Leonardo "riminese" ha lavorato al Castello
"il Ponte", 1992/39


Dal 30 ottobre al 29 novembre Leonardo viaggia in Romagna, in una mostra proveniente da Imola, allestita al Museo civico di Rimini (Via Tonini, 1), con orario 8-13 tutti i giorni. Apertura pomeridiana dalle 16 alle 18, mercoledì e venerdì, domenica e giorni festivi.
La mostra vuole ricostruire il viaggio di Leonardo in Romagna nel 1502, attraverso le tracce lasciate in diversi manoscritti, con particolare attenzione al «codice L», una specie di taccuino in cui Leonardo annotava rilievi, particolari architettonici, schemi di meccanica e di balistica, ed ogni altra intuizione.
Quel viaggio segna un momento importante nell'esperienza professionale di Leonardo. Al servizio di Cesare Borgia, egli approfondisce la sua preparazione di cartografo ed architetto militare. Sull'impronta lasciata da Leonardo nei luoghi visitati, tra cui c'è anche Rimini, sono ancora oscuri vari aspetti.
Sul Leonardo “riminese” ha trattato nell'85 lo storico concittadino prof. Angelo Turchini, in un volume su Castelsismondo e Sigismondo Pandolfo Malatesta. Da esso ricaviamo le notizie che seguono.
Nel 1502, il cesenate Giuliano Fantaguzzi scrive nel suo Caos, che «La ghiesa del vescovato de Arimino, ditta santa Colomba, molto bella e degna, questo anno dal duca Valentino, per sospetto de la roca, fo getata a terra, da fondamenti ruinata, e lo campanilo grando e superbo avea fatto getar a terra el signor Sigismondo». L'intervento sulla cattedrale, precisa Turchini, «non costituisce che una parte della più complessiva ristrutturazione operata dal Valentino anche sul corpo vivo del castello, trasformato definitivamente in fortezza con una incisiva operazione chirurgica».
Nell'anno successivo, il 1503, il castellano riminese Vincenzo Valier ricorda che il lavoro imposto dal Valentino consistette nel restaurare «a la francese» il castello, abbassando «le torre e li muri, ingrossando lo parapetto…». Spiega Turchini che il Valentino volle «diminuire l'altezza del bersaglio offerto alle artiglierie», ed «attenuare le conseguenze dei crolli provocati dalle cannonate». Quell'accenno del lavoro «a la francese», rimanda ad un passo del Machiavelli dell'Arte della guerra, dove si legge che «ora da' Francesi si è imparato a fare il merlo largo e grosso ed ancora che le bombardiere sieno larghe dalla parte di dentro e si restringano alla metà del muro e poi di nuovo allarghino infino alle cortine di fuora: questo fa che l'artiglieria con fatica può levare le difese».
Fantaguzzi, nello stesso 1503, annota: «La roca de Rimino questo ano fo per lo duca Valentino asbassata e fortificata a la franzose». L'architetto che eseguì i lavori è Leonardo, il quale svolse il suo incarico dall'agosto 1502 al gennaio 1503. Ma fu sua anche la proposta di ristrutturazione del nostro castello? «È difficile poter rispondere in modo soddisfacente», scrive Turchini: «Certamente Leonardo fornì il suo parere, la sua consulenza al Valentino anche su Rimini», dove ammira la fontana della Pigna, annotando nel «codice L» la famosa frase: «Fassi un'armonia colle diverse cadute d'acqua come vedesti alla fonte di Rimini, come vedesti addì 8 d'agosto 1502».
In quel «codice L» si nota «la tendenza generale all'abbassamento delle fortificazioni». Ciò può, appunto, indurre a pensare che sia stato Leonardo a proporre l'intervento sul castel Sigismondo, anche se manca la prova certa di un progetto leonardesco che sia alla base degli ordini impartiti dal famigerato duca Valentino per la trasformazione della rocca malatestiana riminese..

Antonio Montanari

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