Celle, quartiere dimenticato e nel caos

Da questa mia testimonianza è stata tratta un'intervista che sarà pubblicata, a cura di Francesco Barone, nel numero de «il Ponte» datato 11 dicembre 2005.

In molti alle Celle si augurano che i mugugni espressi di recente contro la promessa colata di cemento in quello che doveva essere il «Parco della Pace», possano trovare ascolto. Il rinvio di ogni decisione al dopo-elezioni proposto in sede politica da una forza di maggioranza (Ds), obbliga a sospendere il giudizio. Ma non a dimenticare il passato. Che non è davvero brillante.

Da quaranta anni circa abito alle Celle, e non ho mai visto realizzato nessun progetto per eliminare lo stato d'abbandono in cui versa l'antico quartiere. Il fortino tedesco trasformato in monumento con solenne cerimonia, è un atto a sé. Non c'entra per nulla con tutte le questioni sul tappeto. Trent'anni fa un assessore disse in una pubblica assemblea: ma di che cosa vi lamentate, abbiamo stanziato centinaia di milioni per il cimitero. Tra fortino e cimitero si stende l'elastico mentale dell'Amministrazione? Speriamo seriamente di no.

Abbiamo raccolto firme (tanti anni fa) per il passaggio pedonale nel lato mare dal semaforo verso la Fiera, sempre occupato dalle auto che costringono a camminare in mezzo alla strada.

Abbiamo scritto al Difensore civico. Che ha chiesto un rapporto ai Vigili Urbani. I quali hanno spiegato che non esisteva il problema della pista ciclabile occupata dalle auto. Intanto i negozianti avevano già saputo che i Vigili accertavano su richiesta dei cittadini, ed accusavano questi ultimi di volergli fare del male.
Hanno trasferito qui la Fiera. Nasce adesso un nuovo iper.

Nessuno rileva il traffico esistente e prevede quello futuro. Nessuno pensa ad una soluzione. Soltanto il sindaco dottor Alberto Ravaioli (che ringrazio) ha cercato personalmente d'intervenire, ed ha sistemato con decenza il parcheggino vicino al semaforo. I suoi uffici però hanno realizzato una pista ciclabile che è vietata ai pedoni: guardate i cartelli.

I Vigili dicono, se sollecitati, che per la pista non esiste ordinanza applicativa. Non è vero. Guardate la parte posteriore dei cartelli dove sono indicati gli estremi dell'atto amministrativo.

Si sente dire che vogliono togliere il semaforo (già poco rispettato), per fare una rotonda. Le cronache non parlano mai degli incidenti notturni: auto che in velocità con certe condizioni atmosferiche avverse sbagliano la curva dopo il semaforo (provenendo dalla città) e scivolano contro il condominio che è perpendicolare rispetto alla linea di arrivo al semaforo stesso. Fortunatamente nessuno si è trovato nel posto «sbagliato», per cui ci sono stati soltanto danni alle cose.

Mai che nessuno abbia pensato ad una facilissima (e non costosa) correzione di quella curva, ripeto, posta nella corsia città-Fiera prima del semaforo.
I trecento appartamenti minacciati nell'ex (... e mai nato) «Parco della Pace», quante auto in circolazione comporterebbero? Dove passerebbero per uscire dal nuovo quartierino? Sulla via Emilia, ovviamente. Ma la via Emilia ora ha anche il carico della Popilia dopo la chiusura del passaggio a livello, il carico della Fiera, quello del nuovo ipercoop «Malatesta» e del prossimo quartierino all'ex mercato ortofrutticolo.

Dunque? Riusciranno i nostri Eroi a trovare una soluzione al traffico (ovvero il promesso, sognato ponte sul Marecchia nella zona di via Tonale)? Soluzione che significherebbe anche liberare il ponte di Tiberio dalla più strana situazione, quella di non essere stato ancora mandato in pensione.

Trent'anni fa davanti a casa mia (posta di fronte al fortino tedesco) c'erano i fossi pubblici per lo scolo dell'acqua piovana. Il Comune ci impose di chiuderli. Noi pagammo il materiale, ed il Comune concesse la manodopera. Fu un gesto magnanimo. Se lo raccontate oggi, qualcuno si mette a ridere. Un lavoro pubblico a spese dei privati! Oggi si fanno lavori privati a spese dell'interesse pubblico. Li chiamano «motori immobiliari». E tutti dovremmo stare felici e contenti.

Antonio Montanari


1131/Riministoria-il Rimino/Antonio Montanari Nozzoli/05.12.2005