Antonio Montanari

BIBLIOTECA MALATESTIANA
DI SAN FRANCESCO A RIMINI
Notizie e documenti, nuova edizione (2012)


Tra Rimini e Cesena.

I rapporti intercorsi tra Rimini e Cesena a metà Quattrocento, sono documentabili attraverso due edizioni della Naturalis Historia di Plinio.

1. Il Plinio di Jacopo della Pergola (1446)
La prima, completata da Jacopo della Pergola a Rimini l'11 ottobre 1446, è stata voluta (secondo Raimondo Zazzeri, 1887) da SigismondoPandolfo Malatesti. Il quale poi la donò al fratello Malatesta Novello che la fece inserire nella biblioteca cesenate (S. XI. I).
Questa notizia di Zazzeri è stata smentita da Enza Savino (I due Plinii Naturalis historia della Malatestiana, in Libraria Domini. I manoscritti della Biblioteca Malatestiana: testi e decorazioni, a cura di a cura di Fabrizio Lollini e Piero Lucchi, Bologna, Grafis, 1995, pp. 103-114), soltanto in base al «fatto che Sigismondo Pandolfo, secondo l'immagine consegnata dalla storiografia locale, non coltivò interessi da bibliofilo né tanto meno da bibliografo con la stessa costanza e passione del fratello».
L'immagine che Enza Savino riprende di Sigismondo «dalla storiografia locale», è tutto all'opposto della realtà. Abbiamo già visto che Sigismondo, come scrisse Valturio ante 1455, dona alla biblioteca francescana «moltissimi volumi di libri sacri e profani, e di tutte le migliori discipline». (Sono quei testi latini, greci, ebraici, caldei ed arabi ai quali abbiamo già accennato: cfr. il mio Sigismondo, filosofo umanista).

Non interessa stabilire, cosa del resto difficile se non impossibile, se veramente il ms. S. XI. I sia stato ordinato ad Jacopo della Pergola da Sigismondo. Il dato certo è che esso è stato lavorato a Rimini e che esso poi è finito a Cesena.
Augusto Campana [1931] ricorda che Jacopo lavorò sia a Rimini sia a Fano. Il che gli suggerisce questa importante conclusione: è possibile supporre che i copisti «fossero scambiati, al bisogno, tra il Signore di Cesena e quello di Rimini».

Sulla stessa linea della Savino si pongono alcune parti degli studi di Donatella Frioli: cfr. ad esempio il suo Cultura e scrittura, in «Medioevo fantastico e cortese». Qui di positivo c'è l'affermazione di una produzione locale «vistosamente proiettata all'esterno», cioè al di fuori del «ristretto ambito locale».
Ma di negativo troviamo una conclusione terribilmente inconsistente della «cifra umanistica» usata da Sigismondo come «strumento di autoaffermazione».
In altro lavoro, l'autrice afferma che Sigismondo fu «tanto interessato ad arricchire e 'dotare' la libraria francescana quanto noncurante per il prestigio della propria raccolta». Questo «noncurante» nasce dal fatto che non si è compreso un dato basilare della figura di Sigismondo, il quale proietta tutto se stesso nel Tempio (da un canto) e nei testi donati alla biblioteca francescana (dall'altro). È in essa che lascia il suo segno intellettuale. Non ha nessun senso paragonare l'inventario della biblioteca monastica con quella privata del castello.

2. Il Plinio di Francesco da Figline (1451)
L'altra Naturalis Historia cesenate(S. XXIV. 5), è opera di Francesco da Figline commissionatagli dal medico riminese Giovanni di Marco («Scriptus et completus per me fratrem Franciscum de Fighino ordinis minorum pro egregio ac prestantissimo artium et medicine doctore Iohanne Marci de Arimino 1451 die 10 maii»).
Fu lasciata in testamento alla biblioteca cesenate nel 1474 dallo stesso Giovanni di Marco, in precedenza medico personale di Malatesta Novello.
Nel 1451 la Malatestiana cesenate non era ancora completata. Lo sarà l'anno successivo (la biblioteca fu compiuta nel 1452: «MCCCCLII / Matheus Nutius fanensi ex urbe creatus, / Dedalus alter, opus tantum deduxit ad unguem», cfr. Campana).
Quindi Francesco da Figline non era ancora nella città di Novello che poi lo nomina primo bibliotecario della Malatestiana. Ma era ancora a Rimini. Dove lavora (anche) per Giovanni di Marco il quale come medico era attivo sia a Rimini sia a Cesena.

Su Francesco da Figline, cfr. P. G. FABBRI, La società cesenate nell'età di Malatesta Novello Malatesti, Cesena 2000, p. 107: «Malatesta Novello nominò Francesco da Figline suo personale cappellano e si può perfino credere che l'avesse fatto venire appositamente presso il convento cesenate, perché informato delle sue doti di studioso e di copista».
Francesco da Figline è uno di quegli «uomini» di cui Fabbri parla anche nelle pp. precedenti, e di cui dice (immediatamente prima della cit. riportata), che essi «venivano dai luoghi malatestiani della Romagna, delle Marche e dalla Toscana, dove i Malatesti erano soliti reclutare i propri ufficiali» (p. 107).
Dunque se è possibile «perfino credere che l'avesse fatto venire appositamente presso il convento cesenate», dev'essere altrettanto possibile «perfino credere» che Francesco da Figline provenisse da quella Rimini dove abitava Giovanni di Marco che commissiona al frate il Plinio del 1451.
Anzi potrebbe esser stato lo stesso medico Giovanni di Marco a metter in contatto Francesco da Figline con Malatesta Novello direttamente o attraverso Sigismondo.

I due manoscritti di Plinio documentano dunque un'intesa attività 'libraria' riminese dopo il 1430 e prima del 1452 (apertura della biblioteca di Cesena).
Questa attività è facilmente collegabile alla esistenza della biblioteca dei Malatesti presso il convento di San Francesco di Rimini.
Per quel lasso di tempo i documenti si trovano, se non ci si dimentica di interpretare correttamente quelli che esistono già, come appunto i lavori 'riminesi' di Jacopo della Pergola (1446) e di Francesco da Figline (1451).

APPENDICE . Convento di San Francesco
Inventario 1736-53. AB 155 ASRimini, Congregazioni soppresse

Ai capitoli precedenti:
1430. Un testamento
Dopo il 1430
Nel 1528, libri bruciati


Indice Biblioteca Malatestiana di Rimini.
Mappa Biblioteca Malatestiana di Rimini.

Antonio Montanari
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Agg. 28.08.2012, 16:10