Antonio Montanari

Chi ha rubato il mare

Carta canta/4

Divertimento assicurato per chi vuol conoscere i segreti della nostra città, nelle poche pagine di Curzio Maltese, uscite in un quotidiano nel 2006 e poi in volume nel 2007. Il titolo ("I padroni delle città") appare inutile per le pagine che ci riguardano. Quello del capitolo è soltanto un drammatico grido: "A Rimini non c'è il mare". Perché il vero riminese a Marina non ci andrebbe mai, ma farebbe le vacanze soltanto d'inverno ai Tropici.
Maltese, come ogni bravo inviato speciale, s'è fidato troppo delle confidenze ricevute da qualche amico occasionale. Come dimostra l'indice finale nel quale Umberto Bartolani è detto capo della goliardia locale. O la conclusione del capitolo dove s'inventa il funerale di Fellini con orazione di Sergio Zavoli davanti al Fulgor, mentre si tenne in piazza Cavour.
Tra gli episodi celebri che dovrebbero riassumere la mentalità riminese, c'è l'incontro tra Fellini e Pasquini, famoso "datore di luci" nei dancing: Che cosa fai di bello Nino? Io niente e te Federico? Maltese scrive che mai una scena felliniana fu girata a Rimini. Ma il Cinema (con la maiuscola) è somma finzione per cui la vera spiaggia di Rimini vitellona del 1950 era Ostia.
Per non parlare dei turisti che portati a visitare l'Arco di Augusto declamerebbero un solenne: "Ma questo l'anno scorso non c'era". Non mancano voci sagge. Piero Meldini spiega la città-frontiera, prima confine, poi porto, infine crocevia. Paolo Fabbri sintetizza: cambiano le mode, ma resta ben saldo un nucleo d'identità. La guerra l'ha distrutta, ma poi il talento dei suoi cittadini ha creato una Mecca del turismo partendo dal più brutto mare del Mediterraneo.
La conclusione del capitolo è tristemente lombrosiana, come se il riminese avesse una visione delle cose finalizzata soltanto a mantenere bella, ricca, allegra la sua città. Nessuno ha spiegato a Maltese due cose: la città turistica è anagraficamente diversa da quella reale, piena essa stessa di immigrazione che aumenta con la stagione dei bagni, come si diceva un tempo. Poi il sorriso che un cameriere deve per contratto al cliente del bar o dell'albergo, non indica l'anima di un luogo.
Maltese desidererebbe Rimini grattata dall'insana malinconia del garbino che i riminesi scacciano come unico ospite molesto. (Il garbino era detto il vento dei matti.) Aggiunge Maltese che ci manca la voglia di far pace con la nostra memoria. Qui nel dopoguerra non si consumarono vendette. Nessuno glielo ha ricordato. Peccato.

Antonio Montanari
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