si veda nel blog di Andrea Marchitelli una nota di Patrizia Lucchini e Gilberto Zacche (presidenti delle sezioni regionali rispettivamente dell'Associazione italiana biblioteche e dell'Associazione nazionale archivistica italiana), in cui leggiamo: «Dopo la Finanziaria del governo che già imponeva pesanti tagli ai servizi culturali, ora anche diversi enti locali della regione Emilia Romagna hanno deciso di ridimensionare in modo significativo la spesa per le biblioteche, gli archivi, i musei. La stessa Regione, nel proprio bilancio di previsione 2006, ha drasticamente ridotto i finanziamenti a favore della Legge 18 ("Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali"), colpendo duramente le possibilità degli enti locali di pianificare interventi di investimento a favore delle strutture, dei servizi, del potenziamento tecnologico».
Altri aspetti, molto in breve. Rimini avrà queste riviste in sala d'attesa, ma non ha una rivista sua che contenga cose di storia locale. Vi pare poco? I gioielli di famiglia della città come palazzo Lettimi o il convento di San Francesco sono passati all'Università, mentre la Gambalunga non ha più spazio ed il Comune non ha soldi. Prevale una gestione privata o privatistica (vedi Castelsismondo) in mano ai soliti noti che guidano a loro piacimento pure un'intensa attività editoriale talora discutibile scientificamente nei risultati. La gente a questi temi è interessata. Ho proposto un pubblico dibattito dalla colonne di un settimanale, dialogando con una lettrice. Eh, aspettatelo. Intanto, cantiamo «Frou-frou del tabarin» e pensiamo alla duchessa che dà titolo all'operetta, la quale era più seducente delle fanciulle in fiore di «Max». Ma questa è storia culturale, per cui per favore non tiriamola in ballo a proposito di un'attesa in Biblioteca.
09.04.2006

Antonio Montanari


2449/18.09.2017